Complice il fatto che, durante i caldissimi pomeriggi di quest'estate rovente, la mie figlie si sono fatte una ri-visione totale della saga cinematografica di Harry Potter, ad un certo punto mi è venuta voglia di leggere questo famigerato 8° libro della saga. Di fatto la storia riprende le fila da dove l'avevamo lasciata ma fisicamente si propone in modo completamente diverso: è uno spettacolo teatrale e come un copione teatrale è stato scritto.
Sono passati un po' di anni da quando avevamo lasciato i nostri eroi al binario 9 e 3/4, adulti, sposati e genitori; ora tocca ai figli frequentare Hogswarts e, nella fattispecie, questo è il primo anno per Albus Severus che, poverino, già nei nomi si trova gravato da un'eredità micca da ridere! Anche lui, come il padre a suo tempo, teme di finire in Serpeverde, il saggio papà gli dice di non temere, che il Cappello Parlante tiene conto del desiderio dello studente, questo era nell'ultimo film e l'abbiamo visto tutti. La novità è che stavolta il Cappello Parlante fa di testa sua ed Albus Severus finisce proprio a Serpeverde ... santi numi! Un Potter a Serpeverde!! Il buon Harry rischia l'infarto quando viene a saperlo! Ginny, da brava mamma, calma le acque, ma il fatto influisce sul legame fra Harry ed il figlio ed il loro rapporto diventa sempre più teso, anno dopo anno. Inoltre Albus Severus è una schiappa di mago e fa pure comunella col figlio di Draco Malfoy, Scorpius, ovviamente anche lui a Serpeverde. Nel mezzo di una furibonda lite famigliare adulti e ragazzi dovranno di nuovo affrontare le forze del male che vogliono pasticciare col tempo per rimettere Voldemort sul trono del mondo magico e non.
Il libro, appunto scritto in forma teatrale, si legge tutto sommato velocemente anche se non in modo agevole perché bisogna sempre concentrarsi su chi sta parlando in quel momento. Ci sono anche alcune descrizioni, succinte, finalizzate alla messa in scena, ma mancano, assolutamente mancano, le splendide descrizioni dei libri precedenti che tanto contribuivano a creare l'atmosfera magica a cui eravamo abituati. In realtà c'è almeno un precedente di romanzo scritto in forma di screenplay, parlo, ma che ve lo dico a fare, di La tempesta del secolo di Stephen King (di nuovo lui). In my opinion in quel caso il ritmo narrativo non ha sofferto del tipo di narrazione, mentre in quest'ultimo libro della Rowling c'è un senso di riuscito a metà. Nel complesso la trama è un po' banale, ma, bisogna anche dire che era difficilissimo eguagliare la monumentalità dalla saga. Certo i nuovi protagonisti finiscono per ricalcare le orme dei genitori, ficcanasando dove non devono e combinando pasticci con gli eventi passati e futuri che sarà poi però fin troppo facile rimettere a posto (delusione su questo punto). Ad un certo punto vengono messi in scena tanti passati e presenti alternativi che si fa un po' fatica a mantenere il filo.
Punto di forza sono, come sempre, i personaggi, diversi ma uguali, maturi ma incasinati come da ragazzi; l'impressione generale è di ritrovarsi in mezzo a vecchi amici che non si vedono da un po': chi si è sposato, chi ha fatto carriera, chi ha subito dolorose perdite, chi ha la pancetta e chi ha perso i capelli. Sì, i personaggi di Harry Potter sono come gli ex compagni di scuola che si rivedono dopo 20 anni: riaffiorano antichi conflitti oppure vecchi rancori possono essere superati ed anche i nemici di un tempo divengono alleati per un bene comune. Con questo voglio dire che è stato un piacere leggere questo libro, sapere la fine della storia, perché Harry Potter & Co. sono stati una compagnia fissa per un lungo periodo della mia vita; nonostante all'epoca fossi già adulta non ho potuto fare a meno d'innamorarmi del mondo magico e delle vicende del piccolo mago orfano. Il punto vincente della saga è proprio il fatto di saper abbracciare e affascinare lettori di tutte le età. Con quest'ultimo libro tutto questo un po' viene perso, della vicenda ti rimane abbastanza poco se non, appunto, il piacere di aver avuto notizie dei personaggi. Nonostante ciò spero di aver ancora il piacere di leggere altre storie con Harry, Ron e Hermione!
Giudizio critico : ❀❀❀
Trovate altri suggerimenti di lettura QUI
venerdì 29 settembre 2017
venerdì 22 settembre 2017
VdL - Il lago di cristallo, Maeve Binchy
Ci sono libri particolari, libri come quello di cui sto per parlarvi, libri che si leggono con piacere e fastidio contemporaneamente perché ... ci sta antipatico il protagonista. Ecco io proprio non ho sopportato la protagonista di questo, seppur ben scritto, romanzo di Maeve Binchy.
