Montanari Family

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Robby, Manu, Tata, Pissi, Pepe, Oscar, Giorgio

venerdì 23 marzo 2018

VdL - la trilogia di Hunger Games, Suzanne Collins

Scartabellando la mia biblioteca di Anobii mi sono resa conto di una grossa lacuna nelle mie recensione sul venerdì del libro: non ho mai recensito Hunger Games. E questo è strano perché si tratta di una trilogia che ho amato moltissimo, tanto da far notte pur di leggere ancora e ancora.
Molti di voi ne avranno sentito parlare anche perché ne è stata tratta una trilogia cinematografica che, a onor del vero, non rende affatto giustizia ai romanzi pur avendo donato la celebrità a Jennifer Lawrence ;-)
Il genere, fantascientifico distopico, è uno dei miei preferiti e, neanche a dirlo, nasce come libro per ragazzi ...
Le vicende sono ambientate a Panem (un Nord America postbellico) nazione suddivisa in dodici distretti e governata da un regime totalitario con sede a Capitol City. Come da copione, ricchezze, tecnologia ed agi sono accentrati nelle mani di pochi, i quali risiedono a Capitol City così come il crudele presidente Snow. Ogni distretto ha un ruolo nell'economia di Panem; il dodicesimo, uno fra i più lontani e poveri della nazione è votato all'estrazione mineraria. Qui vive Katniss Everdeen, sedicenne protagonista della serie, una ragazza che è dovuta crescere in fretta: il padre è morto in miniera lasciando sole lei, la sorellina Primrose e la madre; per questo motivo Katniss, insieme all'amico d'infanzia Gale, è costretta ad andare a caccia di frodo per dare da mangiare alla famiglia. Katniss è un vero asso con arco è frecce; una ragazza indurita dalle sofferenze, coraggiosa, abituata a vivere nei boschi e ad arrangiarsi in ogni evenienza.
Ogni anno i distretti (tranne Capitol City) sono costretti a subire la "mietitura", cioè l'estrazione a sorte di due giovani, un maschio e una femmina fra i 12 e i 18 anni, che dovranno obbligatoriamente partecipare ad un reality chiamato Hunger Games. Anni prima i 12 distretti si erano ribellati al potere di Capitol City, come punizione il 13° distretto venne raso al suolo e reso inabitabile, per gli altri 12 vennero istituiti gli Hunger Games, un gioco all'ultimo sangue fra i 24 partecipanti, chiamati tributi, costretti ad affrontarsi su terreni sempre diversi ed insidiosi fino alla sopravvivenza di un solo partecipante. Un vero e proprio gioco al massacro per il divertimento degli abitanti di Capitol.
L'inizio del primo romanzo coincide con il giorno della mietitura. E' la prima per la dodicenne Primrose e Katniss è molto preoccupata per lei, delicata e fragile; purtroppo i suoi timori sono fondati ed il nome di Primrose Everdeen viene estratto. In uno slancio protettivo Katniss si offre volontaria come tributo al posto della sorella. Con lei viene estratto il nome di Peeta Mellark, giovane fornaio del distretto da sempre con un debole per Katniss.
Strappati alle loro famiglie i due ragazzi vengono catapultati nel mondo di Hunger Games, dove tutto è costruito e pilotato a tavolino (non vi ricorda qualcosa sui reality??) dall'aspetto fisico alle simpatie del pubblico. Ma Katniss è tosta ed ha un addestratore ubriacone ma scaltro che vede in lei e nella sua forza interiore qualcosa di molto più grande di un'aspirante vincitrice degli Hunger Games, vede in lei una speranza per Panem.
Così Katniss affronta le terribili prove dei giochi cercando di affermare se stessa in un sistema che cerca in ogni modo di pilotarla a proprio favore.
Come dicevo all'inizio, questa serie crea una forte dipendenza, ho impiegato un paio di settimane a leggere tutti e tre i libri e solo perché ho poco tempo da dedicare alla lettura!
Ciò nonostante ci sono delle debolezze che non possono essere ignorate. Il richiamo ad Orwell ed ai suoi 1984 e La fattoria degli animali è immediato, ma ci troviamo di fronte a tutt'altro spessore. Diciamo che da questo punto di vista è uno stile che mira più al sensazionalismo che all'approfondimento socio-politico. Qualcosa in più succede nel terzo libro, una maggiore presa di coscienza della protagonista, ma per lo più la scena rimane centrata, come dire, sugli effetti speciali e sui rapporti sentimentali fra i vari protagonisti. Insomma rimane tutto ad un livello molto adolescenziale, l'approfondimento è una piccola gemma che non sboccia. Il personaggio di Katniss è il più controverso: si presenta come una ragazza molto forte e sicura per diventare sempre più fragile ed insicura con il proseguire delle vicende. E questo, a mio vedere, è corretto. Da ragazza qualunque viene catapultata su tutte le TV della nazione prima come vincitrice dei Hunger Games e poi come leader della rivolta; Katniss comprende di essere manovrata da tutti, amici e nemici, e non sa come venirne fuori. Vuole tornare alla sua vita ma non può farlo perché viene trascinata nella lotta da coloro che muovono le pedine.
Nonostante le pecche si tratta comunque di una trilogia molto ben scritta e dove si affrontano argomenti molto seri che dovrebbero far riflettere soprattutto il pubblico giovane a cui è diretta: il totalitarismo e l'azzeramento della libertà d'espressione e di pensiero, la lealtà, la fiducia, l'amore come rinuncia, il bene comune e la forza degli ideali. Non da ultimo, come nasce un'ideale... Probabilmente da tutto ciò deriva l'enorme successo di questi romanzi.



