Buongiorno!
Quello di oggi più che un libro è un racconto lungo; giusto 65 pagine ma piene e forti di contenuti.
La storia s'ispira liberamente alla vicenda di cui fu protagonista Ted Kennedy il 18 luglio 1969: il senatore, fratello di John e Robert, uscì di strada sull'isola di Chappaquiddick mentre rientrava da una festa. La sua auto finì in un canale e la ragazza che lo accompagnava, la ventottenne Mary Jo Kopechne, morì affogata intrappolata nel mezzo. Il senatore invece riuscì a liberarsi e si allontanò dalla scena denunciando l'accaduto solo 10 ore dopo. Fu uno scandalo nazionale (fra le altre cose Kennedy era sposato). Il senatore venne condannato ad una lieve pena, ma la sua carriera politica fu stroncata dall'accaduto ed in seguito decise anche di non presentarsi come candidato alla Presidenza nel 1972 e nel 1976.
Qui siamo negli anni novanta, è il 4 luglio ed una Toyota nera corre veloce sulla strada sterrata di Grayling Island; il senatore degli Stati Uniti che si trova al volante guida veloce per riuscire a prendere il traghetto che porterà lui e Kelly Kelleher sulla terraferma. Il Senatore e Kelly si sono conosciuti il giorno prima ad un party esclusivo, è nato del feeling e vogliono concludere la serata in un motel. Ma ad una curva stretta, prima di un ponte, l'uomo perde in controllo dell'auto che esce di strada e finisce in un fossato. Il racconto, tutto narrato dalla voce di Kelly, è il resoconto dei suoi ultimi pensieri, mentre di accorge di essere intrappolata ed attende i soccorsi.
Pochi fatti, quelli che coprono le ultime 24 ore; pochi pensieri: i genitori, l'infanzia, la carriera che sta appena sbocciando, l'unico grande amore finito da poco, l'incontro con il Senatore che Kelly ha sempre ammirato politicamente. La paura, anche, di fare un errore decidendo di buttarsi in un'avventura con un uomo molto più grande, potente e sposato. Il recondito desiderio della "favola": e la povera serva sposò il principe ....
Tutto queste cose sfrecciano nella mente di Kelly dopo l'incidente mentre realizza anche che la sua gamba è imprigionata, che si trova in una bolla d'aria che però si sta velocemente riempiendo d'acqua, un'acqua nera, che puzza di fogna ed è gelida sulla sua pelle. Un'acqua nera, che puzza di fogna e che sale sale sale per soffocarla ... questa frase ripetuta decine di volte.
La potenza del racconto sta proprio nel senso d'impotenza che comunica di fronte al pericolo che avanza inesorabile. L'ingenuità della ragazza che fino all'ultimo è certa che il Senatore tornerà a salvarla o almeno tornerà con i soccorsi. Ma mano che la narrazione avanza ci troviamo insieme a Kelly, nell'abitacolo accartocciato, al buio ma consci dell'acqua che sale, che irrompe dal parabrezza lesionato, consci della cintura di sicurezza che ci tiene avvinti al sedile, consci del ginocchio incastrato fra le lamiere, consci del dolore delle ferite, consci che la bolla d'aria diventa sempre più piccola, consci che per respirare dobbiamo lottare, consci che alla fine la lotta è inutile e che non resta altro che abbandonarsi all'oblio. L'ultimo pensiero di Kelly è per i genitori e per i nonni che la stanno attendendo oltre il varco ...
Tutto questo per cosa? Per la crudele casualità del destino. Per un incontro fortuito ed una scintilla che è scattata. Per una decisione presa d'impulso. Così sono le scelte: ai più importanti bivi della nostra vita non c'è segnaletica ...
Racconto breve, si legge in un giorno, c'è un bellissimo lavoro sul personaggio e sulla sua vita interiore. Merita.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀
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venerdì 21 febbraio 2020
venerdì 14 febbraio 2020
VdL di S. Valentino - La lettera d'amore, Cathleen Schine
Carissime amiche, oggi è San Valentino ed anche il venerdì del libro si merita una recensione in tema con la giornata.