La trama prende le mosse da un incantevole paesino irlandese, Lough Glass, che sorge a un'ora di viaggio da Dublino sulle rive di uno splendido lago. Siamo all'incirca negli anni '50, in un paese profondamente cattolico, dove le scuole sono cattoliche e dove la gente vive nel timore delle malelingue e dei pettegolezzi di paese.
Kit McMahon ha 12 anni ed è la figlia del farmacista del paese, il suo cruccio costante è la bellissima mamma Helen, bella ma triste, infinitamente triste e scontenta, con le sue lunghe e solitarie camminate sulle rive del lago. Tutto precipita quando in una notte di bufera Helen scompare. Tutti gli indizi fanno pensare che la donna si sia tolta la vita nelle acque del lago: un mese dopo un cadavere irriconoscibile viene rinvenuto in un canneto e la morte di Helen viene quindi data per certa.
Kit non ha mai confessato a nessuno che la notte della sparizione della madre lei ha trovato una sua lettera d'addio sul cuscino del padre; Kit, convinta che fosse la lettera di una suicida e preoccupata che la madre potesse non essere sepolta nel cimitero del paese, non ne legge il contenuto e brucia la lettera.
Da questo evento comincia una serie di vicende che coinvolgono la giovane Kit negli anni successivi alla morte della madre. L'arrivo di un'altra lettera, alla fine, sconvolgerà la sua vita ma la farà anche maturare e le farà comprendere come emanciparsi da un mondo che, con gli anni '60 e la loro rivoluzione, deve cambiare anche nella cattolicissima Irlanda. La sua vita si legherà a quella di una coppia londinese, Lena e Louis Gray ... chi sono e cosa hanno a che fare con Lough Glass? Cosa sanno loro di sua madre e del fatto che sia davvero morta o meno?
Allora, come dicevo, il problema, per me, di questo romanzo è Helen. Comprendo il momento storico, dove magari spesso una donna faceva scelte d'apparenza e convenienza; ma una madre che abbandona i propri figli per andar via con l'amante che, fra l'altro, la riempie di corna più di un cesto di lumache io proprio non la posso concepire!
Perciò la storia è anche carina, ben scritta, belle le descrizioni dei luoghi (io poi amo l'Irlanda), ma il fastidio che ho provato per ogni azione e scelta di Helen mi hanno accompagnata per tutta la lettura.
Meno male che c'è Kit che salva la situazione e, crescendo, diventa una donna forte, intelligente, piena di buon senso (non come la madre!) che prenderà in mano la sua vita ed avrà il suo lieto fine. La società alto borghese irlandese non esce benissimo da questo romanzo: personaggi vanesi attaccati alle apparenze e ai soldi. Vince il self made man della piccola borghesia e del popolo, l'uomo e la donna lavoratori, seri, determinati, che si costruiscono da soli la propria fortuna. Non so quanto questo corrisponda alla società irlandese dell'epoca, ma sembra tutto un po' banale e già visto.
Un libro che si legge bene, ma che consiglio solo per una lettura svagata ... magari a qualcun'altro Helen piace!
Giudizio critico : ❀❀
Altri suggerimenti di lettura di oggi sono QUI
La trama prende le mosse da un incantevole paesino irlandese, Lough Glass, che sorge a un'ora di viaggio da Dublino sulle rive di uno splendido lago. Siamo all'incirca negli anni '50, in un paese profondamente cattolico, dove le scuole sono cattoliche e dove la gente vive nel timore delle malelingue e dei pettegolezzi di paese.
Kit McMahon ha 12 anni ed è la figlia del farmacista del paese, il suo cruccio costante è la bellissima mamma Helen, bella ma triste, infinitamente triste e scontenta, con le sue lunghe e solitarie camminate sulle rive del lago. Tutto precipita quando in una notte di bufera Helen scompare. Tutti gli indizi fanno pensare che la donna si sia tolta la vita nelle acque del lago: un mese dopo un cadavere irriconoscibile viene rinvenuto in un canneto e la morte di Helen viene quindi data per certa.
Kit non ha mai confessato a nessuno che la notte della sparizione della madre lei ha trovato una sua lettera d'addio sul cuscino del padre; Kit, convinta che fosse la lettera di una suicida e preoccupata che la madre potesse non essere sepolta nel cimitero del paese, non ne legge il contenuto e brucia la lettera.
Da questo evento comincia una serie di vicende che coinvolgono la giovane Kit negli anni successivi alla morte della madre. L'arrivo di un'altra lettera, alla fine, sconvolgerà la sua vita ma la farà anche maturare e le farà comprendere come emanciparsi da un mondo che, con gli anni '60 e la loro rivoluzione, deve cambiare anche nella cattolicissima Irlanda. La sua vita si legherà a quella di una coppia londinese, Lena e Louis Gray ... chi sono e cosa hanno a che fare con Lough Glass? Cosa sanno loro di sua madre e del fatto che sia davvero morta o meno?
