Anjali Banerjee è una scrittrice che avevo già incontrato col romanzo La libreria dei nuovi inizi. Anche col libro di oggi conferma la prima impressione: una scrittura piacevole, non particolarmente impegnata, impregnata di spiritualità e scaramanzia. Non troppo male per le vacanze natalizie dai!
Lily è rimasta vedova da poco e non riesce più a vivere a Sheattle, così carica armi, bagagli e vestiti preziosi e originali disegnati dal suo amato marito e si trasferisce a Shelter Island. Qui Lily vorrebbe semplicemente aprire un negozietto di abiti vintage e eclissarsi fra pizzi e merletti. Ma, al suo arrivo, un bel micione bianco s'introduce nella sua casa e nella sua vita e, oltre a rovinarle un abito da sposa di Versace, la costringe a mettere il naso fuori di casa (per trovare il proprietario del gatto) e ad incontrare così gli altri abitanti dell'isola. Un maturo e maldestro veterinario e la sua giovane figlia riusciranno a fare breccia nel suo cuore ferito.
Insomma, niente di indimenticabile no? Già visto, già letto.
Nonostante ciò la lettura scorre via leggera, la storia è quella di una classica commedia romantica che fa sempre bene al cuore e, in un trionfo di gaffe e buoni sentimenti si chiude il libro, alla pagina finale, senza colpo ferire.
C'è di meglio ragazze, c'è di meglio, ma se il genere piace (e a volte si ha voglia proprio di quel genere) non si rimane troppo delusi.
Per romanticoni inguaribili che vedono nella vita un pizzico di magia.
Giudizio critico : ❀❀❀
le letture di oggi sono QUI
I
venerdì 22 dicembre 2017
venerdì 15 dicembre 2017
VdL - Tempo da elfi, Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli
Sono stata un pochino assente ultimamente, ma ecco qui per presentarvi l'ultima fatica dell'ormai collaudata coppia Guccini-Macchiavelli "Tempo da elfi". Il libro è già stato recensito, un paio di mesi fa, da Denny sempre nel Venerdì del libro; per leggere la sua opinione potete cliccare qui.
Io stessa ho recensito i due libri precedenti del ciclo di Poiana, Malastagione e La pioggia fa sul serio.
Riassumendo, per chi non ha seguito le trame precedenti, i romanzi hanno come protagonista Marco Gherardini, detto Poiana, ispettore della Forestale di stanza nel suo paese natale, Casedisopra, un paesino dell'appennino tosco-emiliano. Come ho già ampiamente detto nei post precedenti amo molto questi romanzi anche perchè io vivo a Casedisopra, un luogo che ovviamente è di fantasia ma che è comunque ispirato ai paesi qui dei dintorni dove anche il nostro buon Guccini ha scelto di trascorrere la vecchiaia.
Dunque questa è la terza avventura del giovane Poiana. Stavolta Guccini e Macchiavelli puntano l'obiettivo su una realtà molto particolare della nostra zona, la comunità degli Elfi. Questa singolare comunità è presente da alcuni decenni; si tratta di persone, provenienti da ogni dove, che hanno scelto di abbandonare la società moderna con la sue comodità ma anche con i suoi obblighi, per vivere una vita semplice e più vicina alla natura. In queste zone hanno trovato piccolissimi borghi o isolati seccatoi abbandonati per lo più nella prima metà del secolo scorso e di cui ormai si sono perse le tracce dei proprietari; qui si sono stabiliti, ristrutturandoli in maniera spartana, senza luce e acqua corrente, vivendo di quello che il bosco ed i piccoli orti da loro coltivati donano. Inizialmente i nomi dei luoghi ed anche delle persone erano ispirati agli elfi del Signore degli Anelli. Scendono a valle per vendere i loro prodotti di artigianati alle fiere locali, per suonare chiedendo qualche monetina ed ovviamente per fare la spesa e comprare materiale edile: se possono utilizzano il baratto. I loro figli vengono educati a casa fino ad un certo punto, poi vengono mandati alla scuola statale. Gli Elfi vivono la loro vita in assoluta pacifica convivenza con gli abitanti diciamo normali; ogni tanto giunge voce di una qualche sequestro di piccole coltivazioni di marijuana, ma se tutto ciò sia vero o leggenda metropolitana non mi è dato saperlo! Personalmente quello che so degli elfi deriva dal fatto che mio marito lavorava per un magazzino edile ed è andato moltissime volte a consegnare loro del materiale; per questo motivo so anche che alcuni personaggi del libro sono personaggi veri, come Giacomo, Pietra e la sua famiglia. Mio marito è un grande chiacchierone!
Come viene detto nel libro è però vero che anche questa comunità sta cambiando, ormai siano alla seconda generazione, ragazzi nati e cresciuti qui che però non sono refrattari a qualche comodità, hanno il cellulare, la connessione internet e non disdegnano lo scambio in denaro. Le cose cambiano come in ogni comunità grande o piccola che sia.
Perciò gli Elfi sono protagonisti di questo romanzo dal momento che un omicidio è stato commesso all'interno della loro comunità. Questo fatto darà non pochi grattacapi al buon Poiana che già ha di che pensare visto che, di lì a qualche mese, il Corpo di cui ha scelto di fare parte cesserà di esistere e verrà accorpato a quello dei Carabinieri. La cosa proprio non va giù ne' a lui ne' ai suoi colleghi ne' probabilmente agli autori che insistono per tutta la narrazione su questo fatto increscioso. Addirittura il protagonista arriverà a mettere in dubbio il suo futuro di pubblico ufficiale. Nel frattempo però la Benemerita latita e tutto il lavoraccio se lo deve fare Poiana, su e giù per i boschi, sempre più abbandonati e incolti e meno male che almeno ci sono gli Elfi a tenere aperti i sentieri! Cammina, cammina, anche questa "storia lunga e complicata" verrà risolta ma la verità forse dovrà bastare solo a Poiana.
Poiana non è un personaggio che amo molto, da questo punto di vista preferivo il maresciallo Santovito. Però, rispetto al volume precedente, questo romanzo mi è piaciuto di più, soprattutto si è risollevato sul finale quando il protagonista si ritrova solo a tu per tu con la natura, con i suoi monti, con la sua terra. Poiana trova consolazione nella natura, nel bosco, nell'acqua fresca dei ruscelli, in questo lo invidio.
La trama è carina ma non indimenticabile, Poiana ha questo suo modo di procedere che un po' fa perdere la pazienza, un passo avanti e due indietro; ma il libro permette di conoscere una realtà molto interessante quindi nel complesso lo consiglio.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
QUI gli altri suggerimenti di lettura!
Io stessa ho recensito i due libri precedenti del ciclo di Poiana, Malastagione e La pioggia fa sul serio.
Riassumendo, per chi non ha seguito le trame precedenti, i romanzi hanno come protagonista Marco Gherardini, detto Poiana, ispettore della Forestale di stanza nel suo paese natale, Casedisopra, un paesino dell'appennino tosco-emiliano. Come ho già ampiamente detto nei post precedenti amo molto questi romanzi anche perchè io vivo a Casedisopra, un luogo che ovviamente è di fantasia ma che è comunque ispirato ai paesi qui dei dintorni dove anche il nostro buon Guccini ha scelto di trascorrere la vecchiaia.
Dunque questa è la terza avventura del giovane Poiana. Stavolta Guccini e Macchiavelli puntano l'obiettivo su una realtà molto particolare della nostra zona, la comunità degli Elfi. Questa singolare comunità è presente da alcuni decenni; si tratta di persone, provenienti da ogni dove, che hanno scelto di abbandonare la società moderna con la sue comodità ma anche con i suoi obblighi, per vivere una vita semplice e più vicina alla natura. In queste zone hanno trovato piccolissimi borghi o isolati seccatoi abbandonati per lo più nella prima metà del secolo scorso e di cui ormai si sono perse le tracce dei proprietari; qui si sono stabiliti, ristrutturandoli in maniera spartana, senza luce e acqua corrente, vivendo di quello che il bosco ed i piccoli orti da loro coltivati donano. Inizialmente i nomi dei luoghi ed anche delle persone erano ispirati agli elfi del Signore degli Anelli. Scendono a valle per vendere i loro prodotti di artigianati alle fiere locali, per suonare chiedendo qualche monetina ed ovviamente per fare la spesa e comprare materiale edile: se possono utilizzano il baratto. I loro figli vengono educati a casa fino ad un certo punto, poi vengono mandati alla scuola statale. Gli Elfi vivono la loro vita in assoluta pacifica convivenza con gli abitanti diciamo normali; ogni tanto giunge voce di una qualche sequestro di piccole coltivazioni di marijuana, ma se tutto ciò sia vero o leggenda metropolitana non mi è dato saperlo! Personalmente quello che so degli elfi deriva dal fatto che mio marito lavorava per un magazzino edile ed è andato moltissime volte a consegnare loro del materiale; per questo motivo so anche che alcuni personaggi del libro sono personaggi veri, come Giacomo, Pietra e la sua famiglia. Mio marito è un grande chiacchierone!
Come viene detto nel libro è però vero che anche questa comunità sta cambiando, ormai siano alla seconda generazione, ragazzi nati e cresciuti qui che però non sono refrattari a qualche comodità, hanno il cellulare, la connessione internet e non disdegnano lo scambio in denaro. Le cose cambiano come in ogni comunità grande o piccola che sia.
Perciò gli Elfi sono protagonisti di questo romanzo dal momento che un omicidio è stato commesso all'interno della loro comunità. Questo fatto darà non pochi grattacapi al buon Poiana che già ha di che pensare visto che, di lì a qualche mese, il Corpo di cui ha scelto di fare parte cesserà di esistere e verrà accorpato a quello dei Carabinieri. La cosa proprio non va giù ne' a lui ne' ai suoi colleghi ne' probabilmente agli autori che insistono per tutta la narrazione su questo fatto increscioso. Addirittura il protagonista arriverà a mettere in dubbio il suo futuro di pubblico ufficiale. Nel frattempo però la Benemerita latita e tutto il lavoraccio se lo deve fare Poiana, su e giù per i boschi, sempre più abbandonati e incolti e meno male che almeno ci sono gli Elfi a tenere aperti i sentieri! Cammina, cammina, anche questa "storia lunga e complicata" verrà risolta ma la verità forse dovrà bastare solo a Poiana.
Poiana non è un personaggio che amo molto, da questo punto di vista preferivo il maresciallo Santovito. Però, rispetto al volume precedente, questo romanzo mi è piaciuto di più, soprattutto si è risollevato sul finale quando il protagonista si ritrova solo a tu per tu con la natura, con i suoi monti, con la sua terra. Poiana trova consolazione nella natura, nel bosco, nell'acqua fresca dei ruscelli, in questo lo invidio.
La trama è carina ma non indimenticabile, Poiana ha questo suo modo di procedere che un po' fa perdere la pazienza, un passo avanti e due indietro; ma il libro permette di conoscere una realtà molto interessante quindi nel complesso lo consiglio.
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venerdì 1 dicembre 2017
Al bar si muore
Mercoledì sera, ore 17-17:15, vado in paese a piedi perché mi manca il pane. Le persone che incontro si contano sulle dita di una mano. Negozi deserti. Macchine il giusto e comunque solo di passaggio. Mi assale un senso di desolazione:"Questo paese muore o forse è già morto. Come ho potuto pensare di costruire un futuro qui. Non c'è nulla per me; cosa ci potrà essere per le mie figlie?! Se fossimo coraggiosi, se non avessimo investito troppo in questo posto, dovremmo fuggire via da qui."
Via da questo stupido paese con 26 bar e 1 negozio l'alimentari. Via dai suoi troppi vestiti a prezzi assurdi e non un posto di ritrovo per i ragazzi. Via dal cinema aperto 3 giorni a settimana con uno spettacolo alle 21 e poi a letto. Via da queste scuole a metà dove nessuno vuole venire a insegnare. Via dalle sue strade trascurate che puzzano di piscio di cane. Via dalle sue Terme in rovina, una ricchezza che nessuno ha saputo mettere a frutto. Via dalle industrie che chiudono nella cecità di chi ci lavora.
Se fossimo coraggiosi e se fossimo in due a volerlo fare...
Torno indietro. Col solito peso sul cuore. Io non sono fatta per lasciarmi vivere. Ma è quello che faccio. E pesa.
PS: poi, due ore dopo aver scritto il post sopra, vai a un ricevimento a scuola dove ti fanno i complimenti per come hai educato tua figlia e ti dicono che ragazza in gamba e intelligente sia. E allora, forse, non tutto quello che faccio è pura sopravvivenza...
Via da questo stupido paese con 26 bar e 1 negozio l'alimentari. Via dai suoi troppi vestiti a prezzi assurdi e non un posto di ritrovo per i ragazzi. Via dal cinema aperto 3 giorni a settimana con uno spettacolo alle 21 e poi a letto. Via da queste scuole a metà dove nessuno vuole venire a insegnare. Via dalle sue strade trascurate che puzzano di piscio di cane. Via dalle sue Terme in rovina, una ricchezza che nessuno ha saputo mettere a frutto. Via dalle industrie che chiudono nella cecità di chi ci lavora.
