Trent'anni fa cadeva il muro di Berlino. Per chi, come me, c'era ed aveva l'età per comprendere sa che fu un avvenimento epocale, nel senso che proprio finì un'epoca, quella della guerra fredda, dei missili e dello spettro della terza guerra mondiale sempre dietro l'angolo.
Questo libro si articola su tre generazioni si una stessa famiglia, una famiglia che viveva della DDR: il nonno Wilhelm e la nonna Charlotte ne vedono la costituzione; il loro figlio Kurt rientra dalla Russia, dopo aver subito la prigionia in un gulag sovietico, con la moglie Irina; il nipote Alexander è testimone della caduta del muro e del blocco sovietico.
L'argomento è molto interessante, ma, intendiamoci, il libro non è che sia indimenticabile. Gli avvenimenti storico-politici rimangono sullo sfondo della vita privata dei protagonisti. Le difficoltà della vita quotidiana, la mancanza di varietà di cibo, diciamo la mancanza di varietà di tutto, traspaiono delle osservazioni dei personaggi. Solo uno di loro però, Wilhelm, è perfettamente adattato alla vita e agli schemi della DDR. Gli altri, compresa la nonna Charlotte che rimpiange i cieli del Messico dove erano fuggiti durante la guerra, mal si adattano al grigiore, alle ristrettezze, ai clientelismi ed alle connivenze dell'ex Germania Est. Tant'è vero che il nipote, la summa di tutte le insofferenze, fugge all'ovest proprio la notte della caduta del muro.
La lettura è tutto sommato interessante anche se non mi ha convinta fino in fondo. Manca un po' di vivacità nella narrazione ma, chissà, magari è voluto, magari vuol sottolineare proprio l'immobilismo che regnava a quel tempo.
Personalmente quello che mi è mancato in questo romanzo è un approfondimento sulla vita nella DDR. Paradossalmente si hanno più notizie della vita in Unione Sovietica, patria di Irina, che di quella al di qua del muro.
Probabilmente cercherò altro sull'argomento che mi ha sempre molto affascinato.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀
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venerdì 20 dicembre 2019
venerdì 22 novembre 2019
VdL - Alle radici del male, Roberto Costantini
La Trilogia del Male di Roberto Costantini si conferma essere un prodotto di alta qualità. Ho appena finito di leggere "Alle radici del male", il secondo volume della serie, e sono pienamente soddisfatta, anzi sto bramando di leggere anche il terzo!
Vi avevo scritto qui la recensione del primo "Tu sei il male" che già mi era piaciuto moltissimo, ma a mio parere il secondo romanzo è ancora superiore. Ritroviamo il commissario Michele Balistreri, ma stavolta la narrazione comincia ai tempi della sua infanzia e prosegue fino alla sua giovinezza, vissuta a Tripoli, nel periodo che va dalla fine degli anni '50 fino al 1970.
Trama:
Michele Balistreri vive la propria giovinezza in Libia, a Tripoli, essendo figlio di genitori trasferitisi lì ai tempi dell'occupazione italiana del territorio. La famiglia di Michele è ricca e potente ed il padre Salvatore, di umile origine siciliana, sa dove farsi le giuste alleanze anche e soprattutto politiche, sia in Libia che in Italia. Michele però ha un rapporto difficile col padre, lui è più figlio della madre Italia, di profonde idee fasciste, ma onesta e orgogliosa. Michele cresce negli agi insieme agli amici d'infanzia Ahmed, Karim e Nico con i quali stringe un patto di sangue. Quel patto li terrà fraternamente uniti fino al 1969, quando due avvenimenti sconvolgono la vita di Michele per sempre: l'uccisione di Nadia, sorella di Ahmed e Karim, e la misteriosa morte di sua madre Italia. Le conseguenze di questi tragici fatti lo porteranno per sempre lontano dalla Libia, in Italia, il paese che odia e disprezza. Da qui veniamo catapultati al 1982, nel periodo subito successivo ai fatti del primo romanzo. Balistreri è reduce dal clamoroso insuccesso dell'indagine sull'omicidio di Elisa Sordi: la sconfitta gli brucia ma tutto quello che vuole è cadere di nuovo nell'apatia del tempo che scorre senza che nulla accada. Tutto ciò che vuole è farsi un paio d'anni in polizia, senza tante rotture di scatole, e poi tornare in Africa, a cacciare i leoni. Ma il ritrovamento del corpo senza vita di Anita Messi, appena arrivata dell'Argentina, lo costringe a mettersi al lavoro. In più ha la palla al piede della giovane Claudia Teodori, figlia scapestrata di un suo superiore in fin di vita il quale lo ha pregato di vegliare sulla ragazza. Neanche a dirlo Michele non ne vuole sapere di occuparsi di una ragazzina che sembra voglia far successo in TV e che lui considera solo una stupida sciacquetta. Ma qualcosa lo trascina nelle indagini suo malgrado e finirà per capire che forse c'è qualcosa che unisce Claudia, Anita e Nadia...
La prima parte, ambientata nella Libia degli anni '60, è bellissima. Prima d'oggi non avevo mai letto di questo paese e degli avvenimenti che portarono al potere il colonnello Gheddafi. Non sapevo nulla della presenza di un numero di coloni italiani molto alto e del fatto che vennero cacciati dalla Libia spogliati di tutti i loro averi e che vennero "accolti" dalla loro terra d'origine, l'Italia, come rappresentanti di quel fascismo che ancora bruciava sulle coscienze degli italiani. Sì, perché gli strascichi di odio che una guerra civile si lascia dietro sono durissimi a morire.
Michele è un privilegiato nella Libia di allora, figlio di un padre il cui nome incute timore, e ne approfitta per mettere in piedi con gli amici un'organizzazione che di legale non ha proprio nulla! E' un giovane delinquente il nostro Balistreri anche se il suo animo non è malvagio, infatti non si da pace per l'omicidio di Nadia e fa di tutto per trovare l'assassino. Così facendo però mette i bastoni fra le ruote ai traffici ben più loschi e pericolosi del padre che ripetutamente gli intima di lasciar perdere. Le cose peggiorano quando non può darsi pace della morte, ritenuta volontaria, dell'amatissima madre Italia; Michele incolpa il padre, secondo lui reo di voler rompere il matrimonio per vivere liberamente con la presunta amante. Nelle sue attività investigative Balistreri procede per tentativi pasticciati sia da giovanissimo che da più adulto, al commissariato di Vigna Clara. La sua nota identificativa è il disinteresse e l'indolenza iniziale nell'indagine, ma anche quando qualcosa accende la sua attenzione l'investigazione procede viziata dai suoi preconcetti (e non sono pochi!).
In definitiva il nostro personaggio e un poliziotto potenzialmente in gamba, ma con un'indole svogliata, egoista e menefreghista che ne vizia inesorabilmente le capacità, anche come uomo. Alla luce delle sue vicende giovanili siamo in grado di comprendere il perché del suo comportamento e a perdonarlo, almeno in parte; anche perché poi Michele finisce sempre per mettersi in moto, anche con grande autocritica, ed allora è evidente che, malgrado sia ritenga lui stesso mediocre, in realtà è un ottimo poliziotto ed una persona capace di capire l'animo altrui. Tutto questo per dire che nonostante le sue idee politiche, la sua ignavia e la sua recondita violenza, Michele Balestrieri alla fine è un personaggio che conquista; un eroe imperfetto che infatti arriva sempre troppo tardi e che non salva nessuno, ma che comunque il suo lavoro lo fa nonostante o forse proprio perché lo rende un personaggio scomodo per molti di coloro che siedono in alto.
Bello, bello bello. Trilogia consigliatissima.
Vi ragguaglierò quanto prima sull'ultimo volume "Il male non dimentica".
GIUDIZIO PERSONALE : ❀❀❀❀❀
Sul blog Homemademamma di Paola trovate altri suggerimenti librosi!
Vi avevo scritto qui la recensione del primo "Tu sei il male" che già mi era piaciuto moltissimo, ma a mio parere il secondo romanzo è ancora superiore. Ritroviamo il commissario Michele Balistreri, ma stavolta la narrazione comincia ai tempi della sua infanzia e prosegue fino alla sua giovinezza, vissuta a Tripoli, nel periodo che va dalla fine degli anni '50 fino al 1970.
Trama:
Michele Balistreri vive la propria giovinezza in Libia, a Tripoli, essendo figlio di genitori trasferitisi lì ai tempi dell'occupazione italiana del territorio. La famiglia di Michele è ricca e potente ed il padre Salvatore, di umile origine siciliana, sa dove farsi le giuste alleanze anche e soprattutto politiche, sia in Libia che in Italia. Michele però ha un rapporto difficile col padre, lui è più figlio della madre Italia, di profonde idee fasciste, ma onesta e orgogliosa. Michele cresce negli agi insieme agli amici d'infanzia Ahmed, Karim e Nico con i quali stringe un patto di sangue. Quel patto li terrà fraternamente uniti fino al 1969, quando due avvenimenti sconvolgono la vita di Michele per sempre: l'uccisione di Nadia, sorella di Ahmed e Karim, e la misteriosa morte di sua madre Italia. Le conseguenze di questi tragici fatti lo porteranno per sempre lontano dalla Libia, in Italia, il paese che odia e disprezza. Da qui veniamo catapultati al 1982, nel periodo subito successivo ai fatti del primo romanzo. Balistreri è reduce dal clamoroso insuccesso dell'indagine sull'omicidio di Elisa Sordi: la sconfitta gli brucia ma tutto quello che vuole è cadere di nuovo nell'apatia del tempo che scorre senza che nulla accada. Tutto ciò che vuole è farsi un paio d'anni in polizia, senza tante rotture di scatole, e poi tornare in Africa, a cacciare i leoni. Ma il ritrovamento del corpo senza vita di Anita Messi, appena arrivata dell'Argentina, lo costringe a mettersi al lavoro. In più ha la palla al piede della giovane Claudia Teodori, figlia scapestrata di un suo superiore in fin di vita il quale lo ha pregato di vegliare sulla ragazza. Neanche a dirlo Michele non ne vuole sapere di occuparsi di una ragazzina che sembra voglia far successo in TV e che lui considera solo una stupida sciacquetta. Ma qualcosa lo trascina nelle indagini suo malgrado e finirà per capire che forse c'è qualcosa che unisce Claudia, Anita e Nadia...
La prima parte, ambientata nella Libia degli anni '60, è bellissima. Prima d'oggi non avevo mai letto di questo paese e degli avvenimenti che portarono al potere il colonnello Gheddafi. Non sapevo nulla della presenza di un numero di coloni italiani molto alto e del fatto che vennero cacciati dalla Libia spogliati di tutti i loro averi e che vennero "accolti" dalla loro terra d'origine, l'Italia, come rappresentanti di quel fascismo che ancora bruciava sulle coscienze degli italiani. Sì, perché gli strascichi di odio che una guerra civile si lascia dietro sono durissimi a morire.
Michele è un privilegiato nella Libia di allora, figlio di un padre il cui nome incute timore, e ne approfitta per mettere in piedi con gli amici un'organizzazione che di legale non ha proprio nulla! E' un giovane delinquente il nostro Balistreri anche se il suo animo non è malvagio, infatti non si da pace per l'omicidio di Nadia e fa di tutto per trovare l'assassino. Così facendo però mette i bastoni fra le ruote ai traffici ben più loschi e pericolosi del padre che ripetutamente gli intima di lasciar perdere. Le cose peggiorano quando non può darsi pace della morte, ritenuta volontaria, dell'amatissima madre Italia; Michele incolpa il padre, secondo lui reo di voler rompere il matrimonio per vivere liberamente con la presunta amante. Nelle sue attività investigative Balistreri procede per tentativi pasticciati sia da giovanissimo che da più adulto, al commissariato di Vigna Clara. La sua nota identificativa è il disinteresse e l'indolenza iniziale nell'indagine, ma anche quando qualcosa accende la sua attenzione l'investigazione procede viziata dai suoi preconcetti (e non sono pochi!).
In definitiva il nostro personaggio e un poliziotto potenzialmente in gamba, ma con un'indole svogliata, egoista e menefreghista che ne vizia inesorabilmente le capacità, anche come uomo. Alla luce delle sue vicende giovanili siamo in grado di comprendere il perché del suo comportamento e a perdonarlo, almeno in parte; anche perché poi Michele finisce sempre per mettersi in moto, anche con grande autocritica, ed allora è evidente che, malgrado sia ritenga lui stesso mediocre, in realtà è un ottimo poliziotto ed una persona capace di capire l'animo altrui. Tutto questo per dire che nonostante le sue idee politiche, la sua ignavia e la sua recondita violenza, Michele Balestrieri alla fine è un personaggio che conquista; un eroe imperfetto che infatti arriva sempre troppo tardi e che non salva nessuno, ma che comunque il suo lavoro lo fa nonostante o forse proprio perché lo rende un personaggio scomodo per molti di coloro che siedono in alto.
Bello, bello bello. Trilogia consigliatissima.
Vi ragguaglierò quanto prima sull'ultimo volume "Il male non dimentica".
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venerdì 15 novembre 2019
VdL - Il libro delle verità nascoste, Amy Gail Hansen
Il libro di oggi è un realtà un dis-like: una storia che partiva con una discreta idea iniziale si è persa in un finale, scusate se sono impietosa, da film di serie B.
Trama:
Ruby ha avuto un'esperienza traumatica, circa un anno prima degli eventi narrati ha cercato di togliersi la vita; era molto giovane e frequentava il college femminile di Tarble, ma all'ultimo anno le è capitato qualcosa, un segreto che nessuno deve sapere e di cui ha parlato solo alla sua analista. Ora vuole solo dimenticare. Ma la valigia smarrita di Beth, una sua ex compagna di college, la catapulta di nuovo in quei giorni e, nonostante sia l'ultimo posto al mondo in cui vuole trovarsi, la riporta a Tarble. Ma Beth è scomparsa da giorni e Ruby ha dei sospetti e tutto punta verso la sua ex scuola...
La prima parte del romanzo non è male. Ruby racconta il suo passato di studentessa brillante, il suo amore per la letteratura e la scrittura, il suo sentirsi in colpa per la morte del padre, avvenuta un anno prima: è una ragazza molto intelligente, brillante direi, ma fragile, facile preda di persone viscide. Molto interessante la sua analisi di "Una stanza tutta per se" di Virginia Woolf, scrittrice su cui si basa una sua importante tesina; ma durante la stesura della tesina le cose comincia ad andare male, dentro e fuori di lei, fino a sconvolgerle la mente. Fin qui tutto bene, seppure con qualche forzatura ma perdonabile. Il finale invece, che mi aspettavo essere entusiasmante, è di una banalità che fa strappare i capelli. Insomma come sempre non posso dire altro per non rovinare la lettura a nessuno, ma credetemi che se decidete di accantonarlo guadagnate solo tempo da dedicare a letture più meritevoli!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀
Andate a trovare Paola, promotrice del venerdì del libro, sul suo blog per suggerimenti di lettura.
venerdì 8 novembre 2019
VdL - Il passato è una bestia feroce, Massimo Polidoro
Se siete fan appassionate di Piero Angela e delle sue trasmissioni, senza dubbio avrete già sentito parlare dell'autore del giallo che vi presento oggi, "Il passato è una bestia feroce", Massimo Polidoro. Egli è infatti un frequentatore dei programmi di Angela in virtù del suo ruolo di segretario generale del CICAP; quest'ultimo è un comitato che promuove indagini scientifiche e critiche nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell'insolito con l'obiettivo di diffondere la mentalità scientifica e lo spirito critico. In tale veste Massimo Polidoro è noto come giornalista, scrittore e divulgatore scientifico. Poi un giorno gli è venuta voglia di scrivere un giallo/thriller; o meglio una storia completamente inventata visto che si è spesso cimentato nell'analisi di grandi delitti anche irrisolti del passato. A tal fine si è documentato, ha studiato a fondo il genere e poi si è lanciato nell'impresa.
Trama:
Bruno Jordan è una noto cronista di nera e lavora alla rivista Krimen; è un quarantenne single, dedito al lavoro ed alla vita disordinata di Milano. Le sue origini però sono a Verazzano un paesino nella zona del pavese, la madre è morta giovane ed il padre inglese è un ex-cantante di successo degli anni '60/'70 ora devastato dall'alzheimer. Monica Ferreri era la sua grande amica dell'infanzia, con lei, Zucco e Scat formavano i Fantastici Quattro ... ma trentatrè anni prima la dodicenne Monica è sparita senza lasciare traccia. Ora, dopo tanto tempo, Bruno riceve in modo misterioso una lettera che Monica scrisse per lui proprio il giorno della sua scomparsa. Quella lettera lo riporta a Verazzano dove nuovi e strani indizi lo convincono a rispondere le indagini sulla scomparsa di Monica, supportato anche dal maresciallo dei carabinieri Costanza Piras.
Come opera prima è veramente notevole. La storia è congeniata molto bene anche se a tratti, a mio modestissimo parere, cade in qualche ingenuità; i personaggi principali sono ben studiati, quelli in secondo piano non sono tutti delineati in maniera approfondita e di alcuni abbiamo un'impressione molto superficiale. Nel complesso però il romanzo è davvero molto buono, cattura e la storia, pur non essendo originale, non scade nel banale. Merita insomma.