Questo libro rientra fra i miei "libri del cuore", l'ho letto molte volte nel corso degli anni e mi ha sempre regalato grandi emozioni.
Certo, quello che ci affascina in un libro è sempre questione di gusti personali, di parole di carta che sfiorano l'eco delle nostre emozioni e delle nostre esperienze passate o presenti. Probabilmente il mio amore per questo romanzo nasce proprio da questo. A molti non è piaciuto più che tanto. A me scioglie il cuore.
Sì, probabilmente molto del merito va alla lettera d'amore del titolo: la più bella lettera d'amore che io abbia mai letto in tutta la mia vita. Sempre per me, è ovvio.
Helen non è più una ragazza: è una donna matura, felicemente divorziata, madre e proprietaria di una piccola libreria di paese. Fa il suo lavoro con passione e cammina sulla strada della vita con passo deciso e sicuro, determinata come quando pota inesorabile le sue rose quando un problema l'assilla. Certo, può anche essere che la sua sicurezza sia solo apparenza e che sotto sotto qualche mancanza ci sia nella vita e nel cuore di Helen ... può anche essere, sì ...
Forse, e dico forse, è per questo che quando arriva la lettera ne rimane spiazzata, quasi sconvolta, scardinata dalle sue certezze quotidiane. La lettera d'amore che Helen trova in mezzo alla posta del negozio è bellissima e soprattutto non si capisce a chi sia diretta. Potrebbe essere per lei, ma non è certo, ed eventualmente è impossibile capire chi l'abbia scritta.
Con molto tatto Helen comincia ad indagare fra le sue conoscenze, non approdando però a nulla di certo. Nel frattempo il ventenne Johnny viene mandato a lavorare alla sua libreria per la stagione estiva. Piano piano scoppierà l'amore. Un amore vissuto di nascosto, con paura, perché la differenza di vent'anni fra i due farebbe scoppiare pettegolezzi e giudizi nel paese. Un amore che però non si sopisce, non viene consumato dal furore dell'estate e che, chiss, potrebbe sopravvivere all'inverno. Alla fine si scopriranno l'autore ed il destinatario della lettera d'amore e sarà una grande sorpresa per tutti!
Fin dalla prima volta che ho letto questo libro Helen mi è sempre sembrata il genere di donna che avrei voluto essere (a parte l'età, ma ora ho anche quella ;-)); è una donna sicura, matura, acculturata, indipendente, spiritosa, strana e bella a modo suo e, non da ultimo, proprietaria di una libreria (il mio sogno...). Anche la sua libreria è particolare come lei, i libri sono sistemati in modo personale e originale, i frequentatori sono i più disparati, alcuni non comprano mai; più che un negozio è un punto d'incontro per anime affamate d'un contatto umano. Ed Helen ha una parola ed un libro calzante per tutti. Ecco, Helen è affascinante, nel senso più profondo del termine.
E poi la lettera ... il destinatario è Capra, l'autore si firma Montone ... ma chi potranno mai essere? Forse il senso della storia è che siamo tutti Capra o tutti Montone, l'amore è per tutti, proviene da tutti, non c'è un solo destinatario, possiamo essere tutti destinatari dell'amore di qualcuno. Ed allora, in questo contesto, la lettera è nostra, è per noi, per i nostri cuori malati d'amore.
"Cara Capra, come ci s'innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l'equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi le ginocchia, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi sull'orlo di un precipizio, per sempre?
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza agita le foglie. L'aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo. Sto bruciando. E' troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai. E' quello che capita, è quello che importa. Sto bruciando.
[...]
Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un'arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire ogni notte senza di te, io resto
come sempre
Montone"
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀❀
Trovate altri suggerimenti di lettura su Homemademamma, promotrice del venerdì del libro.
Questo libro rientra fra i miei "libri del cuore", l'ho letto molte volte nel corso degli anni e mi ha sempre regalato grandi emozioni.