Se fossimo coraggiosi e se fossimo in due a volerlo fare...
Torno indietro. Col solito peso sul cuore. Io non sono fatta per lasciarmi vivere. Ma è quello che faccio. E pesa.
PS: poi, due ore dopo aver scritto il post sopra, vai a un ricevimento a scuola dove ti fanno i complimenti per come hai educato tua figlia e ti dicono che ragazza in gamba e intelligente sia. E allora, forse, non tutto quello che faccio è pura sopravvivenza...
venerdì 17 novembre 2017
VdL - Uomini che odiano le donne, Stieg Larsson
Un bel po' di anni dopo la sua prima uscita, finalmente ho messo mano a questo romanzo che nel frattempo è diventato un cult, nonché una trilogia, nonché il "monumento" ad un'autore deceduto (i romanzi sono postumi) e che ha visto sequel molto molto discussi a nome di un diverso autore.
Tanto per cominciare è senza dubbio un bel romanzo, un po' noir se vogliamo ma ben scritto e con una trama avvincente. Ma devo dire, e questo libro me ne ha dato una conferma, che io ho un problema con gli autori scandinavi, a partire dalla Lackberg e seguendo con molti altri autori nordici: perché tutta questa violenza sulle donne? Anzi, peggio ancora, sulle ragazzine, perché nella maggioranza delle storie le protagoniste o le vittime sono state stuprate da molto giovani. Oltre il fatto che, come donna, queste vicende mi turbano, ma mi sono anche interrogata sulla realtà sociale scandinava. Così ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che in effetti, secondo vari studi e ricerche condotte in merito all'argomento, emerge il "paradosso nordico": proprio in quei Paesi dove gli standard in tema di diritti civili e parità di genere sono altissimi, l'indice di violenza domestica sulle donne è particolarmente elevato. In vetta alla nefanda classifica troviamo la Danimarca con il 52% di donne che dichiarano di aver subito violenza dall'età di 15 anni, seguita da Finlandia e Svezia. Perché? Sembra che dati possano essere variamente interpretati (maggiore disponibilità a raccontare in alcuni paesi piuttosto che in altri, problemi di alcolismo diffusi nel tessuto sociale ecc...), ma di fatto il dato rimane e lascia perplessi. Gli autori nordici, probabilmente, non fanno altro che raccontare una realtà evidente.
Ma torniamo al nostro bestseller.
Mikael Blomkvist, giornalista economico, finisce incastrato per un'accusa di diffamazione che ne tronca la carriera. Viene così contattato da un ricco industriale, Henrik Vanger, che lo incarica di scrivere la storia della sua famiglia e, possibilmente, di svelare i retroscena della scomparsa dell'amata nipote Harriet avvenuta quasi quarant'anni prima. Parallela scorre la storia di Lisbeth Salander, giovanissima hacker, che si occupa di ricerche particolari da reperire su persone o aziende. Nel corso della narrazione le loro strade s'incrociano e finiscono per lavorare entrambi al caso di scomparsa che alla fine risolveranno, non senza una miriade di colpi di scena.
Ma l'anima del romanzo è lei, Lisbeth, personaggio formidabile e delineato in maniera eccellente. Non è facile da capire Lisbeth; per molti versi è una disadattata con tendenze un po' psicotiche, questo la rende paradossalmente molto vera. Ma è anche una donna forte, determinata, intelligentissima e acuta nell'analisi dell'animo altrui. Un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Per questo motivo stavolta non consiglio tanto il romanzo in se per se, ma consiglio lei, Lisbeth, lei va conosciuta. La storia non è male, ben scritta e la suspence è sostenuta bene, ma tutto sommato somiglia ad altre storie già lette, già scritte. Ma Lisbeth no, non somiglia a nessuno. Quindi leggetelo.
Giudizio critico : ❀❀❀
trovate QUI gli altri suggerimenti di oggi
Tanto per cominciare è senza dubbio un bel romanzo, un po' noir se vogliamo ma ben scritto e con una trama avvincente. Ma devo dire, e questo libro me ne ha dato una conferma, che io ho un problema con gli autori scandinavi, a partire dalla Lackberg e seguendo con molti altri autori nordici: perché tutta questa violenza sulle donne? Anzi, peggio ancora, sulle ragazzine, perché nella maggioranza delle storie le protagoniste o le vittime sono state stuprate da molto giovani. Oltre il fatto che, come donna, queste vicende mi turbano, ma mi sono anche interrogata sulla realtà sociale scandinava. Così ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che in effetti, secondo vari studi e ricerche condotte in merito all'argomento, emerge il "paradosso nordico": proprio in quei Paesi dove gli standard in tema di diritti civili e parità di genere sono altissimi, l'indice di violenza domestica sulle donne è particolarmente elevato. In vetta alla nefanda classifica troviamo la Danimarca con il 52% di donne che dichiarano di aver subito violenza dall'età di 15 anni, seguita da Finlandia e Svezia. Perché? Sembra che dati possano essere variamente interpretati (maggiore disponibilità a raccontare in alcuni paesi piuttosto che in altri, problemi di alcolismo diffusi nel tessuto sociale ecc...), ma di fatto il dato rimane e lascia perplessi. Gli autori nordici, probabilmente, non fanno altro che raccontare una realtà evidente.
Ma torniamo al nostro bestseller.
Mikael Blomkvist, giornalista economico, finisce incastrato per un'accusa di diffamazione che ne tronca la carriera. Viene così contattato da un ricco industriale, Henrik Vanger, che lo incarica di scrivere la storia della sua famiglia e, possibilmente, di svelare i retroscena della scomparsa dell'amata nipote Harriet avvenuta quasi quarant'anni prima. Parallela scorre la storia di Lisbeth Salander, giovanissima hacker, che si occupa di ricerche particolari da reperire su persone o aziende. Nel corso della narrazione le loro strade s'incrociano e finiscono per lavorare entrambi al caso di scomparsa che alla fine risolveranno, non senza una miriade di colpi di scena.
Ma l'anima del romanzo è lei, Lisbeth, personaggio formidabile e delineato in maniera eccellente. Non è facile da capire Lisbeth; per molti versi è una disadattata con tendenze un po' psicotiche, questo la rende paradossalmente molto vera. Ma è anche una donna forte, determinata, intelligentissima e acuta nell'analisi dell'animo altrui. Un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Per questo motivo stavolta non consiglio tanto il romanzo in se per se, ma consiglio lei, Lisbeth, lei va conosciuta. La storia non è male, ben scritta e la suspence è sostenuta bene, ma tutto sommato somiglia ad altre storie già lette, già scritte. Ma Lisbeth no, non somiglia a nessuno. Quindi leggetelo.
Giudizio critico : ❀❀❀
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sabato 4 novembre 2017
Il peso sul cuore
Oggi è una giornata storta. Per la verità è un periodo storto. Anche un po' lungo ormai. Sono sola in casa. Il peso sul cuore che non se ne va... In questi momenti mi manca mia madre. E non perché lei non ci sia più, grazie a Dio è ancora qui. Ma da tanto, tanto tempo non è più la mamma che ti aiuta, ti consola, ti ascolta. Lei, piuttosto, ha bisogno che la mamma sia io. È fragile. E così sono solo io. Con i miei mostri. Mi rigiro fra le mani il cellulare ... chi chiamo? Con chi mi sfogo? Nessuno. Hanno tutti i suoi casini, cosa gli rompo le scatole a fare? Ma chi è che ti ascolta per davvero? In realtà nessuno. Poi arriva lui. Pare che lo senta che qualcosa non va. Mi viene vicino e mi salta in braccio. Mi tocca col suo naso bagnato: e dai lo sai che lo odio! Ma almeno tu mi dai una sorta di conforto e mi strappi un sorriso. Anche per stavolta si va avanti. Grazie Pepe. Ma che fatica...
venerdì 27 ottobre 2017
VdL - Hyperversum, Cecilia Randall
Il titolo del romanzo di oggi ci è stato suggerito dalla nostra amica Maris in un post di alcuni anni fa. Il genere fantastico mi piace da sempre ed ho decisamente un debole per i viaggi nel tempo quindi mi segnai subito il titolo. Dopo diversi anni finalmente ho deciso di leggere il primo libro di una saga che, nel frattempo, è arrivata al termine. Beh, non sono rimasta delusa! Il romanzo mi ha letteralmente catturata e non nego di aver passato ogni minuto libero a leggere le vicende avvincenti dei protagonisti.
Daniel è un simpatico giovanotto di belle speranze appassionato al gioco di ruolo Hyperversum; così appassionato che ha trascinato nel gioco alche il suo amico fraterno Ian, un po' più grande ed impegnato negli studi universitari di storia medievale. Proprio per questo motivo i ragazzi impostano il gioco per un preciso periodo del Medioevo: la Fiandra del 1214 durante la guerra tra Francia ed Inghilterra, periodo che Ian sta studiando approfonditamente. Sono un gruppo di giocatori: Ian, Daniel, Jodie la ragazza di Daniel, il fratellino di Daniel, Donna e Carl due amici universitari. Durante la partita però accade qualcosa di incredibile: i ragazzi vengono davvero catapultati nella Francia del 1214!
Da questo avvenimento parte una favolosa avventura che condurrà i due giovani protagonisti a divenire cavalieri del regno di Francia, e così fra tornei, battaglie, congiure e lotte intestine la Storia si dipana davanti ai loro occhi costringendoli a diventarne parte integrante.
L'interrogativo sotteso lungo tutto il romanzo è: la Storia, conosciuta in tutto il mondo, corre il rischio di essere cambiata dalla involontarie azioni dei nostri protagonisti? Oppure tutto è già scritto e le loro azioni sono finalizzate alla realizzazione di ciò che "deve essere"?
Alla fine l'interrogativo viene sciolto ed il finale non è altro che il preambolo al romanzo successivo che, presa dalla foga, ho immediatamente cominciato a leggere "Il falco e il leone", di esso vi raccontò più avanti.
Hyperversum è senza dubbio un romanzo avvincente e molto ben strutturato, con un'accurata ricostruzione storica; alcuni personaggi, anche non secondari, sono realmente esistiti, probabilmente le loro figure sono romanzate in quanto dubito che esistano scritti approfonditi su di loro, ma la loro presenza contribuisce alla veridicità della vicenda.
Se piace il genere storico, se amate i viaggi nel tempo e non vi manca la fantasia questo libro vi piacerà di sicuro e ve lo consiglio di cuore. Grazie a Maris per avermelo fatto scoprire!
Giudizio critico : ❀❀❀❀
QUI troverete le altre letture suggerite oggi
Daniel è un simpatico giovanotto di belle speranze appassionato al gioco di ruolo Hyperversum; così appassionato che ha trascinato nel gioco alche il suo amico fraterno Ian, un po' più grande ed impegnato negli studi universitari di storia medievale. Proprio per questo motivo i ragazzi impostano il gioco per un preciso periodo del Medioevo: la Fiandra del 1214 durante la guerra tra Francia ed Inghilterra, periodo che Ian sta studiando approfonditamente. Sono un gruppo di giocatori: Ian, Daniel, Jodie la ragazza di Daniel, il fratellino di Daniel, Donna e Carl due amici universitari. Durante la partita però accade qualcosa di incredibile: i ragazzi vengono davvero catapultati nella Francia del 1214!
Da questo avvenimento parte una favolosa avventura che condurrà i due giovani protagonisti a divenire cavalieri del regno di Francia, e così fra tornei, battaglie, congiure e lotte intestine la Storia si dipana davanti ai loro occhi costringendoli a diventarne parte integrante.
L'interrogativo sotteso lungo tutto il romanzo è: la Storia, conosciuta in tutto il mondo, corre il rischio di essere cambiata dalla involontarie azioni dei nostri protagonisti? Oppure tutto è già scritto e le loro azioni sono finalizzate alla realizzazione di ciò che "deve essere"?
Alla fine l'interrogativo viene sciolto ed il finale non è altro che il preambolo al romanzo successivo che, presa dalla foga, ho immediatamente cominciato a leggere "Il falco e il leone", di esso vi raccontò più avanti.
Hyperversum è senza dubbio un romanzo avvincente e molto ben strutturato, con un'accurata ricostruzione storica; alcuni personaggi, anche non secondari, sono realmente esistiti, probabilmente le loro figure sono romanzate in quanto dubito che esistano scritti approfonditi su di loro, ma la loro presenza contribuisce alla veridicità della vicenda.
Se piace il genere storico, se amate i viaggi nel tempo e non vi manca la fantasia questo libro vi piacerà di sicuro e ve lo consiglio di cuore. Grazie a Maris per avermelo fatto scoprire!
Giudizio critico : ❀❀❀❀
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venerdì 13 ottobre 2017
VdL - Il colore dei fiori d'estate, Anna Jean Mayhew
Il
libro di oggi è stato, senza ombra di dubbio, il più bello che ho letto
quest'estate. Mi sono molto commossa nel leggere questa bellissima e triste
storia, quindi, se decidete di intraprenderne la lettura, mano ai fazzoletti!
