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martedì 22 febbraio 2022

La stanza della morte, Jeffery Deaver

 Oggi ennesima puntata della serie "Lincoln Rhyme" con il romanzo La stanza della morte, decimo episodio della saga.

Il libro tratta una molteplicità di argomenti interessanti: il rifiuto del modello americano da parte dei paesi in cui è stato forzatamente esportato, i servizi segreti deviati, il tema dell'attacco preventivo, il terrorismo anti USA, l'ingerenza degli alti poteri nelle indagini di polizia, la gestione della rabbia... Insomma tanta carne al fuoco che però non basta a far decollare questo romanzo. 

Ma veniamo ai fatti:

Robert Moreno, dissidente cittadino degli Stati Uniti ma di origini sudamericane, viene assassinato alle Bahamas. Dalle prime indagini appare evidente che l'assassinio è stato ordinato da qualcuno all'interno del Governo degli Stati Uniti apparentemente per sventare i suoi piani terroristici. A quanto pare, però, il morto stava semplicemente organizzando delle dimostrazioni pacifiche ... Quindi qualcuno ha abusato del suo potere? E perché? E come? Difficile per Rhyme indagare senza una scena del crimine, visto che lui si trova a New York! Sarà quindi necessario un cambio di passo nella tipologia delle indagini e la coppia Rhyme-Sachs per questa volta dovrà separarsi seguendo piste diverse...

L'inizio è inesorabilmente lento e, devo dirlo, tedioso. Ci ho messo un tempo scandalosamente lungo a valicare le metà del libro che, da quel punto in poi, prende un po' di ritmo e ti trasporta alla fine piuttosto agevolmente. La prima metà però è una vera fatica, aumentata da una costellazione di personaggi che si rivelano di un'antipatia unica: dall'SI della situazione, uno degli assassini più odiosi che abbia mai incontrato nei libri di Deaver, alla viceprocuratore distrettuale Nance Laurel, ai vari "simpatici" personaggi dei servizi segreti. 

Ci sono anche degli spunti originali però, come la più unica che rara uscita in esterna di Lincoln che, addirittura, si reca alla Bahamas! E continuano anche le vicende riguardanti la salute dei due protagonisti: Rhyme si è sottoposto ad un intervento che gli ha ridato un parziale uso di un braccio e vorrebbe intervenire anche sull'altro; Amelia è sempre più sofferente per l'artrite che rischia di mettere a repentaglio la sua carriera di poliziotta. Su questi versanti ci saranno grandi sorpresone sul finale.

Quindi nel complesso che dire, la storia c'è, non si può negare. I nostri protagonisti ci sono, con i loro alti e bassi. Il tutto è orchestrato un po', come dire in do minore, non c'è lo smalto dei primi romanzi ma qualcosa trapela qua e là. 

Poi ci sono cose che, secondo me (ma chi sono io per dirlo), ormai hanno fatto il suo tempo, tipo la lavagna degli indizi di Lincoln Rhyme: va bene Jeffery dicci che la scrivono ma non propinarcela, con aggiunte e correzioni, 10 volte in un libro, limitati un attimino! E, per l'amor di Dio, non ritirare fuori ad ogni romanzo il perché Lincoln è paraplegico e Amelia zoppica: chi non lo sa che si legga il primo romanzo! 

Comunque in qualche modo si arriva alla fine anzi, direi che tutto succede alla fine e le ultime pagine sono un susseguirsi di avvenimenti e scoperte e cambiamenti di fronte che, però, ogni tanto appaiono un po' forzati. Per questi motivi e solo per l'affetto che ho nei confronti dei personaggi al libro appioppo un 3/5. Vedremo come andrà con i romanzi successivi della serie.




GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

mercoledì 2 febbraio 2022

La casa dei sette ponti, Mauro Corona

 Lo so, lo so, a molti/e di voi Mauro Corona non sarà affatto simpatico. Mi raccomando Mauro non Fabrizio (per l'amor del cielo...), quello con barba e capelli selvaggi, fazzoletto legato sulla testa, mezze maniche fisse anche al Polo Nord.

In effetti pure io quelle due mezze volte che l'ho visto a "Carta bianca" per 5 millisecondi non sono rimasta particolarmente entusiasmata dalle sue esternazioni (ma non sempre ha torto...), però...

Però ho letto tre suoi scritti, "Il volo della martora", "Aspro e dolce" e questo di oggi "La casa dei sette ponti", ed ho apprezzato molto il suo stile. Anch'io come Corona sono un'amante della montagna, un po' perchè ci vivo un po' perchè ci vado in vacanza (montagne diverse) e concordo con la sua visione rispettosa della natura. La trovo realistica e passionale, forse più di quella di Messner, e condivido anche la nostalgia verso la vita passata delle nostre montagne: più povera certo ma forse più vera.

Anche questo breve racconto s'ambienta in montagna, più precisamente sulla mia montagna l'Appennino Tosco-Emiliano. San Marcello Pistoiese e l'Abetone distano da noi, in linea d'aria, solo un sospiro un po' più lungo. Ed ecco che la via si snoda davanti ai miei occhi mentre la narrazione procede.

Un industriale della seta di Prato ritorna di tanto in tanto all'Abetone per incontrarsi con gli amici d'infanzia. Anche lui è originario dei monti, ma ha fatto fortuna in città ed ormai la sua vita è lì, un po' solo certo, ma nella sua intransigenza e nel suo amore per il lavoro la solitudine non incide molto. Però ritorna e, sempre, lungo la strada tortuosa che lo porta a destinazione, nota una piccola casa diroccata, inadatta ad essere abitata, con il tetto ricoperto da teli di plastica colorata ed un camino che butta fumo sempre, sia d'inverno che d'estate. Quella casa attrae sempre la sua attenzione, non può fare a meno di domandarsi chi possa mai averla eletta a propria dimora. Finché un giorno il nostro industriale si fermerà e busserà alla porta. Comincerà per lui un viaggio nel passato che assomiglia ad una delle favole che mia nonna mi raccontava da piccola, per farmi stare tranquilla due minuti...

Veramente questo breve racconto è una favola. Una vera favola, con tanto di morale e con tante chiavi di lettura quanti sono gli occhi che possono leggerla. In ognuno di noi provocherà reazioni diverse, io mi sono molto commossa alla fine e non succede così spesso che un libro mi muova alle lacrime. Ci sono molti simboli nascosti nella narrazione, non da ultimi i sette ponti che il protagonista dovrà attraversare. Essi sono simboli, evidentemente, dei proprio demoni interiori. Ma potrebbero essere anche ponti reali visto che a San Marcello Pistoiese esiste un ponte sospeso, una passerella pedonale a campata unica sospesa sul torrente Lima e lunga più di 200m. Ma a soli 40km sorge anche il Ponte della Maddalena, detto anche "ponte del diavolo", di Borgo a Mozzano famosissimo per la sua forma che sfida le leggi della natura.

Tutto questo per dire come, in questo racconto, la realtà si mescoli con la fantasia e diventi simbolo di un cammino interiore. L'industriale ricco e realizzato compirà un viaggio dentro se stesso, alla scoperta della realtà del suo passato ed alla ricerca della vera essenza del nostro esistere su questa terra. Servirà la catarsi e la rinascita a nuova vita. Ma la vita verrà e sarà migliore.

Un racconto che non porta via molto tempo ma che dona tanto. Lo consiglio sicuramente.

Mauro Corona


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2