C'è solo una cosa che, mi dispiace, ma mi ha urtato moltissimo durante la lettura (non so se è un problema della mia copia digitale): nelle frasi negative non c'è mai l'ombra del "non" e sinceramente è una cosa che disturba la lettura. Tutte quelle frasi le dovevo rileggere due volte perché talvolta proprio l'assenza del non mi cambiava il senso della frase .... Vi scrivo un paio di esempi [Non aveva in mano nulla che potesse incriminarmi, ma ero sicuro che un tipo così mi avrebbe lasciato tranquillo al lungo] dove si intende che non lo avrebbe lasciato tranquillo; oppure [... ma naturalmente quella volta era uscito nessuno mostro tentacolare dall'acqua ad attaccarci]. Ora vedete anche voi che la mancanza del non spiazza e a me personalmente disturba. Avrei la curiosità di sapere se è la mia copia ad essere difettosa, se sono io che sono abituata ad una certa costruzione della frase o cosa ...
Comunque a parte questo, che è un problema mio, il libro è bello!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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Trama:
Bruno Jordan è una noto cronista di nera e lavora alla rivista Krimen; è un quarantenne single, dedito al lavoro ed alla vita disordinata di Milano. Le sue origini però sono a Verazzano un paesino nella zona del pavese, la madre è morta giovane ed il padre inglese è un ex-cantante di successo degli anni '60/'70 ora devastato dall'alzheimer. Monica Ferreri era la sua grande amica dell'infanzia, con lei, Zucco e Scat formavano i Fantastici Quattro ... ma trentatrè anni prima la dodicenne Monica è sparita senza lasciare traccia. Ora, dopo tanto tempo, Bruno riceve in modo misterioso una lettera che Monica scrisse per lui proprio il giorno della sua scomparsa. Quella lettera lo riporta a Verazzano dove nuovi e strani indizi lo convincono a rispondere le indagini sulla scomparsa di Monica, supportato anche dal maresciallo dei carabinieri Costanza Piras.
Come opera prima è veramente notevole. La storia è congeniata molto bene anche se a tratti, a mio modestissimo parere, cade in qualche ingenuità; i personaggi principali sono ben studiati, quelli in secondo piano non sono tutti delineati in maniera approfondita e di alcuni abbiamo un'impressione molto superficiale. Nel complesso però il romanzo è davvero molto buono, cattura e la storia, pur non essendo originale, non scade nel banale. Merita insomma.
C'è solo una cosa che, mi dispiace, ma mi ha urtato moltissimo durante la lettura (non so se è un problema della mia copia digitale): nelle frasi negative non c'è mai l'ombra del "non" e sinceramente è una cosa che disturba la lettura. Tutte quelle frasi le dovevo rileggere due volte perché talvolta proprio l'assenza del non mi cambiava il senso della frase .... Vi scrivo un paio di esempi [Non aveva in mano nulla che potesse incriminarmi, ma ero sicuro che un tipo così mi avrebbe lasciato tranquillo al lungo] dove si intende che non lo avrebbe lasciato tranquillo; oppure [... ma naturalmente quella volta era uscito nessuno mostro tentacolare dall'acqua ad attaccarci]. Ora vedete anche voi che la mancanza del non spiazza e a me personalmente disturba. Avrei la curiosità di sapere se è la mia copia ad essere difettosa, se sono io che sono abituata ad una certa costruzione della frase o cosa ...
Comunque a parte questo, che è un problema mio, il libro è bello!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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venerdì 25 ottobre 2019
VdL - American Rust. Ruggine Americana, Philipp Meyer
American Rust è un romanzo che colpisce anche se, personalmente, non l'ho trovato un capolavoro come invece spesso viene decantato. Racconta una realtà che noi europei spesso non consideriamo quando pensiamo agli USA: la crisi. Esattamente come in Europa ed in Italia, anche negli Stati Uniti c'è stata una grossa crisi economica (fine anni '90 inizio 2000 circa) che, come qui da noi, ha travolto moltissime grandi imprese. Nella zona di Pittsburgh in Pennsylvania nasce, fin dal 1800, un grosso polo di lavorazione dei materiali ferrosi; fino agli anni '80 la quasi totalità della popolazione della zone lavorava nelle acciaierie o nell'indotto. Ora l'occupazione è straordinariamente bassa per le aziende ancora in vita, la periferia e le valli attorno a Pittsburgh hanno subito un lento destino d'abbandono e di impoverimento economico e sociale.
In questo contesto di degrado socio-economico s'inserisce il racconto di Ruggine Americana (dove la ruggine è quella delle acciaierie abbandonate).
Isaac English ha vent'anni ed il cervello di un genio, ma la morte della madre e la partenza della sorella maggiore lo hanno costretto a rinunciare al sogno del college per rimanere ad accudire il padre invalido. Da anni Isaac sogna di fuggire da Buell, paese dove il sogno americano si è infranto sugli scogli della crisi economica. Un giorno Isaac decide di partire, ruba i soldi accantonati dal padre e si mette in strada verso la California. Billy Poe è il suo unico amico, di cervello non ne ha molto ma il suo talento nel football gli aveva procurato un posto al college. Anche Billy però non è partito, più per pigrizia che per la reale volontà di rimanere con la madre. E Billy non vuole partire, nemmeno se Isaac lo prega di andare con lui; accetta solo di accompagnarlo per una breve tragitto. Proprio lungo quel breve tratto di cammino il destino li attende e cambia per sempre le loro vite.
Devo dire che la vicenda mi ha ricordato moltissimo un romanzo italiano, "Acciaio" di Silvia Avallone che ho letto diversi anni fa. Il contesto è molto molto simile: la Piombino dell'Ilva in crisi non è poi così diversa della Buell in Pennsylvania; lo stesso degrado sia sociale che strutturale, gli stessi giovani allo sbando, spesso cresciuti in famiglie difficili, dove il lavoro è un problema ed il futuro è molto più che incerto.
Ho letto diverse recensioni di questo romanzo ed in realtà non mi rispecchio in nessuna. Secondo me alla fine i personaggi hanno un percorso circolare che li riporta alla stesso punto iniziale. Non si capisce bene se ci sarà speranza di un futuro per Isaac e Billy, l'autore ci lascia con l'incertezza. Gli adulti sono tutti condannati a scontare i loro errori, condannati alla ruggine come le industrie della valle.
Lo stile è molto interessante, ogni capitolo ha un narratore specifico che si suddivide poi in un io narrante che parla in terza persona ed un io pensante che parla in prima persona e ci fa conoscere i suoi pensieri ed il suo punto di vista sugli eventi. Spesso i due "io" dialogano fra di loro ed il racconto fluido del narrante viene interrotto dai pensieri sincopati del pensante.
Un racconto che lascia indubbiamente molta amarezza; il destino sembra scritto nei geni dei due ragazzi protagonisti mentre, per assurdo, è stato liberamente scelto dagli adulti che li circondano. Personalmente mi ha tanto ricordato, anche se più in piccolo, la situazione economia della valle in cui vivo che mi ha rattristata e fatta arrabbiare: in certi personaggi ho rivisto l'ottusità e la mancanza di prospettive che vedo fin troppo spesso nei miei compaesani; l'arrendersi ad un destino di disoccupazione fine a se stesso, l'attaccamento ad una realtà ormai defunta che, al momento, non ha più nulla da offrire ma da cui in troppi ancora non si voglio sganciare.
In definitiva un bel romanzo, dal linguaggio crudo e diretto, che vale sicuramente la pena leggere.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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In questo contesto di degrado socio-economico s'inserisce il racconto di Ruggine Americana (dove la ruggine è quella delle acciaierie abbandonate).
Isaac English ha vent'anni ed il cervello di un genio, ma la morte della madre e la partenza della sorella maggiore lo hanno costretto a rinunciare al sogno del college per rimanere ad accudire il padre invalido. Da anni Isaac sogna di fuggire da Buell, paese dove il sogno americano si è infranto sugli scogli della crisi economica. Un giorno Isaac decide di partire, ruba i soldi accantonati dal padre e si mette in strada verso la California. Billy Poe è il suo unico amico, di cervello non ne ha molto ma il suo talento nel football gli aveva procurato un posto al college. Anche Billy però non è partito, più per pigrizia che per la reale volontà di rimanere con la madre. E Billy non vuole partire, nemmeno se Isaac lo prega di andare con lui; accetta solo di accompagnarlo per una breve tragitto. Proprio lungo quel breve tratto di cammino il destino li attende e cambia per sempre le loro vite.
Devo dire che la vicenda mi ha ricordato moltissimo un romanzo italiano, "Acciaio" di Silvia Avallone che ho letto diversi anni fa. Il contesto è molto molto simile: la Piombino dell'Ilva in crisi non è poi così diversa della Buell in Pennsylvania; lo stesso degrado sia sociale che strutturale, gli stessi giovani allo sbando, spesso cresciuti in famiglie difficili, dove il lavoro è un problema ed il futuro è molto più che incerto.
Ho letto diverse recensioni di questo romanzo ed in realtà non mi rispecchio in nessuna. Secondo me alla fine i personaggi hanno un percorso circolare che li riporta alla stesso punto iniziale. Non si capisce bene se ci sarà speranza di un futuro per Isaac e Billy, l'autore ci lascia con l'incertezza. Gli adulti sono tutti condannati a scontare i loro errori, condannati alla ruggine come le industrie della valle.
Lo stile è molto interessante, ogni capitolo ha un narratore specifico che si suddivide poi in un io narrante che parla in terza persona ed un io pensante che parla in prima persona e ci fa conoscere i suoi pensieri ed il suo punto di vista sugli eventi. Spesso i due "io" dialogano fra di loro ed il racconto fluido del narrante viene interrotto dai pensieri sincopati del pensante.
Un racconto che lascia indubbiamente molta amarezza; il destino sembra scritto nei geni dei due ragazzi protagonisti mentre, per assurdo, è stato liberamente scelto dagli adulti che li circondano. Personalmente mi ha tanto ricordato, anche se più in piccolo, la situazione economia della valle in cui vivo che mi ha rattristata e fatta arrabbiare: in certi personaggi ho rivisto l'ottusità e la mancanza di prospettive che vedo fin troppo spesso nei miei compaesani; l'arrendersi ad un destino di disoccupazione fine a se stesso, l'attaccamento ad una realtà ormai defunta che, al momento, non ha più nulla da offrire ma da cui in troppi ancora non si voglio sganciare.
In definitiva un bel romanzo, dal linguaggio crudo e diretto, che vale sicuramente la pena leggere.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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venerdì 18 ottobre 2019
VdL - I nostri cuori chimici, Krystal Sutherland
Il libro di oggi appartiene al genere Young Adults di cui ogni tanto mi diletto pur non rientrando più nel target ;-)
Henry Page ha 17 anni e non si è mai innamorato: è troppo aggrappato all'idea dell'Amore Perfetto per lasciarsi andare alle storielle adolescenziali che invece appassionano i suoi amici Lola e Muz.
Così, quando incontra Grace Town per la prima volta non pensa certo all'amore della vita; Grace veste con abiti da ragazzo, ha i capelli tagliati alla meno peggio e non brilla d'igiene personale, infine cammina con l'ausilio di un bastone. Poi il caso li fa conoscere meglio ed Henry ci casca come una pera matura! Ma Grace ha una storia tremenda alle spalle e finirà per far soffrire Henry che le rimane accanto cercando disperatamente di aiutarla a ritrovare il sorriso.
Fin qui niente di stratosferico: amori adolescenziali travagliati. Oddio non solo fin qui, questo in effetti è il succo del romanzo: essere giovani e disperatamente ed infelicemente innamorati.
Andiamo, scagli la prima pietra chi non ha mai avuto la sua Grace Town!
Letto con la maturità di un adulto, ho passato buona parte del romanzo a pensare "ma ragazzo, lasciala perdere, non vedi che non ne puoi uscire vivo? questa è sofferenza gratuita e assicurata!"
Appunto: perché stavo leggendo con la mente di un adulto.
Poi, sul finire della storia, interviene Sadie, la sorella neuroscienziata del protagonista, che prova a spiegare al fratello che l'amore è in fondo solo un processo chimico (ecco spiegato il titolo). Per questo motivo l'amore perfetto non esiste, o almeno non per sempre, essendo questo sentimento un processo chimico è destinato a finire o quantomeno a mutare. Anche il dolore o la gioia che ne derivano sono processi chimici, sensazioni euforiche o dolorose causate dal rilascio di determinate sostanze: col tempo passeranno, un po' come una crisi d'astinenza più o meno. Quindi ciò che in un certo momento sembra un sentimento assoluto, in positivo o in negativo, è assoluto in quell'istante ma non durerà per sempre. In definitiva l'invito è a vivere l'attimo per quello che è: goderlo se si è felici ed avere fiducia che presto andrà meglio se si soffre. Non è così insensato...
Riflettendo su questo punto mi sono ritrovata a pensare alla mia adolescenza e a tutti i miei "Grace Town" ... beh in effetti sono stati più di uno e per ognuno di loro ho versato calde lacrime, ah ah, e beh la maggior parte sono effettivamente svaniti dalla mia memoria, per altri rimane un vago rimpianto di qualcosa d'indefinito, forse semplicemente della gioventù e della gioia di essere giovani e innamorati!
Nel complesso il romanzo si lascia leggere bene, anche il linguaggio è decisamente puntato al target d'età e forse solo un occhio adulto storce il naso a certe forzature della storia (beh insomma, incontrare l'amore della vita a 9 anni mi pare un po' esagerato così come la situazione famigliare di Grace mi pare un po' irreale).
Quindi se avete figli adolescenti probabilmente lo troveranno un libro fantastico,voi lo troverete carino e vi ricorderà la vostra gioventù. Buona lettura!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀
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Henry Page ha 17 anni e non si è mai innamorato: è troppo aggrappato all'idea dell'Amore Perfetto per lasciarsi andare alle storielle adolescenziali che invece appassionano i suoi amici Lola e Muz.
Così, quando incontra Grace Town per la prima volta non pensa certo all'amore della vita; Grace veste con abiti da ragazzo, ha i capelli tagliati alla meno peggio e non brilla d'igiene personale, infine cammina con l'ausilio di un bastone. Poi il caso li fa conoscere meglio ed Henry ci casca come una pera matura! Ma Grace ha una storia tremenda alle spalle e finirà per far soffrire Henry che le rimane accanto cercando disperatamente di aiutarla a ritrovare il sorriso.
Fin qui niente di stratosferico: amori adolescenziali travagliati. Oddio non solo fin qui, questo in effetti è il succo del romanzo: essere giovani e disperatamente ed infelicemente innamorati.
Andiamo, scagli la prima pietra chi non ha mai avuto la sua Grace Town!
Letto con la maturità di un adulto, ho passato buona parte del romanzo a pensare "ma ragazzo, lasciala perdere, non vedi che non ne puoi uscire vivo? questa è sofferenza gratuita e assicurata!"
Appunto: perché stavo leggendo con la mente di un adulto.
Poi, sul finire della storia, interviene Sadie, la sorella neuroscienziata del protagonista, che prova a spiegare al fratello che l'amore è in fondo solo un processo chimico (ecco spiegato il titolo). Per questo motivo l'amore perfetto non esiste, o almeno non per sempre, essendo questo sentimento un processo chimico è destinato a finire o quantomeno a mutare. Anche il dolore o la gioia che ne derivano sono processi chimici, sensazioni euforiche o dolorose causate dal rilascio di determinate sostanze: col tempo passeranno, un po' come una crisi d'astinenza più o meno. Quindi ciò che in un certo momento sembra un sentimento assoluto, in positivo o in negativo, è assoluto in quell'istante ma non durerà per sempre. In definitiva l'invito è a vivere l'attimo per quello che è: goderlo se si è felici ed avere fiducia che presto andrà meglio se si soffre. Non è così insensato...
Riflettendo su questo punto mi sono ritrovata a pensare alla mia adolescenza e a tutti i miei "Grace Town" ... beh in effetti sono stati più di uno e per ognuno di loro ho versato calde lacrime, ah ah, e beh la maggior parte sono effettivamente svaniti dalla mia memoria, per altri rimane un vago rimpianto di qualcosa d'indefinito, forse semplicemente della gioventù e della gioia di essere giovani e innamorati!
Nel complesso il romanzo si lascia leggere bene, anche il linguaggio è decisamente puntato al target d'età e forse solo un occhio adulto storce il naso a certe forzature della storia (beh insomma, incontrare l'amore della vita a 9 anni mi pare un po' esagerato così come la situazione famigliare di Grace mi pare un po' irreale).
Quindi se avete figli adolescenti probabilmente lo troveranno un libro fantastico,voi lo troverete carino e vi ricorderà la vostra gioventù. Buona lettura!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀
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martedì 15 ottobre 2019
Il nostro amico "chiodino"
Non so come vada nel resto d'Italia, ma quest'autunno, qui sull'Appennino tosco-emiliano, si è rivelato molto generoso di funghi. Si è cominciato con uno straordinario raccolto settembrino di porcini (di cui noi purtroppo abbiamo goduto pochissimo per motivi di tempo), ed ora si continua con le altre varietà autunnali. Io i funghi non li conosco, quindi neanche mi ci metto a cercarli; se vado nel bosco lo faccio per farmi una bella passeggiata. Il maritino invece è assatanato della raccolta, passione che ha trasmesso anche alla Pissi. Così, se il tempo è buono, ma anche se non lo è a dire il vero, partono all'avventura. Negli ultimi giorni è tornato con un abbondante quantitativo di chiodini, nome volgare dell'Armillariella Mellea; dalle nostre parti li chiamiamo rigagni.