Nella caldissima estate del 1954, Jubie Watts,
una ragazzina di tredici anni, parte in auto alla volta della Florida; con lei
ci sono la madre, i tre fratelli e Mary Luther, la domestica di colore. Mary
vive con loro da quando Jubie era piccolissima e la ragazzina le è molto
affezionata; Mary ha sempre avuto un ruolo importante nella famiglia, non
limitandosi alle faccende domestiche, ma compensando con la sua presenza
confortante gli scatti d'ira di Mr. Watts e la freddezza della moglie.
Ma negli anni '50 l'America è un paese ancora
profondamente razzista e Mary ha una gravissima colpa agli occhi della società:
il colore della sua pelle. Mentre il viaggio procede verso Sud, Jubie
sperimenterà gli effetti della segregazione razziale fino a quando, sulla via
del ritorno, una tragedia cambierà per sempre la sua vita, la farà diventare
adulta e la costringerà a guardare in faccia, affrontandoli, i limiti
emozionali della sua famiglia. Jubie capirà l'importanza di difendere i diritti
civili e l'integrazione onorando l'amore che Mary ha sempre nutrito per lei.
Un
libro davvero bellissimo, non posso dire nulla di più. Un libro che vi
consiglio con tutto il cuore di leggere. Una storia, come ce ne sono tante
purtroppo simili, che dovrebbe insegnare molto.
Giudizio critico : ❀❀❀❀❀
Gli altri suggerimenti di lettura di oggi li trovate QUI
venerdì 29 settembre 2017
VdL - Harry Potter e la maledizione dell'erede, J.K. Rowling
Complice il fatto che, durante i caldissimi pomeriggi di quest'estate rovente, la mie figlie si sono fatte una ri-visione totale della saga cinematografica di Harry Potter, ad un certo punto mi è venuta voglia di leggere questo famigerato 8° libro della saga. Di fatto la storia riprende le fila da dove l'avevamo lasciata ma fisicamente si propone in modo completamente diverso: è uno spettacolo teatrale e come un copione teatrale è stato scritto.
Sono passati un po' di anni da quando avevamo lasciato i nostri eroi al binario 9 e 3/4, adulti, sposati e genitori; ora tocca ai figli frequentare Hogswarts e, nella fattispecie, questo è il primo anno per Albus Severus che, poverino, già nei nomi si trova gravato da un'eredità micca da ridere! Anche lui, come il padre a suo tempo, teme di finire in Serpeverde, il saggio papà gli dice di non temere, che il Cappello Parlante tiene conto del desiderio dello studente, questo era nell'ultimo film e l'abbiamo visto tutti. La novità è che stavolta il Cappello Parlante fa di testa sua ed Albus Severus finisce proprio a Serpeverde ... santi numi! Un Potter a Serpeverde!! Il buon Harry rischia l'infarto quando viene a saperlo! Ginny, da brava mamma, calma le acque, ma il fatto influisce sul legame fra Harry ed il figlio ed il loro rapporto diventa sempre più teso, anno dopo anno. Inoltre Albus Severus è una schiappa di mago e fa pure comunella col figlio di Draco Malfoy, Scorpius, ovviamente anche lui a Serpeverde. Nel mezzo di una furibonda lite famigliare adulti e ragazzi dovranno di nuovo affrontare le forze del male che vogliono pasticciare col tempo per rimettere Voldemort sul trono del mondo magico e non.
Il libro, appunto scritto in forma teatrale, si legge tutto sommato velocemente anche se non in modo agevole perché bisogna sempre concentrarsi su chi sta parlando in quel momento. Ci sono anche alcune descrizioni, succinte, finalizzate alla messa in scena, ma mancano, assolutamente mancano, le splendide descrizioni dei libri precedenti che tanto contribuivano a creare l'atmosfera magica a cui eravamo abituati. In realtà c'è almeno un precedente di romanzo scritto in forma di screenplay, parlo, ma che ve lo dico a fare, di La tempesta del secolo di Stephen King (di nuovo lui). In my opinion in quel caso il ritmo narrativo non ha sofferto del tipo di narrazione, mentre in quest'ultimo libro della Rowling c'è un senso di riuscito a metà. Nel complesso la trama è un po' banale, ma, bisogna anche dire che era difficilissimo eguagliare la monumentalità dalla saga. Certo i nuovi protagonisti finiscono per ricalcare le orme dei genitori, ficcanasando dove non devono e combinando pasticci con gli eventi passati e futuri che sarà poi però fin troppo facile rimettere a posto (delusione su questo punto). Ad un certo punto vengono messi in scena tanti passati e presenti alternativi che si fa un po' fatica a mantenere il filo.
Punto di forza sono, come sempre, i personaggi, diversi ma uguali, maturi ma incasinati come da ragazzi; l'impressione generale è di ritrovarsi in mezzo a vecchi amici che non si vedono da un po': chi si è sposato, chi ha fatto carriera, chi ha subito dolorose perdite, chi ha la pancetta e chi ha perso i capelli. Sì, i personaggi di Harry Potter sono come gli ex compagni di scuola che si rivedono dopo 20 anni: riaffiorano antichi conflitti oppure vecchi rancori possono essere superati ed anche i nemici di un tempo divengono alleati per un bene comune. Con questo voglio dire che è stato un piacere leggere questo libro, sapere la fine della storia, perché Harry Potter & Co. sono stati una compagnia fissa per un lungo periodo della mia vita; nonostante all'epoca fossi già adulta non ho potuto fare a meno d'innamorarmi del mondo magico e delle vicende del piccolo mago orfano. Il punto vincente della saga è proprio il fatto di saper abbracciare e affascinare lettori di tutte le età. Con quest'ultimo libro tutto questo un po' viene perso, della vicenda ti rimane abbastanza poco se non, appunto, il piacere di aver avuto notizie dei personaggi. Nonostante ciò spero di aver ancora il piacere di leggere altre storie con Harry, Ron e Hermione!
Giudizio critico : ❀❀❀
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Sono passati un po' di anni da quando avevamo lasciato i nostri eroi al binario 9 e 3/4, adulti, sposati e genitori; ora tocca ai figli frequentare Hogswarts e, nella fattispecie, questo è il primo anno per Albus Severus che, poverino, già nei nomi si trova gravato da un'eredità micca da ridere! Anche lui, come il padre a suo tempo, teme di finire in Serpeverde, il saggio papà gli dice di non temere, che il Cappello Parlante tiene conto del desiderio dello studente, questo era nell'ultimo film e l'abbiamo visto tutti. La novità è che stavolta il Cappello Parlante fa di testa sua ed Albus Severus finisce proprio a Serpeverde ... santi numi! Un Potter a Serpeverde!! Il buon Harry rischia l'infarto quando viene a saperlo! Ginny, da brava mamma, calma le acque, ma il fatto influisce sul legame fra Harry ed il figlio ed il loro rapporto diventa sempre più teso, anno dopo anno. Inoltre Albus Severus è una schiappa di mago e fa pure comunella col figlio di Draco Malfoy, Scorpius, ovviamente anche lui a Serpeverde. Nel mezzo di una furibonda lite famigliare adulti e ragazzi dovranno di nuovo affrontare le forze del male che vogliono pasticciare col tempo per rimettere Voldemort sul trono del mondo magico e non.
Il libro, appunto scritto in forma teatrale, si legge tutto sommato velocemente anche se non in modo agevole perché bisogna sempre concentrarsi su chi sta parlando in quel momento. Ci sono anche alcune descrizioni, succinte, finalizzate alla messa in scena, ma mancano, assolutamente mancano, le splendide descrizioni dei libri precedenti che tanto contribuivano a creare l'atmosfera magica a cui eravamo abituati. In realtà c'è almeno un precedente di romanzo scritto in forma di screenplay, parlo, ma che ve lo dico a fare, di La tempesta del secolo di Stephen King (di nuovo lui). In my opinion in quel caso il ritmo narrativo non ha sofferto del tipo di narrazione, mentre in quest'ultimo libro della Rowling c'è un senso di riuscito a metà. Nel complesso la trama è un po' banale, ma, bisogna anche dire che era difficilissimo eguagliare la monumentalità dalla saga. Certo i nuovi protagonisti finiscono per ricalcare le orme dei genitori, ficcanasando dove non devono e combinando pasticci con gli eventi passati e futuri che sarà poi però fin troppo facile rimettere a posto (delusione su questo punto). Ad un certo punto vengono messi in scena tanti passati e presenti alternativi che si fa un po' fatica a mantenere il filo.
Punto di forza sono, come sempre, i personaggi, diversi ma uguali, maturi ma incasinati come da ragazzi; l'impressione generale è di ritrovarsi in mezzo a vecchi amici che non si vedono da un po': chi si è sposato, chi ha fatto carriera, chi ha subito dolorose perdite, chi ha la pancetta e chi ha perso i capelli. Sì, i personaggi di Harry Potter sono come gli ex compagni di scuola che si rivedono dopo 20 anni: riaffiorano antichi conflitti oppure vecchi rancori possono essere superati ed anche i nemici di un tempo divengono alleati per un bene comune. Con questo voglio dire che è stato un piacere leggere questo libro, sapere la fine della storia, perché Harry Potter & Co. sono stati una compagnia fissa per un lungo periodo della mia vita; nonostante all'epoca fossi già adulta non ho potuto fare a meno d'innamorarmi del mondo magico e delle vicende del piccolo mago orfano. Il punto vincente della saga è proprio il fatto di saper abbracciare e affascinare lettori di tutte le età. Con quest'ultimo libro tutto questo un po' viene perso, della vicenda ti rimane abbastanza poco se non, appunto, il piacere di aver avuto notizie dei personaggi. Nonostante ciò spero di aver ancora il piacere di leggere altre storie con Harry, Ron e Hermione!
Giudizio critico : ❀❀❀
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venerdì 22 settembre 2017
VdL - Il lago di cristallo, Maeve Binchy
Ci sono libri particolari, libri come quello di cui sto per parlarvi, libri che si leggono con piacere e fastidio contemporaneamente perché ... ci sta antipatico il protagonista. Ecco io proprio non ho sopportato la protagonista di questo, seppur ben scritto, romanzo di Maeve Binchy.
La trama prende le mosse da un incantevole paesino irlandese, Lough Glass, che sorge a un'ora di viaggio da Dublino sulle rive di uno splendido lago. Siamo all'incirca negli anni '50, in un paese profondamente cattolico, dove le scuole sono cattoliche e dove la gente vive nel timore delle malelingue e dei pettegolezzi di paese.
Kit McMahon ha 12 anni ed è la figlia del farmacista del paese, il suo cruccio costante è la bellissima mamma Helen, bella ma triste, infinitamente triste e scontenta, con le sue lunghe e solitarie camminate sulle rive del lago. Tutto precipita quando in una notte di bufera Helen scompare. Tutti gli indizi fanno pensare che la donna si sia tolta la vita nelle acque del lago: un mese dopo un cadavere irriconoscibile viene rinvenuto in un canneto e la morte di Helen viene quindi data per certa.
Kit non ha mai confessato a nessuno che la notte della sparizione della madre lei ha trovato una sua lettera d'addio sul cuscino del padre; Kit, convinta che fosse la lettera di una suicida e preoccupata che la madre potesse non essere sepolta nel cimitero del paese, non ne legge il contenuto e brucia la lettera.
Da questo evento comincia una serie di vicende che coinvolgono la giovane Kit negli anni successivi alla morte della madre. L'arrivo di un'altra lettera, alla fine, sconvolgerà la sua vita ma la farà anche maturare e le farà comprendere come emanciparsi da un mondo che, con gli anni '60 e la loro rivoluzione, deve cambiare anche nella cattolicissima Irlanda. La sua vita si legherà a quella di una coppia londinese, Lena e Louis Gray ... chi sono e cosa hanno a che fare con Lough Glass? Cosa sanno loro di sua madre e del fatto che sia davvero morta o meno?
Allora, come dicevo, il problema, per me, di questo romanzo è Helen. Comprendo il momento storico, dove magari spesso una donna faceva scelte d'apparenza e convenienza; ma una madre che abbandona i propri figli per andar via con l'amante che, fra l'altro, la riempie di corna più di un cesto di lumache io proprio non la posso concepire!
Perciò la storia è anche carina, ben scritta, belle le descrizioni dei luoghi (io poi amo l'Irlanda), ma il fastidio che ho provato per ogni azione e scelta di Helen mi hanno accompagnata per tutta la lettura.
Meno male che c'è Kit che salva la situazione e, crescendo, diventa una donna forte, intelligente, piena di buon senso (non come la madre!) che prenderà in mano la sua vita ed avrà il suo lieto fine. La società alto borghese irlandese non esce benissimo da questo romanzo: personaggi vanesi attaccati alle apparenze e ai soldi. Vince il self made man della piccola borghesia e del popolo, l'uomo e la donna lavoratori, seri, determinati, che si costruiscono da soli la propria fortuna. Non so quanto questo corrisponda alla società irlandese dell'epoca, ma sembra tutto un po' banale e già visto.
