A distanza di qualche mese ho messo mano alla seconda avventura con protagonista Lisbeth Salander; devo dire che mi è piaciuta molto, anche più del primo romanzo, tanto che subito dopo ho cominciato il terzo ed ultimo volume della serie Millennium.
Anche questa volta la vicenda è doppiamente narrata da Lisbeth e dal giornalista Mikael Blomkvist.
Lui e Lisbeth si sono persi di vista da circa un anno ed il giornalista di Stoccolma ha per le mani un caso veramente rovente: un'inchiesta/libro sul trafficking, il traffico dei sesso minorile fra l'ex Unione Sovietica e la Svezia.
Autore del libro e dell'inchiesta sono Dag Svensson e Mia Bergman; Dag diventa collaboratore di Millennium e continua a scavare su un nome, Zala, che continua a comparire in modo misterioso nella vicenda.
In modo sorprendente l'inchiesta riguarda anche Lisbeth, riguarda quel periodo della sua fanciullezza di cui nessuno sa nulla, in cui, come dice lei, è successo Tutto Il Male...
Finché una sera Mikael si reca a casa di Dag e Mia e li trova assassinati: tutti gli indizi puntano su Lisbeth, ma Mikael la conosce abbastanza da sentire odore di bruciato. Non rimane che fare luce sul passato della ragazza, un passato che però in molti vogliono tenere nascosto. Anche a costo di uccidere.
Partendo comunque dal presupposto che la storia è un tantino inverosimile (ma, si sa, la realtà a volte è peggio di un film e quindi non diamo nulla per scontato) la trama comunque è costruita in modo avvincente. Si legge benissimo e non si vede l'ora di sapere cosa s'inventerà la nostra Lisbeth per togliersi dagli impicci per l'ennesima volta. Il tutto la trasforma vagamente in una specie di supereroina togliendo, come dicevo sopra, verosimiglianza alla vicenda.
Tutto il romanzo si regge sul suo personaggio, come già dissi del primo volume. Mikael Kalle Blomkvist è una buona spalla, ma la protagonista è lei, piccola, fragile, misantropa, intelligentissima, pericolosa se provocata. Una ragazza affascinante nonostante tutto. Ed infatti tutti ne restano affascinati, alla fine. In questo romanzo scopriremo il suo segreto, Tutto Il Male, e chi ne è stato la causa. Resta da vedere se riuscirà finalmente ad avere giustizia. Il romanzo, come accade spesso con i secondi volumi di una trilogia, di fatto non finisce ma lascia la storia aperta sul terzo romanzo. Presto seguirà la recensione dell'ultimo volume della trilogia.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
Sul sito di Homemademamma, che promuove il Venerdì del Libro, troverete altri suggerimenti di lettura.
Pagine
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venerdì 7 dicembre 2018
venerdì 30 novembre 2018
VdL - Parlami di battaglie, di re e di elefanti, Mathias Enard
Il romanzo di cui vi parlo oggi è in realtà poco più di un racconto. La narrazione parte da ciò che pare essere un fatto reale: nel 1506 Michelangelo venne invitato a Costantinopoli dal sultano Bayazid che vuole fargli costruire un ponte in mezzo al porto della città, una struttura portentosa che dovrà sorgere sul Corno d'Oro.
Da questo punto in avanti realtà e fantasia sono piuttosto confuse: si sa che Michelangelo obiettò di non essere un ingegnere, ma l'impresa lo tenta per vari motivi. Prima di tutto è in fuga da Roma e da papa Giulio II e dalle sue ire; in secondo luogo già Leonardo da Vinci venne interpellato per la costruzione del ponte, ma il suo progetto non piacque al sultano ... quale migliore occasione per umiliare il rivale?
Di fatto non è certo se veramente Michelangelo abbia accettato l'invito e si sia recato a Costantinopoli, ma Enard ipotizza di sì ed il romanzo è una cronaca di questo viaggio. Giunto nella città turca allo scultore fiorentino vengo assegnati un traduttore, un paggio ed un segretario; il segretario è Mesihi da Pristina, personaggio reale, poeta e artista protetto del visir, che guida Michelangelo attraverso la città e le sue bellezze.
Devo dire che tutto sommato ho trovato sostanzialmente strumentale la presenza di Michelangelo, sembra messo un po' lì per incuriosire ed attirare l'attenzione del lettore; il protagonista sarebbe potuto essere chiunque altro e non sarebbe cambiato nulla ai fini della storia. Più che una vicenda è l'affresco di un periodo, il '500, e di una città, Costantinopoli.
La prosa è molto bella e utilizza un lessico interessante, quasi d'altri tempi; scorrevole, si legge in poco tempo.
Diciamo che tutto sommato non lascia molto, ma leggerlo non è faticoso quindi vale la pena togliersi la curiosità.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀
Gli altri suggerimenti di oggi li trovate sul blog di Homemademamma, promotrice del venerdì del libro.