Allora, come dicevo, il problema, per me, di questo romanzo è Helen. Comprendo il momento storico, dove magari spesso una donna faceva scelte d'apparenza e convenienza; ma una madre che abbandona i propri figli per andar via con l'amante che, fra l'altro, la riempie di corna più di un cesto di lumache io proprio non la posso concepire!
Perciò la storia è anche carina, ben scritta, belle le descrizioni dei luoghi (io poi amo l'Irlanda), ma il fastidio che ho provato per ogni azione e scelta di Helen mi hanno accompagnata per tutta la lettura.
Meno male che c'è Kit che salva la situazione e, crescendo, diventa una donna forte, intelligente, piena di buon senso (non come la madre!) che prenderà in mano la sua vita ed avrà il suo lieto fine. La società alto borghese irlandese non esce benissimo da questo romanzo: personaggi vanesi attaccati alle apparenze e ai soldi. Vince il self made man della piccola borghesia e del popolo, l'uomo e la donna lavoratori, seri, determinati, che si costruiscono da soli la propria fortuna. Non so quanto questo corrisponda alla società irlandese dell'epoca, ma sembra tutto un po' banale e già visto.
Un libro che si legge bene, ma che consiglio solo per una lettura svagata ... magari a qualcun'altro Helen piace!
Giudizio critico : ❀❀
Altri suggerimenti di lettura di oggi sono QUI
venerdì 15 settembre 2017
VdL - Rose Madder, Stephen King
Rieccomi. Con la fine dell'estate torno sempre anche io... In questi mesi sono stata poco presente sul web ma molto attiva come lettrice, quindi ho un po' di materiale da presentarvi nei prossimi appuntamenti.
Oggi comincio con un autore di ho già parlato qui, recensendo The Dome, e che amo molto, Stephen King. Siccome non mi ero abbastanza spaventata leggendo "Helen Driscoll", ho pensato bene di buttarmi sul buon vecchio King che turbarmi ancora un pochettino e devo dire che ci sono riuscita in pieno.
Rose Madder non è forse uno dei suoi romanzi meglio riusciti, ma spaventare spaventa e schifare schifa quanto basta.
Rose è la maltrattata (ma è un eufemismo) moglie di Norman, poliziotto di un'imprecisata città del NordEst. Dopo anni e anni di vessazioni una mattina Rose esce di casa con solo la borsetta e la carta di credito di Norman e fugge. Fugge a caso, senza meta, approdando in una non identificata grande città del Mid-West, dove trova rifugio in una casa famiglia per donne maltrattate, la Figlie e Sorelle, che l'aiutano a ritrovare fiducia in se stessa e a trovare anche un lavoro. Un giorno Rose entra d'impulso in un negozio d'antiquariato dove incontra Bill, che farà breccia nel suo cuore ferito, e dove acquista uno strano dipinto raffigurante una donna in abiti dell'antica grecia: sul retro del quadro c'è la scritta Rosa Madder che, tradotto in italiano, è un colore, il "rosa di robbia". Nel frattempo Norman è a caccia di Rose, perchè uno come lui non può accettare di essere piantato in asso dalla moglie come un fesso qualunque; la scia di sangue che lascia durante la caccia è fra le più agghiaccianti del repertorio di King.
Mentre Norman si avvicina sempre più a lei, il quadro comincia a dare strani segnali finchè una notte si allarga la punto che Rose vi entra dentro... Dentro quel mondo, che rimanda ad uno dei mondi paralleli descritto in un altra serie di King, Rose incontra la misteriosa donna del quadro ed una sua serva di nome Dorcas; la donna del quadro le chiede di aiutarla in un'impresa pericolosa, Rose accetta e la donna le promette che, in caso di bisogno, saprà restituirle il favore.
Una volta uscita dal quadro Rose dimentica tutto, ma quando Norman la troverà ed aggredirà le sue amiche della Figlie e Sorelle, ricorda e capisce che ha bisogno dell'aiuto promesso.
In una lotta finale dove Norman e Rose assumono sembianze mitologiche, giustizia sarà fatta e il marito sadico subirà la giusta pena.
Ma ogni cosa ha un prezzo, e la Furia suscitata potrebbe non essere così semplice da sopire.
La cosa decisamente insolita del romanzo è il riferimento alla mitologia greca ed in particolare alle Erinni, personificazioni femminili della Vendetta (Furie nella mitologia romana).
Nel complesso però non l'ho trovato all'altezza di altri romanzi dello stesso autore; il viaggio all'interno del mondo greco è rivisitato in una chiave che non ho amato molto, piegato alla vena horror della vicenda.