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venerdì 16 marzo 2018

VdL - Quella notte sono scomparsa, Julie Reece Deaver

Oggi, tanto per cambiare, vi presento un libro per ragazzi (evidentemente sono giovane dentro!), scritto dalla sorellina di Jeffery Deaver.
Niente di sensazionale, la storia è carina, scontata e perfetta per una serie thriller televisiva.
Scritto è ben scritto, la mano si vede che è di famiglia, ma oltre a questo non c'è molto altro.
Dalla sinossi di Anobii:
Jemie Tessman è una diciassettenne californiana problematica; il suo unico vero amico è un ragazzo di nome Webb conosciuto una sera al parco quando lei aveva solo nove anni. All'inizio dell'estate i due ragazzi sono costretti a separarsi: Webb parte per un viaggio in Europa mentre Jemie deve seguire la madre avvocato a Chicago dove si terrà un importante processo. Una volta qui, Jemie conosce Morgan; le due ragazze diventano amiche ma Jemie comincia, sempre più spesso, ad estraniarsi dalla realtà rifugiandosi in un "mondo parallelo" fatto di sogni ad occhi aperti. Morgan preoccupata propone l'aiuto di sua zia psichiatra. Grazie all'intervento della donna affiorerà nella mente della ragazza una realtà scioccante, consumatasi proprio la notte in cui da bambina venne lasciata al parco...

Un romanzo breve e scorrevole, senza infamia e senza lode, che "si lascia leggere senza dire niente" e poco più di niente lascia dopo la lettura.
Per adolescenti.