Certo, quello che ci affascina in un libro è sempre questione di gusti personali, di parole di carta che sfiorano l'eco delle nostre emozioni e delle nostre esperienze passate o presenti. Probabilmente il mio amore per questo romanzo nasce proprio da questo. A molti non è piaciuto più che tanto. A me scioglie il cuore.
Sì, probabilmente molto del merito va alla lettera d'amore del titolo: la più bella lettera d'amore che io abbia mai letto in tutta la mia vita. Sempre per me, è ovvio.
Helen non è più una ragazza: è una donna matura, felicemente divorziata, madre e proprietaria di una piccola libreria di paese. Fa il suo lavoro con passione e cammina sulla strada della vita con passo deciso e sicuro, determinata come quando pota inesorabile le sue rose quando un problema l'assilla. Certo, può anche essere che la sua sicurezza sia solo apparenza e che sotto sotto qualche mancanza ci sia nella vita e nel cuore di Helen ... può anche essere, sì ...
Forse, e dico forse, è per questo che quando arriva la lettera ne rimane spiazzata, quasi sconvolta, scardinata dalle sue certezze quotidiane. La lettera d'amore che Helen trova in mezzo alla posta del negozio è bellissima e soprattutto non si capisce a chi sia diretta. Potrebbe essere per lei, ma non è certo, ed eventualmente è impossibile capire chi l'abbia scritta.
Con molto tatto Helen comincia ad indagare fra le sue conoscenze, non approdando però a nulla di certo. Nel frattempo il ventenne Johnny viene mandato a lavorare alla sua libreria per la stagione estiva. Piano piano scoppierà l'amore. Un amore vissuto di nascosto, con paura, perché la differenza di vent'anni fra i due farebbe scoppiare pettegolezzi e giudizi nel paese. Un amore che però non si sopisce, non viene consumato dal furore dell'estate e che, chiss, potrebbe sopravvivere all'inverno. Alla fine si scopriranno l'autore ed il destinatario della lettera d'amore e sarà una grande sorpresa per tutti!
Fin dalla prima volta che ho letto questo libro Helen mi è sempre sembrata il genere di donna che avrei voluto essere (a parte l'età, ma ora ho anche quella ;-)); è una donna sicura, matura, acculturata, indipendente, spiritosa, strana e bella a modo suo e, non da ultimo, proprietaria di una libreria (il mio sogno...). Anche la sua libreria è particolare come lei, i libri sono sistemati in modo personale e originale, i frequentatori sono i più disparati, alcuni non comprano mai; più che un negozio è un punto d'incontro per anime affamate d'un contatto umano. Ed Helen ha una parola ed un libro calzante per tutti. Ecco, Helen è affascinante, nel senso più profondo del termine.
E poi la lettera ... il destinatario è Capra, l'autore si firma Montone ... ma chi potranno mai essere? Forse il senso della storia è che siamo tutti Capra o tutti Montone, l'amore è per tutti, proviene da tutti, non c'è un solo destinatario, possiamo essere tutti destinatari dell'amore di qualcuno. Ed allora, in questo contesto, la lettera è nostra, è per noi, per i nostri cuori malati d'amore.
"Cara Capra, come ci s'innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l'equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi le ginocchia, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi sull'orlo di un precipizio, per sempre?
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza agita le foglie. L'aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo. Sto bruciando. E' troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai. E' quello che capita, è quello che importa. Sto bruciando.
[...]
Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un'arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire ogni notte senza di te, io resto
come sempre
Montone"
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venerdì 7 febbraio 2020
VdL - Maria Stuarda. La rivale di Elisabetta I d'Inghilterra, Stefan Zweig
Buongiorno a tutte, amiche lettrici.
Da sempre sono un'amante della storia e sono anche sempre stata molto curiosa di conoscere i personaggi storici nel dettaglio, nella vita quasi di tutti i giorni, il loro vero carattere e le loro pulsioni più profonde.