Crescono sui tronchi o sui ceppi degli alberi caduti o tagliati; sono facili da riconoscere e piuttosto sicuri, si consuma solo il cappello.
Vista l'abbondanza ho deciso di farci un bello spezzatino, tutto a km0: il manzo del nostro amico allevatore, funghi del bosco, passata di pomodoro del mio orto ... meglio di così!
Vi posto qualche foto; lo spezzatino sta ancora cuocendo, a cottura ultimata vi mostrerò il risultato.
Non vi sto a spiegare come si fa lo spezzatino perché siete sicuramente tutte cuoche eccellenti. Invece, per quanto riguarda il trattamento del fungo, io sposo la saggezza popolare di mio suocero (accanito fungaio anche lui): il fungo più cuoce e meglio è! Nel caso del chiodino è sacrosanto, infatti da crudo è tossico! In generale io cuocio tutti i funghi piuttosto a lungo cambiando anche un paio di volte l'acqua di cottura; preferisco perdere un po' di sapore ma essere certa di non incorrere in disturbi digestivi o intestinali.
Non so dalla foto che impressione vi fa (con la food photography faccio pietà), ma vi assicuro che il profumino è ottimo!
venerdì 11 ottobre 2019
VdL - L'ipnotista, Lars Kepler
Sapete quando tenete da parte un libro certe di andare a botta sicura perché, per sentito dire, sarà certamente un gran libro? E sapete la cocente delusione di trovarsi invece di fronte ad un prodotto che non ti da soddisfazione? Ecco è la mia storia col romanzo di oggi!
Mai letto Lars Kepler prima d'ora, ma me ne avevano parlato un gran bene quindi mi sono detta che era ora di un bel giallo fatto a regola d'arte. Ed invece no, no, no ... ribadisco per la millesima volta che forse ho un problema con gli autori nordici ... anzi niente forse, ce l'ho di sicuro, l'unica che riesco a leggere è la Lackberg e nemmeno lei si salva sempre dalle mie critiche.
Ma procediamo con ordine: la trama.
La famiglia Ek viene trovata massacrata: il padre nella palestra della scuola dove insegna e la moglie ed i figli a casa. In realtà Josef, il figlio mezzano, è ancora vivo anche se ferito gravemente ed in stato d'incoscienza. Il commissario Joona Linna contatta Erik Maria Bark, noto ex-ipnotista, e lo prega di ipnotizzare Josef, che si rifiuta di comunicare con chiunque, per sapere di più dell'assassino; anche perché non si trova Evelyn, la sorella maggiore di Josef, e si teme anche per la sua vita. Ma Erik ha giurato pubblicamente dieci anni prima di non ipnotizzare mai più nessuno e non vuole assolutamente venir meno al suo giuramento. Eppure, mentre attraversa Stoccolma nel pieno della notte, Erik sa che infrangerà la sua promessa perché ipnotizzare Josef è l'unica cosa giusta da fare. Quello che non sa è che ciò lo scaglierà in un incubo che coinvolgerà anche la sua famiglia e soprattutto suo figlio Benjamin...
Raccontato così sembra un gran storia. Sembra. Troppi personaggi, troppi intrecci, alcuni alla fine assolutamente inutili ai fini della vicenda.
Ma quello che più mi ha urtata è la violenza diciamo gratuita che trasuda da tutto il romanzo. A partire dal massacro iniziale, con dettagli veramente raccapriccianti, proseguendo con atti di violenza fra e sui minori. Il finale è un'apoteosi di pazzia e horror con tanto di crani spaccati con l'accetta, sforbiciate a destra e a sinistra e promesse di stupri in diretta ...
Insomma, per me una vera delusione.
Ho dato due stelle perché la scrittura è sciolta e nonostante tutto incoraggia a proseguire la lettura, ma nel complesso non ne vale la pena.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀
PS: scrivendo questo post ho anche scoperto che esiste il film tratto da questo romanzo ... io non lo guarderò di certo, ma se qualcuno l'avesse visto mi piacerebbe sentire la sua opinione!
Andate a visitare il blog di Homemademamma per altri suggerimenti.
Mai letto Lars Kepler prima d'ora, ma me ne avevano parlato un gran bene quindi mi sono detta che era ora di un bel giallo fatto a regola d'arte. Ed invece no, no, no ... ribadisco per la millesima volta che forse ho un problema con gli autori nordici ... anzi niente forse, ce l'ho di sicuro, l'unica che riesco a leggere è la Lackberg e nemmeno lei si salva sempre dalle mie critiche.
Ma procediamo con ordine: la trama.
La famiglia Ek viene trovata massacrata: il padre nella palestra della scuola dove insegna e la moglie ed i figli a casa. In realtà Josef, il figlio mezzano, è ancora vivo anche se ferito gravemente ed in stato d'incoscienza. Il commissario Joona Linna contatta Erik Maria Bark, noto ex-ipnotista, e lo prega di ipnotizzare Josef, che si rifiuta di comunicare con chiunque, per sapere di più dell'assassino; anche perché non si trova Evelyn, la sorella maggiore di Josef, e si teme anche per la sua vita. Ma Erik ha giurato pubblicamente dieci anni prima di non ipnotizzare mai più nessuno e non vuole assolutamente venir meno al suo giuramento. Eppure, mentre attraversa Stoccolma nel pieno della notte, Erik sa che infrangerà la sua promessa perché ipnotizzare Josef è l'unica cosa giusta da fare. Quello che non sa è che ciò lo scaglierà in un incubo che coinvolgerà anche la sua famiglia e soprattutto suo figlio Benjamin...
Raccontato così sembra un gran storia. Sembra. Troppi personaggi, troppi intrecci, alcuni alla fine assolutamente inutili ai fini della vicenda.
Ma quello che più mi ha urtata è la violenza diciamo gratuita che trasuda da tutto il romanzo. A partire dal massacro iniziale, con dettagli veramente raccapriccianti, proseguendo con atti di violenza fra e sui minori. Il finale è un'apoteosi di pazzia e horror con tanto di crani spaccati con l'accetta, sforbiciate a destra e a sinistra e promesse di stupri in diretta ...
Insomma, per me una vera delusione.
Ho dato due stelle perché la scrittura è sciolta e nonostante tutto incoraggia a proseguire la lettura, ma nel complesso non ne vale la pena.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀
PS: scrivendo questo post ho anche scoperto che esiste il film tratto da questo romanzo ... io non lo guarderò di certo, ma se qualcuno l'avesse visto mi piacerebbe sentire la sua opinione!
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venerdì 4 ottobre 2019
VdL - Chiedi alla luna, Nathan Filer
Nel libro di oggi l'autore parla della malattia mentale guardandola dall'interno; il narratore infatti è il malato stesso, un adulto conscio della propria malattia ma comunque ancora, periodicamente, in balia di essa.
Matthew ha nove anni quando Simon, il suo fratello maggiore affetto dalla sindrome di Down, muore durante una vacanza al mare. Questo evento segna la vita di Matthew e della sua famiglia.
Alcuni anni dopo la malattia mentale di Matthew, di cui nessuno sospetta, comincia a dare i primi segni ed in lui si manifesta con una specie di ossessione nei confronti di Simon che gli appare in visioni e voci. Il motivo di fondo è che Matthew si è sempre ritenuto responsabile della morte del fratello.
Al di là del piccolo mistero della morte di Simon, che poi non ha nulla di misterioso, il romanzo ci porta all'interno della schizofrenia. Presumo che l'intento fosse proprio di farci capire come si sente veramente un malato di mente, conscio di essere malato di mente ma comunque incapace di scindere ciò che è reale da ciò che è frutto della malattia.
Il romanzo, in questo senso, è pesante; la malattia mentale non è un argomento facile e neanche divertente da affrontare. Con un certo senso d'impotenza ci si trova a tifare per Matthew consapevoli che soltanto lui può aiutarsi a stare meglio, seguendo le terapie e la riabilitazione. E sempre con un certo senso d'impotenza si comprende che una vita normale è comunque preclusa e persone che risultano per sempre marchiate dal titolo di "malato di mente".
Diciamo che non è un romanzo eccelso, ma ha l'indubbio pregio di aprire uno spiraglio su qualcosa che spaventa, ammettiamolo. Alla fine, nella goffa cerimonia di commemorazione, troviamo un cenno si speranza o, come dice Matthew, "E' un inizio".
GIUDIZIO PERSONALE : ❀❀❀
seguite Homemademamma per avere altri consigli di lettura
Matthew ha nove anni quando Simon, il suo fratello maggiore affetto dalla sindrome di Down, muore durante una vacanza al mare. Questo evento segna la vita di Matthew e della sua famiglia.
Alcuni anni dopo la malattia mentale di Matthew, di cui nessuno sospetta, comincia a dare i primi segni ed in lui si manifesta con una specie di ossessione nei confronti di Simon che gli appare in visioni e voci. Il motivo di fondo è che Matthew si è sempre ritenuto responsabile della morte del fratello.
Al di là del piccolo mistero della morte di Simon, che poi non ha nulla di misterioso, il romanzo ci porta all'interno della schizofrenia. Presumo che l'intento fosse proprio di farci capire come si sente veramente un malato di mente, conscio di essere malato di mente ma comunque incapace di scindere ciò che è reale da ciò che è frutto della malattia.
Il romanzo, in questo senso, è pesante; la malattia mentale non è un argomento facile e neanche divertente da affrontare. Con un certo senso d'impotenza ci si trova a tifare per Matthew consapevoli che soltanto lui può aiutarsi a stare meglio, seguendo le terapie e la riabilitazione. E sempre con un certo senso d'impotenza si comprende che una vita normale è comunque preclusa e persone che risultano per sempre marchiate dal titolo di "malato di mente".
Diciamo che non è un romanzo eccelso, ma ha l'indubbio pregio di aprire uno spiraglio su qualcosa che spaventa, ammettiamolo. Alla fine, nella goffa cerimonia di commemorazione, troviamo un cenno si speranza o, come dice Matthew, "E' un inizio".
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venerdì 27 settembre 2019
VdL - I giorni chiari, Zsuzsa Bànk
Inizialmente ho pensato che non sarebbe stato facile portare a termine il romanzo di cui vi parlo oggi, infatti mi sono rapidamente accorta che si trattava di una lunga narrazione descrittiva; nell'intero romanzo, e parliamo di 400 e più pagine, non c'è nemmeno un singolo dialogo... Invece è stato molto più semplice di quanto pensassi; mi ha catturata con la sua narrazione nostalgica e fiabesca.
La voce narrante è Seri e ci porta in un piccolo paese della Germania Ovest nei primi anni '60, qui vive sola con la madre e qui arrivano Aja con sua madre Evi e si sistemano in una povera baracca nei campi appena fuori dal paese. Evi è una profuga ungherese ed ha lavorato come trapezista nel circo insieme al marito Zigi; dopo la nascita di Aja però Evi ha chiesto a Zigi di lasciare il circo (per motivi che capirete leggendo) e, dopo un anno di vagabondaggio, arrivano in questa piccola baracca, circondata da un giardino che rapidamente diventa il "giardino di Evi". Seri ed Aja, coetanee, diventano amiche e dopo qualche anno a loro di unisce Karl. I "giorni chiari" sono i giorni della loro infanzia insieme, un susseguirsi ininterrotto di estati passate nel giardino di Evi e nei campi circostanti, di inverni gelidi ma pur sempre meravigliosi se visti con lo sguardo di un bambino. La loro amicizia è la loro forza perché tutti e tre sono stati toccati da disgrazie che li hanno segnati per sempre, ma quelle disgrazie che li hanno resi diversi dagli altri contribuiscono alla loro unione. Seguiamo le loro vicende fino all'età adulta. Al termine dei "giorni chiari", da studenti universitari, i tre amici lasciano la Germania e si stabiliscono a Roma. Qui i giorni chiari ritornano per un certo periodo, ma la vita li aspetta al varco e ad ognuno di loro accadrà qualcosa che li sconvolgerà nel profondo, cambiando gli schemi e riportando alla fine Aja e Seri in Germania.
La parte più bella del romanzo è la lunga parte iniziale in cui i protagonisti sono bambini; c'è qualcosa di magico nella narrazione della loro fanciullezza che mi ha affascinata e mi ha resa nostalgica dei miei "giorni chiari". Un po' peggio la parte successiva, quando sono giovani adulti a Roma. La prosa non è indimenticabile e ci sono molte, forse troppe ripetizioni dello stesso concetto o dello stesso avvenimento: alla lunga un po' snerva. Ma la descrizione dei paesaggi e di certi stati d'animo è così bella che mi sono sentita di perdonare la ripetitività!
E poi c'è Evi ... Succede a volte di incontrare personaggi di cui t'innamori, ecco Evi è uno di quelli e devo ammettere che è stata dura dirle addio. Evi, povera, ignorante, senza patria, Evi salva la vita a tutti. La sua bontà e la sua fiducia nel futuro non hanno limiti; tutti amano Evi e tutti si preoccupano per lei, perché lei ha donato qualcosa di inestimabile a tutti coloro che sono entrati nella sua vita.
Non fosse per altro, vi consiglierei questo romanzo anche solo per conoscere lei.
Diversamente non sono riuscita a farmi piacere Aja. Anche lei ha i suoi problemi che la rendono un po' difficile da approcciare, ma niente, non riesco a togliermi la sensazione che alla fine sia una ragazzina viziata da Evi (per quanto si possa essere viziati in una baracca) e troppo piena di se.
Fatemi sapere il vostro parere!
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
seguite la rubrica del venerdì del libro sul blog di Paola
La voce narrante è Seri e ci porta in un piccolo paese della Germania Ovest nei primi anni '60, qui vive sola con la madre e qui arrivano Aja con sua madre Evi e si sistemano in una povera baracca nei campi appena fuori dal paese. Evi è una profuga ungherese ed ha lavorato come trapezista nel circo insieme al marito Zigi; dopo la nascita di Aja però Evi ha chiesto a Zigi di lasciare il circo (per motivi che capirete leggendo) e, dopo un anno di vagabondaggio, arrivano in questa piccola baracca, circondata da un giardino che rapidamente diventa il "giardino di Evi". Seri ed Aja, coetanee, diventano amiche e dopo qualche anno a loro di unisce Karl. I "giorni chiari" sono i giorni della loro infanzia insieme, un susseguirsi ininterrotto di estati passate nel giardino di Evi e nei campi circostanti, di inverni gelidi ma pur sempre meravigliosi se visti con lo sguardo di un bambino. La loro amicizia è la loro forza perché tutti e tre sono stati toccati da disgrazie che li hanno segnati per sempre, ma quelle disgrazie che li hanno resi diversi dagli altri contribuiscono alla loro unione. Seguiamo le loro vicende fino all'età adulta. Al termine dei "giorni chiari", da studenti universitari, i tre amici lasciano la Germania e si stabiliscono a Roma. Qui i giorni chiari ritornano per un certo periodo, ma la vita li aspetta al varco e ad ognuno di loro accadrà qualcosa che li sconvolgerà nel profondo, cambiando gli schemi e riportando alla fine Aja e Seri in Germania.
La parte più bella del romanzo è la lunga parte iniziale in cui i protagonisti sono bambini; c'è qualcosa di magico nella narrazione della loro fanciullezza che mi ha affascinata e mi ha resa nostalgica dei miei "giorni chiari". Un po' peggio la parte successiva, quando sono giovani adulti a Roma. La prosa non è indimenticabile e ci sono molte, forse troppe ripetizioni dello stesso concetto o dello stesso avvenimento: alla lunga un po' snerva. Ma la descrizione dei paesaggi e di certi stati d'animo è così bella che mi sono sentita di perdonare la ripetitività!
E poi c'è Evi ... Succede a volte di incontrare personaggi di cui t'innamori, ecco Evi è uno di quelli e devo ammettere che è stata dura dirle addio. Evi, povera, ignorante, senza patria, Evi salva la vita a tutti. La sua bontà e la sua fiducia nel futuro non hanno limiti; tutti amano Evi e tutti si preoccupano per lei, perché lei ha donato qualcosa di inestimabile a tutti coloro che sono entrati nella sua vita.
Non fosse per altro, vi consiglierei questo romanzo anche solo per conoscere lei.
Diversamente non sono riuscita a farmi piacere Aja. Anche lei ha i suoi problemi che la rendono un po' difficile da approcciare, ma niente, non riesco a togliermi la sensazione che alla fine sia una ragazzina viziata da Evi (per quanto si possa essere viziati in una baracca) e troppo piena di se.
Fatemi sapere il vostro parere!
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venerdì 20 settembre 2019
VdL - La canzone d'amore di Queenie Hennessy, Rachel Joyce
Circa tre anni fa (qui) vi ho raccontato l'incredibile storia del viaggio a piedi di Harold Fry attraverso l'Inghilterra.
L'intera storia viene scatenata dall'arrivo di una lettera. Queenie Hennessy, vecchia amica e ex collega di lavoro di Harold, gli scrive una lettera in cui lo saluta per l'ultima volta annunciandogli che è afflitta da un male incurabile e che le rimane pochissimo da vivere. Harold, profondamente infelice a causa di tristi vicissitudini famigliari, decide improvvisamente di andare da Queenie a piedi, intraprendendo un viaggio che si snocciolerà dal sud al nord dell'Inghilterra. Il suo camminare terrà in vita Queenie, in attesa del suo arrivo, e gli permetterà di affrontare i suoi demoni ed imparare, infine, a conviverci.