Da questo punto in avanti realtà e fantasia sono piuttosto confuse: si sa che Michelangelo obiettò di non essere un ingegnere, ma l'impresa lo tenta per vari motivi. Prima di tutto è in fuga da Roma e da papa Giulio II e dalle sue ire; in secondo luogo già Leonardo da Vinci venne interpellato per la costruzione del ponte, ma il suo progetto non piacque al sultano ... quale migliore occasione per umiliare il rivale?
Di fatto non è certo se veramente Michelangelo abbia accettato l'invito e si sia recato a Costantinopoli, ma Enard ipotizza di sì ed il romanzo è una cronaca di questo viaggio. Giunto nella città turca allo scultore fiorentino vengo assegnati un traduttore, un paggio ed un segretario; il segretario è Mesihi da Pristina, personaggio reale, poeta e artista protetto del visir, che guida Michelangelo attraverso la città e le sue bellezze.
Devo dire che tutto sommato ho trovato sostanzialmente strumentale la presenza di Michelangelo, sembra messo un po' lì per incuriosire ed attirare l'attenzione del lettore; il protagonista sarebbe potuto essere chiunque altro e non sarebbe cambiato nulla ai fini della storia. Più che una vicenda è l'affresco di un periodo, il '500, e di una città, Costantinopoli.
La prosa è molto bella e utilizza un lessico interessante, quasi d'altri tempi; scorrevole, si legge in poco tempo.
Diciamo che tutto sommato non lascia molto, ma leggerlo non è faticoso quindi vale la pena togliersi la curiosità.
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venerdì 9 novembre 2018
VdL - Il matrimonio di mio fratello, Enrico Brizzi
La prima volta che ho incontrato "incontrato" Enrico Brizzi ero una giovane universitaria appena uscita dal liceo di cui conservavo ancora gli odori e gli ardori; il suo primo libro, "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", fu un po' un colpo di fulmine pur nella sua semplicità. Per me era facile amarlo e farlo mio: ambientato a Bologna, la mia città, nei luoghi che conosco e che amo, il liceo Galvani in fondo non così diverso dal mio liceo di provincia, gli amici, le serate pazze e inconcludenti, l'amore adolescenziale ... eh ... chi non se lo ricorda?! All'epoca erano cose così vicine nel tempo che finii per adorare questo libro, leggendolo e rileggendolo fino consumarlo.
Dopo quasi 25 anni "rincontro" il signor Brizzi e ... beh, siamo cresciuti entrambi, siamo due adulti che parlano e scrivono/leggono da adulti. Ma ci conosciamo e ci riconosciamo in una corrispondenza che si rinnova anche a distanza di tempo. Questa è una storia da adulti, ma la narrazione è dolce e nostalgica come, a modo sua, lo era quella del protagonista adolescente di allora; solo più matura e disincantata.
Trama tratta da Mondadori:
Teo ha 39 anni, un lavoro sicuro, una bella casa, una macchina aziendale ed una donna diversa ogni week-end. Non ama impegnarsi troppo a fondo per quel che riguarda i sentimenti, ma la sua vita gli va abbastanza bene così. Non come suo fratello Max che ha sempre avuto un atteggiamento radicale in ogni cosa: nel rapporto con i genitori come nell'amore per l'alpinismo; nello sposarsi a fare i figli dopo i trenta, come nel separarsi rovinosamente dopo i quaranta.
Teo sta rientrando a Bologna dopo giorni di lavoro lungo la costa adriatica quando riceve la telefonata dei genitori, i quali lo informano, angosciati, che Max non si trova insieme ai suoi bambini.
Così Teo si lancia in un viaggio a rotta di collo verso l'Alto Adige, dove Max vive. Un viaggio che è anche un viaggio nel passato.
Sostanzialmente questo romanzo è la narrazione della vita, dagli anni '70 ad oggi, di una famiglia italiana normalissima, come ce ne sono tante, potrebbe essere la mia come la vostra. Per questo, quello con Enrico Brizzi, è stato di nuovo un incontro emotivo molto bello.
Io sono sostanzialmente coetanea di Max, quindi leggere la loro vita, dall'infanzia all'età adulta, è stato un po' come rileggere la mia. I giochi da bambini in cortile, le vacanze al mare in Romagna con la nonna, persino l'amore per la montagna, pure questo abbiamo in comune. La scuola, gli anni che passano, l'inevitabile distanza che in adolescenza si crea fra fratelli; il rapporto con la famiglia, che è diversa dalla mia ma alla fine neanche poi così tanto; il ritrovarsi, una volta adulti.
