Montanari Family

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Robby, Manu, Tata, Pissi, Pepe, Oscar, Giorgio

venerdì 18 dicembre 2020

VdL - Il sogno di volare, Carlo Lucarelli - Serie Grazia Negro V

 Ed eccoci! Per la gioia di qualcuno, ma, spero, non di tutti, siamo arrivati all'epilogo (almeno per ora) della serie dedicata all'ispettore di polizia Grazia Negro!

Anche per quest'avventura investigativa troviamo un killer col nome di un animale, Il Cane, e una canzone che fa da leitmotiv, appunto "Il sogno di volare" di Andrea Buffa. Ma qui cambia qualcosa. Grazia è in crisi con se stessa e con Simone, il sogno di maternità dell'ultimo libro è svanito, ma ha lasciato macerie su cui è difficile ricostruire. 

Anche Bologna non è più la stessa. Sono passati 10 anni ed i segni che hanno lasciato su questa città sono evidenti. Non è più la città tranquilla di una volta, quando una donna usciva da sola di notte senza eccessivi timori; l'immigrazione ha interessato profondamente il tessuto sociale, cambiandolo, creando a volte tensioni, generando comunque nuovi problemi di convivenza. Anche la criminalità organizzata si è infiltrata in queste zone, per esempio nel settore edilizio, portando con se i suoi ben noti problemi. Bologna non è più la stessa, nessuno vuole più bene a questa città e lei stessa non si vuole più bene; c'è grigiore e stanchezza nelle sue strade, manca il noto senso di aggregazione e la vivacità sociale che l'hanno sempre contraddistinta. Proprio di questi argomenti parla la canzone colonna sonora del libro.

Ma vediamo brevemente la trama.

C'è un nuovo serial killer a Bologna, che uccide con furore cieco. Attacca. Come un cane rabbioso. Morde le sue vittime al petto come volesse mangiare loro il cuore. Grazia ora lavora all'antimafia, ma viene interpellata perchè la prima vittima è il nipote di un noto camorrista e si suppone si tratti di una vendetta trasversale. Per la prima volta all'indagine partecipano anche i carabinieri, così Grazia si trova a collaborare col coetaneo capitano Pierluigi. Come si sa la collaborazione fra polizia e carabinieri è spesso complicata, ma i due giovani entrano in sintonia e condividono le rispettive scoperte. Col passare dei giorni Pierluigi si ritrova evidentemente infatuato di Grazia, ma lei sta vivendo un momento molto delicato con Simone e, fra questo e la caccia al killer, non ha proprio tempo di badare ad altro. Ma il cuore di Grazia avrà un sussulto, una botta di ribellione o libertà, non lo sappiamo, che le farà cambiare strada ... a che prezzo lo scopriremo poi.

Riflettendo potrei concludere che questo è il romanzo più completo della serie. L'analisi dei personaggi è profonda, il ritmo narrativo ti prende, difficilissimo capire la conclusione prima del tempo stabilito dall'autore. Il personaggio di Grazia matura forse completamente durante la narrazione; chiariti i dubbi e scomparse le paure, vissuti nuovi dolorosi lutti, alla fine sarà pronta ad affrontare la sua vita, quella privata che deve necessariamente rimanere separata da quella professionale. Grazia capirà che per sopravvivere deve reclamare qualcosa anche per se: tempo, amore ed una bolla di serenità in cui ritirarsi quando l'orrore delle indagini diventa intollerabile.

Con questo romanzo, per ora o forse per sempre, salutiamo Grazia, ma la lasciamo senza rimpianti, certi che la sua vita ha imboccato la strada giusta e che molta felicità l'attende in futuro.


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀

Trovate gli altri suggerimenti di lettura di oggi sul blog di Homemademamma ideatrice del Venerdì del Libro.

PS: e con questa recensione vi saluto, vi auguro Buone Feste e vi do appuntamento a dopo l' Epifania con le mie nuove letture!

venerdì 11 dicembre 2020

VdL - Acqua in bocca, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli - Serie Grazia Negro IV

 Quando un grande come Camilleri incontra altro grande come Lucarelli ... beh, aspettiamoci i fuochi d'artificio!

Una collaborazione nata per gioco, durante le riprese di un documentario, che sfocia in una "jam session" senza precedenti, un lavoro a quattro mani che unisce in un'unica storia due personaggi meravigliosi come il commissario Montalbano e l'ispettore Grazia Negro.

Un insolito omicidio, avvenuto a Bologna, in cui la vittima viene trovata con un pesciolino in bocca, spinge Grazia a mettersi in contatto con il commissario Montalbano. Ne nasce una collaborazione assolutamente non autorizzata che li porterà in losche faccende ordite dai servizi segreti deviati. Rischieranno anche la vita, ma insieme risolveranno il mistero.

L'intero racconto è composto da colloqui epistolari, pizzini, articoli di giornale ed estratti d'interrogatori. Mai i due personaggi si parlano faccia a faccia, almeno non davanti a noi lettori. Ed in effetti è proprio così che la stesura del libro è stata portata avanti, con una specie di scambio epistolare: un autore mandava all'altro il proseguo della storia, magari scombinando anche le carte in tavola e rendendo la vita difficile al proprio collega. "Narra la leggenda" che in un paio di occasioni Camilleri abbia messo in crisi il buon Lucarelli costringendolo a riflettere anche per settimane su come proseguire l'intrico.

Bello, come vedere due grandi musicisti che duettano. Breve ma intenso. Consiglio.



GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀

Altri suggerimenti li trovate sul blog di Paola, ideatrice del venerdì del libro.

domenica 6 dicembre 2020

6 Dicembre 1990

 Le avrò viste 1000 volte quelle immagini... il cielo terso di una mattina di dicembre, l'aereo che vola, ma si vede che vola in modo strano ... il pilota che si lancia, il paracadute che plana, l'aereo lasciato a se stesso che ruota, gira, si abbassa, sfiora i tetti delle case e poi sparisce... 

L'immagine successiva è un edificio, con un buco che vomita fumo nero, ragazzi corrono, si buttano dalle finestre, piangono e si abbracciano, una ragazza penzola attaccata al cornicione del secondo/terzo piano, non ha il coraggio di lasciarsi andare nel vuoto...

Tutto questo è successo. Sono 30 anni oggi. Ma forse solo a Casalecchio di Reno se lo ricordano ancora. Quell'edificio era una scuola, l'istituto tecnico Salvemini di Casalecchio; al di là del buco che vomitava fumo c'era una classe, centrata in pieno da un aereo militare, la seconda A. In 12 non tornarono più a casa quel giorno; 12 ragazzi di 15 anni, miei coetanei di allora, coetanei di mia figlia oggi. Della 2A si salvarono solo in quattro, perché quella mattina arrivarono in ritardo e l'insegnante li fece sedere in prima fila ...

 Morirono in 12, un ragazzo e undici fanciulle, una era la figlia di un collega di mio padre. Mi ha sempre detto che non è mai più stato lo stesso dopo quel giorno, era morto dentro. Solo oggi che sono madre capisco davvero il dolore infinito ed insanabile di chi saluta il proprio figlio la mattina senza sapere che è per l'ultima volta....

In 12 morirono subito. Altri morirono dopo qualche anno per le ferite e le ustioni riportate. Molti convivono con le cicatrici del corpo e dell'anima. 

I funerali li vedemmo in televisione. Un dolore straziante ma composto, che testimoniava un'ingiustizia impossibile anche da immaginare. Guardavamo loro e vedevamo noi, seduti al banco, proiettati verso un futuro che appena si schiudeva; ma come puoi pensare, concepire, capire l'ingiustizia di morire a 15 anni? Non potevamo. Ma ora sì, ora è chiaro.

https://video.repubblica.it/edizione/bologna/trent-anni-fa-la-strage-del-salvemini-era-una-scuola-ma-sembrava-di-essere-all-and-8217inferno/372322/372936

Come spesso accade nel nostro Paese, quelle 12 anime morirono più volte, in seguito; perché spesso in Italia non c'è posto per la giustizia. Quella mattina di dicembre un giovane pilota sottotenente 24enne, Bruno Viviani, decolla da Villafranca alle 9:48 con un Aermacchi; si tratterebbe di un volo d'esercitazione militare, ma alle 10:22 l'aereo dette segni d'avaria. L'areoporto più vicino, Ferrara, aveva la pista troppo corta, quindi il pilota decise di dirigersi verso Bologna. Alle 10:31, già sopra centro abitato, segnalò alla torre di controllo che il motore si era fermato e aveva preso fuoco, poi si lanciò col paracadute salvandosi e lasciando l'aereo fuori controllo. Alle 10:33 l'Aermacchi si schiantò prendendo in pieno il primo piano della scuola. 



6 dicembre


Gli imputati, condannati in primo grado per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, vennero completamente assolti in appello, sette anni dopo, perché "il fatto non costituisce reato" .... il fatto non costituisce reato ... 

Non solo giustizia non fu fatta, ma le famiglie non ebbero diritto ad alcun risarcimento e alla scuola non fu permesso di costituirsi parte civile. Come afferma Simona Lembi, allora rappresentante d'istituto oggi consigliera a Bologna, " fu il triste epilogo di un'esercitazione militare in tempo di pace finita male, una delle peggiori pagine di storia civile che l'Italia abbia mai conosciuto dal secondo dopoguerra". Ma la reazione della comunità, la scuola, l'amministrazione comunale, la provincia e la regione, fu più forte dell'ingiusta sentenza. Diversamente avrebbe vinto quello Stato che si schierò col Ministero della Difesa contro quello dall'Istruzione (cambia il ministero ma ... vi ricorda qualcosa?).  Ancora oggi il Salvemini rappresenta "chi ha avuto la forza di reagire, sapendo di stare dalla parte del giusto". 

Oggi il Salvemini è stato trasferito altrove; la scuola distrutta è stata restaurata ed è la Casa della Solidarietà, sede di una trentina si associazioni, dall'ANPI alla pubblica assistenza, dall'ANT alla protezione civile. 