Diciamo che, un po' per lo stesso motivo, finisco per apprezzare le fiction storiche anche se non sempre sono fedeli ai fatti. E questo è il caso di "Reign" una serie che io e le mie figlie abbiamo già visto molte volte su Rai4. Il telefilm in questione narra la vita di Maria Stuarda, regina di Scozia, soffermandosi a lungo sulla sua vita in Francia alla corte dei Valois e terminando con le sue gesta in Scozia e con la tremenda fine che tutti conosciamo.
Bene, se volete anche voi sapere tutta la verità su Maria Stuarda ... non guardate Reign! La serie è carina, anche se leggermente spinta e violenta, rende benino l'idea degli intrighi di corte e caratterialmente ci rende una Maria simile all'originale, ma la sua vita vera non ha avuto nulla a che fare con quello che ci viene propinato dagli sceneggiatori.
Ovviamente era facile da immaginare e proprio per questo ho voluto leggere un saggio sulla vita di Maria Stuarda, un personaggio che mi ha sempre affascinato. Il libro di Zweig, un po' datato è del 1935, ci presenta anzitutto la donna che si cela dietro la regina.
Una bambina nata in tempi difficili, incoronata regina a soli 6 giorni di vita e da allora messa sotto protezione, isolata proprio dai sudditi del suo regno che già allora la volevano morta; promessa in sposa a cinque anni al miglior partito ed alleato del momento, la Francia. Portata in Francia a quell'età ed educata secondo i canoni della nobiltà francese, sposa il delfino di Francia, Francesco II, a soli quindici anni e, dopo un anno, è regina di Francia oltre che di Scozia; vedova a soli due anni dal matrimonio, viene sostanzialmente invitata dalla suocera, Caterina de' Medici, a togliersi dalle scatole e a tornare in Scozia.
Intanto Elisabetta I Tudor è salita al trono d'Inghilterra, trono che però Maria sente di poter rivendicare essendo seconda in linea di successione solo a Elisabetta che però potrebbe anche essere ritenuta illegittima in quanto disconosciuta proprio dal padre Enrico VIII (che cambiava moglie più spesso dei calzini ed aveva l'abitudine di far fuori la moglie non più desiderata!). Da ciò e dal fatto che Maria è fervente cattolica, salita al trono per grazia di Dio, mentre Elisabetta è protestante ed instaura il protestantesimo in Inghilterra e Scozia, nasce una profonda inimicizia fra le due cugine: l'una vedrà sempre nell'altra una minaccia, specialmente Elisabetta, e la rivalità fra le due durerà tutta la vita.
Rientrata in Scozia, Maria (che ricordiamolo è giovanissima) non ha i mezzi e la capacità politica di far fronte alla difficile situazione del suo Paese: i baroni non le sono fedeli; il fratellastro, defraudato del suo ruolo di reggente, la vede come un intralcio; Elisabetta temendo per la propria vita non vuole riconoscerla come erede al trono. Maria ha bisogno di alleanze forti e quindi cerca in Europa un nuovo marito. Ma, a questo punto, il destino ci mette lo zampino: infatti questa ragazza intelligente, buona d'animo, tollerante, assennata, quando s'innamora di un uomo perde totalmente il senno, facendo una stupidaggine dietro l'altra! Quindi, innamorata persa, decide di sposare Lord Darnley (erede degli Stuart) con cui avrà il figlio Giacomo. Quando però si accorge che lo sposo tanto voluto è un cretino bello e buono, che oltretutto gli fa ammazzare il fido consigliere e trama con i baroni per far fuori anche lei, non trova di meglio che affidarsi al conte di Bothwell. Quest'ultimo, uomo di polso ma violento, prepotente e arrogante, assume sempre più potere nel regno; Maria, abituata al debole marito che definisce lei stessa come un "uomo dal cuore di cera", viene sedotta dai modi forti di Bothwell e perde completamente la testa per lui. Da qui, tutte le sue azioni la trascinano verso la rovina: pazza di desiderio vuole Bothwell al suo fianco, ma lei è sposata, è cattolica ed è una regina: non può avere un amante e non può uccidere il marito! Ma Bothwell, che non la ama affatto ma la usa per i suoi