Un libro che si legge bene, ma che consiglio solo per una lettura svagata ... magari a qualcun'altro Helen piace!
Giudizio critico : ❀❀
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La trama prende le mosse da un incantevole paesino irlandese, Lough Glass, che sorge a un'ora di viaggio da Dublino sulle rive di uno splendido lago. Siamo all'incirca negli anni '50, in un paese profondamente cattolico, dove le scuole sono cattoliche e dove la gente vive nel timore delle malelingue e dei pettegolezzi di paese.
Kit McMahon ha 12 anni ed è la figlia del farmacista del paese, il suo cruccio costante è la bellissima mamma Helen, bella ma triste, infinitamente triste e scontenta, con le sue lunghe e solitarie camminate sulle rive del lago. Tutto precipita quando in una notte di bufera Helen scompare. Tutti gli indizi fanno pensare che la donna si sia tolta la vita nelle acque del lago: un mese dopo un cadavere irriconoscibile viene rinvenuto in un canneto e la morte di Helen viene quindi data per certa.
Kit non ha mai confessato a nessuno che la notte della sparizione della madre lei ha trovato una sua lettera d'addio sul cuscino del padre; Kit, convinta che fosse la lettera di una suicida e preoccupata che la madre potesse non essere sepolta nel cimitero del paese, non ne legge il contenuto e brucia la lettera.
Da questo evento comincia una serie di vicende che coinvolgono la giovane Kit negli anni successivi alla morte della madre. L'arrivo di un'altra lettera, alla fine, sconvolgerà la sua vita ma la farà anche maturare e le farà comprendere come emanciparsi da un mondo che, con gli anni '60 e la loro rivoluzione, deve cambiare anche nella cattolicissima Irlanda. La sua vita si legherà a quella di una coppia londinese, Lena e Louis Gray ... chi sono e cosa hanno a che fare con Lough Glass? Cosa sanno loro di sua madre e del fatto che sia davvero morta o meno?
Allora, come dicevo, il problema, per me, di questo romanzo è Helen. Comprendo il momento storico, dove magari spesso una donna faceva scelte d'apparenza e convenienza; ma una madre che abbandona i propri figli per andar via con l'amante che, fra l'altro, la riempie di corna più di un cesto di lumache io proprio non la posso concepire!
Perciò la storia è anche carina, ben scritta, belle le descrizioni dei luoghi (io poi amo l'Irlanda), ma il fastidio che ho provato per ogni azione e scelta di Helen mi hanno accompagnata per tutta la lettura.
Meno male che c'è Kit che salva la situazione e, crescendo, diventa una donna forte, intelligente, piena di buon senso (non come la madre!) che prenderà in mano la sua vita ed avrà il suo lieto fine. La società alto borghese irlandese non esce benissimo da questo romanzo: personaggi vanesi attaccati alle apparenze e ai soldi. Vince il self made man della piccola borghesia e del popolo, l'uomo e la donna lavoratori, seri, determinati, che si costruiscono da soli la propria fortuna. Non so quanto questo corrisponda alla società irlandese dell'epoca, ma sembra tutto un po' banale e già visto.
Un libro che si legge bene, ma che consiglio solo per una lettura svagata ... magari a qualcun'altro Helen piace!
Giudizio critico : ❀❀
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venerdì 15 settembre 2017
VdL - Rose Madder, Stephen King
Rieccomi. Con la fine dell'estate torno sempre anche io... In questi mesi sono stata poco presente sul web ma molto attiva come lettrice, quindi ho un po' di materiale da presentarvi nei prossimi appuntamenti.
Oggi comincio con un autore di ho già parlato qui, recensendo The Dome, e che amo molto, Stephen King. Siccome non mi ero abbastanza spaventata leggendo "Helen Driscoll", ho pensato bene di buttarmi sul buon vecchio King che turbarmi ancora un pochettino e devo dire che ci sono riuscita in pieno.
Rose Madder non è forse uno dei suoi romanzi meglio riusciti, ma spaventare spaventa e schifare schifa quanto basta.
Rose è la maltrattata (ma è un eufemismo) moglie di Norman, poliziotto di un'imprecisata città del NordEst. Dopo anni e anni di vessazioni una mattina Rose esce di casa con solo la borsetta e la carta di credito di Norman e fugge. Fugge a caso, senza meta, approdando in una non identificata grande città del Mid-West, dove trova rifugio in una casa famiglia per donne maltrattate, la Figlie e Sorelle, che l'aiutano a ritrovare fiducia in se stessa e a trovare anche un lavoro. Un giorno Rose entra d'impulso in un negozio d'antiquariato dove incontra Bill, che farà breccia nel suo cuore ferito, e dove acquista uno strano dipinto raffigurante una donna in abiti dell'antica grecia: sul retro del quadro c'è la scritta Rosa Madder che, tradotto in italiano, è un colore, il "rosa di robbia". Nel frattempo Norman è a caccia di Rose, perchè uno come lui non può accettare di essere piantato in asso dalla moglie come un fesso qualunque; la scia di sangue che lascia durante la caccia è fra le più agghiaccianti del repertorio di King.
Mentre Norman si avvicina sempre più a lei, il quadro comincia a dare strani segnali finchè una notte si allarga la punto che Rose vi entra dentro... Dentro quel mondo, che rimanda ad uno dei mondi paralleli descritto in un altra serie di King, Rose incontra la misteriosa donna del quadro ed una sua serva di nome Dorcas; la donna del quadro le chiede di aiutarla in un'impresa pericolosa, Rose accetta e la donna le promette che, in caso di bisogno, saprà restituirle il favore.
Una volta uscita dal quadro Rose dimentica tutto, ma quando Norman la troverà ed aggredirà le sue amiche della Figlie e Sorelle, ricorda e capisce che ha bisogno dell'aiuto promesso.
In una lotta finale dove Norman e Rose assumono sembianze mitologiche, giustizia sarà fatta e il marito sadico subirà la giusta pena.
Ma ogni cosa ha un prezzo, e la Furia suscitata potrebbe non essere così semplice da sopire.
La cosa decisamente insolita del romanzo è il riferimento alla mitologia greca ed in particolare alle Erinni, personificazioni femminili della Vendetta (Furie nella mitologia romana).
Nel complesso però non l'ho trovato all'altezza di altri romanzi dello stesso autore; il viaggio all'interno del mondo greco è rivisitato in una chiave che non ho amato molto, piegato alla vena horror della vicenda.
Quello che invece viene descritto molto bene è l'incubo di vivere vicino ad un mostro, un uomo che dovrebbe amare e proteggere la propria compagna ed invece la sottopone a soprusi fisici e psicologici terribili. Una situazione che finisce per annientare la personalità di Rose, rendendola una donna insicura, spaventata dal mondo, col corpo a pezzi e con l'anima piegata.
Vederla riemergere dal baratro getta uno sprazzo di luce su una vicenda angosciante. Si comprende anche però che certe ferite lasciano un segno che non guarisce mai. Rose alla fine impara a vivere, ma il segno rimarrà per sempre dentro di lei, che diverrà madre e moglie nonostante Norman.
Come ho già detto in passato, King è fatto per chi lo ama, quindi non consiglio ma indico e lascio alla sensibilità di ognuno la voglia di leggerlo.
Giudizio critico : ❀❀
QUI i consigli di oggi
Oggi comincio con un autore di ho già parlato qui, recensendo The Dome, e che amo molto, Stephen King. Siccome non mi ero abbastanza spaventata leggendo "Helen Driscoll", ho pensato bene di buttarmi sul buon vecchio King che turbarmi ancora un pochettino e devo dire che ci sono riuscita in pieno.
Rose Madder non è forse uno dei suoi romanzi meglio riusciti, ma spaventare spaventa e schifare schifa quanto basta.
Rose è la maltrattata (ma è un eufemismo) moglie di Norman, poliziotto di un'imprecisata città del NordEst. Dopo anni e anni di vessazioni una mattina Rose esce di casa con solo la borsetta e la carta di credito di Norman e fugge. Fugge a caso, senza meta, approdando in una non identificata grande città del Mid-West, dove trova rifugio in una casa famiglia per donne maltrattate, la Figlie e Sorelle, che l'aiutano a ritrovare fiducia in se stessa e a trovare anche un lavoro. Un giorno Rose entra d'impulso in un negozio d'antiquariato dove incontra Bill, che farà breccia nel suo cuore ferito, e dove acquista uno strano dipinto raffigurante una donna in abiti dell'antica grecia: sul retro del quadro c'è la scritta Rosa Madder che, tradotto in italiano, è un colore, il "rosa di robbia". Nel frattempo Norman è a caccia di Rose, perchè uno come lui non può accettare di essere piantato in asso dalla moglie come un fesso qualunque; la scia di sangue che lascia durante la caccia è fra le più agghiaccianti del repertorio di King.
Mentre Norman si avvicina sempre più a lei, il quadro comincia a dare strani segnali finchè una notte si allarga la punto che Rose vi entra dentro... Dentro quel mondo, che rimanda ad uno dei mondi paralleli descritto in un altra serie di King, Rose incontra la misteriosa donna del quadro ed una sua serva di nome Dorcas; la donna del quadro le chiede di aiutarla in un'impresa pericolosa, Rose accetta e la donna le promette che, in caso di bisogno, saprà restituirle il favore.
Una volta uscita dal quadro Rose dimentica tutto, ma quando Norman la troverà ed aggredirà le sue amiche della Figlie e Sorelle, ricorda e capisce che ha bisogno dell'aiuto promesso.
In una lotta finale dove Norman e Rose assumono sembianze mitologiche, giustizia sarà fatta e il marito sadico subirà la giusta pena.
Ma ogni cosa ha un prezzo, e la Furia suscitata potrebbe non essere così semplice da sopire.
La cosa decisamente insolita del romanzo è il riferimento alla mitologia greca ed in particolare alle Erinni, personificazioni femminili della Vendetta (Furie nella mitologia romana).
Nel complesso però non l'ho trovato all'altezza di altri romanzi dello stesso autore; il viaggio all'interno del mondo greco è rivisitato in una chiave che non ho amato molto, piegato alla vena horror della vicenda.
Quello che invece viene descritto molto bene è l'incubo di vivere vicino ad un mostro, un uomo che dovrebbe amare e proteggere la propria compagna ed invece la sottopone a soprusi fisici e psicologici terribili. Una situazione che finisce per annientare la personalità di Rose, rendendola una donna insicura, spaventata dal mondo, col corpo a pezzi e con l'anima piegata.
Vederla riemergere dal baratro getta uno sprazzo di luce su una vicenda angosciante. Si comprende anche però che certe ferite lasciano un segno che non guarisce mai. Rose alla fine impara a vivere, ma il segno rimarrà per sempre dentro di lei, che diverrà madre e moglie nonostante Norman.
Come ho già detto in passato, King è fatto per chi lo ama, quindi non consiglio ma indico e lascio alla sensibilità di ognuno la voglia di leggerlo.
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venerdì 21 luglio 2017
Vdl - Io sono Helen Driscoll, Richard Matheson
Con questo romanzo vorrei portarvi un pochino indietro nel tempo, almeno chi non è troppo giovane ed ha un ricordo abbastanza preciso dei film americani che passavano in TV negli anni 70-80. Erano film spesso degli anni '60, con atmosfere patinate ed un linguaggio d'altri tempi, educato e mai sopra le righe; se poi qualcuna di voi si ricorda dei bellissimi film di Alfred Hitchcock allora centriamo perfettamente l'ambientazione di questo racconto di Richard Matheson scritto nel 1958. Tanto per intenderci si tratta dello stesso autore di "Io sono leggenda" da cui è stato tratto il film con Will Smith; lo stesso autore che nel 1962 venne chiamato appunto da Alfred Hitchcock a lavorare al suo film "Gli uccelli".
Sono fin da bambina una fan sfegatata di Hitchcock, tanto è vero che sono riuscita a far vedere a due figlie e ad un marito riottosi "La finestra sul cortile", il film che preferisco in assoluto, e ne sono stati entusiasti.
Motivo per cui questo racconto lungo, perché dire romanzo è un po' eccessivo visto che si legge in mezza giornata, mi ha preso tantissimo riportandomi ad un linguaggio e ad un'espressività un tantino agée che da molto tempo non incontravo più.
La vicenda si svolge in California ed il protagonista è il giovane Tom, impiegato con moglie in dolce attesa e figlioletto in tenera età. La loro tranquilla vita di provincia, con tanto di casetta in affitto e vicini giovani, cordiali e leggermente invadenti, viene turbata da un fatto apparentemente innocuo; durante una cena a casa dei vicini, il cognato di Tom, Phil, lo ipnotizza. Al suo risveglio sembra che la cosa sia finita lì, nel divertimento dei vicini più caciaroni e nel turbamento di quelli d'animo più impressionabile, ma non è proprio così. Quella notte Tom proprio non riesce a prendere sonno e, mentre vaga per la casa in cerca di pace vede qualcuno/qualcosa, una presenza incorporea che lo lascia sconvolto: Tom è sicuro, ha visto un fantasma.
