Montanari Family

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Robby, Manu, Tata, Pissi, Pepe, Oscar, Giorgio

venerdì 29 giugno 2018

VdL - Tu sei il male, Roberto Costantini

Buongiorno! E' cominciata l'estate e con essa la voglia di gialli ... non chiedetemi perché ma è così,  ed era da un bel po' che il primo volume della Trilogia del Male di Costantini era in attesa di essere letto.
Beh, l'ho divorato.

Roma, 11 luglio 1982; una data gloriosa per l'Italia azzurra; nella notte in cui l'Italia di Bearzot vince i mondiali la giovanissima Elisa Sordi sparisce nel nulla all'uscita dal lavoro. Le indagini finiscono in mano al commissario Michele Balistreri, giovane tormentato da un oscuro passato e da trascorsi politici turbolenti. Balistreri, distratto da alcol e donne, prende la cosa sottogamba finché non viene ritrovato il cadavere devastato di Elisa sulle rive del Tevere. Passano 24 anni ed il peso di quei giorni ha molto cambiato il nostro protagonista, alle prese ora con nuovi strani delitti di cui sono sempre vittima giovani donne. Roma, 6 luglio 2006, di nuovo l'Italia in finale ai mondiali, di nuovo l'Italia vince: quella notte Giovanna Sordi, madre di Elisa, si getta dal balcone. Questo è solo l'ultimo degli avvenimenti che porteranno Balistreri, ora a capo della Sezione Speciale Stranieri, a riaprire il caso. Ma tutto questo si rivelerà molto pericoloso....

Veramente un bel giallo. Complesso, per nulla banale, anzi così italianamente complesso, concedetemi il termine.
All'inizio è un po' lento, Balistreri decisamente un antieroe, così vizioso, così poco poliziotto, così a suo agio nel commissariato chic di Vigna Clara dove non succede mai nulla. Ed invece ecco un delitto terribile che gli piomba fra capo e collo; e qui esce il vero Balistreri che non è affatto un inetto come vuole apparire, ma è dotato di intuito, pelo sullo stomaco e sangue freddo. Tutto questo però non salva Elisa, la dea come la chiama lui, una ragazza semplice, di famiglia umile, lavoratrice, seria, cattolica osservante. Elisa fa una fine che non meritava e Balistreri si sente colpevole, per il resto della vita o almeno fino al 2006.
Se vi piace il genere vi consiglio caldamente questo romanzo di cui a breve leggerò gli altri due volumi. All'inizio antipatico, alla fine mi sono affezionata a Balistreri, molto umano e lontano dal poliziotto superman n cui a volte ci s'imbatte. Bellissima l'ambientazione italiana, gli interessi politici che stanno sullo sfondo, ma poi nemmeno troppo, della storia. Un giallo di cui finalmente non sono riuscita a scoprire il colpevole fino all'ultima pagina!
Consigliatissimo sotto il sole!



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venerdì 22 giugno 2018

VdL - La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Sono passati ormai un po' di anni da quando ho letto questo libro, tanto osannato e vincitore di vari premi letterari. Eppure, a distanza di anni, non so bene come collocarlo; non so dire se mi è piaciuto o mi ha disturbato, forse entrambe le cose.
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare un corso di sci che odia profondamente. Una mattina Alice se la fa addosso in mezzo alle piste e, presa dalla vergogna, cerca un percorso che la tenga lontana dagli altri. A causa della fitta nebbia cade in un dirupo, si spezza una gamba e noi la lasciamo lì, probabilmente destinata alla morte per assideramento.
Mattia è anche lui un bambino, intelligentissimo, dotato, ma con una sorella gemella ritardata, Michela. Mattia si vergogna molto di lei, così, quando viene invitato al compleanno di un compagno di scuola e si vede obbligato dalla madre a portare anche Michela, decide di lasciarla al parco intimandole di non muoversi e di attendere il suo ritorno. Ma quando Mattia torna non c'è più traccia di Michela e la sorella scomparirà nel nulla per sempre.
Anni dopo Alice e Mattia sono due adolescenti. Alice è sopravvissuta ma è rimasta zoppa. Mattia è segnato nella psiche dal fatto di aver abbandonato della sorella. Così vedremo i due ragazzi, che diventano amici riconoscendo l'uno nell'altra il proprio disagio, diventare giovani e poi adulti.
Ci sono tematiche di questo romanzo che ho riconosciuto profondamente come mie: la solitudine adolescenziale, la consapevolezza di sentirsi estraneo ai coetanei, di sentirsi soli anche in mezzi alla folla.
Alice e Mattia non si liberano mai dalle loro paure (c'è tutta una parte di responsabilità familiari molto importanti per comprendere il loro disagio), per tutta la vita sono preda dei loro problemi di socializzazione e, por essendo attratti l'uno dall'altra, non trovano mai il momento giusto per avvicinarsi. Alla fine è un po' come se la loro solitudine fosse un guscio, un nido sicuro a cui ritornare per non rischiare di nuovo il fallimento. Il loro diventa un po' un crogiolarsi nella tristezza, nella solitudine dei giorni che passano uguali, nelle idiosincrasie che alla fine risultano rassicuranti e conosciute.
Giordano è molto bravo a descrivere il male di vivere di queste due giovani anime. Forse il mio senso di fastidio deriva proprio da un riconoscimento di certe situazioni, di certe solitudini che io stessa ho provato sulla mia pelle. Mi disturba anche il fatto che Alice e Mattia non superano mai i loro traumi, non raggiungono niente di più della gratificazione professionale. A livello personale ed affettivo rimangono vuoti e aridi.
Riconosco che il tutto viene raccontano in maniera veramente efficace e la bravura stilistica è indiscussa. Ma rimane comunque un romanzo triste, in ogni pagina; quando penso a questo libro mi viene in mente un giorno di nebbia: grigio e deprimente.
Questa è la mia impressione ma sottolineo nuovamente che comunque affronta tematiche molto profonde e le sviluppa in maniera ineccepibile. Quindi non sconsiglio di sicuro la lettura.



