Sono passati ormai un po' di anni da quando ho letto questo libro, tanto osannato e vincitore di vari premi letterari. Eppure, a distanza di anni, non so bene come collocarlo; non so dire se mi è piaciuto o mi ha disturbato, forse entrambe le cose.
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare un corso di sci che odia profondamente. Una mattina Alice se la fa addosso in mezzo alle piste e, presa dalla vergogna, cerca un percorso che la tenga lontana dagli altri. A causa della fitta nebbia cade in un dirupo, si spezza una gamba e noi la lasciamo lì, probabilmente destinata alla morte per assideramento.
Mattia è anche lui un bambino, intelligentissimo, dotato, ma con una sorella gemella ritardata, Michela. Mattia si vergogna molto di lei, così, quando viene invitato al compleanno di un compagno di scuola e si vede obbligato dalla madre a portare anche Michela, decide di lasciarla al parco intimandole di non muoversi e di attendere il suo ritorno. Ma quando Mattia torna non c'è più traccia di Michela e la sorella scomparirà nel nulla per sempre.
Anni dopo Alice e Mattia sono due adolescenti. Alice è sopravvissuta ma è rimasta zoppa. Mattia è segnato nella psiche dal fatto di aver abbandonato della sorella. Così vedremo i due ragazzi, che diventano amici riconoscendo l'uno nell'altra il proprio disagio, diventare giovani e poi adulti.
Ci sono tematiche di questo romanzo che ho riconosciuto profondamente come mie: la solitudine adolescenziale, la consapevolezza di sentirsi estraneo ai coetanei, di sentirsi soli anche in mezzi alla folla.
Alice e Mattia non si liberano mai dalle loro paure (c'è tutta una parte di responsabilità familiari molto importanti per comprendere il loro disagio), per tutta la vita sono preda dei loro problemi di socializzazione e, por essendo attratti l'uno dall'altra, non trovano mai il momento giusto per avvicinarsi. Alla fine è un po' come se la loro solitudine fosse un guscio, un nido sicuro a cui ritornare per non rischiare di nuovo il fallimento. Il loro diventa un po' un crogiolarsi nella tristezza, nella solitudine dei giorni che passano uguali, nelle idiosincrasie che alla fine risultano rassicuranti e conosciute.
Giordano è molto bravo a descrivere il male di vivere di queste due giovani anime. Forse il mio senso di fastidio deriva proprio da un riconoscimento di certe situazioni, di certe solitudini che io stessa ho provato sulla mia pelle. Mi disturba anche il fatto che Alice e Mattia non superano mai i loro traumi, non raggiungono niente di più della gratificazione professionale. A livello personale ed affettivo rimangono vuoti e aridi.
Riconosco che il tutto viene raccontano in maniera veramente efficace e la bravura stilistica è indiscussa. Ma rimane comunque un romanzo triste, in ogni pagina; quando penso a questo libro mi viene in mente un giorno di nebbia: grigio e deprimente.
Questa è la mia impressione ma sottolineo nuovamente che comunque affronta tematiche molto profonde e le sviluppa in maniera ineccepibile. Quindi non sconsiglio di sicuro la lettura.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
con questo post aderisco all'iniziativa di Homemademamma.
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