Nel libro di oggi "La canzone d'amore di Queenie Hennessy", la storia viene raccontata dal punto di vista di Queenie. Questo ci permette di sapere parti della vita di Harold che non conoscevamo ed uno sguardo sulle vicende passate di cui nemmeno lui ha la minima idea.
Queenie decide di attendere Harold scrivendogli una lettera. Questa lettera è il suo testamento spirituale, il suo lascito, la sua confessione che permetterà all'uomo di far luce su ciò che gli è accaduto 20 anni prima.
Toccante, emozionante e tenero. Questo libro mi ha toccato il cuore molto più di quello precedente; è davvero un'estrema, ultima, straziante canzone d'amore. Scopriremo subito che Queenie ha amato Harold; subito, da quella prima volta in cui, non vista, l'ha osservato danzare nella neve. L'ha amato di un amore di altri tempi, romantico nel senso letterario del termine; un amore che si abnega volontariamente, che si sacrifica a ciò che è giusto senza reclamare niente per se stesso.
Ma non è questo il segreto che Queenie vuole confessare. Ella ritiene di avere addosso il peso di una colpa terribile che, dopo 20 anni d'esilio volontario, deve confessare e per cui spera nel perdono di Harold.
Un libro questo che è bello come un acquerello che prende vita sotto i nostri occhi. Tutto appare vivido davanti a noi: Queenie, i suoi vestiti demodé, il mare del nord che consola la sua solitudine, la casetta sulla spiaggia ed il suo giardino marino che, vi assicuro, splenderà per voi come se fosse reale.
Il finale, di cui non posso rivelare nulla perché il romanzo deve essere letto, è a dir poco straziante e mi fatto spendere non poche lacrime. E, devo dire, anche una punta di rabbia perché "eh no non può essere così"!!
Consigliatissimo, ma da leggere necessariamente solo dopo "L'incredibile viaggio di Harold Fry".
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
per altri preziosi suggerimenti di lettura, passate a trovare Paola, promotrice dell'iniziativa.
L'intera storia viene scatenata dall'arrivo di una lettera. Queenie Hennessy, vecchia amica e ex collega di lavoro di Harold, gli scrive una lettera in cui lo saluta per l'ultima volta annunciandogli che è afflitta da un male incurabile e che le rimane pochissimo da vivere. Harold, profondamente infelice a causa di tristi vicissitudini famigliari, decide improvvisamente di andare da Queenie a piedi, intraprendendo un viaggio che si snocciolerà dal sud al nord dell'Inghilterra. Il suo camminare terrà in vita Queenie, in attesa del suo arrivo, e gli permetterà di affrontare i suoi demoni ed imparare, infine, a conviverci.
Nel libro di oggi "La canzone d'amore di Queenie Hennessy", la storia viene raccontata dal punto di vista di Queenie. Questo ci permette di sapere parti della vita di Harold che non conoscevamo ed uno sguardo sulle vicende passate di cui nemmeno lui ha la minima idea.
Queenie decide di attendere Harold scrivendogli una lettera. Questa lettera è il suo testamento spirituale, il suo lascito, la sua confessione che permetterà all'uomo di far luce su ciò che gli è accaduto 20 anni prima.
Toccante, emozionante e tenero. Questo libro mi ha toccato il cuore molto più di quello precedente; è davvero un'estrema, ultima, straziante canzone d'amore. Scopriremo subito che Queenie ha amato Harold; subito, da quella prima volta in cui, non vista, l'ha osservato danzare nella neve. L'ha amato di un amore di altri tempi, romantico nel senso letterario del termine; un amore che si abnega volontariamente, che si sacrifica a ciò che è giusto senza reclamare niente per se stesso.
Ma non è questo il segreto che Queenie vuole confessare. Ella ritiene di avere addosso il peso di una colpa terribile che, dopo 20 anni d'esilio volontario, deve confessare e per cui spera nel perdono di Harold.
Un libro questo che è bello come un acquerello che prende vita sotto i nostri occhi. Tutto appare vivido davanti a noi: Queenie, i suoi vestiti demodé, il mare del nord che consola la sua solitudine, la casetta sulla spiaggia ed il suo giardino marino che, vi assicuro, splenderà per voi come se fosse reale.
Il finale, di cui non posso rivelare nulla perché il romanzo deve essere letto, è a dir poco straziante e mi fatto spendere non poche lacrime. E, devo dire, anche una punta di rabbia perché "eh no non può essere così"!!
Consigliatissimo, ma da leggere necessariamente solo dopo "L'incredibile viaggio di Harold Fry".
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
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venerdì 6 settembre 2019
Vdl - La donna malvista, Nele Neuhaus
Non si potevano affrontare i caldi giorni d'agosto senza un bel giallo, quindi eccomi qui a parlarvi del primo volume della serie Bodenstein & Kirchhoff di cui vi ho già parlato qui e qui.
Adoro questa scrittrice e, per l'ennesima volta, ribadisco che non comprendo perché non venga tradotta correntemente in italiano: questa serie non più stata tradotta da "Lupo cattivo" uscito nel 2014 sebbene da allora siano usciti altri 3 volumi (insomma editori italiani mi volete male!).
Attualmente di Nele Neuhaus viene tradotta la serie per ragazzi "Elena", che è la passione di mia figlia, ma al ritmo di 1 volume all'anno ....
Ma torniamo a noi. Anche questo romanzo non mi ha delusa (errore mio se l'ho letto per terzo anzichè per primo...); un bell'intreccio giallo di cui non s'intuisce l'epilogo proprio fino alla fine, come piace a me!
Sabato 27 agosto nella regione del Taunus, in Germania: il suicidio del procuratore Hardenbach sconvolge l'opinione pubblica. Oliver von Bodenstein e la collega Pia Kirchhoff non fanno in tempo ad allontanarsi dalla scena di un suicidio che vengono chiamati per un altro apparente suicidio: la morta è Isabel Kerstner, donna bellissima che pare essersi tolta la vita lanciandosi da una torre di avvistamento. Ma Oliver e Pia capiscono subito che si tratta di una messa in scena e cominciano ad indagare; scoprono così che Isabel era una donna bramata dagli uomini ed invidiata dalle donne, assetata di denaro e di desiderio di piacere ad ogni essere maschile. Del suo presunto omicidio viene incolpato il marito, Michael Kerstner, mite veterinario agganciato dalla donna per coprire una gravidanza imprevista. Entrando nel suo mondo scopriamo che Isabel aveva molti nemici ed anche molti segreti. Chi avrà voluto chiuderle la bocca per sempre?
Niente da aggiungere: il libro è scritto bene, la storia condotta benissimo ed avvincente, non banale per quanto il male, troppo spesso, sia banale.
Consigliato, decisamente.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
Sul sito di Paola, Homemademamma, trovate altri suggerimenti di lettura interessantissimi.
Adoro questa scrittrice e, per l'ennesima volta, ribadisco che non comprendo perché non venga tradotta correntemente in italiano: questa serie non più stata tradotta da "Lupo cattivo" uscito nel 2014 sebbene da allora siano usciti altri 3 volumi (insomma editori italiani mi volete male!).
Attualmente di Nele Neuhaus viene tradotta la serie per ragazzi "Elena", che è la passione di mia figlia, ma al ritmo di 1 volume all'anno ....
Ma torniamo a noi. Anche questo romanzo non mi ha delusa (errore mio se l'ho letto per terzo anzichè per primo...); un bell'intreccio giallo di cui non s'intuisce l'epilogo proprio fino alla fine, come piace a me!
Sabato 27 agosto nella regione del Taunus, in Germania: il suicidio del procuratore Hardenbach sconvolge l'opinione pubblica. Oliver von Bodenstein e la collega Pia Kirchhoff non fanno in tempo ad allontanarsi dalla scena di un suicidio che vengono chiamati per un altro apparente suicidio: la morta è Isabel Kerstner, donna bellissima che pare essersi tolta la vita lanciandosi da una torre di avvistamento. Ma Oliver e Pia capiscono subito che si tratta di una messa in scena e cominciano ad indagare; scoprono così che Isabel era una donna bramata dagli uomini ed invidiata dalle donne, assetata di denaro e di desiderio di piacere ad ogni essere maschile. Del suo presunto omicidio viene incolpato il marito, Michael Kerstner, mite veterinario agganciato dalla donna per coprire una gravidanza imprevista. Entrando nel suo mondo scopriamo che Isabel aveva molti nemici ed anche molti segreti. Chi avrà voluto chiuderle la bocca per sempre?
Niente da aggiungere: il libro è scritto bene, la storia condotta benissimo ed avvincente, non banale per quanto il male, troppo spesso, sia banale.
Consigliato, decisamente.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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martedì 27 agosto 2019
venerdì 23 agosto 2019
VdL - Due mogli, Maria Pia Ammirati
Bentornati al nostro appuntamento del Venerdì del libro promosso da Paola del blog Homemademamma.
Il titolo del libro di oggi può far pensare a vicende di cuore, ma non è proprio così; o meglio c'è il cuore, c'è la famiglia con i problemi di tutti i giorni e ci sono due matrimoni che sembrano barcollanti a chi li vive dall'interno. Sullo sfondo di queste vicende, una tragedia che ha segnato profondamente il nostro Paese: la strage di Bologna.
Per motivi geografici la strage del 2 agosto è un evento che mi ha colpito moltissimo e ne ho già parlato altre volte su questo blog. Non mi stanco mai di leggere libri o saggi su questo evento, perché voglio sempre saperne di più e voglio sentire il più possibile le testimonianze di chi all'epoca c'era e riusciva a capacitarsi dell'accaduto.
In effetti io il 2 agosto del 1980 c'ero, ma avevo quasi 7 anni (li avrei compiuti 25 giorni dopo), vivevo a 60 km e la mia vita era fatta di prati, giochi e poco altro. Non ricordo molto di quella giornata anche perché in quei tempi non si guardava molto la TV; per lo più in casa si ascoltava la radio e, sicuramente, la notizia della tragedia è arrivata anche a casa mia; ci sarà stata anche una telefonata preoccupata a mia zia che vive a Bologna abbastanza vicino alla stazione. Di tutto questo però non c'è traccia nella mia memoria. Il mio unico, forte, ricordo risale alla sera del 2 agosto. L'ora di cena era il momento in cui la TV entrava in funzione ed io mi sono seduta pensando di apprestarmi a vedere la nuova puntata di Heidi che andava in onda proprio a quell'ora; ma quella sera niente cartone, c'era una diretta dalla stazione. Probabilmente manifestai il mio disappunto, mossa da quell'egoismo che a volte dimostrano i bambini, specialmente se lo usano per difendersi dalla brutture della vita. Mia madre mi rimproverò aspramente dicendo che dovevo invece pensare che anche io e lei potevamo essere là, sotto le macerie. Fu scioccante. Fu scioccante perché era vero e questa verità non mi aveva sfiorata fino a quell'istante. Quando ero piccola io e mia madre andavamo costantemente a Bologna in treno (per mille motivi) ed il nostro treno arrivava proprio al piazzale Ovest, per cui uscivamo o sul posteggio dei taxi (spazzato via dall'esplosione) o passavamo davanti alla sala d'attesa di seconda classe (!) ed uscivamo dall'uscita principale per prendere l'autobus che si fermava lì davanti.
Quella presa di coscienza mi ha seguito fino ad oggi, legandomi profondamente a quella terribile giornata.
Per questa mia vicenda personale mi sento di consigliarvi caldamente il libro di oggi.
Le due mogli di cui parla il titolo vivono a Roma, quindi una città molto lontana da Bologna. Sono amiche e vivono nello stesso palazzo con le rispettive famiglie. Matilde è una donna dall'apparenza austera, un marito lavoratore e metodico, due figli maschi un po' viziatelli; stanno per partire per il mare in quel caldo sabato d'agosto, giusto il tempo di un veloce saluto a Marta, l'amica-vicina così diversa da lei. Marta ha una famiglia numerosa, tutte figlie femmine, la più grande, Gianna, lontana, a Bologna a frequentare l'università. Marta un po' invidia Matilde e la sua vita organizzata, specialmente quel giorno perché ha appena scoperto di essere di nuovo incinta.
Due mogli è vero, ma anche due figlie: Gianna che studia all'università e si sostiene lavorando al bar della stazione; Marina, l'unica figura realmente esistita (Marina Gamberini) di cui l'autrice ci racconta invece le vicissitudini degli ultimi mesi prima della strage. Gianna e Marina vivranno quel giorno da due punti di vista opposti, ma avranno un comune destino: imparare a convivere col fatto di essere sopravvissute.
Il momento dello scoppio travolgerà in maniera inaspettata anche la vita di Matilde e la cambierà per sempre.
Un libro breve, che si legge velocemente, ma un libro che dovrebbe essere letto da tutti, specialmente dai giovani, che non sanno, non capiscono perché non c'erano e perché i giovani sono così, lo siamo stati anche noi, "roba vecchia, dai mamma che palla che sei, sempre con queste storie drammatiche!"
Non si tratta di un resoconto delle strage, ma di uno scorcio sulle vite che sono state stravolte da un avvenimento tragico. Si parla di gente comune in questo romanzo; niente terroristi, niente politici, solo gente che lavora, studia, viaggia e tira avanti come meglio può ogni singolo giorno. Gente che ha sogni, speranze, paure, soddisfazioni e prospettive. Poi all'improvviso tutto si ribalta. La scala di valori salta. Quello che temevi diventa la tua forza. Quello che ti sembrava importante non lo è più.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
PS: Marina Gamberini aveva 20 anni il 2 agosto del 1980; fu l'unica a sopravvivere fra le "ragazze della Cigar", l'azienda che si occupava della ristorazione all'interno della stazione. Gli uffici della Cigar si trovavano sopra la sala d'aspetto di seconda classe: lo scoppio risucchiò tutte le impiegate tranne Marina che venne inchiodata sulla sua scrivania da una trave crollata e questo la salvò. Marina Gamberini ha impiegato gli ultimi 39 anni a cercare di accettare il fatto di essere sopravvissuta alle sue amiche. Sta ancora cercando di riuscirci.
Potete trovare altri suggerimenti di lettura qui.
Il titolo del libro di oggi può far pensare a vicende di cuore, ma non è proprio così; o meglio c'è il cuore, c'è la famiglia con i problemi di tutti i giorni e ci sono due matrimoni che sembrano barcollanti a chi li vive dall'interno. Sullo sfondo di queste vicende, una tragedia che ha segnato profondamente il nostro Paese: la strage di Bologna.
Per motivi geografici la strage del 2 agosto è un evento che mi ha colpito moltissimo e ne ho già parlato altre volte su questo blog. Non mi stanco mai di leggere libri o saggi su questo evento, perché voglio sempre saperne di più e voglio sentire il più possibile le testimonianze di chi all'epoca c'era e riusciva a capacitarsi dell'accaduto.
In effetti io il 2 agosto del 1980 c'ero, ma avevo quasi 7 anni (li avrei compiuti 25 giorni dopo), vivevo a 60 km e la mia vita era fatta di prati, giochi e poco altro. Non ricordo molto di quella giornata anche perché in quei tempi non si guardava molto la TV; per lo più in casa si ascoltava la radio e, sicuramente, la notizia della tragedia è arrivata anche a casa mia; ci sarà stata anche una telefonata preoccupata a mia zia che vive a Bologna abbastanza vicino alla stazione. Di tutto questo però non c'è traccia nella mia memoria. Il mio unico, forte, ricordo risale alla sera del 2 agosto. L'ora di cena era il momento in cui la TV entrava in funzione ed io mi sono seduta pensando di apprestarmi a vedere la nuova puntata di Heidi che andava in onda proprio a quell'ora; ma quella sera niente cartone, c'era una diretta dalla stazione. Probabilmente manifestai il mio disappunto, mossa da quell'egoismo che a volte dimostrano i bambini, specialmente se lo usano per difendersi dalla brutture della vita. Mia madre mi rimproverò aspramente dicendo che dovevo invece pensare che anche io e lei potevamo essere là, sotto le macerie. Fu scioccante. Fu scioccante perché era vero e questa verità non mi aveva sfiorata fino a quell'istante. Quando ero piccola io e mia madre andavamo costantemente a Bologna in treno (per mille motivi) ed il nostro treno arrivava proprio al piazzale Ovest, per cui uscivamo o sul posteggio dei taxi (spazzato via dall'esplosione) o passavamo davanti alla sala d'attesa di seconda classe (!) ed uscivamo dall'uscita principale per prendere l'autobus che si fermava lì davanti.
Quella presa di coscienza mi ha seguito fino ad oggi, legandomi profondamente a quella terribile giornata.
Per questa mia vicenda personale mi sento di consigliarvi caldamente il libro di oggi.
Le due mogli di cui parla il titolo vivono a Roma, quindi una città molto lontana da Bologna. Sono amiche e vivono nello stesso palazzo con le rispettive famiglie. Matilde è una donna dall'apparenza austera, un marito lavoratore e metodico, due figli maschi un po' viziatelli; stanno per partire per il mare in quel caldo sabato d'agosto, giusto il tempo di un veloce saluto a Marta, l'amica-vicina così diversa da lei. Marta ha una famiglia numerosa, tutte figlie femmine, la più grande, Gianna, lontana, a Bologna a frequentare l'università. Marta un po' invidia Matilde e la sua vita organizzata, specialmente quel giorno perché ha appena scoperto di essere di nuovo incinta.