Da quella tragedia è nata un'associazione, embrione di quello che poi è diventato il centro per le vittime di reato in Regione. E poi iniziative culturali e della scuola, con progetti d'arte, teatro, manifesti e video. Dichiara il preside: "Da allora si è lavorato affinché la strage, le celebrazioni e il ricordo delle perdite subite, uscisse dal mero processo di rievocazione storica ma assumesse il ruolo di aggregatore, per lo sviluppo di una coscienza civica reale negli studenti, per riaccendere la partecipazione, educare al sentirsi parte di una comunità".

Non una lezione di storia, ma di coscienza civica. Che oggi come oggi non fa male.

Il Salvemini oggi
L'aula della 2A oggi

        Link al portale dedicato.

"Le cose che sei" nel trentennale della memoria.





venerdì 4 dicembre 2020

VdL - Un giorno dopo l'altro, Carlo Lucarelli - Serie Grazia Negro III

 Questo è stato il primo romanzo della serie che ho letto in un ormai lontano 2001 o giù di lì... mi piacque molto. Quella descritta era la Bologna dove vivevo, che vivevo ... quanti ricordi, profumi, emozioni...

In questa serie i romanzi sono uniti da un filo rosso, cioè una canzone ed un animale: in questo caso la canzone è"Un giorno dopo l'altro" di Luigi Tenco ed l'animale è il pitbull.

Una serie di delitti, commessi con precisione chirurgica, convince Grazia di avere a che fare con un killer professionista. Prenderlo risulterà molto più difficile del previsto.

Peculiarità di questo romanzo giallo è che l'assassino, con tanto di nome, cognome e attività, è proprio il primo personaggio che incontriamo. Inizialmente si potrebbe pensare che questo tolga patos al racconto, ma non è così. Perché questo è, di fatto, un libro giallo, sì, ma è anche un romanzo che parla di persone, di destini e di come la vita ti porta, con le sue mille svolte, ad essere quello che sei, anzi quello che sei nato per essere.

Più che nei libri precedenti, qui ogni personaggio viene approfondito. 

Grazia ha fatto un altro passo avanti nella carriera, ma la sua vita personale sembra in una situazione di stallo, non è più sicura dei suoi sentimenti per Simone ed un dubbio cruciale la metterà in crisi fino alla fine della narrazione. 

Il killer, che si fa chiamare il Pit-bull,  è di fatto un personaggio protagonista, ne conosciamo i pensieri più intimi e la lucida, crudele sicurezza che lo guida. 

Il terzo personaggio è un giovane universitario col cuore spezzato che è il solo e involontario testimone dei colloqui privati del killer. Questo metterà in pericolo la sua vita, facendogli capire cos'è veramente importante a costo anche di ritornare a casa con un pugno di mosche.

Dimenticavo di dirvi che, è vero che lessi questo libro nel 2001, ma l'ho riletto in questi giorni a quasi 20 anni di distanza, da donna matura. Ho ritrovato le emozioni di allora, la mia Bologna magica, con la sua festa dell'unità al parco Nord, i suoi portici che anche di notte non facevano paura, le biciclette e la vita da universitari ... Ho ritrovato Grazia, donna forte ma anche fragile, poliziotta intuitiva e mordace ma pure ragazza dolce e insicura. Credo che in questo libro e nell'ultimo, di cui parlerò, lo stile di Lucarelli raggiunga la pienezza; un bello stile fluido, con un ritmo che ti cattura, un'efficacia descrittiva assolutamente ammirabile. Se volete assaporare gli stralci di una città che, forse, oggi non è più così, allora questo non potete perdervelo. 

Carlo Lucarelli


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀

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venerdì 27 novembre 2020

VdL - Almost Blue, Carlo Lucarelli - Serie Grazia Negro II

 Come vi avevo promesso parlando di "Lupo Mannaro", eccomi a proseguire nella recensione della serie che vede protagonista l'ispettore di polizia Grazia Negro.

C'è un'assassino a Bologna. Un killer che si reincarna nelle sue vittime. L'ispettore Grazia Negro ha ancora un superiore, Vittorio Poletti, che la tratta un po' come una bimba e da cui Grazia un po' dipende come accadeva con Romeo in Lupo Mannaro. Ma stavolta è Grazia a svolgere le indagini, sola; sì perché nessuno crede all'esistenza di questo serial killer che, dopo aver ucciso, prende le sembianze di una delle vittime. 

A Bologna c'è anche un ragazzo cieco, Simone Martini, che la notte fruga la città con il suo scanner, ascoltando le conversazioni degli altri al suono di Almost blue di Chet Baker. 

Dallo scanner di Simone una notte esce una voce, una voce verde che fa venire i brividi. Ma più tardi esce anche un'altra voce, blu, blu come le cose più belle un ragazzo cieco dalla nascita possa immaginare: è la voce di Grazia.

Insieme, Grazia e Simone, dovranno trovare quella voce verde. La voce di qualcuno, l'Iguana, che si aggira per Bologna con delle cuffie calate sulle orecchie ed il suono del rock duro che martella forte nei timpani: l'unica musica che può attutire il suono delle campane dell'inferno.

Forse alcuni di voi avranno visto il film tratto da questo libro. Io no. Può sembrare una contraddizione ma non amo i thriller, mi fanno paura. Un libro thriller me lo gestisco io nella mia testa, ma le immagini crude sulle schermo proprio non le reggo. Dico questo perché immagino che qualche scena un po' forte in questo film ci dev'essere stata per forza. Ad ogni modo il centro della narrazione è la figura di Grazia, molto maturata rispetto al primo libro, anche se anagraficamente giovanissima. Quello che mi piace è il suo essere estremamente umana; non ci troviamo di fronte ad un supereroe, ma ad una donna vera. Appunto, una donna prima di ogni cosa; ha le sue debolezze, le sue paure, le sue intuizioni ed anche gli errori. Ama, come ogni giovane donna. Lotta e non molla la presa, come un poliziotto deve fare. Ha paura, perché quello che ha di fronte è un serial killer psicopatico e con questi c'è poco da scherzare. Ce la farà Grazia, con molti lividi, tagli, ferite, vere e spirituali e forse non tutti torneranno a casa con lei. Ma lo prenderà, perché i poliziotti si dicono "dai che lo prendiamo; prima o poi lo prendiamo". Perché è quello che le dice il suo superiore: "prendilo, bambina, prendilo".

Non un capolavoro indimenticabile, ma a me piace.

Carlo Lucarelli

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venerdì 20 novembre 2020

VdL - Le spose sepolte, Marilù Oliva

 La donna è al centro del romanzo "Le spose sepolte" della giovane scrittrice bolognese Marilù Oliva. Si tratta di un romanzo giallo, ma carico di tematiche di genere; la storia di fondo narra di un atipico serial killer che sembra uccidere con l'intento di vendicare donne vittime di femminicidi il cui corpo non è mai stato ritrovato. Le donne però sono, nel senso più generale, le protagoniste di questo libro.

Esiste un paese sull'Appennino bolognese in cui l'intera giunta è composta da donne, si chiama Monterocca. Il paese è una specie di "piccola Svizzera": tutto è ordinato, decoroso, perfettamente strutturato ed è tutto in mano a figure femminili. Per vivere a Monterocca occorre passare una severa selezione, quindi i cittadini sono tutti di un certo livello ed ognuno apporta il proprio sapere per il bene della comunità. Eppure sembra proprio che le pista del serial killer porti qui, a Monterocca...

Micol Medici è una giovane ispettrice. Brava, ma distratta e ritardataria motivo per cui viene puntualmente redarguita del proprio superiore (uomo) e dal collega (uomo) che vorrebbe farle le scarpe. Questo trascurando il fatto che invece spesso sono le intuizioni di Micol quelle che danno la svolta alle indagini. Sarà proprio lei a farsi strada fra i segreti che si nascondono sotto la perfetta superficie di Monterocca.

Lo spunto iniziale è veramente interessante ed anche attuale. La narrazione si snoda su due piani: il presente in cui si muove Micol con le sue investigazioni, ed il passato in cui viene narrata la storia di una bambina, la cui identità rimane ignota fino all'ultimo, vittima di una bambinaia crudele e volitiva che diventa l'amante del padre e lo spinge ad un gesto terribile.

Domanda di fondo del romanzo è: cosa succederebbe se il potere fosse in mano alle donne? Beh la risposta non è così scontata. Cosa c'è di più complicato dell'animo femminile? Quindi se è vero che le donne sono più tenaci e rigorose perché comunque sempre costrette a dimostrare il proprio valore e le proprie capacità, è anche vero che le donne sanno essere vendicative, crudeli e disposte a tutto pur di ottenere quello che vogliono. A dimostrarlo c'è la comunità di Monterocca che non è poi così idilliaca come vorrebbe sembrare. 

Veramente molto bello è l'approccio al tema del femminicidio. Vi trascrivo alcune frasi che ho sottolineato perché le ho trovate di un'efficacia disarmante.

"Quando sparisce una donna - una madre, soprattutto - non andate a costruire troppi castelli in aria. Perché la verità è spesso lampante e grida per essere ascoltata. Basta vedere chi circondava la scomparsa e basta fare la conta: una, due tre persone.

Chi conosceva? Chi frequentava? Quasi otto volte su dieci chi l'ha uccisa è colui con cui aveva il rapporto più stretto, l'unica persona che nutriva interesse - spesso economico o personale - a farla scomparire."

Le vittime di femminicidio sono donne come noi: mogli e madri, tradite proprio da chi avrebbe dovuto proteggerle e amarle. Uomini, mariti, amanti, amici, fratelli, che spesso continuano a vivere tranquillamente la loro vita perché non sono mai stati incriminati. Orribile. Ingiusto e vergognoso per una società civile.

Oltre a quella principale sono dunque molte le tematiche affrontate in questo romanzo che vi consiglio sicuramente. Le figure di donna ritratte sono tutte interessanti e, cosa molto apprezzabile, non sono statiche ma subiscono tutte un mutamento durante la narrazione. Micol stessa, che esordisce come goffa e remissiva, subisce una sorta di maturazione interiore che la porterà ad essere più sicura delle proprie capacità investigative e svilupperà anche la forza di affermarle davanti ai superiori. Anche a livello personale Micol, che convive con un volto sfregiato, troverà le motivazioni giuste per affrancarsi da un rapporto vuoto e di comodo e buttarsi senza rete in una nuova avventura emotiva.