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venerdì 9 marzo 2018

VdL - Tredici, Jay Asher

Ho finito questo libro ieri sera ed oggi sono qui a recensirlo perché devo farlo subito, finché le impressioni sono ancora fresche.
Intendiamoci, non è un capolavoro, ma indubbiamente è un libro che fa pensare.
Credo conosciate l'argomento, è un libro che ha fatto parlare, su Netflix ne hanno tratto anche una serie. Hannah, età ipotetica fra i 15/17 anni (una terza liceo americana non so a cosa corrisponda) si suicida. Dopo qualche giorno una persona riceve un pacco contenente 7 cassette, su ogni lato un numero, ogni numero è una persona di una lista, ogni persona è una storia legata alla morte di Hannah; quella persona, una volta ascoltate le cassette, dovrà inviarle al nominativo successivo. All'inizio del libro le cassette vengono ricevute da Clay Jensen, ragazzo studioso, timido, introverso e da tempo innamorato di Hannah. Clay non è il primo della lista, lo scopre quando comincia ad ascoltare le cassette, è scioccato da quello che ascolta, da quello che Hannah ha fatto e pianificato, ma deve ascoltare, deve, per due motivi: uno, non può farne a meno deve sapere il suo ruolo nella vicenda; due, se la catena verrà interrotta il contenuto delle cassette verrà reso pubblico perché esiste una seconda copia di ognuna di esse.
Al di là della narrazione (è un libro per ragazzi è lo stile è in linea con il target) quello che ci interessa è l'argomento trattato: il suicidio di una ragazza giovane oggetto di bullismo.
Non lo so, c'è qualcosa che mi lascia perplessa nella storia. Probabilmente in parte deriva dal fatto che io "leggo con gli occhi di un adulto" e le cose che per Hannah sono terribili per me sono brutte, tristi, ma non tali da devastarti la vita. Intendiamoci, ci sono molti, troppi fatti di cronaca in cui vediamo che il bullismo raggiunge estremi intollerabili in termini di violenza fisica e/o psicologica, diffamazioni che davvero ti stravolgono la vita. Ma, obiettivamente, Hannah non subisce niente di così estremo. Alcuni episodi sono molto spiacevoli, ma è anche vero che in una misura o nell'altra capitano un po' a tutte durante la giovinezza. Fanno male ma si sopravvive. Sì, è vero, ci sono personalità sensibili e fragili, che magari si trovano anche in un momento difficile a livello privato e che possono reagire in maniera estrema. Vero. Ma qui veniamo al secondo punto che non mi convince in questo romanzo: Hannah pianifica troppo il proprio suicidio; ci pensa, sviscera ogni avvenimento, tant'è vero che incide ben 7 cassette analizzando i fatti, trova una persona che custodisca le seconde copie ... io lo trovo poco convincente. Non in una ragazza così giovane.
Il suicidio è un gesto impulsivo, fatto in un momento in cui il vaso trabocca, certamente pensato a lungo ma non così strutturato; l'istinto di conservazione è forte, per vincerlo serve un gesto di rinuncia estremo.
Ora, non pensate che parlo così tanto per fare, ma so quello che dico. Non aggiungerò altro ma credetemi so quello che dico.
Un punto invece su cui il protagonista Clay insiste molto ma, in effetti, corrisponde al vero è che Hannah, nonostante non faccia che incolpare tutti di non avere capito, di non averla aiutata, in realtà non cerca aiuto. Anzi allontana chiunque faccia anche solo intendere di tenere a lei. Clay è uno di questi. Così come la sua famiglia, che compare poco ma questo è proprio un indice del fatto che Hannah ha chiuso fuori i genitori dal suo malessere. Non dice mai di aver chiesto conforto in casa. Anzi. Non li angustia perché hanno già i loro problemi col negozio.
Tutto il discorso che ho fatto volge a sottolineare che, secondo me, anche se questo libro è stato sbandierato come un vessillo contro il bullismo ed i suoi effetti, qui il bullismo non c'entra. Hannah non viene picchiata, non viene stuprata, non viene lesa sul web, non viene emarginata, niente, niente di  tutto ciò. Hannah è oggetto di pettegolezzi (così li chiama anche lei) che riguardano la sua serietà, ma niente di eclatante. Hannah incontra ragazzi e ragazze superficiali, che dimostrano amicizia per convenienza e poi la ignorano il giorno dopo, tutto qui. Obiettivamente è la vita di tutti; è successo a tutti; il bullismo va molto di moda ma questo non è bullismo, è la pochezza emotiva con cui ci scontriamo ogni giorno.
Quello di Hannah è male di vivere; ad un certo punto Hannah, e lo dice, getta la spugna. Dice anche che, col trasloco, sperava di ricominciare, segno che già prima aveva dei problemi, ma alla fine agisce lei stessa in maniera tale che la storia si ripete. Certo la stupidità di certi ragazzi a scuola non aiuta, ma Hannah non vede le altre bellissime persone che frequentano la stessa scuola e potrebbero donarle una vita diversa. Si ostina anzi a frequentare gente sbagliata, andando a feste sbagliate dove le cose si complicano.
E' un vortice di malessere in cui lei si getta a capofitto.
Ecco quello che mi ha lasciato questo romanzo: rabbia. Ma verso Hannah. Che si toglie la vita e chiude la porta a tutti. Lanciando colpe che non tutti in effetti hanno. Lasciando vuoto, dolore, angoscia, rimpianto e senso di colpa in chi avrebbe voluto starle vicino ma non ha potuto. Chi si suicida muore e basta. E' chi sopravvive che precipita all'inferno.