Ne parla con moglie e cognato che danno la colpa a mancanza di sonno e autosuggestione; ma le stranezze non finiscono,anzi peggiorano nei giorni successivi quando Tom comincia anche ad essere preveggente: "vede" le cose prima che accadano. Il problema è che Tom non vede delle cose tanto belle, vede la morte della suocera, vede la giovane vicina che spara al marito e cose così.... E continua a vedere il suo fantasma, che è una donna e che è Helen Driscoll...
Chi sia Helen Driscoll e perchè appaia a Tom lo faccio scoprire a voi.
Essendo un racconto datato la trama è un pochettino prevedibile, ma ciò non toglie nulla alla suspance.
Piccola nota di costume: il titolo originale era "A stir of echoes", il titolo italiano venne dato per farlo somigliare a "Io sono leggenda" ma finisce per svelare gran parte del mistero che nella versione originale rimane tale fin quasi alla fine. Brutto vizio italiano!
Anche da questo libro è stato tratto un film "Echi mortali" del 1999 con Kevin Bacon che però non ho visto e di cui non posso dirvi nulla.
Lettura veloce, estiva, paurosa quanto basta, insomma dai leggetelo e ditemi cosa ne pensate!
Giudizio critico : ❀❀❀
le altre letture di oggi sono QUI
Sono fin da bambina una fan sfegatata di Hitchcock, tanto è vero che sono riuscita a far vedere a due figlie e ad un marito riottosi "La finestra sul cortile", il film che preferisco in assoluto, e ne sono stati entusiasti.
Motivo per cui questo racconto lungo, perché dire romanzo è un po' eccessivo visto che si legge in mezza giornata, mi ha preso tantissimo riportandomi ad un linguaggio e ad un'espressività un tantino agée che da molto tempo non incontravo più.
La vicenda si svolge in California ed il protagonista è il giovane Tom, impiegato con moglie in dolce attesa e figlioletto in tenera età. La loro tranquilla vita di provincia, con tanto di casetta in affitto e vicini giovani, cordiali e leggermente invadenti, viene turbata da un fatto apparentemente innocuo; durante una cena a casa dei vicini, il cognato di Tom, Phil, lo ipnotizza. Al suo risveglio sembra che la cosa sia finita lì, nel divertimento dei vicini più caciaroni e nel turbamento di quelli d'animo più impressionabile, ma non è proprio così. Quella notte Tom proprio non riesce a prendere sonno e, mentre vaga per la casa in cerca di pace vede qualcuno/qualcosa, una presenza incorporea che lo lascia sconvolto: Tom è sicuro, ha visto un fantasma.
Ne parla con moglie e cognato che danno la colpa a mancanza di sonno e autosuggestione; ma le stranezze non finiscono,anzi peggiorano nei giorni successivi quando Tom comincia anche ad essere preveggente: "vede" le cose prima che accadano. Il problema è che Tom non vede delle cose tanto belle, vede la morte della suocera, vede la giovane vicina che spara al marito e cose così.... E continua a vedere il suo fantasma, che è una donna e che è Helen Driscoll...
Chi sia Helen Driscoll e perchè appaia a Tom lo faccio scoprire a voi.
Essendo un racconto datato la trama è un pochettino prevedibile, ma ciò non toglie nulla alla suspance.
Piccola nota di costume: il titolo originale era "A stir of echoes", il titolo italiano venne dato per farlo somigliare a "Io sono leggenda" ma finisce per svelare gran parte del mistero che nella versione originale rimane tale fin quasi alla fine. Brutto vizio italiano!
Anche da questo libro è stato tratto un film "Echi mortali" del 1999 con Kevin Bacon che però non ho visto e di cui non posso dirvi nulla.
Lettura veloce, estiva, paurosa quanto basta, insomma dai leggetelo e ditemi cosa ne pensate!
Giudizio critico : ❀❀❀
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venerdì 7 luglio 2017
VdL - Nel bosco di Aus, Chiara Palazzolo
"Tremate che le streghe son tornate
Ammaliando per essere adorate
Sogno proibito di un desiderio
Baciami re ti svelerò il segreto"
Questa è la rima che mi è ronzata in testa durante tutta la lettura del romanzo che vi presento oggi "Nel bosco di Aus" di Chiara Palazzolo. Infatti di streghe si parla in questa strana storia che si svolge ai nostri giorni in una località indefinita della Calabria (questo non viene mai detto chiaramente ma ci si arriva da vari accenni durante la lettura).
Carla è una tranquilla madre di tre figli, moglie di Giovanni e professoressa d'inglese alla scuola media del paese. Un bel giorno Giovanni si mette in testa che devono cambiare casa, lasciare il centro cittadino e trasferirsi in campagna; così, con moglie e figli poco convinti, acquista la casa azzurra, una delle case costruite e possedute dalla ricca ed influente famiglia Satriani all'interno del bosco di Aus. Fin dal trasloco Carla comincia a sentirsi strana ed anche i suoi figli cominciano a cambiare comportamento: Andrea rincasa tardi manifestando chiari i segni di alcol e droghe, Nikka diventa chiusa, scontrosa e si tinge i capelli biondi di nero e rosa, il piccolo Albertino invece comincia a raccontare alla mamma di un'orrenda vecchia che si aggira nei dintorni della casa. Stranamente Carla non da molto peso a tutto ciò e, specialmente dopo la morte della sua migliore amica Rita in un ambiguo incidente d'auto, trascura casa e famiglia per andare a trovare la sua nuova vicina ed amica Amanda Satriani. Ma un incubo, sempre lo stesso, popola le notti di Carla, un incubo in cui Rita la mette in guardia da un grave pericolo ed in cui Carla corre, corre a perdifiato nel bosco di Aus per impedire qualcosa o salvare qualcuno, sapendo però che è troppo tardi.
Piano piano Carla entra nella cerchia d'amicizie di Amanda, in cui si giocano tesissime partite a burraco ed in cui lei si sente sempre più in primo piano, potente e temuta; a scuola ottiene un ruolo di prestigio, in società è sempre più al centro dell'attenzione, anche il misterioso Matteo (che ha acquistato un'altra casa Satriani) diviene il suo amante. Ma la sua famiglia è sempre più lontana, sempre meno importante, e Carla si sente sempre più offuscata, confusa, come se non fosse sempre se stessa. Strani avvenimenti rimangono senza spiegazione. Fino alla prima rivelazione grande rivelazione di Amanda: Carla è una strega, per parte di nonna paterna, una strega potenzialmente potente che però ha ancora tutto da imparare.
Ma c'è altro che bolle nel calderone, e Carla lo scoprirà a sue spese in una sfida finale in cui dovrà giocare la vita sua e dei suoi figli affrontando la più potente strega che sia mai passata da quelle parti. Chi perde, perde tutto...
Non è facile dare un'opinione di questo libro. Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma nemmeno che mi abbia conquistata. Certamente, ma è un gusto personale, non ho amato molto il modo di scrivere dell'autrice, troppo poco scorrevole e vagamente contorto. Affascinante, nonostante tutto.
Per quanto riguarda la vicenda in se per se, beh ... troppe streghe, alla fine non si capisce più chi sta con chi. Il duello finale è narrato in modo troppo aulico e visionario, non si riesce a visualizzare la scena, altalenante fra una fantomatica partita a carte ed un duello di magia. E qualche personaggio simpatico, mamma mia, non ce n'è uno che si salvi a partire da Carla stessa. In definitiva poteva essere una gran bel libro, ma gli è un po' mancato lo spunto finale.
Giudizio critico : ❀❀ e 1/2
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Ammaliando per essere adorate
Sogno proibito di un desiderio
Baciami re ti svelerò il segreto"
Questa è la rima che mi è ronzata in testa durante tutta la lettura del romanzo che vi presento oggi "Nel bosco di Aus" di Chiara Palazzolo. Infatti di streghe si parla in questa strana storia che si svolge ai nostri giorni in una località indefinita della Calabria (questo non viene mai detto chiaramente ma ci si arriva da vari accenni durante la lettura).
Carla è una tranquilla madre di tre figli, moglie di Giovanni e professoressa d'inglese alla scuola media del paese. Un bel giorno Giovanni si mette in testa che devono cambiare casa, lasciare il centro cittadino e trasferirsi in campagna; così, con moglie e figli poco convinti, acquista la casa azzurra, una delle case costruite e possedute dalla ricca ed influente famiglia Satriani all'interno del bosco di Aus. Fin dal trasloco Carla comincia a sentirsi strana ed anche i suoi figli cominciano a cambiare comportamento: Andrea rincasa tardi manifestando chiari i segni di alcol e droghe, Nikka diventa chiusa, scontrosa e si tinge i capelli biondi di nero e rosa, il piccolo Albertino invece comincia a raccontare alla mamma di un'orrenda vecchia che si aggira nei dintorni della casa. Stranamente Carla non da molto peso a tutto ciò e, specialmente dopo la morte della sua migliore amica Rita in un ambiguo incidente d'auto, trascura casa e famiglia per andare a trovare la sua nuova vicina ed amica Amanda Satriani. Ma un incubo, sempre lo stesso, popola le notti di Carla, un incubo in cui Rita la mette in guardia da un grave pericolo ed in cui Carla corre, corre a perdifiato nel bosco di Aus per impedire qualcosa o salvare qualcuno, sapendo però che è troppo tardi.
Piano piano Carla entra nella cerchia d'amicizie di Amanda, in cui si giocano tesissime partite a burraco ed in cui lei si sente sempre più in primo piano, potente e temuta; a scuola ottiene un ruolo di prestigio, in società è sempre più al centro dell'attenzione, anche il misterioso Matteo (che ha acquistato un'altra casa Satriani) diviene il suo amante. Ma la sua famiglia è sempre più lontana, sempre meno importante, e Carla si sente sempre più offuscata, confusa, come se non fosse sempre se stessa. Strani avvenimenti rimangono senza spiegazione. Fino alla prima rivelazione grande rivelazione di Amanda: Carla è una strega, per parte di nonna paterna, una strega potenzialmente potente che però ha ancora tutto da imparare.
Ma c'è altro che bolle nel calderone, e Carla lo scoprirà a sue spese in una sfida finale in cui dovrà giocare la vita sua e dei suoi figli affrontando la più potente strega che sia mai passata da quelle parti. Chi perde, perde tutto...
Non è facile dare un'opinione di questo libro. Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma nemmeno che mi abbia conquistata. Certamente, ma è un gusto personale, non ho amato molto il modo di scrivere dell'autrice, troppo poco scorrevole e vagamente contorto. Affascinante, nonostante tutto.
Per quanto riguarda la vicenda in se per se, beh ... troppe streghe, alla fine non si capisce più chi sta con chi. Il duello finale è narrato in modo troppo aulico e visionario, non si riesce a visualizzare la scena, altalenante fra una fantomatica partita a carte ed un duello di magia. E qualche personaggio simpatico, mamma mia, non ce n'è uno che si salvi a partire da Carla stessa. In definitiva poteva essere una gran bel libro, ma gli è un po' mancato lo spunto finale.
Giudizio critico : ❀❀ e 1/2
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venerdì 30 giugno 2017
VdL - Ho il tuo numero, Sophie Kinsella
A 3 anni dal mio primo Venerdì del Libro, propongo un altro romanzo della Kinsella, autrice con cui avevo inaugurato le mie recensioni col libro La ragazza fantasma. Stavolta il romanzo è Ho il tuo numero.
Diciamolo, i libri della Kinsella sono un po' tutti dello stesso genere, ma bisogna ammettere che lei è maledettamente brava a catturare il lettore. Pur nella semplicità delle vicende, il racconto scorre via sciolto e piacevole; per cui, anche se si sa già dove si va a finire, ci si va in allegria e volentieri!
Questo romanzo non fa eccezione, la protagonista Poppy sta per convolare a nozze col seducente professore universitario Magnus dopo solo un mese di frequentazione; ma l'inghippo è dietro l'angolo: ad un the di beneficenza Poppy perde l'anello di fidanzamento, niente meno che un anello di famiglia con smeraldo preziosissimo .... un bel guaio! Ed il guaio peggiora perché mentre lo cerca a Poppy scippano il cellulare! Tragedia! Il cellulare è la sua vita, il suo contatto col mondo e, nondameno, con chiunque potrebbe ritrovare il suo anello. Ma forse la fortuna gira perché Poppy trova subito un altro telefonino nel cestino dell'immondizia (ma si è mai sentita una roba del genere?!??); peccato che sia un telefono aziendale appartenente all'ex segretaria di Sam, manager rampante e scorbutico che finisce per entrare in contatto telefonico con Poppy. Quello che seguirà è uno strano accordo di "condivisione temporanea" del cellulare: Poppy potrà tenerlo per qualche giorno a patto di girare a Sam tutti i SMS e le mail di lavoro indirizzate all'ex segretaria. Peccato che Poppy non ce la fa proprio a tenere fuori il naso dagli affari di Sam e finirà per fare un sacco di guai, ma anche per risolverne parecchi, insomma saranno giorni che cambieranno la vita di entrambi. Finale scontato ma carino, anche se un po' troppo ... come dire ... cinematografico,almeno per i miei gusti.