Due mogli è vero, ma anche due figlie: Gianna che studia all'università e si sostiene lavorando al bar della stazione; Marina, l'unica figura realmente esistita (Marina Gamberini) di cui l'autrice ci racconta invece le vicissitudini degli ultimi mesi prima della strage. Gianna e Marina vivranno quel giorno da due punti di vista opposti, ma avranno un comune destino: imparare a convivere col fatto di essere sopravvissute.
Il momento dello scoppio travolgerà in maniera inaspettata anche la vita di Matilde e la cambierà per sempre.
Un libro breve, che si legge velocemente, ma un libro che dovrebbe essere letto da tutti, specialmente dai giovani, che non sanno, non capiscono perché non c'erano e perché i giovani sono così, lo siamo stati anche noi, "roba vecchia, dai mamma che palla che sei, sempre con queste storie drammatiche!"
Non si tratta di un resoconto delle strage, ma di uno scorcio sulle vite che sono state stravolte da un avvenimento tragico. Si parla di gente comune in questo romanzo; niente terroristi, niente politici, solo gente che lavora, studia, viaggia e tira avanti come meglio può ogni singolo giorno. Gente che ha sogni, speranze, paure, soddisfazioni e prospettive. Poi all'improvviso tutto si ribalta. La scala di valori salta. Quello che temevi diventa la tua forza. Quello che ti sembrava importante non lo è più.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀
PS: Marina Gamberini aveva 20 anni il 2 agosto del 1980; fu l'unica a sopravvivere fra le "ragazze della Cigar", l'azienda che si occupava della ristorazione all'interno della stazione. Gli uffici della Cigar si trovavano sopra la sala d'aspetto di seconda classe: lo scoppio risucchiò tutte le impiegate tranne Marina che venne inchiodata sulla sua scrivania da una trave crollata e questo la salvò. Marina Gamberini ha impiegato gli ultimi 39 anni a cercare di accettare il fatto di essere sopravvissuta alle sue amiche. Sta ancora cercando di riuscirci.
foto-simbolo di Marina quando venne estratta dalle macerie
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venerdì 26 luglio 2019
VdL - La notte alle mie spalle, Giampaolo Simi
Archiviate ormai le ferie anche per quest'anno, ho inaugurato un periodo di totale riposo che prevede anche il "no reading", almeno per il momento desidero avere la mente vuota al 100%.
Questo libro però risale al periodo pre-vancanziero e desidero parlarvene perché, sebbene attendesse il suo turno da anni, è stato una totale sorpresa.
Sì, una sorpresa, anche perché probabilmente a suo tempo lessi la quarta di copertina un po' frettolosamente e quella che mi attendevo era una storia completamente diversa da quella che in effetti ho poi letto.
Furio Guerri è un mostro. Ha un buon lavoro, una bella casa nuova, una moglie bellissima ed una bimba viziata e adorabile. Eppure due volte a settimana si apposta fuori da una scuola superiore e guardare le ragazzine. No, in effetti non è corretto: a guardare una certa ragazzina. Proprio in uno di questi giorni parte la sua narrazione; così, davanti ai nostri occhi si dipana la vita di un uomo ambizioso, che attraversa la Toscana a bordo del suo inseparabile Duetto per curare i suoi clienti, inseguendo gli obiettivi sempre più ardui che però l'azienda gli impone. La vita è dura per un rappresentante. Il tenore di vita a cui ha abituato moglie e figlia è piuttosto alto e Furio fa letteralmente carte false per aumentare il fatturato e non perdere il posto.
Lentamente passato e presente si separano, si definiscono; cominciamo a capire che gli eventi di cui parla non sono tutti sullo stesso piano temporale. E capiamo perché Furio Guerri è un mostro.
Mi aspettavo un thriller, lo ammetto, ed invece ho trovato una storia comune. Una storia che potrebbe appartenere a ognuno di noi. Una delle tante storie di cui leggiamo sui giornali, ogni giorno. E mi è piaciuto anche di più.
Questo è un libro con un grande contenuto: a volte la vita ci travolge, ci trascina in un baratro; le aspettative nostre e dei nostri cari sono pesanti macigni sul nostro quotidiano. Andare avanti diventa pesante, difficile, bisogna magari scendere a compromessi per non deludere nessuno. E se proprio chi deve sostenerci invece non comprende il nostro sacrificio e ci volta le spalle? Cosa può accadere? Può essere che il mostro si celi in ognuno di noi? Può essere che la follia derivante dalla stanchezza, dall'insofferenza, dalla delusione ci rovini la vita?
Sì, secondo l'autore può essere. E può essere che poi non basti il resto dell'esistenza per rimediare. Ci sono errori troppo grandi per cui non esiste rimedio e perdono.
Un libro certo non allegro, con un protagonista controverso ma molto interessante.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
Oggi vi attendono altri suggerimenti di lettura si Homemademamma, promotrice dell'iniziativa del Venerdì del Libro.
Questo libro però risale al periodo pre-vancanziero e desidero parlarvene perché, sebbene attendesse il suo turno da anni, è stato una totale sorpresa.
Sì, una sorpresa, anche perché probabilmente a suo tempo lessi la quarta di copertina un po' frettolosamente e quella che mi attendevo era una storia completamente diversa da quella che in effetti ho poi letto.
Furio Guerri è un mostro. Ha un buon lavoro, una bella casa nuova, una moglie bellissima ed una bimba viziata e adorabile. Eppure due volte a settimana si apposta fuori da una scuola superiore e guardare le ragazzine. No, in effetti non è corretto: a guardare una certa ragazzina. Proprio in uno di questi giorni parte la sua narrazione; così, davanti ai nostri occhi si dipana la vita di un uomo ambizioso, che attraversa la Toscana a bordo del suo inseparabile Duetto per curare i suoi clienti, inseguendo gli obiettivi sempre più ardui che però l'azienda gli impone. La vita è dura per un rappresentante. Il tenore di vita a cui ha abituato moglie e figlia è piuttosto alto e Furio fa letteralmente carte false per aumentare il fatturato e non perdere il posto.
Lentamente passato e presente si separano, si definiscono; cominciamo a capire che gli eventi di cui parla non sono tutti sullo stesso piano temporale. E capiamo perché Furio Guerri è un mostro.
Mi aspettavo un thriller, lo ammetto, ed invece ho trovato una storia comune. Una storia che potrebbe appartenere a ognuno di noi. Una delle tante storie di cui leggiamo sui giornali, ogni giorno. E mi è piaciuto anche di più.
Questo è un libro con un grande contenuto: a volte la vita ci travolge, ci trascina in un baratro; le aspettative nostre e dei nostri cari sono pesanti macigni sul nostro quotidiano. Andare avanti diventa pesante, difficile, bisogna magari scendere a compromessi per non deludere nessuno. E se proprio chi deve sostenerci invece non comprende il nostro sacrificio e ci volta le spalle? Cosa può accadere? Può essere che il mostro si celi in ognuno di noi? Può essere che la follia derivante dalla stanchezza, dall'insofferenza, dalla delusione ci rovini la vita?
Sì, secondo l'autore può essere. E può essere che poi non basti il resto dell'esistenza per rimediare. Ci sono errori troppo grandi per cui non esiste rimedio e perdono.
Un libro certo non allegro, con un protagonista controverso ma molto interessante.
GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2
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venerdì 21 giugno 2019
VdL - Wool, Hugh Howey
Buongiorno amiche lettrici! Oggi vi porto per mano in una nuova trilogia chiamata la Trilogia del Silo, di cui vi presento il primo volume "Wool".
Ambientato in futuro distopico e postapocalittico, ci porta in una Terra che non vorremmo mai vedere! L'aria è tossica ed irrespirabile da tempi immemori e l'umanità è stata costretta a rifugiarsi sottoterra. Qualcuno nel passato ha costruito il Silo (perché inizialmente è uno) e vi ha rifugiato dentro un certo numero di persone, istituendo regole e suddividendo scrupolosamente i compiti e i settori abitativi.
Holston è lo sceriffo dei piani alti, quelli che possono godere della Vista: una serie di schermi giganti su cui le telecamere esterne proiettano il paesaggio circostante. La Vista è veramente desolante, anche se gli abitanti del silo non hanno mai conosciuto nulla di diverso, se non sui libri per bambini che vengono da un passato lontano ... ma si sa i libri per bambini stravolgono la verità! Quindi il mondo esterno non è altro che terra polverosa, erba marrone e secca, rocce battute da un vento incessante e velenoso, nubi nere e assassine, resti lontani di una città abbandonata da secoli.
Periodicamente però scoppiano rivolte nel silo, rivolte che finiscono sempre male per i rivoltosi. E chi sono i rivoltosi? Quelli che cominciano a farsi domande, a dubitare, quelli che vorrebbero vedere il mondo esterno con i loro occhi per vedere se è vero che è così inospitale. E, di solito, vengono accontentati: condannati alla Pulizia. Condannati ad uscire dentro una tuta protettiva che però, sanno già, non resisterà molto agli agenti corrosivi che abbondano all'esterno. Il loro ultimo compito è pulire le lenti delle telecamere; finito questo, dopo poco, generalmente stramazzano al suolo.
E la storia comincia da qui; da Holston che sceglie volontariamente la Pulizia, come sua moglie 3 anni prima, e comincia a farci capire qualcosa... Il suo ruolo di sceriffo viene affidato a Juliette, una donna molto in gamba del reparto meccanica; troppo in gamba perché indaga dove non deve e si mette nei guai, in grossi guai. Ma mette anche in moto un meccanismo che non può più essere fermato e che porterà ad una cambiamento epocale.
Il romanzo è bello, godibile, innesca una storia originale e molto interessante che, fondamentalmente, porta a farsi delle domande sull'esistenza e sulle caratteristiche innate dell'"animale uomo". Può mai l'uomo arrendersi ad una vita limitata ad uno spazio finito? O l'anelito alla conoscenza e all'esplorazione lo porterà inevitabilmente e farsi delle domande? Può vivere di luce artificiale, di aria riciclata, senza sapere nulla del passato e senza poter dire liberamente la propria opinione?
Al di là degli eventi riportati, sono queste le domande che sottendono il romanzo. Alla luce dei cambiamenti climatici e dell'ignoto futuro che aspetta i nostri pronipoti devo ammettere che è un libro che mette un po' di malessere. Senza dubbio consigliato.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
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Ambientato in futuro distopico e postapocalittico, ci porta in una Terra che non vorremmo mai vedere! L'aria è tossica ed irrespirabile da tempi immemori e l'umanità è stata costretta a rifugiarsi sottoterra. Qualcuno nel passato ha costruito il Silo (perché inizialmente è uno) e vi ha rifugiato dentro un certo numero di persone, istituendo regole e suddividendo scrupolosamente i compiti e i settori abitativi.
Holston è lo sceriffo dei piani alti, quelli che possono godere della Vista: una serie di schermi giganti su cui le telecamere esterne proiettano il paesaggio circostante. La Vista è veramente desolante, anche se gli abitanti del silo non hanno mai conosciuto nulla di diverso, se non sui libri per bambini che vengono da un passato lontano ... ma si sa i libri per bambini stravolgono la verità! Quindi il mondo esterno non è altro che terra polverosa, erba marrone e secca, rocce battute da un vento incessante e velenoso, nubi nere e assassine, resti lontani di una città abbandonata da secoli.
Periodicamente però scoppiano rivolte nel silo, rivolte che finiscono sempre male per i rivoltosi. E chi sono i rivoltosi? Quelli che cominciano a farsi domande, a dubitare, quelli che vorrebbero vedere il mondo esterno con i loro occhi per vedere se è vero che è così inospitale. E, di solito, vengono accontentati: condannati alla Pulizia. Condannati ad uscire dentro una tuta protettiva che però, sanno già, non resisterà molto agli agenti corrosivi che abbondano all'esterno. Il loro ultimo compito è pulire le lenti delle telecamere; finito questo, dopo poco, generalmente stramazzano al suolo.
E la storia comincia da qui; da Holston che sceglie volontariamente la Pulizia, come sua moglie 3 anni prima, e comincia a farci capire qualcosa... Il suo ruolo di sceriffo viene affidato a Juliette, una donna molto in gamba del reparto meccanica; troppo in gamba perché indaga dove non deve e si mette nei guai, in grossi guai. Ma mette anche in moto un meccanismo che non può più essere fermato e che porterà ad una cambiamento epocale.
Il romanzo è bello, godibile, innesca una storia originale e molto interessante che, fondamentalmente, porta a farsi delle domande sull'esistenza e sulle caratteristiche innate dell'"animale uomo". Può mai l'uomo arrendersi ad una vita limitata ad uno spazio finito? O l'anelito alla conoscenza e all'esplorazione lo porterà inevitabilmente e farsi delle domande? Può vivere di luce artificiale, di aria riciclata, senza sapere nulla del passato e senza poter dire liberamente la propria opinione?
Al di là degli eventi riportati, sono queste le domande che sottendono il romanzo. Alla luce dei cambiamenti climatici e dell'ignoto futuro che aspetta i nostri pronipoti devo ammettere che è un libro che mette un po' di malessere. Senza dubbio consigliato.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
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venerdì 7 giugno 2019
VdL - La ragazza nell'ombra, Lucinda Riley
Questa settimana continuo la serie della Sette Sorelle di Lucinda Riley parlandovi del terzo volume.
In questo romanzo si parla di Star, diminutivo di Asterope, la stella meno luminosa e mitologicamente sempre associata a Celaeno, invece molto più visibile.
Infatti Star, fin da bambina, ha sviluppato un rapporto strettissimo con la sorella CeCe; rapporto che la ha un po' isolate dalle altre sorelle e che col tempo è diventato di dipendenza e limitante per entrambe. Soprattutto per Star che, erroneamente, sembra la più debole fra le due, ma che semplicemente è quella che si è sempre sacrificata per il bene dell'altra, impulsiva e intraprendente ma psicologicamente molto fragile.
Nello svolgimento della storia Star parte alla scoperta del proprio passato, una ricerca che parte da una piccola biblioteca di Londra e si spinge nel Kent e nella zona del Lake District. In queste zone la storia presente di Star e quelle dei suoi antenati si fondono in un continuo passaggio fra i nostri giorni e l'Inghilterra edoardiana. Incontriamo personaggi molto famosi come Beatrix Potter e Alice Keppel, la "favorita" di re Edoardo VII, e ci immergiamo in un periodo storico molto interessante, subito prima delle due grandi guerre. Alla fine del racconto anche Star troverà la sua strada ed un amore importante, affrancandosi finalmente dal rapporto soffocante con la sorella e passandole il testimone della narrazione.
Come i precedenti, anche questo romanzo è molto ben congeniato, con bei personaggi, belle descrizioni, insomma scorre via bene, anche se personalmente mi ha coinvolto un po' meno dei due volumi precedenti.
Diventa sempre più misteriosa la figura di Pa' Salt che, ormai è chiaro, riserverà grandi sorprese sul finire della serie.
Lo consiglio perché è senza dubbio una lettura di qualità.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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In questo romanzo si parla di Star, diminutivo di Asterope, la stella meno luminosa e mitologicamente sempre associata a Celaeno, invece molto più visibile.
Infatti Star, fin da bambina, ha sviluppato un rapporto strettissimo con la sorella CeCe; rapporto che la ha un po' isolate dalle altre sorelle e che col tempo è diventato di dipendenza e limitante per entrambe. Soprattutto per Star che, erroneamente, sembra la più debole fra le due, ma che semplicemente è quella che si è sempre sacrificata per il bene dell'altra, impulsiva e intraprendente ma psicologicamente molto fragile.
Nello svolgimento della storia Star parte alla scoperta del proprio passato, una ricerca che parte da una piccola biblioteca di Londra e si spinge nel Kent e nella zona del Lake District. In queste zone la storia presente di Star e quelle dei suoi antenati si fondono in un continuo passaggio fra i nostri giorni e l'Inghilterra edoardiana. Incontriamo personaggi molto famosi come Beatrix Potter e Alice Keppel, la "favorita" di re Edoardo VII, e ci immergiamo in un periodo storico molto interessante, subito prima delle due grandi guerre. Alla fine del racconto anche Star troverà la sua strada ed un amore importante, affrancandosi finalmente dal rapporto soffocante con la sorella e passandole il testimone della narrazione.
Come i precedenti, anche questo romanzo è molto ben congeniato, con bei personaggi, belle descrizioni, insomma scorre via bene, anche se personalmente mi ha coinvolto un po' meno dei due volumi precedenti.
Diventa sempre più misteriosa la figura di Pa' Salt che, ormai è chiaro, riserverà grandi sorprese sul finire della serie.
Lo consiglio perché è senza dubbio una lettura di qualità.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 24 maggio 2019
VdL - Fiori sopra l'inferno , Ilaria Tuti
Buongiorno lettrici!
Il libro di oggi "Fiori sopra l'inferno" è l'opera prima di una giovane scrittrice italiana ed è stata una bellissima rivelazione.
Per l'ennesima volta di tratta di un thriller (pare che in questo periodo non riesca a leggere altro), ma diverso dal comune, per alcuni particolari mi ha ricordato Donato Carrisi che, in effetti, è lo scrittore prediletto dall'autrice.
Il personaggio principale poi, il commissario Teresa Battaglia. è veramente originale, fuori da tutti gli stereotipi del genere: di mezz'età, in sovrappeso, diabetica e con i primi sintomi di una nuova temibile malattia che comincia a farsi viva. Decisamente non la detective stilosa e/o belloccia a cui spesso siamo abituati. Questo, la sua fragilità unita alla sua forza, il suo acume straordinario e la sua profonda umanità ce la fanno amare fin da questo primo romanzo.