scopi, vede la promessa della corona sulla propria testa e quindi la convince a farsi coinvolgere nell'omicidio di suo marito. Sarà la fine. In un Paese pervaso dai sospetti, dove comunque un re è stato assassinato, dove tutti indicano Bothwell come colpevole la nostra regina cosa fa? Sposa Bothwell! Tutto verrà scoperto e per i baroni sarà la scusa servita su un piatto d'argento per liberarsi di lei. Imprigionata e costretta ad abdicare a favore del figlio, Maria fugge dalla prigionia e raduna un piccolo esercito con cui sfida il fratello Giacomo divenuto reggente. Sconfitta, si rifugia in Inghilterra, sedotta da una lettera di Elisabetta che le assicura accoglienza; Maria mette piede sul suolo inglese ignara del fatto che non potrà lasciarlo mai più. Siamo nel 1568 e qui comincia la sua lunga prigionia; già indagata per la morte del marito, si complica ulteriormente la vita partecipando, a più riprese a complotti vari per togliere di mezzo Elisabetta. Alla fine un po' pecca d'ingenuità ed un po' cade in un tranello, ma di fatto viene processata per tradimento e viene condannata a morte. Elisabetta però è terrorizzata dall'idea di mandare a morte una regina consacrata e per di più sua parente, così rimanda di mese in mese la firma della condanna a morte. Alla fine, il 1 febbraio 1587, cede e firma. La sentenza è fissata per l'8 febbraio (quindi esattamente 433 anni fa). Maria prepara la scena nei minimi dettagli: sceglie il vestito più bello, scarpe morbide di marocchino perché il rumore dei passi non rompa il silenzio tombale della sua ascesa al patibolo, un velo bianco le copre il capo fino ai piedi, in mano ha rosario e crocefisso. Sotto il vestito, che deve togliere per l'esecuzione, indossa una sottoveste di seta cremisi, colore dei martiri cattolici in quanto voleva morire da martire, e lunghi guanti di uguale colore; nelle sue ultime parole affida il proprio spirito al Signore. Con tutta questa bella preparazione, però, l'esecuzione è abbastanza brutale: il boia sbaglia il primo colpo, ce ne vogliono tre per finirla.
Alla morte di Elisabetta, la regina "vergine" morta senza figli, sale al trono d'Inghilterra proprio Giacomo, il figlio di Maria che riunisce quindi, finalmente, le corone di Scozia e Inghilterra. Per ironia della sorte l'attuale casata regnante del Regno Unito discende dagli Stuart ciò vuol dire che Elisabetta II discende dalla sfortunata Maria Stuarda.
Le due acerrime rivali, Maria ed Elisabetta, riposano una a fianco all'altra nell'Abbazia di Westminster.
Con tutte le sue pecche ed i suoi limiti, Maria Stuarda è un personaggio femminile che mi piace molto; un'eroina romantica ante litteram soprattutto se paragonata alla fredda e titubante Elisabetta, grandissima sovrana è vero, ma non certo il più simpatico dei personaggi. Paradossalmente la forza di Elisabetta è stata proprio quella di non prendere quasi mai una chiara posizione su nulla, ma di tergiversare e negoziare; di contro Maria prende anche troppo spesso posizione, spesso contro il suo stesso interesse, ma dimostra un'orgoglio ed una forza di carattere davvero ... beh ... regali.
Quindi, anche se vi ho già detto tutto (mi sono fatta prendere scusate), vi consiglio sicuramente di documentarvi personalmente sulla vita di questa grande donna che, ho concluso, non è diventata una grande sovrana per una casualità del destino. Nata nella situazione sbagliata, in un Paese non ancora pronto ad essere riunito sotto un unico re, allontanata dalla Scozia da bambina non ha potuto imparare a conoscere i propri sudditi e non è stata quindi in grado di gestirli, per di più si è ritrovata sola e senza alleati.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
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Da sempre sono un'amante della storia e sono anche sempre stata molto curiosa di conoscere i personaggi storici nel dettaglio, nella vita quasi di tutti i giorni, il loro vero carattere e le loro pulsioni più profonde.