Unica piccola pecca di questo libro che mi è veramente piaciuto (tanto che mi sono già procurata il secondo libro con Micol Medici protagonista) è il ritmo narrativo che ogni tanto rallenta un po' troppo togliendo un po' di pathos alla lettura. Per questo do 3 stelline e mezzo, ma sono fiduciosa per il seguito!


Marilù Oliva

GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ 1/2

Oggi troverete ottimi suggerimenti di lettura sul blog di Paola fondatrice del venerdì del libro.

venerdì 13 novembre 2020

VdL - Lupo mannaro, Carlo Lucarelli - Serie Grazia Negro I

 Finalmente sono riuscita a trovare questo brevissimo libro, quasi un racconto lungo, in cui fa il suo esordio un personaggio di Lucarelli che amo molto: Grazia Negro.

Qui è una giovanissima agente di polizia, recentemente trasferita a Bologna, "istintiva e selvatica" come la definisce il suo superiore Romeo. In questo romanzo troviamo il primo dei "killer animaleschi" che attraverseranno la strada di Grazia, il Lupo Mannaro, al secolo ingegner Velasco: di notte uccide a morsi giovani prostitute, di giorno è imprenditore e politico di successo. Sulle sue tracce ci sono Grazia (che in questo libro è poco più di una spalla) ed il commissario Romeo, uomo forse minato da una rara malattia e poliziotto rinunciatario, debole e con solo alcuni soprassalti d'energica iniziativa. Romeo ha già perso in partenza: Velasco confessa tranquillamente i propri delitti ma è certo di avere le spalle coperte e di farla franca. Leggendo scopriremo come finirà il duello fra i due o se starà a qualcun altro finirlo...

Il libro, del 1994, è uno spaccato della società d'allora: una società ricca e rampante, dove, coperto dai soldi, ogni sordido deviante desiderio è permesso. Anche la polizia mostra i propri limiti, dalle debolezze dei singoli alle leggi che a volte intralciato l'operato delle forze dell'ordine piuttosto che appoggiarlo. 

Sullo sfondo il rapporto fra Grazia e Romeo che oscilla fra il pupilla-mentore e il figlia-padre dove però è la figlia a doversi occupare del padre malato e poco lucido. 

Da questa esperienza uscirà la Grazia Negro di Almost Blue, più dura e più disincantata, ma anche fragile. Di tanti personaggi polizieschi che ho incontrato, Grazia è forse l'unica che mostra le sue fragilità: ha paura, piange di fronte ai soprusi, ama col candore di una ragazzina quale in fondo è. E' vera Grazia, per questo mi piace tanto.

Vi annuncio perciò che, sullo slancio di questa lettura, ho deciso di leggermi l'intera serie di Grazia Negro, quindi su questi schermi troverete le altre recensioni, anche di libri che ho già letto in passato come "Almost Blue" e "Un giorno dopo l'altro".


Carlo Lucarelli


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

Sul sito di Paola fondatrice del venerdì del libro trovate altri suggerimenti di lettura!

venerdì 6 novembre 2020

VdL - Il giardino dei raggi di luna, Sarah Addison Allen

 Non saranno dei capolavori, ma a me i libri di quest'autrice piacciono. Non sono esattamente una da romance, ma la Allen ha la capacità di scrivere romanzi d'amore condendoli con quel pizzico di magia e quel pizzico d'ironia che li salvano dalla melensaggine e ti avvolgono come ... non so, il profumo della torta di mele! Come dire: confort book!

La giovanissima Emily è rimasta orfana della mamma; non sapendo dove andare si trasferisce a Mullaby nella Carolina del Nord a casa del nonno gigante che non ha mai conosciuto.

Capisce subito che a Mullaby l'atmosfera è molto strana e che nessuno ha intenzione di renderle facili le cose perché nessuno ha dimenticato l'enorme colpa di sua madre...

Vi avviso che la trama non è straordinaria e dire che gli eventi sono "poco realistici" è usare un eufemismo. Ma, che devo dire, a me è piaciuto lo stesso. Non per la storia narrata ma, come dicevo sopra, per l'atmosfera che si respira.

Sarà che con la dura realtà che ci circonda un po' di sogno e di magia, almeno nei libri, alleggerisce l'anima. Sarà che una sognatrice lo sono sempre stata. Sarà, sarà ... ma chi se ne importa del perchè, a me ragazze è piaciuto.

Quindi se anche qualcuna di voi si sente in vena di sognare un po', accomodatevi!


Sarah Addison Allen


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

Oggi trovate interessanti suggerimenti di lettura sul blog Homemademamma di Paola

venerdì 30 ottobre 2020

VdL - Hugo e Rose, Bridget Foley

 Probabilmente succede a tutti di leggere la sinossi di un romanzo, farsene un'idea e poi leggerlo e rendersi conto di aver preso una colossale cantonata. Di certo è quello che è successo a me con il libro di oggi, "Hugo e Rose"; sedotta dalla romantica copertina dai colori pastello e dalla quarta di copertina, mi sono approcciata al libro attendendomi un portentosa storia d'amore grondante romanticismo da tutti i pori. Non è stato così. Aggiungerei: per fortuna.

Rose è una giovane donna con una bella famiglia. Un marito medico, che si fa in quattro per fare una bella carriera e portare benessere economico alla propria famiglia, e tre bei bambini, allegri, intelligenti, chiassosi e rompiscatole come tutti i bambini piccoli. Ma Rose è una donna insoddisfatta che si odia perché si sente insoddisfatta quando invece dovrebbe ringraziare ogni minuto per tutto ciò che ha. Rose è insoddisfatta della propria vita, del proprio corpo, segnato da tre gravidanze, e trascina i giorni per arrivare alle notti ed al sonno. Infatti da quando, aveva 5 anni,  quando Rose è stata in coma a causa di una caduta in bici, ogni notte sogna Hugo. Hugo è un suo coetaneo e con lui, da decenni, ogni notte, vive meravigliose avventure sull'Isola: un posto fiabesco dove i due ragazzi si ritrovano ogni notte. Sull'Isola Rose è sempre giovane e bella e così anche Hugo, l'unico che la capisce e la conosce davvero. Tutto procede diciamo tranquillo finché un giorno, per caso, Rose incontra Hugo nella vita reale. Ma, come tutti sappiamo, la realtà è molto diversa dal sogno ed anche Hugo è diverso dal personaggio da fiaba che popola le notti di Rose. Quando realtà e sogno s'incontrano come andrà a finire?

Per certi versi questo romanzo si potrebbe definire geniale perché riesce ad affrontare con un costrutto originalissimo molte tematiche assolutamente non banali. Quindi, specialmente nella prima parte, amore e romanticismo ci sono, ma il racconto non si esaurisce in quello. Anzi nella seconda parte insorge una sfumatura noir che rende la situazione anche abbastanza inquietante.

Rose è una casalinga insoddisfatta perché ha abbandonato i suoi progetti per seguire la famiglia. Non le manca nulla, suo marito la adora, i bambini amano teneramente la loro mamma; ma la figura, quasi mitica, di Hugo e di come la vede sull'Isola, contribuiscono ancora di più a renderla insoddisfatta della realtà. Perciò quando incontra il vero Hugo (non proprio un adone invero ma pur sempre Hugo), Rose si confonde, non capisce più se quello che sapeva del suo amico notturno è vero o è solo illusione. Dovrà buttarsi senza paracadute in questa nuova avventura per capire ciò che conta veramente per lei; per conoscere veramente Hugo e l'origine della loro Isola misteriosa. Dovrà immergersi nelle acque buie dei propri sentimenti e fare una scelta. 

Concludendo il romanzo riesce a staccarsi dai cliché della storia d'amore per addentrarsi nei meandri molto più profondi degli umani sentimenti: l'accettazione di se stessi per quello che si è e l'accettazione del passato e dei traumi che abbiamo subito. 

Lo consiglio senz'altro.


Bridget Foley



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Altri piacevoli suggerimenti di lettura li potrete trovare sul blog Homamademamma.

venerdì 23 ottobre 2020

VdL - Chi ha rubato Annie Thorne?, C.J. Tudor

Il mistero, a volte anche un po' spaventoso, preso a piccole dosi mi piace ancora. Da giovane divoravo i romanzi di Stephen King a ritmo quasi continuo; adesso non ce la faccio più ... sarà che ci pensa la vita a farmi sufficientemente paura o sarà che sono diventata grande e saggia ...chissà.
Di fatto il romanzo di oggi un pochino inquieta! con un breve sunto capirete il perché.

Arnhill, paesino minerario del Nottinghamshire. Nel 1992 una banda di ragazzini trova un ingresso ai cuniculi delle miniere ormai chiuse da anni; decidono di scendere e lo fanno in 5: Hurst, il capobranco; Fletch, il suo bracciodestro; Chris, il potenziale genio disadattato; Marie, fidanzatina di Hurst e Joe Thorne, protagonista del libro. All'interno trovano una caverna che cela un segreto spaventoso e che si ritorce contro di loro, terrorizzandoli e costrigendoli ad una fuga al buio e precipitosa. Il problema è che anche Annie, la sorellina di otto anni di Joe, li ha seguiti di nascosto fin laggiù ... e laggiù accade qualcosa ... qualcosa per cui Annie non esce dalla miniera. Joe torna a casa di nascosto e non fa parola dell'accaduto con i genitori; partono le ricerche perché Annie viene dichiarata scomparsa da casa ... ma dopo due giorni Annie torna da sola ... Un miracolo per tutti, per tutti tranne che per Joe che non riconosce in quella creatura la dolce sorellina di pochi giorni prima.
Dopo 25 anni Joe torna ad Arnhill attirato da una email che dice "So cos'è successo a tua sorella". Anche perchè sembra che tutto stia succedendo di nuovo...