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venerdì 2 marzo 2018

VdL - Io non ricordo, Stefan Merrill Block

Il libro di oggi propone un argomento difficile e doloroso, l'Alzheimer. Probabilmente ognuno di noi ha visto gli effetti di questa terribile malattia su un proprio caro o almeno su un conoscente; è quello che tipicamente ci si augura di non dover mai affrontare nella vita, per se stessi e per i propri famigliari.
Anche in questo caso l'argomento mi ha portata a fare un piccolo approfondimento della materia. Nel libro si parla di una variante particolare, l'Alzheimer familiare a esordio precoce EOA-023che di fatto non esiste, è una variante fittizia creata ad arte dall'autore per avere il pretesto di narrarne la patogenesi dal caso 0 fino al protagonista del racconto.
Di fatto comunque esistono due tipi di forme di Alzheimer: quelle sporadiche e quelle familiari. Quelle sporadiche sono la maggioranza e compaiono in un solo membro della famiglia; quelle familiari sono il 25% e si ripresentano in diversi membri della stessa famiglia. Le forme familiari, a loro volta, so distinguono in forme a esordio tardivo e forme a esordio precoce ogni forma con una miriade di sottotipi; per ognuno di essi esiste un marcatore genetico. L'aspetto più tremendo delle forme a esordio precoce è che l'età in cui si cominciano ad avere i primi sintomi varia dai 28 ai 60 anni!
La storia è composta dalla narrazione di due storie destinate poi a fondersi tra loro.
Nella prima l'io narrante è Seth, un giovane nerd quindicenne, introverso, timido e ipersensibile, la cui madre comincia a dare i primi segni di una strana confusione mentale: dimentica prima piccole cose, dove stanno gli oggetti di casa o appuntamenti importanti, per arrivare a vagare di notte per casa insonne in cerca di certezze che piano piano la mente le sottrae. Alla fine il marito è costretta a ricoverarla, in seguito ad una brutta caduta, e qui viene loro detto della tremenda malattia che affligge la donna. La prognosi è inesorabile. Mentre il marito affoga nell'alcool ed in History Channel la propria impotenza, Seth decide di studiare il più a fondo possibile la malattia con lo scopo di dedicare la sua vita alla ricerca di una cura. Leggendo vari testi scopre che trattasi di una malattia familiare; ma Seth non sa assolutamente nulla della famiglia di sua madre, lei non ha mai voluto parlarne. Per trovare i suoi parenti perduti, Seth si mette alla ricerca di tutti i malati di EOA-023 del Texas.
Il narratore della seconda storia invece è Abel, un vecchio contadino gobbo che vive in una fattoria diroccata e fatiscente in un piccolo paese nel nord del Texas. Abel parla del proprio passato, di Mae, suo grande unico disperato amore nonché moglie del suo fratello gemello Paul. Negli anni del secondo conflitto mondiale Paul viene chiamato alle armi mentre Abel viene riformato perché storpio. In quegli anni scoppia la passione fra Abel e Mae, passione che sfocia nella nascita di una bambina, bambina che, con uno stratagemma vecchio quanto il mondo, viene spacciata per figlia del legittimo marito.
Fra le altre cose Abel narra di Isadora. Isadora è una città immaginaria, protagonista dei racconti di sua madre, una specie di Eldorado dove gli abitanti vivono senza bisogni e soprattutto senza memoria. La pace di Isadora risiede proprio in questo, la memoria di tutto ciò che è stato, nel bene ma anche nel male, viene cancellata una volta che si sono varcati i suoi cancelli. A Isadora esiste solo il presente.
Abel è un uomo anziano che ha conosciuto tutte le sofferenze che la vita riserva; Seth è un giovane uomo costretto a crescere più in fretta, la malattia della madre e l'incontro con gli altri malati si Alzheimer a esordio precoce lo cambieranno profondamente, risvegliando in lui un'empatia ed una capacità di comprensione che non immaginava di possedere. Di fatto Seth finirà per prendere in mano le redini della propria famiglia e salvare tutti dal tracollo che una malattia del genere avrebbe causato. Fra l'altro lo stesso Seth potrebbe aver ereditato il gene malato!
E' un bel libro, gli effetti della malattia non vengono enfatizzati dal punto di vista clinico, ma soprattutto si cerca di sottolineare l'aspetto emotivo. Da parte dei famigliari, vedere il proprio caro dimenticare un pezzo di identità alla volta fino a rimanere un guscio vuoto che, alla fine, dimenticherà come respirare. Per i malati lo smarrimento della propria coscienza che si frantuma, sapendo benissimo di cosa si tratta perché si è già visto il proprio padre o la propria madre cadere in quel baratro. Tutto ciò che rimane per loro è, infine, l'approdo al regno di Isidora.



Giudizio critico : ❀❀❀❀
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