Il libro comunque è molto carino, romantico, estivo, proprio quello che ci vuole in spiaggia!
Buona lettura dunque
Giudizio critico : ❀❀❀
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Diciamolo, i libri della Kinsella sono un po' tutti dello stesso genere, ma bisogna ammettere che lei è maledettamente brava a catturare il lettore. Pur nella semplicità delle vicende, il racconto scorre via sciolto e piacevole; per cui, anche se si sa già dove si va a finire, ci si va in allegria e volentieri!
Questo romanzo non fa eccezione, la protagonista Poppy sta per convolare a nozze col seducente professore universitario Magnus dopo solo un mese di frequentazione; ma l'inghippo è dietro l'angolo: ad un the di beneficenza Poppy perde l'anello di fidanzamento, niente meno che un anello di famiglia con smeraldo preziosissimo .... un bel guaio! Ed il guaio peggiora perché mentre lo cerca a Poppy scippano il cellulare! Tragedia! Il cellulare è la sua vita, il suo contatto col mondo e, nondameno, con chiunque potrebbe ritrovare il suo anello. Ma forse la fortuna gira perché Poppy trova subito un altro telefonino nel cestino dell'immondizia (ma si è mai sentita una roba del genere?!??); peccato che sia un telefono aziendale appartenente all'ex segretaria di Sam, manager rampante e scorbutico che finisce per entrare in contatto telefonico con Poppy. Quello che seguirà è uno strano accordo di "condivisione temporanea" del cellulare: Poppy potrà tenerlo per qualche giorno a patto di girare a Sam tutti i SMS e le mail di lavoro indirizzate all'ex segretaria. Peccato che Poppy non ce la fa proprio a tenere fuori il naso dagli affari di Sam e finirà per fare un sacco di guai, ma anche per risolverne parecchi, insomma saranno giorni che cambieranno la vita di entrambi. Finale scontato ma carino, anche se un po' troppo ... come dire ... cinematografico,almeno per i miei gusti.
Il libro comunque è molto carino, romantico, estivo, proprio quello che ci vuole in spiaggia!
Buona lettura dunque
Giudizio critico : ❀❀❀
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venerdì 23 giugno 2017
Smoothie di lamponi bio
Buongiorno a tutti! Eccomi alla seconda uscita della rubrica "Al Km 0" che oggi ha come argomento Aria d'estate.
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Ed effettivamente quest'anno l'estate è arrivata presto ed in grande stile, con temperature sostenute e splendide giornate di sole! Poiché la mia portata è la merenda, cosa c'è di meglio quando fa caldo di una bella bevanda fresca, che allevii la calura e, magari, ci nutra anche in modo bilanciato?
Sì perché, non so voi, ma io d'estate finisce sempre che ingrasso! Quindi quest'anno via alla leggerezza!
Ho quindi pensato alla frutta, che col caldo è necessaria, ed in particolare ad un frutto di montagna che personalmente raccolgo in grande quantità nell'orto di mio suocero: il lampone.
Il lampone (o rubus idaeus) è un frutto meraviglioso, ricco di principi attivi tra cui fragarina, tannini, flavonoidi, antociani, mucillagini ed acidi organici complessi. Questo frutto è composto all'84% da acqua, al 5% da fibre e poi via via da proteine, zuccheri, ceneri e grassi; è inoltre ricco di vitamine come la A, quelle del gruppo B, E e C. E' consigliato per le sue proprietà antiossidanti, diuretiche ed ha pochissime calorie, in 100 gr di parte edibile ci sono solo 32 Kcal!
Per quanto riguarda la ricetta di oggi, ho pensato ad una merenda leggera e fresca, che possa piacere anche ai bambini con una piccola variante da adulti che vi illustrerò alla fine: lo smoothie ai lamponi.
Il termine inglese smoothie indica sostanzialmente un frullato ma particolare, cioè a base di yogurt.
Lo smoothie si può preparare sia con frutta fresca che con verdura ed è un alimento sano ed energetico. La principale differenza fra smoothie e frappè sta infatti nella leggerezza: il gelato ed il latte vengono sostituiti dallo yogurt, generalmente magro come nel nostro caso. Per la sua consistenza cremosa e delicata lo smoothie può essere una fresca merenda, un gustoso dessert, una bevanda reintegrante dopo che si è fatto sport: insomma con un po' di fantasia diventa una bevanda veramente versatile e soprattutto gustosa. Il fatto che sia poco calorica ce può far preferire a granite e gelati che invece lo sono molto di più!
Ma andiamo di ricetta: SMOOTHIE AI LAMPONI BIO DEL NONNO GIULIO
Ingredienti per 4 persone:
una bella tazzona di lamponi freschi
500g di yogurt magro
8 cubetti di ghiaccio
latte, se necessario
miele o zucchero di canna, se necessario
guarnizioni a piacere
Si mette tutto nel frullatore e via! una bella frullata a tutto gas! Quello che otterremo è una bevanda cremosa; se lo è troppo possiamo aggiungere latte, volendo anche di soia, pochissimo per volta fino a raggiungere la consistenza che piace.
Si versa un bicchieri alti da frullato e si può guarnire sbizzarrendosi a più non posso: granella, foglie fresche di menta, codette o scagliette di cioccolato, tutto quello che vi passa per la mente e vi piace.
La mia versione non prevedeva l'aggiunta di zucchero, ma considerando l'acidità dei lamponi e dello yogurt al naturale, una puntina di zucchero sicuramente migliora il gusto.
Siccome che io e mio marito l'abbiamo sorseggiato alla fine della cena, ci è venuto in mente di aggiungere alla bevanda un pochino di prosecco ghiacciato e bello frizzante: il risultato è stato piacevolissimo, vi consigliamo di provarlo.
La mia versione non prevedeva l'aggiunta di zucchero, ma considerando l'acidità dei lamponi e dello yogurt al naturale, una puntina di zucchero sicuramente migliora il gusto.
Siccome che io e mio marito l'abbiamo sorseggiato alla fine della cena, ci è venuto in mente di aggiungere alla bevanda un pochino di prosecco ghiacciato e bello frizzante: il risultato è stato piacevolissimo, vi consigliamo di provarlo.
Diciamo pure che per noi la preparazione di questo piatto è stata un'immersione totale nella natura. Iniziando dalla raccolta manuale del lampone che tutti gli anni facciamo su a casa dei nonni; è un po' una tradizione, tutta la famiglia va nell'orto con i secchielli e passa il pomeriggio a raccogliere lamponi; mi sono dimenticata di fare qualche foto, ma mio suocero ha molti metri di arbusti e ci disponiamo alla raccolta ognuno dove preferisce: io all'ombra altrimenti mi brucio come un gambero, mia cognata al sole cocente, le bimbe un po' ovunque e sono più quelli che mangiano di quelli che finiscono nel cestino! con le galline di mia suocera che scorrazzano a destra e a manca. Mia cognata brontola sempre quando c'è da raccogliere i lamponi, ma io lo trovo rilassante!
Una nota è d'obbligo ed è molto importante: i lamponi vanno lavorati entro 24 ore massimo dalla raccolta. E per due buoni motivi:
1. si spappano
Quindi dei 2.5Kg che ho portato a casa con una tazza ho fatto lo smoothie, ma col resto do dovuto fare velocemente della marmellata ..... buonissima!!
Per la rubrica Al Km 0
ecco il menù completo delle nostre ricette dedicate all'estate:
Colazione Consu Plumcake leggerissimi allo yogurt e gocce di cioccolato
Merenda ospite Manu Smoothie ai lamponi bio
Cena Carla Torta di zucchine, riso e formaggio
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venerdì 16 giugno 2017
VdL - Un mondo altrove, Barbara Kingsolver
Lo ammetto: ci ho messo un sacco di tempo a finire il libro di cui vi parlo oggi. Ma non perché sia brutto. E' che a certo punto s'intoppa.
Ma cominciamo dal principio.
Si tratta di un'autobiografia fittizia, nel senso che il personaggio principale è assolutamente di fantasia, ma perfettamente e precisamente calata nella realtà del tempo. Si parla della giovinezza e della vita dello scrittore Harrison William Sheperd, di padre americano e di madre messicana; all'età di dodici anni viene portato dalla madre (che divorzia dal marito) a vivere in Messico. Questa è senza dubbio la parte più bella del libro, quella ambientata ad Isla Pixol, dove Sheperd trascorre gli anni più belli della sua fanciullezza e dove un giorno scopre una "lacuna". Si tratta di un cenote, una pozza d'acqua profondissima nel mezzo della giungla, il fondo ricoperto di ossa umane e collegata al mare da un canale subacqueo che viene ritmicamente sommerso dalle maree. La scoperta lo elettrizza, ma non ci sarà una seconda volta perché prima della luna successiva la madre lascerà Isla Pixol alla volta di Città del Messico. Qui comincia la "seconda vita" di Sheperd, una vita che lo porterà di nuovo negli Stati Uniti e poi ancora in Messico come cuoco in casa di Frida Kahlo e Diego Riveira, anche questa una parte molto bella della storia. In seguito alle simpatie comuniste della coppia finirà a servizio presso l'esule russo Lev Trockij, onestamente la parte meno coinvolgente del racconto, anzi francamente un po' soporifera, è qui che mi sono intoppata!
Alla morte di Trockij però la storia riparte e porta il nostro eroe negli Stati Uniti durante i tristi giorni della seconda guerra mondiale. Sheperd si stabilirà a Asheville e realizzerà il suo sogno di scrivere libri che parlino della storia delle antiche popolazioni messicane, massacrate dai conquistadores spagnoli. Raggiunge la notorietà ed un certo benestare, ma sopraggiunge poi, dopo il conflitto mondiale, il periodo del Maccartismo. Anche Sheperd finisce in mezzo alla "caccia alle streghe" a causa del suo passato in Messico e le cose per lui volgono al peggio. Ci sarà una svolta finale di cui non vi parlo perché onestamente è il "colpo di genio" del romanzo e non ve lo voglio rovinare. E' stato veramente interessante leggere e finalmente capire cosa fosse il Maccartismo negli Stati Uniti, mi ha chiarito le idee su alcuni avvenimenti che non avevo ben compreso.
Nel complesso un libro scritto bene e molto interessante. Ho potuto approfondire le mie conoscenze su un Paese che non conosco molto, il Messico, decisamente affascinante! Inoltre ho approfondito anche un periodo storico di cui ero superficialmente informata. Insomma io lo consiglio, nonostante non sia di facile lettura.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
QUI i suggerimenti di oggi
venerdì 9 giugno 2017
Riso, patate e cozze
Buongiorno!
Con questa ricetta partecipo alla prima uscita di Giugno della rubrica Al Km 0 di Consuelo, Carla e Simona.
Alla fine di Aprile avevo partecipato al loro contest e, con la ricetta del miele di tarassaco, ho vinto la partecipazione a due uscite della loro rubrica.
Mi è stato comunicato che il tema di oggi è "aria di mare" e che a me tocca una ricetta per il pranzo. Ovviamente la condizione necessaria e sufficiente di queste ricette è che in esse sia contenuto almeno un ingrediente del territorio o quantomeno di stagione. E qui voi direte:" Fanciulla, ma tu non fai che dire che vivi sui monti e ci presenti le cozze?!?" Infatti, infatti, ma dovendo parlare di mare il pesce era un po' d'obbligo; diciamo che ho optato per questa ricetta per via delle patate!
Allora di stagione ci siamo perché è sempre stagione di patate! E del territorio assolutamente sì e vi vado ad illustrare il perché. A pochi Km da casa nostra, solo per pochi metri già in provincia di Modena, sorge il ridente paese di Montese, ameno luogo di villeggiatura estiva per i non pochi modenesi che scappano dalla canicola d'agosto e, ta-daaa, luogo di coltivazione della famosa patata di Montese.
La zona di produzione della Patata di Montese è rappresentata da parte del territorio dei comuni di Montese, Zocca, Gaggio Montano, Castel d'Aiano e Lizzano in Belvedere, appartenenti alle provincie di Modena e di Bologna con altitudine minima per la coltivazione di 600 m.s.l.m. Notare che il prodotto è corredato di Marchio di Tutela. Le varietà coltivate sono quelle tardive o medio-tardive con colore della polpa giallo chiaro o bianca e colore della buccia giallo o bruno rossastra. Dopo la cottura la polpa si caratterizza per una pasta fine, soda e compatta, mediamente farinosa a seconda della varietà. Le patate possono essere conservate in luogo fresco e buio fino alla primavera successiva (notizie tratte dal sito www.patatadimontese.it).