Diciamo che, un po' per lo stesso motivo, finisco per apprezzare le fiction storiche anche se non sempre sono fedeli ai fatti. E questo è il caso di "Reign" una serie che io e le mie figlie abbiamo già visto molte volte su Rai4. Il telefilm in questione narra la vita di Maria Stuarda, regina di Scozia, soffermandosi a lungo sulla sua vita in Francia alla corte dei Valois e terminando con le sue gesta in Scozia e con la tremenda fine che tutti conosciamo.
Bene, se volete anche voi sapere tutta la verità su Maria Stuarda ... non guardate Reign! La serie è carina, anche se leggermente spinta e violenta, rende benino l'idea degli intrighi di corte e caratterialmente ci rende una Maria simile all'originale, ma la sua vita vera non ha avuto nulla a che fare con quello che ci viene propinato dagli sceneggiatori.
Ovviamente era facile da immaginare e proprio per questo ho voluto leggere un saggio sulla vita di Maria Stuarda, un personaggio che mi ha sempre affascinato. Il libro di Zweig, un po' datato è del 1935, ci presenta anzitutto la donna che si cela dietro la regina.
Una bambina nata in tempi difficili, incoronata regina a soli 6 giorni di vita e da allora messa sotto protezione, isolata proprio dai sudditi del suo regno che già allora la volevano morta; promessa in sposa a cinque anni al miglior partito ed alleato del momento, la Francia. Portata in Francia a quell'età ed educata secondo i canoni della nobiltà francese, sposa il delfino di Francia, Francesco II, a soli quindici anni e, dopo un anno, è regina di Francia oltre che di Scozia; vedova a soli due anni dal matrimonio, viene sostanzialmente invitata dalla suocera, Caterina de' Medici, a togliersi dalle scatole e a tornare in Scozia.
Intanto Elisabetta I Tudor è salita al trono d'Inghilterra, trono che però Maria sente di poter rivendicare essendo seconda in linea di successione solo a Elisabetta che però potrebbe anche essere ritenuta illegittima in quanto disconosciuta proprio dal padre Enrico VIII (che cambiava moglie più spesso dei calzini ed aveva l'abitudine di far fuori la moglie non più desiderata!). Da ciò e dal fatto che Maria è fervente cattolica, salita al trono per grazia di Dio, mentre Elisabetta è protestante ed instaura il protestantesimo in Inghilterra e Scozia, nasce una profonda inimicizia fra le due cugine: l'una vedrà sempre nell'altra una minaccia, specialmente Elisabetta, e la rivalità fra le due durerà tutta la vita.
Rientrata in Scozia, Maria (che ricordiamolo è giovanissima) non ha i mezzi e la capacità politica di far fronte alla difficile situazione del suo Paese: i baroni non le sono fedeli; il fratellastro, defraudato del suo ruolo di reggente, la vede come un intralcio; Elisabetta temendo per la propria vita non vuole riconoscerla come erede al trono. Maria ha bisogno di alleanze forti e quindi cerca in Europa un nuovo marito. Ma, a questo punto, il destino ci mette lo zampino: infatti questa ragazza intelligente, buona d'animo, tollerante, assennata, quando s'innamora di un uomo perde totalmente il senno, facendo una stupidaggine dietro l'altra! Quindi, innamorata persa, decide di sposare Lord Darnley (erede degli Stuart) con cui avrà il figlio Giacomo. Quando però si accorge che lo sposo tanto voluto è un cretino bello e buono, che oltretutto gli fa ammazzare il fido consigliere e trama con i baroni per far fuori anche lei, non trova di meglio che affidarsi al conte di Bothwell. Quest'ultimo, uomo di polso ma violento, prepotente e arrogante, assume sempre più potere nel regno; Maria, abituata al debole marito che definisce lei stessa come un "uomo dal cuore di cera", viene sedotta dai modi forti di Bothwell e perde completamente la testa per lui. Da qui, tutte le sue azioni la trascinano verso la rovina: pazza di desiderio vuole Bothwell al suo fianco, ma lei è sposata, è