Oggi ennesima puntata della serie "Lincoln Rhyme" con il romanzo La stanza della morte, decimo episodio della saga.
Il libro tratta una molteplicità di argomenti interessanti: il rifiuto del modello americano da parte dei paesi in cui è stato forzatamente esportato, i servizi segreti deviati, il tema dell'attacco preventivo, il terrorismo anti USA, l'ingerenza degli alti poteri nelle indagini di polizia, la gestione della rabbia... Insomma tanta carne al fuoco che però non basta a far decollare questo romanzo.
Ma veniamo ai fatti:
Robert Moreno, dissidente cittadino degli Stati Uniti ma di origini sudamericane, viene assassinato alle Bahamas. Dalle prime indagini appare evidente che l'assassinio è stato ordinato da qualcuno all'interno del Governo degli Stati Uniti apparentemente per sventare i suoi piani terroristici. A quanto pare, però, il morto stava semplicemente organizzando delle dimostrazioni pacifiche ... Quindi qualcuno ha abusato del suo potere? E perché? E come? Difficile per Rhyme indagare senza una scena del crimine, visto che lui si trova a New York! Sarà quindi necessario un cambio di passo nella tipologia delle indagini e la coppia Rhyme-Sachs per questa volta dovrà separarsi seguendo piste diverse...
L'inizio è inesorabilmente lento e, devo dirlo, tedioso. Ci ho messo un tempo scandalosamente lungo a valicare le metà del libro che, da quel punto in poi, prende un po' di ritmo e ti trasporta alla fine piuttosto agevolmente. La prima metà però è una vera fatica, aumentata da una costellazione di personaggi che si rivelano di un'antipatia unica: dall'SI della situazione, uno degli assassini più odiosi che abbia mai incontrato nei libri di Deaver, alla viceprocuratore distrettuale Nance Laurel, ai vari "simpatici" personaggi dei servizi segreti.
Ci sono anche degli spunti originali però, come la più unica che rara uscita in esterna di Lincoln che, addirittura, si reca alla Bahamas! E continuano anche le vicende riguardanti la salute dei due protagonisti: Rhyme si è sottoposto ad un intervento che gli ha ridato un parziale uso di un braccio e vorrebbe intervenire anche sull'altro; Amelia è sempre più sofferente per l'artrite che rischia di mettere a repentaglio la sua carriera di poliziotta. Su questi versanti ci saranno grandi sorpresone sul finale.
Quindi nel complesso che dire, la storia c'è, non si può negare. I nostri protagonisti ci sono, con i loro alti e bassi. Il tutto è orchestrato un po', come dire in do minore, non c'è lo smalto dei primi romanzi ma qualcosa trapela qua e là.
Poi ci sono cose che, secondo me (ma chi sono io per dirlo), ormai hanno fatto il suo tempo, tipo la lavagna degli indizi di Lincoln Rhyme: va bene Jeffery dicci che la scrivono ma non propinarcela, con aggiunte e correzioni, 10 volte in un libro, limitati un attimino! E, per l'amor di Dio, non ritirare fuori ad ogni romanzo il perché Lincoln è paraplegico e Amelia zoppica: chi non lo sa che si legga il primo romanzo!
Comunque in qualche modo si arriva alla fine anzi, direi che tutto succede alla fine e le ultime pagine sono un susseguirsi di avvenimenti e scoperte e cambiamenti di fronte che, però, ogni tanto appaiono un po' forzati. Per questi motivi e solo per l'affetto che ho nei confronti dei personaggi al libro appioppo un 3/5. Vedremo come andrà con i romanzi successivi della serie.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