Ma veniamo alla nostra ricettina di pesce che, come spesso accade per le ricette che presento, ha una sua storia. Si tratta di un piatto barese e cui sono stata iniziata dalla mia ex collega nonché ex coinquilina barese DOC. In effetti lei non mi ha mai passato la ricetta, anzi mi sono limitata a sbafare i meravigliosi piatti cucinati dalla sua mamma. Quindi, quando ho deciso di provare a cucinarlo per la mia famiglia, mi sono affidata ad una giornale di cucina ed in effetti non so dire quanto la mia ricetta sia aderente a quella tipica, ma visto che in seguito l'ho sempre vista presentata più o meno nello stesso modo ritengo di sì.
INGREDIENTI (per 4 persone):
400g riso
500g cozze
300g patate
1 cipolla
aglio
olio d'oliva
prezzemolo
pecorino romano o parmigiano o cacioricotta
sale, pepe q.b.
Lessate al dente il riso in acqua bollente.
Se le cozze sono fresche, pulitele con cura spazzolandole sotto acqua corrente; qui da noi non è semplice trovare del pesce fresco e sicuro, quindi io le ho comprate surgelate. Ponetele in un tegame con 1 spicchio d'aglio tritato, copritele e lasciate che si aprano da sole a fiamma piuttosto vivace. Estraete le cozze dai gusci ed eliminate quelle che non si sono aperte.
Sbucciate la cipolla e affettatela sottilmente. Pelate le patate, sciacquatele e tagliatele, ricavandone delle fettine sottili.
Ungete una pirofila da forno e distribuitevi metà delle patate, poi metà delle cipolle, il riso e le cozze.
Cospargete con un po' di trito preparato con il prezzemolo e l'aglio. Spolverate con un po' di pecorino (o altro formaggio stagionato a pasta dura) e completate con il resto delle cipolle e delle patate affettate. Il mio tocco personale è mettere anche qualche cozza che ho conservato con il suo guscio: vengo belle gratinate e sono un tocco estetico che a me piace. Per quanto riguarda il formaggio ho usato la cacioricotta del Gargano, acquistata l'estate scorsa durante le nostre vacanze. In altre occasioni ho usato il parmigiano reggiano, ma non è proprio che venga allo stesso modo, il sapore è un po' diverso.
A questo punto salate e pepate in superficie, poi irrorate con il liquido rilasciato dalle cozze e un filo d'olio.
Infornate per circa 30 minuti a 180°C. Se ritenete, estraete la pirofila dal forno e aggiungete altro formaggio, dopo di che rimettete in forno per altri 5 minuti sotto il grill ben caldo.
Sfornate e mettete in tavola!
Con questa ricetta partecipo alla prima uscita di Giugno della rubrica Al Km 0 di Consuelo, Carla e Simona.
Alla fine di Aprile avevo partecipato al loro contest e, con la ricetta del miele di tarassaco, ho vinto la partecipazione a due uscite della loro rubrica.
Mi è stato comunicato che il tema di oggi è "aria di mare" e che a me tocca una ricetta per il pranzo. Ovviamente la condizione necessaria e sufficiente di queste ricette è che in esse sia contenuto almeno un ingrediente del territorio o quantomeno di stagione. E qui voi direte:" Fanciulla, ma tu non fai che dire che vivi sui monti e ci presenti le cozze?!?" Infatti, infatti, ma dovendo parlare di mare il pesce era un po' d'obbligo; diciamo che ho optato per questa ricetta per via delle patate!
Allora di stagione ci siamo perché è sempre stagione di patate! E del territorio assolutamente sì e vi vado ad illustrare il perché. A pochi Km da casa nostra, solo per pochi metri già in provincia di Modena, sorge il ridente paese di Montese, ameno luogo di villeggiatura estiva per i non pochi modenesi che scappano dalla canicola d'agosto e, ta-daaa, luogo di coltivazione della famosa patata di Montese.
La zona di produzione della Patata di Montese è rappresentata da parte del territorio dei comuni di Montese, Zocca, Gaggio Montano, Castel d'Aiano e Lizzano in Belvedere, appartenenti alle provincie di Modena e di Bologna con altitudine minima per la coltivazione di 600 m.s.l.m. Notare che il prodotto è corredato di Marchio di Tutela. Le varietà coltivate sono quelle tardive o medio-tardive con colore della polpa giallo chiaro o bianca e colore della buccia giallo o bruno rossastra. Dopo la cottura la polpa si caratterizza per una pasta fine, soda e compatta, mediamente farinosa a seconda della varietà. Le patate possono essere conservate in luogo fresco e buio fino alla primavera successiva (notizie tratte dal sito www.patatadimontese.it).
Ma veniamo alla nostra ricettina di pesce che, come spesso accade per le ricette che presento, ha una sua storia. Si tratta di un piatto barese e cui sono stata iniziata dalla mia ex collega nonché ex coinquilina barese DOC. In effetti lei non mi ha mai passato la ricetta, anzi mi sono limitata a sbafare i meravigliosi piatti cucinati dalla sua mamma. Quindi, quando ho deciso di provare a cucinarlo per la mia famiglia, mi sono affidata ad una giornale di cucina ed in effetti non so dire quanto la mia ricetta sia aderente a quella tipica, ma visto che in seguito l'ho sempre vista presentata più o meno nello stesso modo ritengo di sì.
INGREDIENTI (per 4 persone):
400g riso
500g cozze
300g patate
1 cipolla
aglio
olio d'oliva
prezzemolo
pecorino romano o parmigiano o cacioricotta
sale, pepe q.b.
Lessate al dente il riso in acqua bollente.
Se le cozze sono fresche, pulitele con cura spazzolandole sotto acqua corrente; qui da noi non è semplice trovare del pesce fresco e sicuro, quindi io le ho comprate surgelate. Ponetele in un tegame con 1 spicchio d'aglio tritato, copritele e lasciate che si aprano da sole a fiamma piuttosto vivace. Estraete le cozze dai gusci ed eliminate quelle che non si sono aperte.
Sbucciate la cipolla e affettatela sottilmente. Pelate le patate, sciacquatele e tagliatele, ricavandone delle fettine sottili.
Ungete una pirofila da forno e distribuitevi metà delle patate, poi metà delle cipolle, il riso e le cozze.
Cospargete con un po' di trito preparato con il prezzemolo e l'aglio. Spolverate con un po' di pecorino (o altro formaggio stagionato a pasta dura) e completate con il resto delle cipolle e delle patate affettate. Il mio tocco personale è mettere anche qualche cozza che ho conservato con il suo guscio: vengo belle gratinate e sono un tocco estetico che a me piace. Per quanto riguarda il formaggio ho usato la cacioricotta del Gargano, acquistata l'estate scorsa durante le nostre vacanze. In altre occasioni ho usato il parmigiano reggiano, ma non è proprio che venga allo stesso modo, il sapore è un po' diverso.
A questo punto salate e pepate in superficie, poi irrorate con il liquido rilasciato dalle cozze e un filo d'olio.
Infornate per circa 30 minuti a 180°C. Se ritenete, estraete la pirofila dal forno e aggiungete altro formaggio, dopo di che rimettete in forno per altri 5 minuti sotto il grill ben caldo.
Sfornate e mettete in tavola!
ecco il menù completo con le nostre ricette dedicate al mare:
Colazione Simona con crepes alle mandorle con ciliegie caramellate allo sherry
Pranzo ospite Manu con riso, patate e cozze
Merenda Carla con Tortilla di baccalà
Cena Consuelo con insalata di seppia grigliata con verdure croccanti e zenzero
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Colazione Simona con crepes alle mandorle con ciliegie caramellate allo sherry
Pranzo ospite Manu con riso, patate e cozze
Merenda Carla con Tortilla di baccalà
Cena Consuelo con insalata di seppia grigliata con verdure croccanti e zenzero
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giovedì 1 giugno 2017
I colori della primavera in vasetto
Domenica 21 Maggio è stata una giornata importante per la nostra famiglia: la Pissi ha ricevuto la Prima Comunione!
Dopo settimane di tempo ballerino e piuttosto freddo, finalmente il sole ha benedetto le nostre teste ed abbiamo avuto la grazia di recarci alla cerimonia senza piumino e moonboot, ma con leggiadri sandalini estivi!
La cerimonia è stata molto carina ed i bimbi, inutile dirlo, erano carinissimi nei loro vestitini della festa e con il loro sorriso più raggiante.
Dopo la messa, le foto, i baci a parenti vicini e lontani convenuti per l'occasione, abbiamo "messo le gambe sotto la tavola" (come dice mio marito) e abbiamo dato il via ad un pranzo ottimo (complimenti come al solito a Mariolina ed Eleonora) nel locale che ormai ha ospitato tutte le occasioni importanti delle mia pupe.
Anche questa volta, come già avevo fatto con la Tata, ho voluto preparare io le bomboniere. Ci tengo, è una cosa che mi diverte e che, ormai, posso fare in compagnia delle bimbe che si sentono così utili ed importanti. Ho fatto una cosa piuttosto semplice perché con sta menata della tiroide ho cominciato tardi e non avevo neanche l'energia di fare lavoretti più complessi.
Così, come potete vedere dalle foto, ho comprato dei vasetti di vetro che a noi sono sembrati molto carini e dei confetti ripieni di 8 colori diversi. A quel punto abbiamo pensato di fare le bomboniere di 8 colori, mettendo sul fondo del vasetto uno strato di zucchero colorato dello stesso colore dei confetti e guarnendo alla fine con un bel fiocco di raso in tinta.
Lo zucchero lo abbiamo colorato io e le bimbe con i coloranti alimentari della Pane Angeli: è stato molto divertente!! Abbiamo giocato al "piccolo artista" mescolando i tre colori primari ah ah ah!!
Il risultato è piaciuto tanto a tutti gli invitati che si sono litigati i vari colori tentando di corrompere la festeggiata che, a onor del vero, è stata molto inflessibile attribuendo a ognuno il colore che riteneva più adatto!!
Ah dimenticavo, come ultimo tocco di fantasia mio marito ha trovato un contenitore/espositore per le bomboniere davvero originale: una cassetta di plastica per le bottiglie della birra Moretti. Lo ha tagliato a misura, per far sporgere i fiocchi, ed io l'ho fasciato con un foulard multicolore per coprire la pubblicità della birra! L'effetto era carino e lo scopo di tenere i vasetti belli dritti, perché zucchero e confetti non si mescolassero, raggiunto!
Finite le bomboniere mancavano i segnaposti, altro oggettino a cui tengo molto quando organizzo una cerimonia. Sull'onda di un abbozzo di idea avevo acquistato mesi fa una serie di confezioni di piccoli ciappettini (così noi chiamiamo le mollette) di legno con emoji e faccine varie per decoro. Ma .... occorreva personalizzare ....
bene alla fine ho trovato sul web un'immagine da Comunione che mi piaceva e mi ricordava la Pissi, l'ho stampata su cartoncino color crema e ho inserito una frase di ringraziamento. Dopo aver ritagliato le immagini le ho incollate sul "gambo" dei ciappetti et voilà ... il segnaposto è servito! Applicato ai bicchieri con dietro il tovagliolo messo a ventaglio, facevano la loro figura.
Non ho fatto niente di sensazionale, ma quello che ho fatto è stato fatto con amore e divertimento da parte di tutti. Spero che le mie idee piacciano anche a voi!!
Attendo commenti!!! BACI!!!!!!!!
Questo post verrà in seguito linkato alla pagina La Casa Fiorita.
Dopo settimane di tempo ballerino e piuttosto freddo, finalmente il sole ha benedetto le nostre teste ed abbiamo avuto la grazia di recarci alla cerimonia senza piumino e moonboot, ma con leggiadri sandalini estivi!
La cerimonia è stata molto carina ed i bimbi, inutile dirlo, erano carinissimi nei loro vestitini della festa e con il loro sorriso più raggiante.
Dopo la messa, le foto, i baci a parenti vicini e lontani convenuti per l'occasione, abbiamo "messo le gambe sotto la tavola" (come dice mio marito) e abbiamo dato il via ad un pranzo ottimo (complimenti come al solito a Mariolina ed Eleonora) nel locale che ormai ha ospitato tutte le occasioni importanti delle mia pupe.
Anche questa volta, come già avevo fatto con la Tata, ho voluto preparare io le bomboniere. Ci tengo, è una cosa che mi diverte e che, ormai, posso fare in compagnia delle bimbe che si sentono così utili ed importanti. Ho fatto una cosa piuttosto semplice perché con sta menata della tiroide ho cominciato tardi e non avevo neanche l'energia di fare lavoretti più complessi.
Così, come potete vedere dalle foto, ho comprato dei vasetti di vetro che a noi sono sembrati molto carini e dei confetti ripieni di 8 colori diversi. A quel punto abbiamo pensato di fare le bomboniere di 8 colori, mettendo sul fondo del vasetto uno strato di zucchero colorato dello stesso colore dei confetti e guarnendo alla fine con un bel fiocco di raso in tinta.