Gli abitanti di Travenì, un paesino di montagna abbarbicato ai confini fra Italia a Austria, vivono in una sorta di isolamento fisico ma anche sociale, non così raro nei paesi di montagna, che li rende duri, refrattari al contatto con "lo straniero di città", tendenti a risolversi da soli i loro problemi.
Ma un assassinio terribile sconvolge la quotidianità di Travenì e il commissario Teresa Battaglia, donna dai modi ruvidi e spicci, viene incaricata delle indagini. La modalità dell'omicidio, strane e particolarmente brutale, disorientano Teresa, ottima profiler che però non riesce ad incasellare nella comune casistica questo particolare assassino. Una cosa è certa le case e i boschi di Travenì non sono più un posto sicuro per nessuno, perché, Teresa ne è certa, il mostro colpirà ancora...
Un libro scritto benissimo, la suspance dosata con grande maestria, tutto ciò ti tiene incollata alle pagine. Ci sono alcuni ingredienti riconoscibili che conducono al successo quest'opera. Uno è sicuramente il bellissimo personaggio di Teresa che, come ho già detto, si distingue dal classico investigatore dei romanzi del genere. Un'altro ingrediente è, a mio parere, l'ambientazione che, personalmente ho amato molto essendo io stessa amante delle montagne. La scrittrice rende protagonista la sua regione, il Friuli, ed i suoi conterranei. Le descrizioni paesaggistiche sono eseguite così bene che ho avuto l'impressione vivida di trovarmi nei boschi di Travenì, di sentire il fruscio degli animali selvatici ed i profumi del sottobosco.
Anche lo scavo psicologico dei personaggi mi è piaciuto molto; in questo romanzo non ci sono personaggi banali, i protagonisti sono tutti ben delineati ed evolvono nel corso della narrazione. Credo che una particolare plauso lo meriti proprio la figura dell'assassino, una vittima a sua volta e vittima di qualcosa di veramente atroce. Qui il concetto di colpa vacilla vistosamente: quanto quest'uomo è veramente colpevole degli atti che compie?
Insomma un gran bel libro che consiglio calorosamente. Fatemi sapere la vostra opinione!
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
Trovate altre indicazioni di lettura sul blog di Paola, Homemademamma, promotrice dell'iniziativa.
Il libro di oggi "Fiori sopra l'inferno" è l'opera prima di una giovane scrittrice italiana ed è stata una bellissima rivelazione.
Per l'ennesima volta di tratta di un thriller (pare che in questo periodo non riesca a leggere altro), ma diverso dal comune, per alcuni particolari mi ha ricordato Donato Carrisi che, in effetti, è lo scrittore prediletto dall'autrice.
Il personaggio principale poi, il commissario Teresa Battaglia. è veramente originale, fuori da tutti gli stereotipi del genere: di mezz'età, in sovrappeso, diabetica e con i primi sintomi di una nuova temibile malattia che comincia a farsi viva. Decisamente non la detective stilosa e/o belloccia a cui spesso siamo abituati. Questo, la sua fragilità unita alla sua forza, il suo acume straordinario e la sua profonda umanità ce la fanno amare fin da questo primo romanzo.
Gli abitanti di Travenì, un paesino di montagna abbarbicato ai confini fra Italia a Austria, vivono in una sorta di isolamento fisico ma anche sociale, non così raro nei paesi di montagna, che li rende duri, refrattari al contatto con "lo straniero di città", tendenti a risolversi da soli i loro problemi.
Ma un assassinio terribile sconvolge la quotidianità di Travenì e il commissario Teresa Battaglia, donna dai modi ruvidi e spicci, viene incaricata delle indagini. La modalità dell'omicidio, strane e particolarmente brutale, disorientano Teresa, ottima profiler che però non riesce ad incasellare nella comune casistica questo particolare assassino. Una cosa è certa le case e i boschi di Travenì non sono più un posto sicuro per nessuno, perché, Teresa ne è certa, il mostro colpirà ancora...
Un libro scritto benissimo, la suspance dosata con grande maestria, tutto ciò ti tiene incollata alle pagine. Ci sono alcuni ingredienti riconoscibili che conducono al successo quest'opera. Uno è sicuramente il bellissimo personaggio di Teresa che, come ho già detto, si distingue dal classico investigatore dei romanzi del genere. Un'altro ingrediente è, a mio parere, l'ambientazione che, personalmente ho amato molto essendo io stessa amante delle montagne. La scrittrice rende protagonista la sua regione, il Friuli, ed i suoi conterranei. Le descrizioni paesaggistiche sono eseguite così bene che ho avuto l'impressione vivida di trovarmi nei boschi di Travenì, di sentire il fruscio degli animali selvatici ed i profumi del sottobosco.
Anche lo scavo psicologico dei personaggi mi è piaciuto molto; in questo romanzo non ci sono personaggi banali, i protagonisti sono tutti ben delineati ed evolvono nel corso della narrazione. Credo che una particolare plauso lo meriti proprio la figura dell'assassino, una vittima a sua volta e vittima di qualcosa di veramente atroce. Qui il concetto di colpa vacilla vistosamente: quanto quest'uomo è veramente colpevole degli atti che compie?
Insomma un gran bel libro che consiglio calorosamente. Fatemi sapere la vostra opinione!
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
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venerdì 17 maggio 2019
VdL - La donna che non poteva essere qui, Guillaume Musso
Come molti altri prima di lui, anche questo romanzo era in attesa di lettura da molto, molto tempo. Non avevo sentito parlare benissimo di Musso, quindi avevo sempre procastinato, ma stavolta avevo bisogno di una storia romantica e mi sono detta che era tempo.
Ora che l'ho finito sinceramente non so cosa pensare ...
Vediamo un po' di cosa tratta:
Juliette è a New York ormai da tre anni; il suo sogno di sfondare come attrice a Broadway ormai è naufragato, è tempo di tornare a casa, in Francia.
Sam è un bravo pediatra che però non riesce a superare la morte della moglie avvenuta un anno prima.
Juliette e Sam s'incontrano e si scontrano nel mezzo di una tormenta di neve che travolge la Grande Mela. E' subito amore. Però si mentono entrambi: Sam afferma di essere sposato, Juliette si presenta come avvocato in carriera. Questo perché entrambi pensano che la storia sia a termine: Juliette ha il volo per Parigi solo un paio di giorni dopo e Sam non può tradire la memoria della moglie. Quindi, quando si salutano all'aeroporto nessuno dei due ammette di non poter sopportare l'idea di lasciare l'altro. Dopo qualche ora la vita di Sam subisce l'ennesimo affronto: l'aereo su cui viaggiava Juliette è precipitato nell'oceano. Non ci sono sopravvissuti. Sam è disperato: aveva ritrovato l'amore ma l'ha perso di nuovo. Ma c'è qualcuno in cielo che sta manovrando le vite dei due personaggi e non solo le loro. Non solo Juliette ricomparirà, ma comparirà anche Grace Costello, una poliziotta morta dieci anni prima ... Perché Juliette non è sul fondo dell'oceano e cosa vuole una donna morta, "una donna che non dovrebbe essere qui", da Sam?
Anzitutto devo ammettere che la scrittura è molto scorrevole e coinvolgente, la storia trascina e si ha il desiderio di continuare a leggere. Sostanzialmente Juliette è poco più di una comparsa, i veri protagonisti sono Sam e Grace. Le vicende dei due personaggi sono legate, anche se ciò che li unisce è un patto di morte. Entrare nel dettaglio senza fare spoiler è abbastanza complicato e non voglio rovinarvi la lettura se mai aveste voglia di affrontarla. Diciamo che quello che non mi è piaciuto è come viene affrontato il secolare tema del determinismo dell'uomo nei confronti di Dio. Il messaggio che passa è che l'uomo è libero di decidere cambiando il proprio destino, ma solo fino ad un certo punto, ci sono eventi che non possono essere cambiati. Il tema è spinoso ma, per quanto mi riguarda, questo presupposto mi ha molto disturbato. Gli avvenimenti successivi però non fanno altro che negare il concetto di partenza ed il finale, che francamente ho trovato affrettato e un po' buttato lì, ne è la conferma.
Insomma nel complesso il libro non è male, un po' cinematografico se vogliamo. Una lettura da affrontare senza volersi fare troppe domande, un romantico svago ma senza pretendere grandi cose.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀ 1/2
Su Homemademamma trovate altri suggerimenti di lettura.
Ora che l'ho finito sinceramente non so cosa pensare ...
Vediamo un po' di cosa tratta:
Juliette è a New York ormai da tre anni; il suo sogno di sfondare come attrice a Broadway ormai è naufragato, è tempo di tornare a casa, in Francia.
Sam è un bravo pediatra che però non riesce a superare la morte della moglie avvenuta un anno prima.
Juliette e Sam s'incontrano e si scontrano nel mezzo di una tormenta di neve che travolge la Grande Mela. E' subito amore. Però si mentono entrambi: Sam afferma di essere sposato, Juliette si presenta come avvocato in carriera. Questo perché entrambi pensano che la storia sia a termine: Juliette ha il volo per Parigi solo un paio di giorni dopo e Sam non può tradire la memoria della moglie. Quindi, quando si salutano all'aeroporto nessuno dei due ammette di non poter sopportare l'idea di lasciare l'altro. Dopo qualche ora la vita di Sam subisce l'ennesimo affronto: l'aereo su cui viaggiava Juliette è precipitato nell'oceano. Non ci sono sopravvissuti. Sam è disperato: aveva ritrovato l'amore ma l'ha perso di nuovo. Ma c'è qualcuno in cielo che sta manovrando le vite dei due personaggi e non solo le loro. Non solo Juliette ricomparirà, ma comparirà anche Grace Costello, una poliziotta morta dieci anni prima ... Perché Juliette non è sul fondo dell'oceano e cosa vuole una donna morta, "una donna che non dovrebbe essere qui", da Sam?
Anzitutto devo ammettere che la scrittura è molto scorrevole e coinvolgente, la storia trascina e si ha il desiderio di continuare a leggere. Sostanzialmente Juliette è poco più di una comparsa, i veri protagonisti sono Sam e Grace. Le vicende dei due personaggi sono legate, anche se ciò che li unisce è un patto di morte. Entrare nel dettaglio senza fare spoiler è abbastanza complicato e non voglio rovinarvi la lettura se mai aveste voglia di affrontarla. Diciamo che quello che non mi è piaciuto è come viene affrontato il secolare tema del determinismo dell'uomo nei confronti di Dio. Il messaggio che passa è che l'uomo è libero di decidere cambiando il proprio destino, ma solo fino ad un certo punto, ci sono eventi che non possono essere cambiati. Il tema è spinoso ma, per quanto mi riguarda, questo presupposto mi ha molto disturbato. Gli avvenimenti successivi però non fanno altro che negare il concetto di partenza ed il finale, che francamente ho trovato affrettato e un po' buttato lì, ne è la conferma.
Insomma nel complesso il libro non è male, un po' cinematografico se vogliamo. Una lettura da affrontare senza volersi fare troppe domande, un romantico svago ma senza pretendere grandi cose.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀ 1/2
Su Homemademamma trovate altri suggerimenti di lettura.
venerdì 10 maggio 2019
VdL - Scomparsa, Chevy Stevens
Questo libro sembra una puntata di Criminal Minds, solo un po' più lunga e approfondita. Non ci sono scene troppo trucide, ma l'angoscia pervade il racconto della protagonista Annie e ci trascina nel suo inferno.
Annie O'Sullivan è una giovane agente immobiliare ed in quella bella giornata estiva su Vancouver Island ha come obiettivo di vendere una casa, per questo motivo ha organizzato un'open house. Quando, verso fine giornata, si presenta un affascinante ultimo cliente Annie s'illude che la fortuna stia girando dalla sua parte. Non è così. Il Pazzo, come comincerà a chiamarlo, la rapisce e la tiene reclusa per un anno in uno chalet di montagna. Le violenze fisiche e psicologiche che la ragazza è costretta a subire ne minano la volontà, ma l'ennesimo inenarrabile sopruso risveglia in lei un impulso di salvezza che le permette di fuggire e mettere fine all'incubo.
Ma i maltrattamenti e le assurde regole che il Pazzo le imponeva col terrore le hanno causato un terribile stress post traumatico da cui non riesce a riprendersi. Inoltre Annie non è mai riuscita a spiegarsi perché il Pazzo avesse scelto proprio lei. Sì, perché questo è certo: Annie è stata scelta, studiata, fotografata ... non è stato un rapimento casuale.
Le sue sedute di psicoterapia vanno di pari passo con il suo lento risorgere dall'abisso e con alcuni piccoli strani eventi che invece sembra cerchino di riprecipitarvela. Alla fine la realtà sarà la più sconvolgente di tutte...
Il libro è scritto bene, è molto scorrevole ed ha il merito di narrare la vicenda in prima persona dal punto di vista della vittima. Quindi possiamo immedesimarci nel terrore, nell'angoscia, nello scoramento di Annie e "capire" (per quanto sia possibile) lo stato d'animo di una donna segregata da uno psicopatico: lui le impone delle regole, ma niente la mette veramente al sicuro, nemmeno seguirle alla lettera, perché ci sarà sempre un particolare che lui non approverà, una macchia di sporco, una frase detta nel modo sbagliato e la punizione sarà inevitabile e terribile.
Un'esperienza del genere ti toglie identità, sicurezza, iniziativa.
Quando torna a casa Annie si lascia vivere. Preda delle sue paure e dei rituali che il Pazzo le ha inculcato. Piano piano capisce che non potrà mai più tornare ad essere la donna di prima, ma che da lì deve ripartire, cercare una nuova via e risorgere dalle proprie ceneri come una fenice.
Scoprire la verità sul proprio rapimento l'aiuterà a chiudere definitivamente i conti col passato.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
potrete trovare altri bei consigli di lettura sul blog di Paola, Homemademamma, promotrice del Venerdì del Libro.
Annie O'Sullivan è una giovane agente immobiliare ed in quella bella giornata estiva su Vancouver Island ha come obiettivo di vendere una casa, per questo motivo ha organizzato un'open house. Quando, verso fine giornata, si presenta un affascinante ultimo cliente Annie s'illude che la fortuna stia girando dalla sua parte. Non è così. Il Pazzo, come comincerà a chiamarlo, la rapisce e la tiene reclusa per un anno in uno chalet di montagna. Le violenze fisiche e psicologiche che la ragazza è costretta a subire ne minano la volontà, ma l'ennesimo inenarrabile sopruso risveglia in lei un impulso di salvezza che le permette di fuggire e mettere fine all'incubo.
Ma i maltrattamenti e le assurde regole che il Pazzo le imponeva col terrore le hanno causato un terribile stress post traumatico da cui non riesce a riprendersi. Inoltre Annie non è mai riuscita a spiegarsi perché il Pazzo avesse scelto proprio lei. Sì, perché questo è certo: Annie è stata scelta, studiata, fotografata ... non è stato un rapimento casuale.
Le sue sedute di psicoterapia vanno di pari passo con il suo lento risorgere dall'abisso e con alcuni piccoli strani eventi che invece sembra cerchino di riprecipitarvela. Alla fine la realtà sarà la più sconvolgente di tutte...
Il libro è scritto bene, è molto scorrevole ed ha il merito di narrare la vicenda in prima persona dal punto di vista della vittima. Quindi possiamo immedesimarci nel terrore, nell'angoscia, nello scoramento di Annie e "capire" (per quanto sia possibile) lo stato d'animo di una donna segregata da uno psicopatico: lui le impone delle regole, ma niente la mette veramente al sicuro, nemmeno seguirle alla lettera, perché ci sarà sempre un particolare che lui non approverà, una macchia di sporco, una frase detta nel modo sbagliato e la punizione sarà inevitabile e terribile.
Un'esperienza del genere ti toglie identità, sicurezza, iniziativa.
Quando torna a casa Annie si lascia vivere. Preda delle sue paure e dei rituali che il Pazzo le ha inculcato. Piano piano capisce che non potrà mai più tornare ad essere la donna di prima, ma che da lì deve ripartire, cercare una nuova via e risorgere dalle proprie ceneri come una fenice.
Scoprire la verità sul proprio rapimento l'aiuterà a chiudere definitivamente i conti col passato.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 3 maggio 2019
VdL - Le piume dei dinosauri, Sissel-Jo Gazan
Il 31 marzo scorso ho portato la Tata e la Pissi a Bologna a vedere uno spettacolo veramente particolare "Walking with Dinosaurs". Se capita anche dalle vostre parti ed avete figli relativamente piccoli portateli perché è veramente bello! Vedrete una specie di documentario dal vivo con dinosauri a grandezza quasi naturale, che si presentano e si muovono con un realismo davvero impressionante ... soprattutto nel caso del T-rex!
Fatto sta che, sull'onda dell'evento, ho intrapreso la lettura di questo libro che, come tema di sottofondo, ha proprio quello dei dinosauri.
Trama:
Purtroppo per Anna Bella, che deve discutere la propria tesi entro un paio di settimane, il suo relatore Lars Helland della facoltà di Scienze Naturali di Copenaghen viene trovato morto nel suo ufficio con la lingua tranciata.
