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martedì 15 ottobre 2019

Il nostro amico "chiodino"

Non so come vada nel resto d'Italia, ma quest'autunno, qui sull'Appennino tosco-emiliano, si è rivelato molto generoso di funghi. Si è cominciato con uno straordinario raccolto settembrino di porcini (di cui noi purtroppo abbiamo goduto pochissimo per motivi di tempo), ed ora si continua con le altre varietà autunnali. Io i funghi non li conosco, quindi neanche mi ci metto a cercarli; se vado nel bosco lo faccio per farmi una bella passeggiata. Il maritino invece è assatanato della raccolta, passione che ha trasmesso anche alla Pissi. Così, se il tempo è buono, ma anche se non lo è a dire il vero, partono all'avventura. Negli ultimi giorni è tornato con un abbondante quantitativo di chiodini, nome volgare dell'Armillariella Mellea; dalle nostre parti li chiamiamo rigagni.


Crescono sui tronchi o sui ceppi degli alberi caduti o tagliati; sono facili da riconoscere e piuttosto sicuri, si consuma solo il cappello.
Vista l'abbondanza ho deciso di farci un bello spezzatino, tutto a km0: il manzo del nostro amico allevatore, funghi del bosco, passata di pomodoro del mio orto ... meglio di così!
Vi posto qualche foto; lo spezzatino sta ancora cuocendo, a cottura ultimata vi mostrerò  il risultato.


Non vi sto a spiegare come si fa lo spezzatino perché siete sicuramente tutte cuoche eccellenti. Invece, per quanto riguarda il trattamento del fungo, io sposo la saggezza popolare di mio suocero (accanito fungaio anche lui): il fungo più cuoce e meglio è! Nel caso del chiodino è sacrosanto, infatti da crudo è tossico! In generale io cuocio tutti i funghi piuttosto a lungo cambiando anche un paio di volte l'acqua di cottura; preferisco perdere un po' di sapore ma essere certa di non incorrere in disturbi digestivi o intestinali.

Non so dalla foto che impressione vi fa (con la food photography faccio pietà), ma vi assicuro che il profumino è ottimo!

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