Lo zucchero lo abbiamo colorato io e le bimbe con i coloranti alimentari della Pane Angeli: è stato molto divertente!! Abbiamo giocato al "piccolo artista" mescolando i tre colori primari ah ah ah!!
Il risultato è piaciuto tanto a tutti gli invitati che si sono litigati i vari colori tentando di corrompere la festeggiata che, a onor del vero, è stata molto inflessibile attribuendo a ognuno il colore che riteneva più adatto!!
Ah dimenticavo, come ultimo tocco di fantasia mio marito ha trovato un contenitore/espositore per le bomboniere davvero originale: una cassetta di plastica per le bottiglie della birra Moretti. Lo ha tagliato a misura, per far sporgere i fiocchi, ed io l'ho fasciato con un foulard multicolore per coprire la pubblicità della birra! L'effetto era carino e lo scopo di tenere i vasetti belli dritti, perché zucchero e confetti non si mescolassero, raggiunto!
Finite le bomboniere mancavano i segnaposti, altro oggettino a cui tengo molto quando organizzo una cerimonia. Sull'onda di un abbozzo di idea avevo acquistato mesi fa una serie di confezioni di piccoli ciappettini (così noi chiamiamo le mollette) di legno con emoji e faccine varie per decoro. Ma .... occorreva personalizzare ....
bene alla fine ho trovato sul web un'immagine da Comunione che mi piaceva e mi ricordava la Pissi, l'ho stampata su cartoncino color crema e ho inserito una frase di ringraziamento. Dopo aver ritagliato le immagini le ho incollate sul "gambo" dei ciappetti et voilà ... il segnaposto è servito! Applicato ai bicchieri con dietro il tovagliolo messo a ventaglio, facevano la loro figura.
Non ho fatto niente di sensazionale, ma quello che ho fatto è stato fatto con amore e divertimento da parte di tutti. Spero che le mie idee piacciano anche a voi!!
Attendo commenti!!! BACI!!!!!!!!
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venerdì 26 maggio 2017
VdL - La foresta dei girasoli, Torey L. Hayden
Il libro di cui parlo oggi non è stato affatto semplice da portare a termine; e non perché sia brutto o scritto male, anzi, ma perché la storia è molto difficile ed il personaggio principale non suscita subito la simpatia del lettore.
Mara è la mamma di Lesley, diciassette anni, e Megan, nove anni; bellissima e affascinante non è però una mamma come le altre, qualcosa in lei sembra spezzato o fuori posto e non è solo perché veste in modo informe indossando vestiti da uomo o perché ha la fissazione del non sprecare il cibo, ma è anche soprattutto per i suoi sempre più frequenti periodi di depressione.
Mara è di origine ungherese, famiglia di elevata posizione sociale, poi decaduta a causa del declino dell'Impero Austro-Ungarico. C'è un buco temporale nella vita di Mara: allo scoppiare della seconda guerra mondiale è stata mandata a Dresda da una zia. Cos'è successo lì? Anche Cowan, suo marito, la conobbe al termine del conflitto, in ospedale, ridotta ad una larva umana, con i bellissimi capelli rasati e sfibrata dal tifo. Cosa l'aveva ridotta così, solo la fame causata dalla guerra?
La vita per Mara è poi proseguita, il matrimonio, il trasferimento prima in Galles e poi negli Stati Uniti nel 1957, la maternità. Ma nemmeno l'amore del marito e delle figlie riesce a cancellare quello che lei nasconde, di cui non parla, perché lei "non dimentica mai" com'è solita dire. La sua è un'anima spezzata ... c'è speranza e salvezza per un'anima spezzata? Questo interrogativo percorre tutto il romanzo, fino alla scoperta dell'atroce segreto di Mara, quelle cose che solo la guerra può permettere che accadano.
Non è un libro facile, ma, per vari motivi, mi ha toccato molto. La tristezza è il filo conduttore: la tristezza di Mara per quello che ha passato, la tristezza di Lesley che vorrebbe essere una normale adolescente ma che risente moltissimo della depressione della madre, la tristezza di Cowan teneramente innamorato della moglie ma conscio di non essere in grado di salvarla dal baratro in cui sta cadendo.
Nella tristezza capire è l'imperativo e, com'è normale, sono i giovani che devono capire, quindi è Lesley che deve dare a tutti i costi una risposta al comportamento della mamma.
Bisogna essere in vena e preparati al tipo di lettura, ma io lo suggerisco perché fa pensare a quanto sia difficile convivere con i propri fantasmi. Mai giudicare chi non ce la fa.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
tutti i suggerimenti di oggi sono su Homemademamma tutti i venerdì
venerdì 5 maggio 2017
VdL - Come il vento tra i capelli, Lorenza Bernardi
Il libro che vorrei presentarvi oggi è impregnato di romanticismo e nostalgia.
Ambientato fra presente e passato, l'azione si alterna fra la Parigi del 1999 e una località sulla costa, Clocher-sur-Mer, nel periodo che va dal 1938 al 1940.
Durante l'estate del 1938 Alix va a passare le vacanze dalla zia a Clocher-sur-Mer e qui fa amicizia con i figli del giardiniere Mathieu, suo coetaneo, ed il piccolo Aurelien. Per Alix sarà un'estate fantastica: imparerà a conoscere i colori ed i profumi della Costa Azzurra e la profondità del'amicizia che la legherà a Mathieu. I due ragazzi resteranno separati per ben due anni, ma continueranno a scriversi e a sentirsi vicini e, quando l'estate successiva finalmente Alix tornerà a Clocher-sur-Mer, l'amore sboccerà fra loro. Ma il destino e la guerra ci mettono lo zampino.
Si tratta di una storia semplice, senza grandi colpi di scena, ma ben raccontata ed alla fine conquista il lettore e lo tiene avvinto fino all'ultima pagina. I protagonisti sono molto ben delineati e credibili, la storia d'amore adolescenziale è di quelle dolci e romantiche che fanno sognare, il paesaggio è descritto benissimo, sembra di sentire i profumi della Provenza, il calore del sole sulla pelle ed il vento fra i capelli (appunto) mentre si corre in bicicletta per le strade di campagna. Quella bicicletta che accompagna i ragazzi nelle loro scorribande estive e che diventa il simbolo della loro estate magica.
Una lettura leggera, ottima per l'estate, romantica e sognante, che permetterà di passare alcune ore in un mondo che non esiste più.
Giudizio critico : ❀❀❀
QUI troverete i suggerimenti delle altre lettrici
Ambientato fra presente e passato, l'azione si alterna fra la Parigi del 1999 e una località sulla costa, Clocher-sur-Mer, nel periodo che va dal 1938 al 1940.
Durante l'estate del 1938 Alix va a passare le vacanze dalla zia a Clocher-sur-Mer e qui fa amicizia con i figli del giardiniere Mathieu, suo coetaneo, ed il piccolo Aurelien. Per Alix sarà un'estate fantastica: imparerà a conoscere i colori ed i profumi della Costa Azzurra e la profondità del'amicizia che la legherà a Mathieu. I due ragazzi resteranno separati per ben due anni, ma continueranno a scriversi e a sentirsi vicini e, quando l'estate successiva finalmente Alix tornerà a Clocher-sur-Mer, l'amore sboccerà fra loro. Ma il destino e la guerra ci mettono lo zampino.
Si tratta di una storia semplice, senza grandi colpi di scena, ma ben raccontata ed alla fine conquista il lettore e lo tiene avvinto fino all'ultima pagina. I protagonisti sono molto ben delineati e credibili, la storia d'amore adolescenziale è di quelle dolci e romantiche che fanno sognare, il paesaggio è descritto benissimo, sembra di sentire i profumi della Provenza, il calore del sole sulla pelle ed il vento fra i capelli (appunto) mentre si corre in bicicletta per le strade di campagna. Quella bicicletta che accompagna i ragazzi nelle loro scorribande estive e che diventa il simbolo della loro estate magica.
Una lettura leggera, ottima per l'estate, romantica e sognante, che permetterà di passare alcune ore in un mondo che non esiste più.
Giudizio critico : ❀❀❀
QUI troverete i suggerimenti delle altre lettrici
lunedì 24 aprile 2017
Sciroppo o "miele" di tarassaco
Non so se l'ho mai detto, ma casa nostra è circondata da campi e boschi. Qui vicino c'è un piccolo fazzoletto di terra dove un simpatico signore, che noi chiamiamo semplicemente "il Barbiere" (essendo che è il barbiere del paese), coltiva il suo orto. La Tata e la Pissi vanno spesso a trovarlo perché è pieno di animali e soprattutto di gatti e relativi gattini. Il Barbiere è veramente una persona gentile, ci riempie sempre di regali come uova (delle sue galline) e piantine di vario genere in quanto è uno sperimentatore e gli piace tentare la coltivazione di frutti e verdure particolari. L'anno scorso le bimbe lo aiutarono a raccogliere fiori di tarassaco che sua figlia usa per preparare uno sciroppo; dopo qualche giorno arrivò con un vasetto di sciroppo e la ricetta per farlo.
Secondo quanto ci disse il preparato non ha proprietà benefiche particolari, ma è indubbiamente buono e, durante l'inverno, le bimbe lo hanno sciolto nel the o nella camomilla quand'erano malate e lo gradivano molto. Così quest'anno ho deciso di farne qualche vasetto pure io.
La materia prima da queste parti decisamente non manca, il mio giardino è completamente ricoperto da fiori di tarassaco (noi li chiamiamo "piscialetti", nome che probabilmente deriva dalle proprietà diuretiche del tarassaco), quindi ne ho raccolto un bel secchio e li ho lavati bene, anche perché sono quasi sempre pieni d'insettini minuscoli.
Di seguito vi riporto la ricetta!
Sciroppo di fiori di tarassaco
4 manciate abbondanti di fiori di tarassaco
1L acqua
1kg zucchero
1/2 limone
Lavare bene i fiori e metterli in una pentola, aggiungere acqua fredda e portare a bollore a fuoco medio. Quando inizia a bollire spegnere il fuoco e lasciare riposare per una notte.
Il giorno seguente togliere i fiori dall'acqua dopo averli ben strizzati e filtrare il tutto con un colino sottile.
Aggiungere al liquido lo zucchero e il mezzo limone a fette (togliendo prima i semi), portare a bollore a fuoco medio-basso.
Spegnere il fuoco a fare raffreddare il composto. Ripetere l'ultimo procedimento per altre 2 volte in modo che lo sciroppo si addensi senza però cristallizzare.
Riempire i vasetti dopo averli sterilizzati e metterli in forno per circa 30 minuti, alla temperatura minima, per chiuderli bene.
Ed ecco qua il vostro sciroppo! Il sapore ricorda molto il miele, infatti viene anche detto impropriamente miele di tarassaco, ed è ottimo, o almeno così dicono sul web, per tosse, raffreddore e mal di gola. In ogni caso è un dolcificante particolare e qualche cuoca migliore di me potrebbe usarlo per qualche piatto succulento, chissà.... vero Batù?
Secondo quanto ci disse il preparato non ha proprietà benefiche particolari, ma è indubbiamente buono e, durante l'inverno, le bimbe lo hanno sciolto nel the o nella camomilla quand'erano malate e lo gradivano molto. Così quest'anno ho deciso di farne qualche vasetto pure io.
La materia prima da queste parti decisamente non manca, il mio giardino è completamente ricoperto da fiori di tarassaco (noi li chiamiamo "piscialetti", nome che probabilmente deriva dalle proprietà diuretiche del tarassaco), quindi ne ho raccolto un bel secchio e li ho lavati bene, anche perché sono quasi sempre pieni d'insettini minuscoli.
Di seguito vi riporto la ricetta!
Sciroppo di fiori di tarassaco
4 manciate abbondanti di fiori di tarassaco
1L acqua
1kg zucchero
1/2 limone
Lavare bene i fiori e metterli in una pentola, aggiungere acqua fredda e portare a bollore a fuoco medio. Quando inizia a bollire spegnere il fuoco e lasciare riposare per una notte.
Il giorno seguente togliere i fiori dall'acqua dopo averli ben strizzati e filtrare il tutto con un colino sottile.
Aggiungere al liquido lo zucchero e il mezzo limone a fette (togliendo prima i semi), portare a bollore a fuoco medio-basso.
Spegnere il fuoco a fare raffreddare il composto. Ripetere l'ultimo procedimento per altre 2 volte in modo che lo sciroppo si addensi senza però cristallizzare.
Riempire i vasetti dopo averli sterilizzati e metterli in forno per circa 30 minuti, alla temperatura minima, per chiuderli bene.
Ed ecco qua il vostro sciroppo! Il sapore ricorda molto il miele, infatti viene anche detto impropriamente miele di tarassaco, ed è ottimo, o almeno così dicono sul web, per tosse, raffreddore e mal di gola. In ogni caso è un dolcificante particolare e qualche cuoca migliore di me potrebbe usarlo per qualche piatto succulento, chissà.... vero Batù?
"Con questa ricetta partecipo al contest al km 0 organizzato da Batuffolando ricette, I biscotti della zia e un’arbanella di basilico "
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