Lo so, lo so, a molti/e di voi Mauro Corona non sarà affatto simpatico. Mi raccomando Mauro non Fabrizio (per l'amor del cielo...), quello con barba e capelli selvaggi, fazzoletto legato sulla testa, mezze maniche fisse anche al Polo Nord.
In effetti pure io quelle due mezze volte che l'ho visto a "Carta bianca" per 5 millisecondi non sono rimasta particolarmente entusiasmata dalle sue esternazioni (ma non sempre ha torto...), però...
Però ho letto tre suoi scritti, "Il volo della martora", "Aspro e dolce" e questo di oggi "La casa dei sette ponti", ed ho apprezzato molto il suo stile. Anch'io come Corona sono un'amante della montagna, un po' perchè ci vivo un po' perchè ci vado in vacanza (montagne diverse) e concordo con la sua visione rispettosa della natura. La trovo realistica e passionale, forse più di quella di Messner, e condivido anche la nostalgia verso la vita passata delle nostre montagne: più povera certo ma forse più vera.
Anche questo breve racconto s'ambienta in montagna, più precisamente sulla mia montagna l'Appennino Tosco-Emiliano. San Marcello Pistoiese e l'Abetone distano da noi, in linea d'aria, solo un sospiro un po' più lungo. Ed ecco che la via si snoda davanti ai miei occhi mentre la narrazione procede.
Un industriale della seta di Prato ritorna di tanto in tanto all'Abetone per incontrarsi con gli amici d'infanzia. Anche lui è originario dei monti, ma ha fatto fortuna in città ed ormai la sua vita è lì, un po' solo certo, ma nella sua intransigenza e nel suo amore per il lavoro la solitudine non incide molto. Però ritorna e, sempre, lungo la strada tortuosa che lo porta a destinazione, nota una piccola casa diroccata, inadatta ad essere abitata, con il tetto ricoperto da teli di plastica colorata ed un camino che butta fumo sempre, sia d'inverno che d'estate. Quella casa attrae sempre la sua attenzione, non può fare a meno di domandarsi chi possa mai averla eletta a propria dimora. Finché un giorno il nostro industriale si fermerà e busserà alla porta. Comincerà per lui un viaggio nel passato che assomiglia ad una delle favole che mia nonna mi raccontava da piccola, per farmi stare tranquilla due minuti...
Veramente questo breve racconto è una favola. Una vera favola, con tanto di morale e con tante chiavi di lettura quanti sono gli occhi che possono leggerla. In ognuno di noi provocherà reazioni diverse, io mi sono molto commossa alla fine e non succede così spesso che un libro mi muova alle lacrime. Ci sono molti simboli nascosti nella narrazione, non da ultimi i sette ponti che il protagonista dovrà attraversare. Essi sono simboli, evidentemente, dei proprio demoni interiori. Ma potrebbero essere anche ponti reali visto che a San Marcello Pistoiese esiste un ponte sospeso, una passerella pedonale a campata unica sospesa sul torrente Lima e lunga più di 200m. Ma a soli 40km sorge anche il Ponte della Maddalena, detto anche "ponte del diavolo", di Borgo a Mozzano famosissimo per la sua forma che sfida le leggi della natura.
Tutto questo per dire come, in questo racconto, la realtà si mescoli con la fantasia e diventi simbolo di un cammino interiore. L'industriale ricco e realizzato compirà un viaggio dentro se stesso, alla scoperta della realtà del suo passato ed alla ricerca della vera essenza del nostro esistere su questa terra. Servirà la catarsi e la rinascita a nuova vita. Ma la vita verrà e sarà migliore.
Un racconto che non porta via molto tempo ma che dona tanto. Lo consiglio sicuramente.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
Al di là di alcune sue uscite, io lo apprezzo, e come te anche come autore. Buon febbraio.
RispondiEliminasinforosa