Ho appena finito di leggere un bellissimo
post della mia nuova amica Maris. In questo modo sono venuta a conoscenza dell'iniziativa lanciata da Francesca: il giveaway
"La mia mamma".
Leggendo anche il suo post mi è venuta voglia di partecipare.
E c'è un motivo particolare.
Il 23 Aprile prossimo saranno trascorsi esattamente 20 dal giorno in cui la nostra vita (a livello di famiglia) è cambiata dall'oggi al domani.
Ma prima di parlare di quello che accadde, due paroline su noi due.
Il rapporto fra me a la mia mamma è complicato da descrivere. Quando ero piccola era la mia eroina e le dedicavo il mio amore incondizionato. E' stata, senza dubbio, una bravissima mamma, mi ha comunicato valori solidi e le sono grata per questo. In seguito ci sono stati i soliti problemi fra figlia adolescente e mamma un po' troppo protettiva, ma tutto sommato niente di eclatante.
Fino a quella notte di 20 anni fa....
Mio padre era partito quella mattina per Francoforte (doveva visitare una fiera per lavoro) e la giornata era passata come al solito: io avevo studiato come una matta perché la mattina dopo avevo un'esame all'università e mi dovevo anche alzare presto, lei aveva fatto un po' di lavoretti in giardino.
Quella sera era stanca e si era addormentata davanti alla TV; quando l'avevo scossa per andare a dormire aveva avuto un sussulto e poi mi aveva seguita.
Siccome non c'era papà ho deciso di dormire con lei per farle compagnia.
Forse il nervosismo per l'esame in vista mi aveva reso il sonno leggero, non lo so, so solo che a mezzanotte mi sono svegliata a causa di un rumore molto forte. Proveniva da lei. Stava rantolando.
All'epoca avevo 19 anni e mai niente aveva turbato la nostra serenità.7
Quella notte mi sono svegliata e mia madre era in coma, lì al mio fianco: la scuotevo e non si svegliava, respirava a fatica.
La rottura dell'aorta cerebrale le aveva causato un'emorragia ed aveva indotto il coma.
In qualche modo ho chiamato i soccorsi e da lì siamo poi finiti a Bologna, ho chiamato mio padre in Germania ed i nostri parenti a Bologna perché mi raggiungessero all'ospedale.
Per farla breve il giorno dopo si è svegliata, anche bene, ma dopo 2 giorni ha avuto una seconda emorragia e l'hanno operata d'urgenza.
La notte in cui fu operata ho pregato molto, moltissimo ... ho promesso e giurato cose che ora nemmeno ricordo, ho donato miei anni di vita purché non mi fosse tolta la mamma. Non potevo pensare di vivere senza di lei: non ero pronta.
Qualcuno mi ha ascoltata quella notte e lei è ancora qui. Certo, ci sono state conseguenze, ma nemmeno così pesanti. Ha dovuto imparare a parlare di nuovo, perché parlava una lingua tutta sua. Ci sono stati cambiamenti di carattere. E' diventata più sensibile, fragile. A quel punto ero io la mamma e lei la figlia. E' stata dura.
Ma siamo qui.
Per me non è facile essere sua figlia. Di base lei mantiene comunque un carattere molto forte, autoritario, diciamo pure che tende a comandare, e, a causa del suo problema le sono cadute delle barriere e le sue razioni tendono ad essere esagerate. E' come se avesse perso i filtri che ci fanno trattenere dal degenerare di fronte alle contrarietà. Per cui per un nonnulla piange disperata o si offende terribilmente. Poi ci ripensa e le passa ma, nei fatti, l'impulsività ha preso il sopravvento.
Sì ... è dura. ma lei c'è. Mi ha vista all'altare e ha visto nascere le mie bambine.
E allora grazie a "chi" quella notte mi ha guidata, mi ha fatto fare le cose giuste nei tempi giusti.
Forse qualcuno si chiederà come ne sono uscita io? Beh ... non è stato facile. Tutt'oggi c'è un intero anno della mia vita che non ricordo affatto: l'ho rimosso. Ero giovane e non avevo le armi per affrontare un simile tsunami emozionale. Piano piano ce c'ho fatta anch'io. E, paradossalmente, ho imparato moltissimo: bisogna stare attenti alla priorità che si da' a certe cose nella vita, perché può sempre arrivare il giorno in cui scopri che hai sbagliato giudizio e devi ricominciare daccapo.
Quindi grazie alla mia mamma perché c'è e mi stressa sempre e mi fa una testa così su tutto!
Ti voglio bene.
Ecco, questo dovrei imparare a dirtelo qualche volta: ti voglio bene.