cattolica ed è una regina: non può avere un amante e non può uccidere il marito! Ma Bothwell, che non la ama affatto ma la usa per i suoi scopi, vede la promessa della corona sulla propria testa e quindi la convince a farsi coinvolgere nell'omicidio di suo marito. Sarà la fine. In un Paese pervaso dai sospetti, dove comunque un re è stato assassinato, dove tutti indicano Bothwell come colpevole la nostra regina cosa fa? Sposa Bothwell! Tutto verrà scoperto e per i baroni sarà la scusa servita su un piatto d'argento per liberarsi di lei. Imprigionata e costretta ad abdicare a favore del figlio, Maria fugge dalla prigionia e raduna un piccolo esercito con cui sfida il fratello Giacomo divenuto reggente. Sconfitta, si rifugia in Inghilterra, sedotta da una lettera di Elisabetta che le assicura accoglienza; Maria mette piede sul suolo inglese ignara del fatto che non potrà lasciarlo mai più. Siamo nel 1568 e qui comincia la sua lunga prigionia; già indagata per la morte del marito, si complica ulteriormente la vita partecipando, a più riprese a complotti vari per togliere di mezzo Elisabetta. Alla fine un po' pecca d'ingenuità ed un po' cade in un tranello, ma di fatto viene processata per tradimento e viene condannata a morte. Elisabetta però è terrorizzata dall'idea di mandare a morte una regina consacrata e per di più sua parente, così rimanda di mese in mese la firma della condanna a morte. Alla fine, il 1 febbraio 1587, cede e firma. La sentenza è fissata per l'8 febbraio (quindi esattamente 433 anni fa). Maria prepara la scena nei minimi dettagli: sceglie il vestito più bello, scarpe morbide di marocchino perché il rumore dei passi non rompa il silenzio tombale della sua ascesa al patibolo, un velo bianco le copre il capo fino ai piedi, in mano ha rosario e crocefisso. Sotto il vestito, che deve togliere per l'esecuzione, indossa una sottoveste di seta cremisi, colore dei martiri cattolici in quanto voleva morire da martire, e lunghi guanti di uguale colore; nelle sue ultime parole affida il proprio spirito al Signore. Con tutta questa bella preparazione, però, l'esecuzione è abbastanza brutale: il boia sbaglia il primo colpo, ce ne vogliono tre per finirla.
Alla morte di Elisabetta, la regina "vergine" morta senza figli, sale al trono d'Inghilterra proprio Giacomo, il figlio di Maria che riunisce quindi, finalmente, le corone di Scozia e Inghilterra. Per ironia della sorte l'attuale casata regnante del Regno Unito discende dagli Stuart ciò vuol dire che Elisabetta II discende dalla sfortunata Maria Stuarda.
Le due acerrime rivali, Maria ed Elisabetta, riposano una a fianco all'altra nell'Abbazia di Westminster.
Con tutte le sue pecche ed i suoi limiti, Maria Stuarda è un personaggio femminile che mi piace molto; un'eroina romantica ante litteram soprattutto se paragonata alla fredda e titubante Elisabetta, grandissima sovrana è vero, ma non certo il più simpatico dei personaggi. Paradossalmente la forza di Elisabetta è stata proprio quella di non prendere quasi mai una chiara posizione su nulla, ma di tergiversare e negoziare; di contro Maria prende anche troppo spesso posizione, spesso contro il suo stesso interesse, ma dimostra un'orgoglio ed una forza di carattere davvero ... beh ... regali.
Quindi, anche se vi ho già detto tutto (mi sono fatta prendere scusate), vi consiglio sicuramente di documentarvi personalmente sulla vita di questa grande donna che, ho concluso, non è diventata una grande sovrana per una casualità del destino. Nata nella situazione sbagliata, in un Paese non ancora pronto ad essere riunito sotto un unico re, allontanata dalla Scozia da bambina non ha potuto imparare a conoscere i propri sudditi e non è stata quindi in grado di gestirli, per di più si è ritrovata sola e senza alleati.
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