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venerdì 15 giugno 2018

Vdl - Storia di una ladra di libri, Markus Zusak

Spesso ho sottolineato come non amo leggere i libri di successo nel momento in cui ... hanno successo! Molte volte sono una gran delusione, quindi di solito lascio passare un po' di anni prima di affrontarne la lettura. Così è stato per il libro di oggi che vi presenterò con il titolo più recente "Storia di una ladra di libri". Infatti alla prima uscita italiana nel 2005 il titolo era stato tradotto in "La bambina che salvava i libri", in realtà il titolo originale è The book thief ed il film uscito nel 2013 traduceva correttamente in Storia di una ladra di libri. Come al solito non capisco perché nella traduzione italiana si ami adottare titoli fuorvianti dato che la protagonista non salva i libri ma, decisamente, li ruba.
Ma, al di là di questo cavillo, il romanzo non è stato assolutamente una delusione. A partire dall'io narrante, molto originale a dir poco, alla vicenda della giovane Liesel ambientata nella Germania nazista, periodo storico in cui purtroppo i libri non si era usi salvarli ma piuttosto darli alle fiamme.

La storia di Liesel comincia nella neve dell'inverno del 1939 con il furto di un libro e prosegue nella periferia di Monaco dove approda dopo l'abbandono da parte della madre che, abbandonandola, cerca di salvarla dalla persecuzione politica del Fuhrer. Nella famiglia adottiva Liesel trova protezione e conforto, viene mandata a scuola e trova l'amicizia vera nel vicino di casa Rudy. Con il padre adottivo Hans comincia anche l'amore per i libri e per le parole, che la porterà a salvare un libro dal rogo dei nazisti e a rubarne altri dalla biblioteca del sindaco. Ma saranno altri libri a cambiare per sempre la vita di Liesel, libri scritti in una cantina buia da un ragazzo nascosto e con "capelli come piume", libri che la aiuteranno a resistere all'orrore che la circonda. 

Si tratta di una storia molto bella, di cui non voglio dire troppo perché davvero merita la pena di essere letta. Commovente fino alle lacrime, soprattutto nel finale in cui non ci sono sorprese perché il narratore, anzi la narratrice, impietosa ce l'ha anticipato molto tempo prima.
Devo anche dire che l'ambientazione tedesca apre il sipario su un paese che, quando si parla di Seconda Guerra Mondiale, viene considerato solo come il "paese assalitore", ma che in realtà ha pagato un prezzo altissimo per la follia del suo Fuhrer. Nella narrazione si sottolinea come nella famosa battaglia di Stalingrado le perdite tedesche siano state immani, in generale (fra tedeschi, italiani, rumeni e ungheresi) si parla di oltre 1 milione di perdite totali fra morti, dispersi e prigionieri. Dei reduci, spesso mutilati nel fisico se non nella psiche, molti preferirono il suicidio ad una vita di tormento. Su questo argomento vi suggerisco il bellissimo testo "Ultime lettere da Stalingrado" una raccolta di lettere autentiche di soldati tedeschi, un libro dal fortissimo impatto emotivo.
Nel libro di oggi viene messo in evidenza come diversi cittadini tedeschi non fossero affatto d'accordo con le idee del nazismo, ma porsi in aperto contrasto con le direttive del Partito aveva sempre delle conseguenze più pesanti. Se poi l'opposizione riguardava gli ebrei, le conseguenze erano inevitabili e pesanti; la stessa Liesel subisce la fustigazione per un semplice gesto di conforto.
La delicatezza di questo libro risiede nel fatto che è un libro d'amore, un libro d'amore ambientato in un mondo d'odio. L'amore si manifesta ad ogni pagina. Leggetelo ed imparerete che l'amore è anche chiamare una figlia Saumensch ;-)



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