No, lo so che scritto così sembra un libro dell'orrore, ma non lo è. Non temete di trascorrere notti insonni, costellate di mostri, zombie o che so io; no, l'horror c'è ma non così terrorizzante.
Beh comunque questa affermazione prendetela da una che leggeva Stephen King come leggere il libro Cuore 😜
Tornando a noi vi dirò che il libro è buono pur non essendo strepitoso (solo il Re sa far paura essendo strepitoso). Probabilmente l'autrice omaggia Mr. King, ma lo fa bene, costruendo un efficace impianto narrativo. Il personaggio principale, Joe, è abbastanza fastidioso nel suo genere: ubriacone, giocatore pieno di debiti, bugiardone patentato. Ciò nonostante si capisce che ha molto sofferto e che quanto accaduto lo ha reso debole sì, ma non cattivo. Aspira a fare il suo lavoro d'insegnate in maniera corretta e costruttiva e, fra le righe, si capisce che avrebbe anche i numeri, ma la bottiglia rovina tutto.
Si riscatta in parte cercando di risolvere il problema delle miniere di Arnhill, in modo che nessuna altra giovane vita venga condotta alla follia da ciò che vi è celato. Riuscendoci? Chissà. Ma di fatto lui si costruisce un'appiglio che potrebbe cambiargli la vita e lo lasciamo credendoci anche noi.
Se vi ho incuriosito, bene: missione compiuta!

C. J. Tudor



GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀

I suggerimenti di lettura di oggi li trovate su Homemademamma, che promuove l'iniziativa.

venerdì 16 ottobre 2020

VdL - Ti ricordi?, Alessandro Perissinotto

 A volte si sente, o almeno io sento, la necessità di leggere storie brevi. Soprattutto in estate spesso non sono in mood "libri-fiume", quindi apprezzo libri come quello di oggi: brevi e divertenti racconti imperniati sui ricordi d'infanzia.

Non a caso il titolo è "Ti ricordi?" ed è basato sui ricordi delle vacanze estive dell'autore che, fino ad una certa età, si svolgevano in compagnia dei nonni in un paesino della montagna piemontese nella Val Grande di Lanzo.

Il libricino è strutturato in ordine alfabetico, come una specie di abbecedario della memoria e protagonista è proprio il Paese, luogo dei ricordi prima ancora di essere un luogo fisico. Forse ognuno di noi ha un posto del genere, perché, quello che ci accade e viviamo durante l'infanzia s'imprime indelebilmente nella nostra memoria e si colora delle sfumature sentimentali, nostalgiche ed ironiche al tempo stesso.

"Ti ricordi"? si legge in una mezza giornata. Ma sarà una mezza giornata di sorrisi e di ricordi propri che affiorano richiamati dalle parole dell'autore. Leggerlo d'estate è stata la maniera migliore per ricordare quelle mie lontane estati di 35/40 fa, quando per me il Paese era solo dall'altra parte della strada, dove abitava mia nonna. Per me quello è il luogo della memoria. La nonna, i campi, la raccolta del fieno, i miei cugini che "venivano su" da Bologna e passavano i 3 mesi d'estate lì con noi, la campagna e di boschi circostanti diventavano i nostri possedimenti e non c'erano limiti alle avventure che potevamo inventarci. 

E' breve, carino, leggero: non sarà una lettura indimenticabile, ma vi farà ricordare e, allora, perché non tentare?


Alessandro Perissinotto


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

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venerdì 9 ottobre 2020

VdL - La partita, Stefano Ferrio

 Da alcuni anni questo ebook mi faceva l'occhiolino dalla lista dei "da leggere", ma niente, non era mai il suo momento, perlomeno fino all'estate di questo pazzo 2020, in cui spesso mi sento nostalgica ed in cui mi trovo spesso a rimpiangere il passato e gli anni spensierati della giovinezza.

Una bella storia, diciamo molto calcistica, forse un po' troppo per i miei gusti visto che non amo e non seguo il calcio, ma il tema di fondo non è certo il calcio. Il tema vero è il tempo che passa, che divora i nostri sogni di gioventù, che magari ci spinge all'apice del successo oppure ci coccola con il dolce tepore della normalità. Sullo sfondo c'è lei: la Partita Interrotta.

Siamo negli anni '70, Vicenza, un gruppo di ragazzi alla fine del liceo si sfida in una partita di calcio. Da una parte c'è l'Inghilterra, formata da ragazzi della classe proletaria, idealisti e votati alla sconfitta calcistica; dall'altra c'è la Bar Fantasia, formata invece da giovanotti della parte "bene" della città, destinati ad un facile futuro da avvocati, notai o dirigenti dell'azienda di famiglia. Quel giorno il destino vuole che la partita debba essere sospesa su un pareggio, risultato che non soddisfa ne' gli uni ne' gli altri. Il patto è ritrovarsi nello stesso giorno e nello stesso posto dopo 33 con la stessa identica formazione per disputare lo spareggio. 

Ma 33 anni sono una vita, chi si ricorderà di quella promessa fatta in un pomeriggio di fine estate? Beh, paradossalmente tutti. Solo che la vita ha fatto il suo corso ed in alcuni casi non è stata affatto gentile. Così c'è chi è morto per droga, chi è finito in galera per terrorismo, ma c'è anche chi si è fatto con le proprie mani e col proprio cervello diventando giudice o medico, c'è chi è entrato in politica e chi sta morendo per un male incurabile. Ma una promessa è una promessa e "La Partita" deve essere giocata, perché ci sono figli che devono onorare la memoria dei padri e ci sono vite derelitte che hanno bisogno di un attimo di gloria.

Mi sembra di ricordare di aver letto di questo romanzo sul blog di qualcuna di voi, ma onestamente non mi ricordo chi. Beh, devo dire che nonostante il tema calcio mi annoi dopo una frazione di secondo, questo libro mi è piaciuto. C'è la giusta dose di nostalgia, di ricordi calcistici, di vita vissuta, di riscatto. Non si tratta di buonismo, ma di sudore e lacrime, di risultato da portare a casa perché è più di un risultato, più di una partita, è la parodia della vita stessa. E a volte il pallone gonfia la rete alle spalle del portiere e la folla esulta e i compagni ti abbracciano perché, per quell'unica volta, la gloria è tutta tua.

Consigliato!


Stefano Ferrio


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venerdì 2 ottobre 2020

Vdl - Un caso di scomparsa, Dror A. Mishani

 Non avevo mai letto uno scrittore di origine ebraica, e non saprei dire se questo possa avere a che fare con il rapporto che ho avuto con questo libro. Un libro strano che inizialmente ho capito poco; il protagonista stesso è molto strano, un poliziotto israeliano straordinariamente insicuro. Per tutta la prima parte della narrazione non ho capito dove si volesse andare a parare e, francamente, mi sono anche un po' annoiata nella lettura. Poi, ad un certo punto, la narrazione ingrana, si comincia a capire di più ed il nodo del mistero viene sciolto in poche pagine d'interrogatorio. O almeno così sembra ... ma la realtà è proprio quella che sembra o il nostro poliziotto insicuro (ed insieme a lui tutto il dipartimento di polizia di Holon) ha preso un granchio?

La trama comincia con la denuncia della scomparsa di Ofer, un giovane adolescente, da parte della madre: Ofer è scomparso dopo essere uscito per recarsi a scuola. A raccogliere la denuncia c'è il poliziotto Avraham Avraham, del dipartimento di polizia di Holon cittadina isrealiana a qualche chilometro da Tel Aviv. Inizialmente Avraham suggerisce alla donna di aspettare il giorno dopo, perché spesso i ragazzi fanno una bravata e poi tornano e perché non ci sono thriller ambientati in Israele, questo perché in Israele certe cose non succedono, non esistono serial killer, non ci sono rapimenti e gli stupri sono rarissimi (sarà proprio così? mah...?). Secondo Avi, in Israele, la soluzione è sempre la più semplice: se c'è un delitto il colpevole è il vicino, il nonno, lo zio, il cugino ... insomma la soluzione non richiede mai grandi investigazioni. Durante la notte però Avraham ha dei ripensamenti, come un presagio, la sensazione di essere stato superficiale, ed infatti il ragazzo non torna.

Partono così le indagini e le ricerche, ma di Ofer non c'è più traccia. Il nostro Avraham sbaglierà strada fino alla fine, quando un'intuizione improvvisa ed un errore banale da parte del vero assassino gli indicheranno la verità. Curioso che alla fine il suo discorso sui delitti in Israele risulti in effetti profetico.

Un romanzo alla fine interessante, se non altro per l'ambientazione con cui non avevo alcuna dimestichezza. Diciamo non proprio un giallo travolgente, con un protagonista un po' fiacco ed un personaggio, Zeev il vicino di casa di Ofer, che lascia totalmente attoniti per l'assoluto non-senso delle sue azioni. Quella di Zeev è un'azione di depistaggio che effettivamente svia le indagini dalla giusta strada, ma anche i "preconcetti" (se vogliamo chiamarli così) di Avi concorrono ad ostacolare il raggiungimento della verità.

Insomma nel complesso la lettura non è stata male, il finale ha risollevato le sorti di un romanzo che, diversamente, non avrei giudicato molto entusiasmante. Ma diciamo che ha il suo che, via.


Dror A. Mishani



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venerdì 25 settembre 2020

VdL - Una finestra vistalago, Andrea Vitali

 Beh, c'è poco da dire su questo romanzo: per quanto mi riguarda, Vitali è una garanzia. Una garanzia di buona lettura e di divertimento. Sono pochi quelli che riescono a parlare di vite comuni come se fossero storie indimenticabili!

Trama:

Come al solito siamo a Bellano, sul lago di Como, e le vicende di alcuni abitanti s'intrecciano fra di loro creando misteri e segreti che alla fine non sono ne' misteri ne' segreti, ma a noi va benissimo così! Stavolta si parlerà di eredità lontane, di matrimoni di comodo e di politica. Con un medico condotto che è un po' politico, un po' psicologo, un po' terapista di coppia!

Ho amato lo stile di Andrea Vitali fin dal primo incontro con "Olive comprese". Amo moltissimo il suo stile fluido e la scelta di narrare le vicende dei residenti di Bellano in varie epoche. Sullo sfondo rimane sempre il lago: bellissimo, immoto ed immutabile ma protagonista immancabile di tutte le avventure e di tutte le vite che attorno a lui ruotano.

