Le avrò viste 1000 volte quelle immagini... il cielo terso di una mattina di dicembre, l'aereo che vola, ma si vede che vola in modo strano ... il pilota che si lancia, il paracadute che plana, l'aereo lasciato a se stesso che ruota, gira, si abbassa, sfiora i tetti delle case e poi sparisce...
L'immagine successiva è un edificio, con un buco che vomita fumo nero, ragazzi corrono, si buttano dalle finestre, piangono e si abbracciano, una ragazza penzola attaccata al cornicione del secondo/terzo piano, non ha il coraggio di lasciarsi andare nel vuoto...
Tutto questo è successo. Sono 30 anni oggi. Ma forse solo a Casalecchio di Reno se lo ricordano ancora. Quell'edificio era una scuola, l'istituto tecnico Salvemini di Casalecchio; al di là del buco che vomitava fumo c'era una classe, centrata in pieno da un aereo militare, la seconda A. In 12 non tornarono più a casa quel giorno; 12 ragazzi di 15 anni, miei coetanei di allora, coetanei di mia figlia oggi. Della 2A si salvarono solo in quattro, perché quella mattina arrivarono in ritardo e l'insegnante li fece sedere in prima fila ...
Morirono in 12, un ragazzo e undici fanciulle, una era la figlia di un collega di mio padre. Mi ha sempre detto che non è mai più stato lo stesso dopo quel giorno, era morto dentro. Solo oggi che sono madre capisco davvero il dolore infinito ed insanabile di chi saluta il proprio figlio la mattina senza sapere che è per l'ultima volta....
In 12 morirono subito. Altri morirono dopo qualche anno per le ferite e le ustioni riportate. Molti convivono con le cicatrici del corpo e dell'anima.
I funerali li vedemmo in televisione. Un dolore straziante ma composto, che testimoniava un'ingiustizia impossibile anche da immaginare. Guardavamo loro e vedevamo noi, seduti al banco, proiettati verso un futuro che appena si schiudeva; ma come puoi pensare, concepire, capire l'ingiustizia di morire a 15 anni? Non potevamo. Ma ora sì, ora è chiaro.
https://video.repubblica.it/edizione/bologna/trent-anni-fa-la-strage-del-salvemini-era-una-scuola-ma-sembrava-di-essere-all-and-8217inferno/372322/372936
Come spesso accade nel nostro Paese, quelle 12 anime morirono più volte, in seguito; perché spesso in Italia non c'è posto per la giustizia. Quella mattina di dicembre un giovane pilota sottotenente 24enne, Bruno Viviani, decolla da Villafranca alle 9:48 con un Aermacchi; si tratterebbe di un volo d'esercitazione militare, ma alle 10:22 l'aereo dette segni d'avaria. L'areoporto più vicino, Ferrara, aveva la pista troppo corta, quindi il pilota decise di dirigersi verso Bologna. Alle 10:31, già sopra centro abitato, segnalò alla torre di controllo che il motore si era fermato e aveva preso fuoco, poi si lanciò col paracadute salvandosi e lasciando l'aereo fuori controllo. Alle 10:33 l'Aermacchi si schiantò prendendo in pieno il primo piano della scuola.
Gli imputati, condannati in primo grado per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, vennero completamente assolti in appello, sette anni dopo, perché "il fatto non costituisce reato" .... il fatto non costituisce reato ...
Non solo giustizia non fu fatta, ma le famiglie non ebbero diritto ad alcun risarcimento e alla scuola non fu permesso di costituirsi parte civile. Come afferma Simona Lembi, allora rappresentante d'istituto oggi consigliera a Bologna, " fu il triste epilogo di un'esercitazione militare in tempo di pace finita male, una delle peggiori pagine di storia civile che l'Italia abbia mai conosciuto dal secondo dopoguerra". Ma la reazione della comunità, la scuola, l'amministrazione comunale, la provincia e la regione, fu più forte dell'ingiusta sentenza. Diversamente avrebbe vinto quello Stato che si schierò col Ministero della Difesa contro quello dall'Istruzione (cambia il ministero ma ... vi ricorda qualcosa?). Ancora oggi il Salvemini rappresenta "chi ha avuto la forza di reagire, sapendo di stare dalla parte del giusto".
Oggi il Salvemini è stato trasferito altrove; la scuola distrutta è stata restaurata ed è la Casa della Solidarietà, sede di una trentina si associazioni, dall'ANPI alla pubblica assistenza, dall'ANT alla protezione civile.
Da quella tragedia è nata un'associazione, embrione di quello che poi è diventato il centro per le vittime di reato in Regione. E poi iniziative culturali e della scuola, con progetti d'arte, teatro, manifesti e video. Dichiara il preside: "Da allora si è lavorato affinché la strage, le celebrazioni e il ricordo delle perdite subite, uscisse dal mero processo di rievocazione storica ma assumesse il ruolo di aggregatore, per lo sviluppo di una coscienza civica reale negli studenti, per riaccendere la partecipazione, educare al sentirsi parte di una comunità".
Non una lezione di storia, ma di coscienza civica. Che oggi come oggi non fa male.
L'aula della 2A oggi |
"Le cose che sei" nel trentennale della memoria.
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