Un bel po' di anni dopo la sua prima uscita, finalmente ho messo mano a questo romanzo che nel frattempo è diventato un cult, nonché una trilogia, nonché il "monumento" ad un'autore deceduto (i romanzi sono postumi) e che ha visto sequel molto molto discussi a nome di un diverso autore.
Tanto per cominciare è senza dubbio un bel romanzo, un po' noir se vogliamo ma ben scritto e con una trama avvincente. Ma devo dire, e questo libro me ne ha dato una conferma, che io ho un problema con gli autori scandinavi, a partire dalla Lackberg e seguendo con molti altri autori nordici: perché tutta questa violenza sulle donne? Anzi, peggio ancora, sulle ragazzine, perché nella maggioranza delle storie le protagoniste o le vittime sono state stuprate da molto giovani. Oltre il fatto che, come donna, queste vicende mi turbano, ma mi sono anche interrogata sulla realtà sociale scandinava. Così ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che in effetti, secondo vari studi e ricerche condotte in merito all'argomento, emerge il "paradosso nordico": proprio in quei Paesi dove gli standard in tema di diritti civili e parità di genere sono altissimi, l'indice di violenza domestica sulle donne è particolarmente elevato. In vetta alla nefanda classifica troviamo la Danimarca con il 52% di donne che dichiarano di aver subito violenza dall'età di 15 anni, seguita da Finlandia e Svezia. Perché? Sembra che dati possano essere variamente interpretati (maggiore disponibilità a raccontare in alcuni paesi piuttosto che in altri, problemi di alcolismo diffusi nel tessuto sociale ecc...), ma di fatto il dato rimane e lascia perplessi. Gli autori nordici, probabilmente, non fanno altro che raccontare una realtà evidente.
Ma torniamo al nostro bestseller.
Mikael Blomkvist, giornalista economico, finisce incastrato per un'accusa di diffamazione che ne tronca la carriera. Viene così contattato da un ricco industriale, Henrik Vanger, che lo incarica di scrivere la storia della sua famiglia e, possibilmente, di svelare i retroscena della scomparsa dell'amata nipote Harriet avvenuta quasi quarant'anni prima. Parallela scorre la storia di Lisbeth Salander, giovanissima hacker, che si occupa di ricerche particolari da reperire su persone o aziende. Nel corso della narrazione le loro strade s'incrociano e finiscono per lavorare entrambi al caso di scomparsa che alla fine risolveranno, non senza una miriade di colpi di scena.
Ma l'anima del romanzo è lei, Lisbeth, personaggio formidabile e delineato in maniera eccellente. Non è facile da capire Lisbeth; per molti versi è una disadattata con tendenze un po' psicotiche, questo la rende paradossalmente molto vera. Ma è anche una donna forte, determinata, intelligentissima e acuta nell'analisi dell'animo altrui. Un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Per questo motivo stavolta non consiglio tanto il romanzo in se per se, ma consiglio lei, Lisbeth, lei va conosciuta. La storia non è male, ben scritta e la suspence è sostenuta bene, ma tutto sommato somiglia ad altre storie già lette, già scritte. Ma Lisbeth no, non somiglia a nessuno. Quindi leggetelo.
Giudizio critico : ❀❀❀
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venerdì 17 novembre 2017
sabato 4 novembre 2017
Il peso sul cuore
Oggi è una giornata storta. Per la verità è un periodo storto. Anche un po' lungo ormai. Sono sola in casa. Il peso sul cuore che non se ne va... In questi momenti mi manca mia madre. E non perché lei non ci sia più, grazie a Dio è ancora qui. Ma da tanto, tanto tempo non è più la mamma che ti aiuta, ti consola, ti ascolta. Lei, piuttosto, ha bisogno che la mamma sia io. È fragile. E così sono solo io. Con i miei mostri. Mi rigiro fra le mani il cellulare ... chi chiamo? Con chi mi sfogo? Nessuno. Hanno tutti i suoi casini, cosa gli rompo le scatole a fare? Ma chi è che ti ascolta per davvero? In realtà nessuno. Poi arriva lui. Pare che lo senta che qualcosa non va. Mi viene vicino e mi salta in braccio. Mi tocca col suo naso bagnato: e dai lo sai che lo odio! Ma almeno tu mi dai una sorta di conforto e mi strappi un sorriso. Anche per stavolta si va avanti. Grazie Pepe. Ma che fatica...
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