Questo è uno dei primi libri di Vitali e, se non l'avete letto, ve lo consiglio caldamente perché qui è proprio al top.

Che dire quindi: non può mancare nelle vostre librerie per una lettura rilassata e divertente.


Andrea Vitali



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venerdì 18 settembre 2020

VdL - Io uccido, Giorgio Faletti

Forse non sarete d'accordo con me, ma penso che non sia veramente estate senza un bel giallo da leggere febbrilmente! Quindi il mese di Luglio si è aperto con la lettura di un libro che stava in lista d'attesa decisamente da troppo tempo, "Io uccido" di Giorgio Faletti.

Jean-Loup Verdier è il dj di punta di Radio Montecarlo; conduce la trasmissione notturna "Voci" e, come si direbbe oggi, spacca! La gente telefona in diretta e racconta la propria vita guidata dalla voce suadente di Jean-Loup. Una notte però arriva la strana telefonata di qualcuno che si definisce "Uno e Nessuno" e che conclude il suo discorso angosciante con due parole che ghiacciano il sangue di tutti ... Io uccido...
Quella stessa notte il pilota di Formula1 Jochen Welder e la sua fidanzata Arijane Parker vengono uccisi sulla loro barca ed il loro volto viene scuoiato ... di fianco a loro viene trovata la scritta Io uccido...
Comincia in questo modo una girandola di omicidi sempre più efferati, ma con lo stesso denominatore: i corpi vengono privati del volto. Ad occuparsi delle indagini è la polizia monegasca, supportata da un ex-agente FBI reduce da una periodo di profonda depressione, Frank Ottobre.
La vicenda si dipana lungo le strade di Monaco e della vicina Provenza; in molti cadranno sotto i colpi di un assassino feroce e determinato, mosso da un istinto che nessuno riesce a comprendere. Buoni e cattivi non saranno così nettamente distinti e la verità rimarrà a lungo sfuggente. Frank Ottobre compirà un percorso interiore e finalmente riuscirà a vincere i suoi fantasmi e ad intravedere un futuro diverso e di rinascita per se e per la donna che incontrerà durante le indagini.

Sullo sfondo della vicenda una Montecarlo da copertina, fatta di luci, soldi e jet-set, ma anche una Montecarlo fatta di gente che sopravvive e si arrabatta attratta dalle mille luci del Principato più famoso del mondo.  
Un buon giallo che non per nulla ha avuto una notevolissimo successo. Sicuramente vincente e originale la scelta dell'ambientazione ed il coinvolgimento di una Radio molto conosciuta sia in Italia che altrove.
L'identità del colpevole rimane inimmaginabile fino alla rivelazione finale.
Davvero un buon libro. Consigliato!

Giorgio Faletti


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venerdì 11 settembre 2020

VdL - Sindrome da cuore in sospeso, Alessia Gazzola

Una dose di Alice Allevi fa sempre bene al cuore ed alla mente. 
Mossa da questa convinzione mi sono approcciata a questo prequel della serie L'Allieva e, neanche a dirlo, non sono rimasta delusa.

Alice frequenta ancora medicina e deve decidere la specializzazione; scelta ardua perché Alice (ah, la nostra Alice...) non si sente affatto portata per la medicina ed ogni indirizzo le sembra sbagliato!
Il destino porta sulla sua strada colui che diventerà la sua ossessione, Claudio Conforti. Infatti la giovane badante russa della sua amata nonna viene uccisa proprio in casa di quest'ultima; sul posto accorre la polizia ed anche il medico legale, appunto Conforti, che approfitta della presenza di Alice per farsi aiutare.
La ragazza rimane folgorata dagli occhi verdi del dottorino e, piano piano, comincia a pensare che la medicina legale non sia poi così male come lavoro della vita!
Oltretutto la sua curiosità ed il suo spirito indagatore cominciano a manifestarsi e, come sempre accadrà in futuro, sarà proprio l'intuito di Alice a sbrogliare la matassa del caso.

Non c'è niente da fare, io adoro Alice! Non smetterò mai di dirlo, lei è il mio doppio, se l'avessi creata io direi come Flaubert:" Alice Allevi c'est moi!"
E così come lei sono innamorata di Conforti e della sua stronzaggine (solo su Arthur non ci troviamo d'accordo, io gli avrei dato il benservito dopo due pagine...), amo il lavoro che ho scelto anche se sono imprescindibilmente goffa e pasticciona! Raramente ho trovato un personaggio in cui mi sono identificata in maniera così ... totale.
Al di là di ciò non mi spingo a dire che i libri dell'Allieva siano dei capolavori. Sono scritti molto bene, con bei personaggi molto originali, storie che funzionano e mai banali. 
Dopo tutte queste parole mi pare quasi inutile dire che vi consiglio questo libro ... mi pare evidente che ve lo consiglio no?!
Quindi buona lettura!!

Alessia Gazzola


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venerdì 4 settembre 2020

VdL - Fra me e te, Marco Erba

Questo breve romanzo italiano rientra nella categoria dei libri per adolescenti; lo sapete che ogni tanto mi piace cimentarmi nel genere e, nonostante gli anni suonati, ricordo ancora bene come batteva il cuore dell'adolescente che fui.
Mi è piaciuto, tanto che l'ho passato alla Tata, che adolescente lo è per davvero, ma che non l'ha ancora letto perché è tutta presa dalla saga di Hunger Games ...
... ah sì per inciso forse non ve l'ho detto, ma la quarantena ha ufficialmente decretato che entrambe le mie figlie hanno ereditato il "gene leggione" dalla mamma!

Ma torniamo a noi e vediamo brevemente la trama.

Edo frequenta il liceo, legge il Mein Kampf ed è ferocemente arrabbiato. Con i professori, con certi compagni, con la madre secondo lui troppo debole e bigotta, col mondo intero, ma soprattutto è arrabbiato con gli stranieri e fra questi odia letteralmente i cinesi.
Beh buffo, perché il destino semina sul suo cammino Yong, un ragazzo di origine cinese che viene inserito nella sua classe.
Chiara frequenta lo stesso liceo, è una ragazza d'oro, come si sul dire, membro degli scout e prima della classe. Chiara è orfana di madre ed ha sempre avuto un bel rapporto con il papà, ma adesso si sente lontana da lui, dal suo mondo borghese, dalla perfezione alla quale lo ha abituato. Niente di strano, è in crisi adolescenziale la nostra Chiara; ma in questo momento delicato incontra Facebook ed apre un profilo.
Le vite di Edo e Chiara scorrono parallele senza incrociarsi mai se non alla fine, ma sono simili. Due bravi ragazzi in crisi con loro stessi, con il loro corpo che cambia, con una scala di valori che non sentono più come propria. In una parola: l'adolescenza.

Mi è sembrato un romanzo molto carino e molto ben condotto. L'autore riesce a parlare di adolescenza in maniera completa e senza scadere nel "filmetto del pomeriggio". Semplicemente l'età giovanile è così, è una prova: c'è chi l'attraversa senza scomporsi e senza vacillare, c'è invece chi si ribella all'identità che ha rivestito fino a quel momento e prova a cambiare. Non è un processo indolore ed ognuno di noi lo sa. Si sbaglia molto, a volte anche tragicamente. I più fortunati (e diciamolo sono la maggioranza) escono senza troppe cicatrici, più forti, più veri e più consci degli adulti che vorranno diventare. I più sfortunati usciranno, se ne usciranno, con ferite profonde che condizioneranno il resto delle loro esistenze. 
Sullo sfondo famiglie che faticano a rapportarsi con figli che improvvisamente non riconoscono più; così come invece ci sono genitori che devono imparare a smettere di proteggere i figli dalla verità ed accettare il loro essere quasi adulti e comunque in grado di comprendere e perdonare (oppure no) le scelte dei genitori. Perché nessuno di noi è perfetto e non lo sono nemmeno mamma e papà, ma, a volte, capirlo e accettarlo è il primo passo verso un processo di comprensione reciproca che, ad una certa età, è inevitabile che avvenga. Così come i nostri figli non sono perfetti e non possono rimanere per sempre quei piccoli grumoli di infinita gioia che hanno riempito i nostri giorni fino a poco prima. 
Ora anch'io so che per un genitore è devastante vedere un figlio che cresce e si allontana da te: non sei più il centro del suo mondo, ma il tuo compito è sempre lo stesso: accompagnarli verso il loro futuro.
Alla fine Chiara ed Edo ce la fanno, seppur con qualche ammaccatura, ma altri saranno meno fortunati.
.... sinceramente è una lettura che consiglio...

Marco Erba


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venerdì 28 agosto 2020

VdL - Il seggio vacante, J.K. Rowling

Se, pensando alla Rowling, vi vengono subito in mente Harry Potter e Tu-Sai-Chi oppure Newt Scamander e gli animali fantastici, siete nel giusto ma non aspettavi niente di tutto ciò dal Seggio Vacante.
Intendiamoci, la mano dell'autrice è riconoscibile, il libro è scritto davvero molto bene, ma l'argomento trattato è quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo magico a cui la Rowling ci ha abituati.

La, tutto sommato banale, morte improvvisa di Barry Fairbrother, consigliere della ridente cittadina di Pagford, scatena una serie di eventi, tutto sommato altrettanto banali, che però sfociano in una tragedia collettiva che cambierà molte vite e ne segnerà per sempre altrettante.