Le cose non si mettono bene perché fra i primi sospettati c'è proprio Anna: non è un mistero che disprezzasse il professore e che fosse esasperata dallo scarso interesse con cui seguiva i suoi studi. A dirla tutta sembrava che il professor Helland avesse qualcosa che non andava ... sembrava assente, confuso, poco produttivo. Ed in effetti l'autopsia dimostra che qualcosa di molto strano il docente ce l'aveva.
Che in tutto quello che è successo c'entri la tesi di Anna? Una tesi basata sull'annosa diatriba sull'origine degli uccelli: discendono dai dinosauri o da uccelli preistorici?
A occuparsi del caso è il commissario Soren Marhauge, poliziotto dotatissimo ma uomo che ha molto sofferto in passato. La sua vita e quella di Anna, ragazza-madre abbandonata dal marito e con un rapporto difficile con i genitori, s'incontrano e si scontrano. Chi sarà a risolvere il caso?
Sulla copertina di questo libro appare la dicitura thriller, ma, secondo me, la parte poliziesca è un pretesto per portarci ad analizzare la vita dei personaggi. Tutti i protagonisti sono problematici. Tutti hanno traumi non risolti che condizionano il loro presente. Tutti vivono in solitudine, non permettono a chi li ama di avvicinarsi, di curarsi di loro, di alleviare le loro sofferenze. Ma la vicenda che trae origine dalla morte di Helland cambierà le loro vite e li costringerà a fare finalmente i conti con i loro segreti, con i "lutti" non elaborati e con le tensioni famigliari che sono state volutamente ignorate.
Da sfondo, la diatriba scientifica sull'origine degli uccelli. Può sembrare che l'argomento sia puramente accademico, ma sul finale si capisce che anch'esso rientra nello schema della "menzogna a tutti i costi", quella che viene perpetrata per non costringersi a vedere la realtà e a dover fare ammenda dei proprio errori.
La morale è che, in ogni caso, celare la verità porta solo a problemi più grandi. In questo romanzo chi ha mentito, chi ha nascosto il vero e non lo ammette perde tutto e viene punito. Questo vale per la madre di Anna, per Troels amico di Anna, per il professor Freeman. Anche Anna e Soren hanno vissuto nella menzogna, ma lo capiscono e fanno ammenda e possono regalarsi un nuovo inizio.
Non si tratta di un libro indimenticabile, ma io ve lo consiglio per la sua particolarità.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀ 1/2
Sul blog di Paola Homemademamma, promotrice del venerdì del libro, troverete altri interessanti suggerimenti d lettura.
Fatto sta che, sull'onda dell'evento, ho intrapreso la lettura di questo libro che, come tema di sottofondo, ha proprio quello dei dinosauri.
Trama:
Purtroppo per Anna Bella, che deve discutere la propria tesi entro un paio di settimane, il suo relatore Lars Helland della facoltà di Scienze Naturali di Copenaghen viene trovato morto nel suo ufficio con la lingua tranciata.
Le cose non si mettono bene perché fra i primi sospettati c'è proprio Anna: non è un mistero che disprezzasse il professore e che fosse esasperata dallo scarso interesse con cui seguiva i suoi studi. A dirla tutta sembrava che il professor Helland avesse qualcosa che non andava ... sembrava assente, confuso, poco produttivo. Ed in effetti l'autopsia dimostra che qualcosa di molto strano il docente ce l'aveva.
Che in tutto quello che è successo c'entri la tesi di Anna? Una tesi basata sull'annosa diatriba sull'origine degli uccelli: discendono dai dinosauri o da uccelli preistorici?
A occuparsi del caso è il commissario Soren Marhauge, poliziotto dotatissimo ma uomo che ha molto sofferto in passato. La sua vita e quella di Anna, ragazza-madre abbandonata dal marito e con un rapporto difficile con i genitori, s'incontrano e si scontrano. Chi sarà a risolvere il caso?
Sulla copertina di questo libro appare la dicitura thriller, ma, secondo me, la parte poliziesca è un pretesto per portarci ad analizzare la vita dei personaggi. Tutti i protagonisti sono problematici. Tutti hanno traumi non risolti che condizionano il loro presente. Tutti vivono in solitudine, non permettono a chi li ama di avvicinarsi, di curarsi di loro, di alleviare le loro sofferenze. Ma la vicenda che trae origine dalla morte di Helland cambierà le loro vite e li costringerà a fare finalmente i conti con i loro segreti, con i "lutti" non elaborati e con le tensioni famigliari che sono state volutamente ignorate.
Da sfondo, la diatriba scientifica sull'origine degli uccelli. Può sembrare che l'argomento sia puramente accademico, ma sul finale si capisce che anch'esso rientra nello schema della "menzogna a tutti i costi", quella che viene perpetrata per non costringersi a vedere la realtà e a dover fare ammenda dei proprio errori.
La morale è che, in ogni caso, celare la verità porta solo a problemi più grandi. In questo romanzo chi ha mentito, chi ha nascosto il vero e non lo ammette perde tutto e viene punito. Questo vale per la madre di Anna, per Troels amico di Anna, per il professor Freeman. Anche Anna e Soren hanno vissuto nella menzogna, ma lo capiscono e fanno ammenda e possono regalarsi un nuovo inizio.
Non si tratta di un libro indimenticabile, ma io ve lo consiglio per la sua particolarità.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀ 1/2
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venerdì 12 aprile 2019
VdL - Quo vadis, baby?, Grazia Verasani
Mi devo fermare un attimo prima di parlarvi di questo libro. Breve, un 150 pagine o poco più, ma denso, con un tema di fondo pesantissimo: il suicidio di una persona cara.
Come già dissi recensendo "13" l'argomento mi colpisce in modo particolare. In questo caso è affrontato in maniera diversa, dalla parte dei sopravvissuti.
Non capiamoci male però: non è un libro pesante, dolente, anche, ma è soprattutto un libro rabbioso, gonfio della rabbia di chi non capisce e sa di non aver mai capito.
Il vuoto lasciato dal suicidio della sorella Ada, sedici anni prima, non può essere riempito da nulla e Giorgia se lo ricorda ogni giorno. Quarant'anni portati senza riguardo, una propensione per il bicchiere e per le sigarette, Giorgia è la titolare, insieme al padre carabiniere in pensione, di un'agenzia investigativa privata a Bologna. Non c'è un uomo nella sua vita ed il lavoro che fa non contribuisce certo a fargliene sentire la mancanza, infatti, per lo più, si occupa di corna. Suo padre non è che stia molto meglio, solitamente affoga il suo dolore nell'anice. Un dolore doppio perché anche la madre di Giorgia si è tolta la vita, molti anni prima, quando lei e Ada era solo due ragazzine. Giorgia è la figlia forte, che ha preso dal padre, destinata a diventare avvocato, impegnata in politica e nel sociale; Ada è l'artista di casa, suona il piano e vuol fare l'attrice, sognatrice e idealista un giorno parte per Roma con Giulio, il fidanzato, e da Roma tornerà dentro una cassa. Dal passato di Ada riappaiono delle lettere, scritte ad un amico d'infanzia; in esse emerge un fantomatico "A." ... Giorgia non può darsi pace e comincia ad indagare.
Può sembrare un giallo, ma in fondo non lo è, in realtà è un viaggio all'interno di una famiglia, problematica sì, ma non più di tante altre. Non ci sono problemi veri, come litigi, violenze, tradimenti, menzogne ... c'è l'inadeguatezza alla vita che alcune persone purtroppo hanno. La madre di Giorgia e Ada è infelice, distante, viene descritta con lo sguardo sempre puntato lontano come a cercare qualcosa di irraggiungibile e, forse, sconosciuto anche a lei stessa. Ada eredita la stessa infelicità, un vuoto interiore che non riesce a colmare con nulla, ne' col teatro, ne' con l'alcol, ne' con la droga, ne' col sesso. E soccombe.
Il problema rimane tutto addosso a chi sopravvive. Il tarlo quotidiano di non aver capito, di non essere intervenuti in tempo, di non aver offerto un aiuto, di essere stati lontani quando c'era bisogno di noi. Non credo che sia così. Chi si uccide ha già deciso. Da tempo. Il pensiero è sempre stato lì, sotto il pelo dell'acqua. Ed un giorno all'improvviso emerge. Punto.
Sullo sfondo di tutto questo Bologna, una Bologna invernale, con la nebbia, il freddo addirittura la neve. Un distillato di Bologna, o meglio, della Bologna che ricordo ancora bene, con i suoi bar aperti fino a notte fonda, le osterie dove si suona jazz. E poi via Ferrarese (ci andavo quasi tutti i giorni), il Parco Nord (ah ... quando c'era il MadeinBO ...), la pianura nebbiosa e assolutamente orizzontale tutt'intorno (per me, donna di montagna, era "troppo" orizzontale). Non c'è nulla da fare, come dice Carboni "perché Bologna è una regola" e se ti entra nel sangue senti il suo richiamo anche attraverso le pagine di un romanzo.
Lo scritto è diretto, senza tanti fronzoli, il linguaggio pure, ma la narrazione è profonda, scava nell'animo dei protagonisti. La vedi davanti a te Giorgia, sigaretta in bocca, occhiaie da notte insonne, vestiti buttati su in fretta, sguardo tormentato col pensiero della sorella sempre in sottofondo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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Come già dissi recensendo "13" l'argomento mi colpisce in modo particolare. In questo caso è affrontato in maniera diversa, dalla parte dei sopravvissuti.
Non capiamoci male però: non è un libro pesante, dolente, anche, ma è soprattutto un libro rabbioso, gonfio della rabbia di chi non capisce e sa di non aver mai capito.
Il vuoto lasciato dal suicidio della sorella Ada, sedici anni prima, non può essere riempito da nulla e Giorgia se lo ricorda ogni giorno. Quarant'anni portati senza riguardo, una propensione per il bicchiere e per le sigarette, Giorgia è la titolare, insieme al padre carabiniere in pensione, di un'agenzia investigativa privata a Bologna. Non c'è un uomo nella sua vita ed il lavoro che fa non contribuisce certo a fargliene sentire la mancanza, infatti, per lo più, si occupa di corna. Suo padre non è che stia molto meglio, solitamente affoga il suo dolore nell'anice. Un dolore doppio perché anche la madre di Giorgia si è tolta la vita, molti anni prima, quando lei e Ada era solo due ragazzine. Giorgia è la figlia forte, che ha preso dal padre, destinata a diventare avvocato, impegnata in politica e nel sociale; Ada è l'artista di casa, suona il piano e vuol fare l'attrice, sognatrice e idealista un giorno parte per Roma con Giulio, il fidanzato, e da Roma tornerà dentro una cassa. Dal passato di Ada riappaiono delle lettere, scritte ad un amico d'infanzia; in esse emerge un fantomatico "A." ... Giorgia non può darsi pace e comincia ad indagare.
Può sembrare un giallo, ma in fondo non lo è, in realtà è un viaggio all'interno di una famiglia, problematica sì, ma non più di tante altre. Non ci sono problemi veri, come litigi, violenze, tradimenti, menzogne ... c'è l'inadeguatezza alla vita che alcune persone purtroppo hanno. La madre di Giorgia e Ada è infelice, distante, viene descritta con lo sguardo sempre puntato lontano come a cercare qualcosa di irraggiungibile e, forse, sconosciuto anche a lei stessa. Ada eredita la stessa infelicità, un vuoto interiore che non riesce a colmare con nulla, ne' col teatro, ne' con l'alcol, ne' con la droga, ne' col sesso. E soccombe.
Il problema rimane tutto addosso a chi sopravvive. Il tarlo quotidiano di non aver capito, di non essere intervenuti in tempo, di non aver offerto un aiuto, di essere stati lontani quando c'era bisogno di noi. Non credo che sia così. Chi si uccide ha già deciso. Da tempo. Il pensiero è sempre stato lì, sotto il pelo dell'acqua. Ed un giorno all'improvviso emerge. Punto.
Sullo sfondo di tutto questo Bologna, una Bologna invernale, con la nebbia, il freddo addirittura la neve. Un distillato di Bologna, o meglio, della Bologna che ricordo ancora bene, con i suoi bar aperti fino a notte fonda, le osterie dove si suona jazz. E poi via Ferrarese (ci andavo quasi tutti i giorni), il Parco Nord (ah ... quando c'era il MadeinBO ...), la pianura nebbiosa e assolutamente orizzontale tutt'intorno (per me, donna di montagna, era "troppo" orizzontale). Non c'è nulla da fare, come dice Carboni "perché Bologna è una regola" e se ti entra nel sangue senti il suo richiamo anche attraverso le pagine di un romanzo.
Lo scritto è diretto, senza tanti fronzoli, il linguaggio pure, ma la narrazione è profonda, scava nell'animo dei protagonisti. La vedi davanti a te Giorgia, sigaretta in bocca, occhiaie da notte insonne, vestiti buttati su in fretta, sguardo tormentato col pensiero della sorella sempre in sottofondo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 5 aprile 2019
VdL - Non ti addormentare, S.J. Watson
Il mondo di Christine ha la durata di 24 ore. Ogni mattina si sveglia senza avere memoria degli ultimi 20 anni, senza sapere chi è l'uomo nel letto accanto a lei e senza riconoscere la stanza in ci si trova.
Christine è affetta da una rara e grave forma di amnesia anterograda e retrograda che le impedisce di immagazzinare nuovi ricordi. Per lei tutto si ferma a quando aveva circa 25 anni: certi giorni ricorda un po' di più, altri si sveglia pensando di essere ancora bambina.
Ben, su marito, ogni mattina le spiega dov'è, quanti anni ha e che lui è suo marito da 20 anni, poi esce e va al lavoro e la lascia sola con il suo smarrimento. Almeno questo è ciò che accade il mattino in cui il romanzo ha inizio. Ma qualche ora dopo il dottor Nash, un neuropsichiatra, si presenta alla porta, le consegna un diario dicendole che lo ha scritto lei nelle ultime due settimane e spiegandole che Christine è in cura da lui all'insaputa di Ben. Sulla prima pagina del diario lei stessa ha scritto Non fidarti di Ben!
Sulle prime questo romanzo è necessariamente un po' lento, ma è una cosa necessaria perché deve far capire la condizione psicologica di una persona che si sveglia ogni giorno senza alcuna memoria del proprio passato. Ogni nuovo giorno è per lei un doloroso e lento riappropriarsi della propria vita, ma Christine si trova sempre in una posizione subordinata: la sua conoscenza passa unicamente attraverso gli altri; deve credere per forza a quello che le viene raccontato, non ha ricordi da contrapporre. Ed allora velocemente si comincia a realizzare che una donna senza memoria è carta bianca per una persona senza scrupoli e, grazie al diario, lo capisce anche Christine. Ben le mente. Le mente ripetutamente su piccoli dettagli e su eventi importanti, primo fra tutti l'incidente che l'ha privata dei suoi ricordi. In un crescendo di dettagli, di flash e di incontri questo thriller psicologico diventa sempre più avvincente per poi risolversi in un finale inaspettato.
Se si resiste alla noia delle prime pagine si viene quindi premiati con una storia tutto sommato coinvolgente.
Nei ringraziamenti finali vengono citati due casi di "smemorati" molto famosi che hanno ispirato la storia: Henry Gustav Molaison e Clive Wearing detto "l'uomo con la memoria di 7 secondi" ... 7 secondi ... fate voi ...
Sono andata a cercarmi qualche informazione e scoprire che davvero esistono persone che si trovano a vivere questo dramma mi ha molto impressionata. Noi tutti siamo il risultato del nostro passato e delle esperienze che abbiamo vissuto, non avere memoria alcuna di essere, non riuscire ad immagazzinare ricordi ha ripercussioni enormi sulla vita quotidiana. Ci si trova a vivere in una casa che è sempre sconosciuta, fra persone che ti sono estranee. Non a caso i due personaggi citati sopra hanno vissuto in istituti più o meno specializzati: c'è da perdere la ragione oltre ai pericoli che si correrebbero vivendo nella società. Un destino davvero atroce se ci pensate.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
Su Homemademamma, promotrice dell'iniziativa, trovate tanti altri bellissimi suggerimenti di lettura.
Christine è affetta da una rara e grave forma di amnesia anterograda e retrograda che le impedisce di immagazzinare nuovi ricordi. Per lei tutto si ferma a quando aveva circa 25 anni: certi giorni ricorda un po' di più, altri si sveglia pensando di essere ancora bambina.
Ben, su marito, ogni mattina le spiega dov'è, quanti anni ha e che lui è suo marito da 20 anni, poi esce e va al lavoro e la lascia sola con il suo smarrimento. Almeno questo è ciò che accade il mattino in cui il romanzo ha inizio. Ma qualche ora dopo il dottor Nash, un neuropsichiatra, si presenta alla porta, le consegna un diario dicendole che lo ha scritto lei nelle ultime due settimane e spiegandole che Christine è in cura da lui all'insaputa di Ben. Sulla prima pagina del diario lei stessa ha scritto Non fidarti di Ben!
Sulle prime questo romanzo è necessariamente un po' lento, ma è una cosa necessaria perché deve far capire la condizione psicologica di una persona che si sveglia ogni giorno senza alcuna memoria del proprio passato. Ogni nuovo giorno è per lei un doloroso e lento riappropriarsi della propria vita, ma Christine si trova sempre in una posizione subordinata: la sua conoscenza passa unicamente attraverso gli altri; deve credere per forza a quello che le viene raccontato, non ha ricordi da contrapporre. Ed allora velocemente si comincia a realizzare che una donna senza memoria è carta bianca per una persona senza scrupoli e, grazie al diario, lo capisce anche Christine. Ben le mente. Le mente ripetutamente su piccoli dettagli e su eventi importanti, primo fra tutti l'incidente che l'ha privata dei suoi ricordi. In un crescendo di dettagli, di flash e di incontri questo thriller psicologico diventa sempre più avvincente per poi risolversi in un finale inaspettato.