Quello che invece viene descritto molto bene è l'incubo di vivere vicino ad un mostro, un uomo che dovrebbe amare e proteggere la propria compagna ed invece la sottopone a soprusi fisici e psicologici terribili. Una situazione che finisce per annientare la personalità di Rose, rendendola una donna insicura, spaventata dal mondo, col corpo a pezzi e con l'anima piegata.
Vederla riemergere dal baratro getta uno sprazzo di luce su una vicenda angosciante. Si comprende anche però che certe ferite lasciano un segno che non guarisce mai. Rose alla fine impara a vivere, ma il segno rimarrà per sempre dentro di lei, che diverrà madre e moglie nonostante Norman.
Come ho già detto in passato, King è fatto per chi lo ama, quindi non consiglio ma indico e lascio alla sensibilità di ognuno la voglia di leggerlo.
Giudizio critico : ❀❀
QUI i consigli di oggi
Oggi comincio con un autore di ho già parlato qui, recensendo The Dome, e che amo molto, Stephen King. Siccome non mi ero abbastanza spaventata leggendo "Helen Driscoll", ho pensato bene di buttarmi sul buon vecchio King che turbarmi ancora un pochettino e devo dire che ci sono riuscita in pieno.
Rose Madder non è forse uno dei suoi romanzi meglio riusciti, ma spaventare spaventa e schifare schifa quanto basta.
Rose è la maltrattata (ma è un eufemismo) moglie di Norman, poliziotto di un'imprecisata città del NordEst. Dopo anni e anni di vessazioni una mattina Rose esce di casa con solo la borsetta e la carta di credito di Norman e fugge. Fugge a caso, senza meta, approdando in una non identificata grande città del Mid-West, dove trova rifugio in una casa famiglia per donne maltrattate, la Figlie e Sorelle, che l'aiutano a ritrovare fiducia in se stessa e a trovare anche un lavoro. Un giorno Rose entra d'impulso in un negozio d'antiquariato dove incontra Bill, che farà breccia nel suo cuore ferito, e dove acquista uno strano dipinto raffigurante una donna in abiti dell'antica grecia: sul retro del quadro c'è la scritta Rosa Madder che, tradotto in italiano, è un colore, il "rosa di robbia". Nel frattempo Norman è a caccia di Rose, perchè uno come lui non può accettare di essere piantato in asso dalla moglie come un fesso qualunque; la scia di sangue che lascia durante la caccia è fra le più agghiaccianti del repertorio di King.
Mentre Norman si avvicina sempre più a lei, il quadro comincia a dare strani segnali finchè una notte si allarga la punto che Rose vi entra dentro... Dentro quel mondo, che rimanda ad uno dei mondi paralleli descritto in un altra serie di King, Rose incontra la misteriosa donna del quadro ed una sua serva di nome Dorcas; la donna del quadro le chiede di aiutarla in un'impresa pericolosa, Rose accetta e la donna le promette che, in caso di bisogno, saprà restituirle il favore.
Una volta uscita dal quadro Rose dimentica tutto, ma quando Norman la troverà ed aggredirà le sue amiche della Figlie e Sorelle, ricorda e capisce che ha bisogno dell'aiuto promesso.
In una lotta finale dove Norman e Rose assumono sembianze mitologiche, giustizia sarà fatta e il marito sadico subirà la giusta pena.
Ma ogni cosa ha un prezzo, e la Furia suscitata potrebbe non essere così semplice da sopire.
La cosa decisamente insolita del romanzo è il riferimento alla mitologia greca ed in particolare alle Erinni, personificazioni femminili della Vendetta (Furie nella mitologia romana).
Nel complesso però non l'ho trovato all'altezza di altri romanzi dello stesso autore; il viaggio all'interno del mondo greco è rivisitato in una chiave che non ho amato molto, piegato alla vena horror della vicenda.
Quello che invece viene descritto molto bene è l'incubo di vivere vicino ad un mostro, un uomo che dovrebbe amare e proteggere la propria compagna ed invece la sottopone a soprusi fisici e psicologici terribili. Una situazione che finisce per annientare la personalità di Rose, rendendola una donna insicura, spaventata dal mondo, col corpo a pezzi e con l'anima piegata.
Vederla riemergere dal baratro getta uno sprazzo di luce su una vicenda angosciante. Si comprende anche però che certe ferite lasciano un segno che non guarisce mai. Rose alla fine impara a vivere, ma il segno rimarrà per sempre dentro di lei, che diverrà madre e moglie nonostante Norman.
Come ho già detto in passato, King è fatto per chi lo ama, quindi non consiglio ma indico e lascio alla sensibilità di ognuno la voglia di leggerlo.
Giudizio critico : ❀❀
QUI i consigli di oggi
Iscriviti a:
Post (Atom)