Non è un libro piacevole, nel senso emotivo della parola. Non conosco i chiari e gli scuri della media società inglese, ma ho trovato in questo libro una chiara denuncia sociale.
Nella vicenda compare netta la linea di separazione fra le classi più disagiate e problematiche che vengono seguite dai servizi sociali in maniera approssimativa e comunque fortemente condizionata dalla mancanza di finanziamenti e mezzi.
C'è poi la vita sociale del paese di provincia, con tutte le sue pochezze intellettuali ed empatiche; gelosie, segreti, intrighi, violenze domestiche, la provincia inglese compare qui in tutto il suo squallore.
A farne le spese sono spesso i figli: fra chi viene picchiato e vive nel terrore del padre, fra chi non si sente apprezzato dai "perfetti genitori", fra chi viene sradicato alla propria quotidianità, fra chi esibisce un atteggiamento da bullo per mascherare le proprie fragilità, fra chi vive in una famiglia problematica e cerca di fare del proprio meglio per salvare almeno se stesso e i fratelli da un destino di squallore ... sì, sono proprio i ragazzi che pagano il prezzo più alto per gli errori degli adulti.
Anche questa tematica è molto chiara: la distanza comunicativa, a tratti incolmabile, fra adulti e ragazzi.
Di fronte all'inevitabile qualche adulto si ravvede, comprende il proprio errore e decide di cambiare. Alcuni non cambieranno mai e finiranno le loro vite ripercorrendo gli stessi errori.
Come spesso accade a questo mondo, ci vuole la tragedia per aprire gli occhi alle persone.
Si tratta di un romanzo duro, difficile ed il finale è un cazzotto nello stomaco. Ma io ve lo consiglio.
Dopo questa lettura non ho più dubbi nel cimentarmi con le altre opere "non harrypotteriane" di quest' autrice, quindi ben venga Cormoran Strike! 

J. K. Rowling


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sabato 22 agosto 2020

Me han traído una caracola

 "Me han traído una caracola.

Dentro le canta

un mar de mapa.

Mi corazón 

se llena de agua

con pececillos

de sombra y plata.

Me han traído una caracola."

Federico Garcia Lorca

* Mi hanno portato una conchiglia.

Dentro canta 

un mare di carta.

Il mio cuore

si riempie d'acqua

con pesciolini

d'ombra e d'argento.

Mi hanno portato una conchiglia. *


Io la trovo di un candore e di una levità meravigliosi. Come il cuore di un bimbo.




domenica 2 agosto 2020

VdL fuori programma - Il nostro due agosto (nero), Luca Martini

Ormai è quasi una tradizione, intorno alla data del 2 agosto, ogni anno, leggo o vedo qualcosa che abbia a che fare con la strage alla stazione di Bologna.
Ho già spiegato l'anno scorso per quale motivo sono così legata a questa data.
Quello di oggi è un piccolo ebook creato per il trentaquattresimo anniversario della strage. Quest'anno saranno 40 anni e non siamo più vicini alla verità di quanto lo fossimo allora. Non lo saremo mai. Questa strage è solo la più efferata, crudele e, perché no, scenografica, delle stragi che hanno insanguinato l'Italia in quel periodo. Di tutte si è scoperto qualcosa, magari l'esecutore, ma non tutto. I mandanti quasi mai...



Mi è piaciuto davvero molto questo piccolo ebook: 44 racconti di gente comune che racconta dov'era e cosa si ricorda di quel giorno. Fino ad oggi non ero certa dell'origine dei miei sentimenti nei confronti di quest'evento; in fondo avevo solo 7 anni e vive a 60 km dalla città, cosa può aver innescato questo sentimento di perdita, di identificazione, questa ferita che ogni anno sanguina come sa avessi perso anch'io qualcosa quel giorno? Leggendo questo ebook ho scoperto che per moltissime persone è così. Dei 44 racconti la maggioranza sono di persone che all'epoca erano molto piccole, circa come me o poco più, molte vivevano lontane da Bologna oppure erano in vacanza in riviera. Riflettendo ho capito che forse proprio quella è la chiave, il fatto che fossimo bambini o ragazzi. Non potevamo capire in pieno quello che accedeva, che era accaduto, ma, con le antenne sensibilissime che solo i bambini hanno, captavamo lo sgomento, lo smarrimento e il dolore dei grandi. 
Ricordo, e di questo ricordo sono certa, le immagini del telegiornale. Sulla piccola TV bianca della cucina, o forse era quella grande come un baule che la seguì, sicuramente in bianco e nero anche se i miei ricordi sono a colori, scorrevano le immagini di un posto che conoscevo benissimo ma che non era più quello. Le macerie, gli autobus con i finestrini coperti da lenzuola, un giornalista che parlava e raccontava di una caldaia esplosa, intorno a lui gli occhi smarriti dei tassisti, dei vigili del fuoco, di gente comune che però era lì, perché Bologna era così non si poteva stare con le mani in mano a guardare.
Ricordo il caldo di quei giorni d'agosto. Ricordo che vagamente dentro di me si faceva strada un'idea che, capisco ora dopo aver letto uno di quei 44 racconti, non mi ha mai abbandonato: d'estate si muore.
Davvero l'ho capito ieri sera, dopo 40 anni, da dove veniva quella strana inquietudine che mi avvolgeva ogni estate, per lo meno finché sono stata ragazzina. D'estate si muore. Poco più di un mese prima, il 27 giugno, la strage di Ustica: sempre Bologna sempre persone innocenti che andavano in vacanza o a casa.
Aggiungiamoci che venivamo dagli anni di piombo ed eravamo nel pieno degli omicidi di mafia: il 21 luglio del 1979 l'assassino di Boris Giuliano, il 25 settembre quello del giudice Terranova; anche il 1980 era cominciato con l'omicidio di Mattarella seguito da quello di Basile. Poi Ustica, poi Bologna. Immaginate le nostre giovani menti sottoposte al continuo elenco di morti violente, perché è vero che eravamo lontani dall'era mediatica, ma è anche vero che il TG lo guardavano tutti, il giornale lo compravano tutti e, soprattutto, in casa si parlava di queste cose, insieme, a tavola. E noi bambini lì, apparentemente distratti dai nostri giochi, ma con le orecchie tese ed il cervello all'erta.
La mia generazione è cresciuta così: in mezzo alla morte. Una morte insensata e che, spesso anche se non sempre, arrivava d'estate. Anche gli anni successivi non furono migliori (dalla Chiesa nell'82, Chinnici nell'83, la tragedia di Stava nell'85 che nessuno ricorderà ma che mi provocò una profonda angoscia).
Ecco, ieri ho capito che da lì è nato tutto: il mio interesse profondo per la strage della stazione di Bologna e quello per le vicende di mafia. Da una parte Bologna è la mia città, ci sono nata, ci ho vissuto e la amo di un amore innato e profondo; la mia città venne ferita, a morte, ma è sopravvissuta, si è rialzata, forse non è mai più stata la stessa, ma non la cambierei con nessun'altra ancora oggi.
Dall'altra essere cresciuti ai tempi in cui la mafia era forte, violenta e faceva paura anche se pensavamo di essere lontani, al sicuro, ha avuto degli effetti. 
E' così, siamo figli dei tempi in cui viviamo. Sicuramente i nostri figli verranno plasmati da questi tempi: il coronavirus, il cambiamento climatico, i grandi flussi migratori...
Gli eventi di cui sono stata testimone mi hanno portata ad essere l'adulta che sono oggi, con le mie paure, il mio impegno politico e morale, i miei valori e le mie convinzioni. 
Che adulte diventeranno le mie figlie? Sarò capace di guidarle attraverso gli eventi odierni?
Ecco oggi, a 40 anni da uno degli avvenimenti più atroci della storia del nostro Paese, mi interrogo sul futuro, perché se nel passato affondano la nostre radici, allora mi viene da pensare che da questo passato così doloroso abbiamo imparato poco. Da un passato che avrebbe dovuto insegnarci tanto ed aiutarci a creare un popolo socialmente corretto, informato ed impegnato penso che invece sia emerso un popolo preda delle pochezze del presente che non pensa ne' al passato ne' al futuro ma solo al suo immediato egoismo.
Questo penso, ma forse è solo il caldo, l'estate e quel timore che non mi ha mai lasciato del tutto. D'estate si muore.





venerdì 17 luglio 2020

VdL - L'isola dell'amore proibito, Tracey Garvis-Graves

Ve lo dico con grande sincerità: quando ho cominciato questo libro ero mezza convinta che fosse un po' ... spinto. Non che ci sia niente di male in questo. Poi eravamo ancora in quarantena e avevo bisogno di argomenti leggeri.
Diciamo che ci ho preso a metà: l'argomento è leggero ma, per fortuna, il libro non è spinto. solo un po' ... beh ... pruriginoso.

Anna, che ha circa 30 anni, è stata assunta per dare ripetizioni al sedicenne T.J. durante l'estate. Al colmo della fortuna la famiglia di T.J., che è danarosa, le offre di seguirli in vacanza alle Maldive. Beh, chi direbbe di no? Inoltre Anna ha una storia che va avanti un po' per inerzia ed ha proprio bisogno di cambiare aria per schiarirsi le idee. Parte quindi con T.J. alla volta delle isole dell'Oceano Indiano, ma la sfortuna ci mette lo zampino, il piccolo aereo da turismo con cui dovrebbero percorrere l'ultima tratta ha un pilota non molto in forma che muore d'infarto proprio durante il volo. Si salvano dall'ammaraggio, ma si perdono in acqua e si ritrovano, dopo molte ore, su di una bianca spiaggia assolata. Ci vuole poco per capire che sono soli, su un'isola deserta. Dopo i primi giorni di speranza nei soccorsi, che però non arrivano, seguono le varie fasi della disperazione e poi della necessità d'ingegnarsi per sopravvivere. Alla fine Anna e T.J. instaurano una loro routine e, grazie anche ad alcuni bagagli che il mare restituisce loro, mettono su un sistema per la raccolta dell'acqua piovana e costruiscono alcune armi che li aiutano nella pesca. Il tempo passa, anni passano, T.J. è diventato adulto ed Anna, beh, è sempre stata bellissima. Insomma dai, la natura è natura e l'esperienza li unisce moltissimo quindi, ad un certo punto succede il patatràc! Ma no ragazze, niente storia modello "Laguna Blu", il racconto punta molto al sentimento piuttosto che al sesso nudo e crudo. A questo punto i due sono felici, del tipo che starebbero lì per il resto della vita. Ma il destino interviene di nuovo ed il 26 dicembre del 2004 cambia di nuovo le loro vite. Basta Laguna Blu, si torna alla civiltà. Ma l'amore rimane. Però Anna ha più di 30 anni e T.J. è poco più che ventenne ... come prenderanno le famiglie e la società quello che è successo fra di loro e quello che provano ancora l'uno per l'altra?