Se si resiste alla noia delle prime pagine si viene quindi premiati con una storia tutto sommato coinvolgente.
Nei ringraziamenti finali vengono citati due casi di "smemorati" molto famosi che hanno ispirato la storia: Henry Gustav Molaison e Clive Wearing detto "l'uomo con la memoria di 7 secondi" ... 7 secondi ... fate voi ...
Sono andata a cercarmi qualche informazione e scoprire che davvero esistono persone che si trovano a vivere questo dramma mi ha molto impressionata. Noi tutti siamo il risultato del nostro passato e delle esperienze che abbiamo vissuto, non avere memoria alcuna di essere, non riuscire ad immagazzinare ricordi ha ripercussioni enormi sulla vita quotidiana. Ci si trova a vivere in una casa che è sempre sconosciuta, fra persone che ti sono estranee. Non a caso i due personaggi citati sopra hanno vissuto in istituti più o meno specializzati: c'è da perdere la ragione oltre ai pericoli che si correrebbero vivendo nella società. Un destino davvero atroce se ci pensate.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 29 marzo 2019
Vdl - L'isola di Alice, Daniel Sànchez Arévalo
Il libro di cui vi parlerò oggi mi ha lasciata un po' così... con molti interrogativi.
La trama, tanto per orientaci un pochino:
Alice e Chris si amano dai tempi della scuola; hanno costruito una bella famiglia con Olivia di 6 anni ed una seconda bimba in arrivo. Si amano e sono felici, Chris è un imprenditore che comincia ad avere successo con la vendita e la posa di campi da tennis ed Alice insegna arte a scuola.
La vita serena di Alice finisce alle 00:01 di una notte di maggio, quando riceve una telefonata che l'informa che Chris ha avuto un incidente ed è molto grave. Sulle prime Alice non realizza che suo marito ha avuto l'incidente molto lontano da dove aveva detto di trovarsi; poi Chris muore ed insieme al dolore atroce arrivano le domande. Perché Chris era su quella strada? Perché le aveva mentito? Ovviamente la fantasia galoppa ed Alice decide che deve sapere. Con un espediente di cui faccio fatica a credere la realizzabilità nel mondo reale (leggetelo e ditemi la vostra), Alice scopre che la strada di Chris porta su una piccola isola, Robin Island, vicina a Nantucket e Marta's Vineyard. Durante la sua prima visita all'isola Alice viene presa dalle doglie e finisce per partorire Ruby, la sua secondogenita, proprio su quella che comincia a considerare l'isola dei segreti: per lei è un segno, si trasferisce su Robin Island con le figlie decisa a scoprire la verità.
Sicuramente il "metodo" usato da Alice per arrivare alla verità è stato per l'autore un escamotage per entrare (letteralmente) nelle vite degli abitanti dell'isola; certo se qualcuno venisse pescato a fare una cosa del genere verrebbe quanto meno multato, specialmente negli Stati Uniti!
Ma non è questo che mi ha lasciata perplessa, è piuttosto che non sono riuscita ad entrare in sintonia con Alice. Credo che dipenda dal fatto che l'autore è un uomo, insomma Alice non ragiona e non reagisce da donna. Inizialmente sì, il voler sapere a tutti i costi, il non darsi pace al pensiero che il marito le abbia mentito. E' l'epilogo che, secondo me, non funziona: quando scopre la verità, non si sente tradita, perdona tutto e tutti perché ogni cosa è stata fatta in nome dell'amore e non ha importanza per amore di chi ... probabilmente è solo un problema mio, ma francamente tutto ciò mi lascia alquanto perplessa.
In definitiva il mio non è uno sconsiglio, anzi ho letto che molti lettori sono rimasti entusiasmati da questo romanzo. Diciamo che va preso un po' così com'è: un miscuglio di tecnologia a livello di "agente segreto", paranoia e disturbo post traumatico, intrigo e menzogna. Alice gioca a "fare Dio", come le fa notare Olivia alla fine del racconto, e ci prova gusto, tant'è che non smette ma continua anche dopo aver scoperto la verità nascosta di Chris; l'isola diventa la "sua" isola, l'isola di Alice appunto, e suo dovere diviene vegliare su tutti i suoi abitanti affinché tutto vada per il meglio
GIUDIZIO CRITICO:❀❀❀
L'iniziativa del venerdì del libro è promossa da Paola di Homemademamma, sul suo blog potete trovare gli altri suggerimenti di lettura di oggi.
La trama, tanto per orientaci un pochino:
Alice e Chris si amano dai tempi della scuola; hanno costruito una bella famiglia con Olivia di 6 anni ed una seconda bimba in arrivo. Si amano e sono felici, Chris è un imprenditore che comincia ad avere successo con la vendita e la posa di campi da tennis ed Alice insegna arte a scuola.
La vita serena di Alice finisce alle 00:01 di una notte di maggio, quando riceve una telefonata che l'informa che Chris ha avuto un incidente ed è molto grave. Sulle prime Alice non realizza che suo marito ha avuto l'incidente molto lontano da dove aveva detto di trovarsi; poi Chris muore ed insieme al dolore atroce arrivano le domande. Perché Chris era su quella strada? Perché le aveva mentito? Ovviamente la fantasia galoppa ed Alice decide che deve sapere. Con un espediente di cui faccio fatica a credere la realizzabilità nel mondo reale (leggetelo e ditemi la vostra), Alice scopre che la strada di Chris porta su una piccola isola, Robin Island, vicina a Nantucket e Marta's Vineyard. Durante la sua prima visita all'isola Alice viene presa dalle doglie e finisce per partorire Ruby, la sua secondogenita, proprio su quella che comincia a considerare l'isola dei segreti: per lei è un segno, si trasferisce su Robin Island con le figlie decisa a scoprire la verità.
Sicuramente il "metodo" usato da Alice per arrivare alla verità è stato per l'autore un escamotage per entrare (letteralmente) nelle vite degli abitanti dell'isola; certo se qualcuno venisse pescato a fare una cosa del genere verrebbe quanto meno multato, specialmente negli Stati Uniti!
Ma non è questo che mi ha lasciata perplessa, è piuttosto che non sono riuscita ad entrare in sintonia con Alice. Credo che dipenda dal fatto che l'autore è un uomo, insomma Alice non ragiona e non reagisce da donna. Inizialmente sì, il voler sapere a tutti i costi, il non darsi pace al pensiero che il marito le abbia mentito. E' l'epilogo che, secondo me, non funziona: quando scopre la verità, non si sente tradita, perdona tutto e tutti perché ogni cosa è stata fatta in nome dell'amore e non ha importanza per amore di chi ... probabilmente è solo un problema mio, ma francamente tutto ciò mi lascia alquanto perplessa.
In definitiva il mio non è uno sconsiglio, anzi ho letto che molti lettori sono rimasti entusiasmati da questo romanzo. Diciamo che va preso un po' così com'è: un miscuglio di tecnologia a livello di "agente segreto", paranoia e disturbo post traumatico, intrigo e menzogna. Alice gioca a "fare Dio", come le fa notare Olivia alla fine del racconto, e ci prova gusto, tant'è che non smette ma continua anche dopo aver scoperto la verità nascosta di Chris; l'isola diventa la "sua" isola, l'isola di Alice appunto, e suo dovere diviene vegliare su tutti i suoi abitanti affinché tutto vada per il meglio
GIUDIZIO CRITICO:❀❀❀
L'iniziativa del venerdì del libro è promossa da Paola di Homemademamma, sul suo blog potete trovare gli altri suggerimenti di lettura di oggi.
venerdì 22 marzo 2019
Riflessioni in un giorno di sole
Ed è primavera. Oggi è proprio esplosa nel suo fulgore.
Non ho finito il mio romanzo, quindi non partecipo all'appuntamento del Venerdì del libro, ma ho voglia di lasciarvi a questa chicca di José Saramago:
"C'è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lì solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda". José Saramago, La Caverna
Non ho finito il mio romanzo, quindi non partecipo all'appuntamento del Venerdì del libro, ma ho voglia di lasciarvi a questa chicca di José Saramago:
"C'è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lì solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda". José Saramago, La Caverna
venerdì 15 marzo 2019
VdL - Ally nella tempesta, Lucinda Riley
E' ufficiale: mi sono innamorata della serie delle Sette Sorelle di Lucinda Riley!
Questo secondo volume mi ha conquistata tanto quanto quello precedente.
Qui si racconta la storia della seconda sorella, Ally, abbreviazione di Alcyone; profondamente diversa dalla sorella maggiore Maia, a cui comunque o fortemente legata, Ally è la sorella forte, la leader del gruppo.
Non per niente svolge una professione avventurosa, infatti è una donna di mare, fa regate in equipaggi di soli uomini. Proprio alla fine di una regata Ally incontra Theo, uno skipper di fama mondiale, e fra i due nasce l'amore. E, quando Pa' Salt muore (per questo antefatto vedere qui) Ally si trova in barca con Theo, nel mezzo del Mar Egeo, a trascorrere il loro primo week end d'amore.
Dopo essere tornata a Ginevra per condividere il lutto con le sorelle, Ally decide di tralasciare momentaneamente gli indizi riguardo le sue origini lasciatigli da Pa'Salt e torna in Grecia per affrontare la regata delle isole greche in squadra con Theo. Nonostante il dolore per la perdita del padre, per Ally è un momento magico: ha trovato l'amore della vita e la vittoria in mare.
In attesa di cominciare una nuova regata con Theo, la temibile Fastnet, la ragazza torna a Ginevra dove trova Maia alle battute finali della sua ricerca ed anche lei felice per il nuovo amore trovato. Trovandosi al Atlantis da sola, Ally s'incuriosisce riguardo i propri indizi; anzitutto scopre di essere stata trovata da Pa' Salt in Norvegia, ad Oslo, poi trova una specie di diario scritto in norvegese, non essendo in grado di leggerlo contatta una traduttrice che lo traduca per lei. Dopo di che parte per l'Inghilterra perchè da lì partirà la Fastnet.
Da qui in avanti il destino giocherà crudelmente con la vita di Ally. Tutto quello che accadrà la spingerà a voler approfondire la ricerca sulle proprie origini e la porterà prima ad Oslo e poi a Bergen sulle tracce di un famosissimo compositore. Nuove strade si apriranno davanti a lei ed infine avrà la sua occasione di cominciare una nuova vita.
Anche "Ally nella tempesta" è un romanzo molto ben scritto, i fatti sono incastrati benissimo fra loro anche perché le vite delle sei sorelle s'incrociano nei vari romanzi e la Riley è molto attenta a far combaciare bene tutti i pezzi. La storia personale di Ally, com'era accaduto per Maia, s'intreccia con avvenimenti reali del passato; in questo caso si tratta della messa in scena del Peer Gynt un dramma scritto da Ibsen e messo in musica da Grieg. La vita degli avi di Ally ruota attorno alla prima messa in scena di quest'opera, nel 1876, nel teatro di Christiania, il nome che aveva Oslo all'epoca. Da lì comincia tutto e prosegue, passando per la seconda guerra mondiale e terminando con la protagonista ai giorni nostri.
Anche in questo caso devo ringraziare l'autrice per avermi fatto scoprire molte cose che non sapevo. Prima di tutto che conoscevo la musica di Grieg e non lo sapevo! In realtà tutti noi la conosciamo perché almeno un paio di arie del Peer Gynt sono famosissime e sono state usate e strausate in film e pubblicità: provate a cercare su You Tube "Il Mattino" e "Nell'antro del re della montagna" e vedrete!
Insomma sulla musica ho scoperto molte cose interessanti partendo dal Conservatorio di Lipsia e la sua triste sorte durante gli anni del nazismo fino alla Filarmonica di Bergen.
L'invasione della Norvegia da parte delle truppe del Fuhrer è generalmente un avvenimento di "secondo piano" quando si parla di secondo conflitto mondiale, eppure ebbe ovviamente delle conseguenze tragiche per le città coinvolte. Inoltre alcuni ebrei erano fuggiti dalla Germania e si erano rifugiati proprio in Norvegia che, durante la prima guerra mondiale, era rimasta neutrale contando sul fatto che la neutralità venisse mantenuta. Quindi un dramma nel dramma.
Insomma, care amiche lettrici, ci sono tanti tanti motivi per appassionarsi a questa serie.
Non da ultimo un alone di mistero che percorre ogni romanzo e che riguarda la misteriosa scomparsa di Pa' Salt: l'autrice promette che tutto verrà svelato nell'ultimo romanzo quello, suppongo, dedicato a Merope, la sorella mai trovata...
Consigliatissimo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
Nel blog di Homemademamma, ideatrice del venerdì del libro, potrete trovare tanti altri consigli di lettura.
Questo secondo volume mi ha conquistata tanto quanto quello precedente.
Qui si racconta la storia della seconda sorella, Ally, abbreviazione di Alcyone; profondamente diversa dalla sorella maggiore Maia, a cui comunque o fortemente legata, Ally è la sorella forte, la leader del gruppo.
Non per niente svolge una professione avventurosa, infatti è una donna di mare, fa regate in equipaggi di soli uomini. Proprio alla fine di una regata Ally incontra Theo, uno skipper di fama mondiale, e fra i due nasce l'amore. E, quando Pa' Salt muore (per questo antefatto vedere qui) Ally si trova in barca con Theo, nel mezzo del Mar Egeo, a trascorrere il loro primo week end d'amore.
Dopo essere tornata a Ginevra per condividere il lutto con le sorelle, Ally decide di tralasciare momentaneamente gli indizi riguardo le sue origini lasciatigli da Pa'Salt e torna in Grecia per affrontare la regata delle isole greche in squadra con Theo. Nonostante il dolore per la perdita del padre, per Ally è un momento magico: ha trovato l'amore della vita e la vittoria in mare.
In attesa di cominciare una nuova regata con Theo, la temibile Fastnet, la ragazza torna a Ginevra dove trova Maia alle battute finali della sua ricerca ed anche lei felice per il nuovo amore trovato. Trovandosi al Atlantis da sola, Ally s'incuriosisce riguardo i propri indizi; anzitutto scopre di essere stata trovata da Pa' Salt in Norvegia, ad Oslo, poi trova una specie di diario scritto in norvegese, non essendo in grado di leggerlo contatta una traduttrice che lo traduca per lei. Dopo di che parte per l'Inghilterra perchè da lì partirà la Fastnet.
Da qui in avanti il destino giocherà crudelmente con la vita di Ally. Tutto quello che accadrà la spingerà a voler approfondire la ricerca sulle proprie origini e la porterà prima ad Oslo e poi a Bergen sulle tracce di un famosissimo compositore. Nuove strade si apriranno davanti a lei ed infine avrà la sua occasione di cominciare una nuova vita.
Anche "Ally nella tempesta" è un romanzo molto ben scritto, i fatti sono incastrati benissimo fra loro anche perché le vite delle sei sorelle s'incrociano nei vari romanzi e la Riley è molto attenta a far combaciare bene tutti i pezzi. La storia personale di Ally, com'era accaduto per Maia, s'intreccia con avvenimenti reali del passato; in questo caso si tratta della messa in scena del Peer Gynt un dramma scritto da Ibsen e messo in musica da Grieg. La vita degli avi di Ally ruota attorno alla prima messa in scena di quest'opera, nel 1876, nel teatro di Christiania, il nome che aveva Oslo all'epoca. Da lì comincia tutto e prosegue, passando per la seconda guerra mondiale e terminando con la protagonista ai giorni nostri.
Anche in questo caso devo ringraziare l'autrice per avermi fatto scoprire molte cose che non sapevo. Prima di tutto che conoscevo la musica di Grieg e non lo sapevo! In realtà tutti noi la conosciamo perché almeno un paio di arie del Peer Gynt sono famosissime e sono state usate e strausate in film e pubblicità: provate a cercare su You Tube "Il Mattino" e "Nell'antro del re della montagna" e vedrete!
Insomma sulla musica ho scoperto molte cose interessanti partendo dal Conservatorio di Lipsia e la sua triste sorte durante gli anni del nazismo fino alla Filarmonica di Bergen.
L'invasione della Norvegia da parte delle truppe del Fuhrer è generalmente un avvenimento di "secondo piano" quando si parla di secondo conflitto mondiale, eppure ebbe ovviamente delle conseguenze tragiche per le città coinvolte. Inoltre alcuni ebrei erano fuggiti dalla Germania e si erano rifugiati proprio in Norvegia che, durante la prima guerra mondiale, era rimasta neutrale contando sul fatto che la neutralità venisse mantenuta. Quindi un dramma nel dramma.
Insomma, care amiche lettrici, ci sono tanti tanti motivi per appassionarsi a questa serie.
Non da ultimo un alone di mistero che percorre ogni romanzo e che riguarda la misteriosa scomparsa di Pa' Salt: l'autrice promette che tutto verrà svelato nell'ultimo romanzo quello, suppongo, dedicato a Merope, la sorella mai trovata...
Consigliatissimo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
Nel blog di Homemademamma, ideatrice del venerdì del libro, potrete trovare tanti altri consigli di lettura.
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