Insomma devo dire che alla fine questo libro è stato molto meglio di quello che mi aspettavo: è una bella storia d'amore. Un amore opinabile forse per qualcuno considerando la differenza d'età, ma con l'attenuante della situazione.
La conclusione della storia è quanto di più romantico potete immaginare e fa felici un po' tutti, romanticoni e benpensanti.
Nel complesso lo consiglio per una lettura disimpegnata, perfetto sotto l'ombrellone, vi sentirete tutti un po' naufraghi!

Tracey Garvis-Graves


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venerdì 10 luglio 2020

VdL - 1918 L'influenza spagnola, Laura Spinney

Ovviamente letto durante la quarantena, tanto per farsi un po' del male! 
No scherzo, questo saggio invece è stato veramente interessante.
Ci sono molti punti in comune fra la "spagnola" ed il coronavirus: entrambi causano polmoniti devastanti che distruggono i polmoni del paziente. Ma non è solo questo. 
Tutta la vicenda è molto simile: il primo caso identificato seguito a raffica da un'ondata di malati. La sua capacità di spostarsi con le popolazioni e i Paesi, grazie anche ad un periodo d'incubazione simile, al seguito di convogli di guerra, navi, carri merci, carovane ...
L'analisi della malattia, a tutti i livelli, è fatta veramente molto bene. Analizza l'aspetto medico, quindi la tipologia H1N1 dell'influenza in questione particolarmente aggressiva e l'analisi che ne' è stata fatta a distanza di decenni. Tanto per farvi stare più tranquille vi comunico anche che il virus della spagnola è stato "riesumato" da corpi sepolti nel permafrost in Alaska. Ricreato in laboratorio, con molte discussioni etiche in merito, si è dimostrato letteralmente devastante sui topi. Non ricordo se viene conservato in una di quelle grandi banche genetiche dove vengono conservati i virus più mostruosi del pianeta (naturali e non). Comunque si può riprodurre ... scelta secondo me quanto meno opinabile, ma, che dire, non sono io che decido.
Nel libro viene poi analizzato l'aspetto sociologico e culturale che, a livello locale, facilitò o frenò la diffusione del contagio. Per esempio, in Spagna, una scelta religiosa scellerata provocò il dilagare dell'epidemia. Contrariamente, mi pare a New York (e qui Trump avrebbe qualcosa da imparare), la malattia, che infuriava nei quartieri degli immigrati, venne frenata dalla scelta di mantenere aperte le scuole.
A differenza del Covid-19, la spagnola mieté morte fra i più giovani: la fascia fra i 18 e i 30 anni fu quella più colpita, mentre gli anziani venivano risparmiati, probabilmente perché già esposti ad un virus simile a fine '800.
Ah ... ritornando a Trump, pensate che deve la sua enorme fortuna proprio all'influenza spagnola! Leggete il libro e scoprirete il perché ... eheh!
Insomma un saggio veramente interessante, che non ci da certo risposte ai problemi di oggi, ma ci può grossomodo predire come andranno le cose. Ovviamente la medicina ha fatto passi enormi rispetto al 1918, dove non esisteva nemmeno il concetto di "virus" e si curava tutto con aspirina e penicillina (scoperta da poco) .... pensate l'abisso che ci separa da quei tempi.
Eppure l'uomo, con tutte le sue armi scientifiche, appare ancora oggi quasi inerme di fronte a questo nemico infinitamente piccolo, ma infinitamente letale.
L'epidemia di spagnola ebbe 3 ondate: la prima contenuta, la seconda devastante e la terza non troppo violenta ed infuriò per due anni, prima di sparire da solo.
Dalle notizie degli ultimi giorni pare che nei Paesi colpiti per primi sia in atto la seconda ondata. Nel 1918 trascorsero mesi dalla prima alla seconda, ma oggi è tutto più veloce. Sopravviveremo, per la maggioranza, ma cosa lascerà questa epidemia non possiamo immaginarlo. Cosa ha lasciato in noi il lockdown lo sappiamo. Ma un evento di questo tipo sconvolge la società, a livello planetario, in profondità. L'influenza spagnola creò sfiducia nei confronti delle istituzioni ed anche della medicina. Non se ne parla mai, ed è strano perché fece molti più morti delle due guerre messe insieme, ma il secondo conflitto mondiale è una conseguenza anche dell'instabilità economica e sociale lasciata dall'epidemia di spagnola.
Devo ammettere che, ad oggi, penso con molto timore a ciò che ci attende.

Laura Spinney


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venerdì 26 giugno 2020

VdL - Assassinio sull'Orient Express, Agatha Christie

Incredibile che non avessi ancora letto questo capolavoro della mitica Agatha Christie, eppure era proprio così. Poi, durante la quarantena, ho visto il film (quello più recente) e mi ha stimolato alla lettura.
Neanche da dire che il libro è nettamente superiore alla trasposizione cinematografica che mostra un Poirot decisamente troppo atletico e pronto all'azione. Poirot è cervello non pugni!

Il famosissimo Orient Express, che collega Istanbul a Parigi, è costretto ad una sosta forzata a causa della neve. In quel frangente viene ritrovato un cadavere in una cabina letto. Tutto sembra difficile da spiegare, ma per grande sfortuna dell'assassino a bordo c'è, per caso, anche Hercule Poirot, che come sempre risolverà il caso in maniera deduttiva e brillante.

Basta. Non c'è altro da dire. Un capolavoro magistralmente condotto dalla signora del giallo per eccellenza! 
Assolutamente da leggere. Non può mancare nel bagaglio di letture di nessun lettore come di deve.
Il finale, come sempre con la Christie, farà rimanere tutti con un palmo di naso.
Straordinario.

Agatha Christie


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venerdì 19 giugno 2020

VdL - ... che Dio perdona a tutti, Pif

Allora, diciamocelo, io adoro Pif ... in televisione! Per esempio la serie "La mafia uccide solo d'estate" mi ha appassionata tantissimo ed ho appreso con enorme dispiacere che la serie è stata cancellata! 
Vero anche che questo è l'unico libro suo che abbia mai letto, ma non mi ha fatto una grande impressione. Certo c'è il suo umorismo, il suo sarcasmo, la sua ironia quasi un po' inglese, ma a parte questo ... nulla.

Arturo ha 35 anni, fa l'agente immobiliare ma ammette di non amare il suo lavoro, anche se fortuitamente gli riesce bene. La sua vera passione sono i dolci siciliani, specialmente quelli con la ricotta.
Per questo motivo Flora diventa la donna dei suoi sogni: ha una pasticceria e fa gli sciù migliori di Palermo. L'unico problema è che Flora è molto cattolica e Arturo ... beh non proprio! Nonostante ciò decide di diventare il più cattolico dei cattolici pur di essere degno di lei.
Il che provocherà un sacco di problemi!

Ve la faccio breve: c'è qualche spunto divertente, tipo la faccenda della via Crucis (anche se a tratti mi è parsa eccessiva), ma nel complesso il libro non è niente di che, anzi nello scorrere delle pagine Arturo è diventato molto irritante e mi ha infastidita. 
La storia si riabilita sul finale con una degna conclusione per tutti.

Nel complesso lo consiglio poco, ma magari a voi piace quindi provate.

Pif


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venerdì 12 giugno 2020

VdL - La ragazza delle perle, Lucinda Riley

Ben ritrovate a tutte voi! Finalmente la scuola, o meglio la DAD, è finita ed io sono ritornata in possesso del mio PC e posso aggiornarvi sulle letture di quest'ultimo tumultuoso periodo. 
Devo dire che, sì ho letto, ma non ho letto così tanto come la situazione avrebbe fatto presagire.
All'inizio è stato molto difficile, ero continuamente in uno stato di angoscia, preoccupata per il mondo intero. Ci è voluto parecchio tempo per uscire dal tunnel, direi fin verso Pasqua, e non erano le condizioni ideali per concentrarsi sulla lettura.
Ad ogni mondo qualcosa ho combinato, quindi passo ad illustravi il mio primo "libro da quarantena": La ragazza delle perle" di Lucinda Riley, quarto libro della saga delle Sette Sorelle.

La protagonista stavolta è Cece (diminutivo di Celaeno), la sorella che, devo ammetterlo, mi sta meno simpatica fra tutte, seconda forse solo a Elettra!
Il viaggio alla scoperta delle sue origini la porterà in una terra selvaggia e meravigliosa, l'Australia. In particolare entreremo nel mondo dei pescatori di perle (di nulla sapevo!) e del fiorente mercato che si sviluppava dietro questo piccolo miracolo della natura.
Entreremo poi in contatto con la cultura aborigena, con i soprusi subiti dai colonizzatori bianchi, e con l'arte aborigena che ebbe il suo centro vitale nella zona di Uluru/Ayers Rock.

Diciamo pure che in questo romanzo Cece è diventata più umana; dall'arroganza dei libri precedenti emerge qui invece una ragazza molto fragile, che si nasconde dietro la sorella Star per non affrontare le sue debolezze. All'inizio del suo viaggio di scoperta Cece si ferma in Thailandia a tergiversare lungamente sul da farsi. Un paio d'incontri fortuiti le daranno la giusta spinta per compiere letteralmente il volo verso l'Australia sulle orme di Kitty McBride, la regina delle perle.
La vicenda è godibile però insomma, diciamocelo, un po' la solita storia della ragazza bella e forte ambita da due fratelli gemelli che più diversi non potrebbero essere...
Molto interessante è invece la parte del racconto che tratta della cultura aborigena e del pittore Albert Namatjira: come sempre la Riley intreccia la realtà storica con la fantasia inserendo nel racconto personaggi realmente esistiti. In questo modo ci da la possibilità di approfondire argomenti non proprio di dominio pubblico ma veramente interessanti.

Per le amanti della saga ovviamente consiglio questo romanzo così come ho consigliato quelli precedenti.
Continua anche il mistero si Pa' Salt.... chissà cosa ci riserverà il finale!



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sabato 9 maggio 2020

#Hastasiempreluis

Carmen Yañez,  moglie di Luis Sepùlveda, esprime con questa meravigliosa poesia il suo dolore per la perdita del marito.

"Ignorantes de la luz que circundaba la inocencia
éramos tan felices amor mio
con el calor de nuestras manos juntas
cruzado todos los caminos
y riéndonos de los obstàculos de piedra o granizo
que nos intentaban parar esa carrera irresponsable de la felicidad.
Eramos tan felices
y no nos enteràbamos de la dimensiòn de la vida.
De la invisible amenaza, de la sombra del miedo,
no lo sabìamos nosotros, irreverentes.
Amàndonos con proyecciones de futuro.
Hoy ya no pienso màs allà de mañana cuando espero
tu prueba de vida dicha por otros."

" Ignoranti della luce che circondava l'innocenza
Eravamo così felici amore mio
Con il calore delle nostre mani insieme
Attraversando tutte le strade
e ridendo degli ostacoli di pietra o grandine
che cercavano di fermare questa corsa irresponsabile della felicità.
Eravamo così felici
e non sapevamo della dimensione della vita.
Dall'invisibile minaccia, dalla lunga ombra della paura,
Non lo sapevamo noi, irriverenti.
Amandoci con proiezioni del futuro.
Oggi non penso più oltre domani quando aspetto
la tua prova di vita detta dagli altri."

PS: chiedo venia per la traduzione, sicuramente e purtroppo, terribile, ma non so lo spagnolo ed ho dovuto accontentarmi di una traduzione online 

mercoledì 11 marzo 2020

Eppure soffia

Il sole che stamattina splende luminoso e la vita che rinasce intorno a me con la primavera, non possono che riempirmi il cuore di una grande speranza.
La natura che prosegue il suo corso, nonostante le disgrazie che affliggono la vita dell'uomo (che è un niente confronto alla forza e all'immensità del creato), mi è di consolazione.
Poco fa ero in giardino, e come sempre, la potenza della natura mi ha aiutato nel momento del bisogno. In questi giorni sono stata molto male, preoccupata per la mia famiglia e per i miei cari in età a rischio. Ho dormito poco e male, ho avuto attacchi di panico (che non avevo da anni). Eppure questo virus, che temo moltissimo, è solo una manifestazione della vita sulla Terra; anch'esso fa parte della storia evolutiva della vita sul nostro pianeta. Per questo lo temo, ma lo rispetto, non ho rabbia. È successo ora, in questo tempo, nel tempo che toccato a me e ai miei cari in questo mondo. È il destino. È la vita.
E prima, mentre osservavo la natura che rinasce intorno a me, mi è balzata alla mente questa canzone di Pierangelo Bertoli, ed ho pensato che sì, il vento continuerà a soffiare, qualsiasi cosa accada a me o a chiunque. E allora affido a lui i miei pensieri, le mie speranze e le mie preghiere. Portali lontano, dove io non posso essere, a chi non posso stringere.
#iorestoacasa
Ma non mi arrendo.


venerdì 6 marzo 2020

VdL - Una famiglia quasi perfetta, Jane Shemilt

Buongiorno.
Il tema di questo romanzo è di quelli più angosciati: la scomparsa di una figlia adolescente.

La scena si svolge in Inghilterra a Bristol, qui vive la famiglia di Jenny, medico di famiglia e mamma di tre splendidi figli: i gemelli Ed e Theo e la giovane Naomi,  tutti adolescenti. Jenny è veramente fiera della sua famiglia: il marito Ted, talentuoso neurochirurgo nell'ospedale della città, che la ama teneramente dai tempi dell'università ed i tre figli, tutti studiosi e pieni d'impegni. Una famiglia perfetta. Certo Ted è spesso assente a causa del lavoro, Theo è sempre di corsa per via del suo talento artistico, Ed è occupatissimo da scuola ed allenamenti di canottaggio e Naomi è alle prese con le prove del musical West Side Story di cui ha ottenuto il ruolo di protagonista, le prove la impegnano molto e la tengono fuori casa tante ore. Jenny poi è impegnatissima in ambulatorio ed ha pochissimo tempo da dedicare alla famiglia. Ma la sua famiglia è perfetta.
Beh certo Ted è sempre sfinito e non si parlano quasi mai .... Ed è sempre nervoso e scostante e non manca di dimostrare acidità nei suoi confronti ... Naomi è improvvisamente distante, stanca, col viso segnato ma come presa da qualcosa di tutto suo che la rende sognante....
Poi, dopo la penultima rappresentazione del musical, Naomi sparisce. L'amica del cuore parla di un uomo, un uomo che Naomi frequentava da poco, un uomo grande lei che è solo una sedicenne ... Nessuno sembra saperne di più...
Passa un anno e di Naomi non si è più saputo nulla. Anzi no, Jenny ha saputo molte cose di sua figlia, molte cose che lei non aveva capito, che nemmeno sospettava. Perché è vero che alla fine dei figli non si sa mai tutto, ma quello che Jenny non aveva compreso è davvero tanto, e non solo di Naomi ma di tutta la sua famiglia.

Come spesso accade di fronte a fatti di questo tipo la famiglia, che già nascondeva problemi sotto la superficie, si sgretola. La coppia Jenny-Ted non regge agli eventi e Jenny si isola in una vita ritirata e solitaria per ritrovare se stessa, per comprendere la figlia, i figli, il marito. Isolandosi capirà anche cos'è successo veramente a Naomi. Riuscirà anche a perdonarla?

Il romanzo non è straordinario, ma la tematica mi ha molto turbata, non lo nascondo. Non posso comprendere come una figlia, così giovane, possa agire in modo da ferire a morte la propria famiglia in maniera così deliberata ed anche, fondamentalmente, immotivata. Solo un grande egoismo può muovere in questa direzione. Vi dirò che ho finito la lettura in collera con questa ragazza.
Diciamo che forse la più grande debolezza di quest'opera, che mi ha presa ma non fino in fondo, è proprio un mancato approfondimento psicologico dei personaggi giovani. Tutto passa attraverso l'ottica di Jenny che però non può essere un narratore onnisciente. Quindi, di fatto, non capiamo cosa ha spinto i ragazzi ad agire, non capiamo se hanno avuto dei dubbi, dei dissidi interiori. Della psicologia di Naomi si capisce pochissimo ed appare quindi come una figura fredda e senza cuore.
Quindi nel complesso sì ve lo consiglio ma senza grandi entusiasmi.

Jane Shemilt


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Le altre letture suggerite oggi le potete trovare qui.

venerdì 21 febbraio 2020

VdL - Acqua nera, Joyce Carol Oates

Buongiorno!
Quello di oggi più che un libro è un racconto lungo; giusto 65 pagine ma piene e forti di contenuti.
La storia s'ispira liberamente alla vicenda di cui fu protagonista Ted Kennedy il 18 luglio 1969: il senatore, fratello di John e Robert, uscì di strada sull'isola di Chappaquiddick mentre rientrava da una festa. La sua auto finì in un canale e la ragazza che lo accompagnava, la ventottenne Mary Jo Kopechne, morì affogata intrappolata nel mezzo. Il senatore invece riuscì a liberarsi e si allontanò dalla scena denunciando l'accaduto solo 10 ore dopo. Fu uno scandalo nazionale (fra le altre cose Kennedy era sposato). Il senatore venne condannato ad una lieve pena, ma la sua carriera politica fu stroncata dall'accaduto ed in seguito decise anche di non presentarsi come candidato alla Presidenza nel 1972 e nel 1976.

Qui siamo negli anni novanta, è il 4 luglio ed una Toyota nera corre veloce sulla strada sterrata di Grayling Island; il senatore degli Stati Uniti che si trova al volante guida veloce per riuscire a prendere il traghetto che porterà lui e Kelly Kelleher sulla terraferma. Il Senatore e Kelly si sono conosciuti il giorno prima ad un party esclusivo, è nato del feeling e vogliono concludere la serata in un motel. Ma ad una curva stretta, prima di un ponte, l'uomo perde in controllo dell'auto che esce di strada e finisce in un fossato. Il racconto, tutto narrato dalla voce di Kelly, è il resoconto dei suoi ultimi pensieri, mentre di accorge di essere intrappolata ed attende i soccorsi.
Pochi fatti, quelli che coprono le ultime 24 ore; pochi pensieri: i genitori, l'infanzia, la carriera che sta appena sbocciando, l'unico grande amore finito da poco, l'incontro con il Senatore che Kelly ha sempre ammirato politicamente. La paura, anche, di fare un errore decidendo di buttarsi in un'avventura con un uomo molto più grande, potente e sposato. Il recondito desiderio della "favola": e la povera serva sposò il principe ....
Tutto queste cose sfrecciano nella mente di Kelly dopo l'incidente mentre realizza anche che la sua gamba è imprigionata, che si trova in una bolla d'aria che però si sta velocemente riempiendo d'acqua, un'acqua nera, che puzza di fogna ed è gelida sulla sua pelle. Un'acqua nera, che puzza di fogna e che sale sale sale per soffocarla ... questa frase ripetuta decine di volte.

La potenza del racconto sta proprio nel senso d'impotenza che comunica di fronte al pericolo che avanza inesorabile. L'ingenuità della ragazza che fino all'ultimo è certa che il Senatore tornerà a salvarla o almeno tornerà con i soccorsi. Ma mano che la narrazione avanza ci troviamo insieme a Kelly, nell'abitacolo accartocciato, al buio ma consci dell'acqua che sale, che irrompe dal parabrezza lesionato, consci della cintura di sicurezza che ci tiene avvinti al sedile, consci del ginocchio incastrato fra le lamiere, consci del dolore delle ferite, consci che la bolla d'aria diventa sempre più piccola, consci che per respirare dobbiamo lottare, consci che alla fine la lotta è inutile e che non resta altro che abbandonarsi all'oblio. L'ultimo pensiero di Kelly è per i genitori e per i nonni che la stanno attendendo oltre il varco ...
Tutto questo per cosa? Per la crudele casualità del destino. Per un incontro fortuito ed una scintilla che è scattata. Per una decisione presa d'impulso. Così sono le scelte: ai più importanti bivi della nostra vita non c'è segnaletica ...
Racconto breve, si legge in un giorno, c'è un bellissimo lavoro sul personaggio e sulla sua vita interiore. Merita.

Joyce Carol Oates


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