Sullo sfondo l'Italia che cambia e che fa capolino fra le pagine e nella vita dei protagonisti: dall'"Italia da bere" degli anni '80, al terremoto di Mani Pulite alle incertezze della Seconda Repubblica. Noi, figli degli anni '70, figli del boom economico, eravamo destinati a grandi cose; abbiamo avuto un'istruzione eccellente, pagata a suon di sacrifici dai nostri genitori, convinti che questo ci avrebbe spianato la strada verso una vita di successo. Ma la società è cambiata attorno a noi e ci siamo ritrovati ad annaspare soffocati da mutui impossibili, lavori precari ed un'economia che non è più in boom ma in flop.
Quindi, quello che sembra un romanzo semplice, forse pure banale, è invece un romanzo che narra in maniera puntuale ed efficace la storia degli ultimi 40 anni, i cambiamenti sociali e culturali, il tutto attraverso gli occhi di due fratelli.
In questo libro ho ritrovato Bologna, i bolognesi, le mie esperienze dall'infanzia alla maturità; ho ritrovato il mio Paese, i suoi cambiamenti e le sue promesse infrante; ho ritrovato anche le mie montagne, dall'appennino bolognese, dove vivo, all'Alto Adige che amo fin dalla fanciullezza e che per me, come per Max, è il luogo del cuore.
Non vi garantisco che, per tutti i motivi personali sopra elencati, questo romanzo piacerà a voi com'è piaciuto a me, ma io ve lo consiglio comunque.
La narrazione è scorrevole e rende piacevole la lettura, i personaggi sono studiati ed analizzati veramente molto bene; non mancano le situazioni divertenti ed i simpatici aneddoti famigliari che strappano un sorriso.
Come inciso segnalo che la parte riguardante le scalate degli "ottomila" mi ha spronata ad un personale approfondimento del tema, facendomi scoprire alcuni testi (fra i quali la biografia di Manolo) che sono entrati di prepotenza nella lista dei libri da leggere. Non da ultimo mi sono resa conto che per tutto il tempo mi ronzava in testa una frase: Sector, no limits ... poi dicono i condizionamenti della pubblicità 😄
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
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Dopo quasi 25 anni "rincontro" il signor Brizzi e ... beh, siamo cresciuti entrambi, siamo due adulti che parlano e scrivono/leggono da adulti. Ma ci conosciamo e ci riconosciamo in una corrispondenza che si rinnova anche a distanza di tempo. Questa è una storia da adulti, ma la narrazione è dolce e nostalgica come, a modo sua, lo era quella del protagonista adolescente di allora; solo più matura e disincantata.
Trama tratta da Mondadori:
Teo ha 39 anni, un lavoro sicuro, una bella casa, una macchina aziendale ed una donna diversa ogni week-end. Non ama impegnarsi troppo a fondo per quel che riguarda i sentimenti, ma la sua vita gli va abbastanza bene così. Non come suo fratello Max che ha sempre avuto un atteggiamento radicale in ogni cosa: nel rapporto con i genitori come nell'amore per l'alpinismo; nello sposarsi a fare i figli dopo i trenta, come nel separarsi rovinosamente dopo i quaranta.
Teo sta rientrando a Bologna dopo giorni di lavoro lungo la costa adriatica quando riceve la telefonata dei genitori, i quali lo informano, angosciati, che Max non si trova insieme ai suoi bambini.
Così Teo si lancia in un viaggio a rotta di collo verso l'Alto Adige, dove Max vive. Un viaggio che è anche un viaggio nel passato.
Sostanzialmente questo romanzo è la narrazione della vita, dagli anni '70 ad oggi, di una famiglia italiana normalissima, come ce ne sono tante, potrebbe essere la mia come la vostra. Per questo, quello con Enrico Brizzi, è stato di nuovo un incontro emotivo molto bello.
Io sono sostanzialmente coetanea di Max, quindi leggere la loro vita, dall'infanzia all'età adulta, è stato un po' come rileggere la mia. I giochi da bambini in cortile, le vacanze al mare in Romagna con la nonna, persino l'amore per la montagna, pure questo abbiamo in comune. La scuola, gli anni che passano, l'inevitabile distanza che in adolescenza si crea fra fratelli; il rapporto con la famiglia, che è diversa dalla mia ma alla fine neanche poi così tanto; il ritrovarsi, una volta adulti.
Sullo sfondo l'Italia che cambia e che fa capolino fra le pagine e nella vita dei protagonisti: dall'"Italia da bere" degli anni '80, al terremoto di Mani Pulite alle incertezze della Seconda Repubblica. Noi, figli degli anni '70, figli del boom economico, eravamo destinati a grandi cose; abbiamo avuto un'istruzione eccellente, pagata a suon di sacrifici dai nostri genitori, convinti che questo ci avrebbe spianato la strada verso una vita di successo. Ma la società è cambiata attorno a noi e ci siamo ritrovati ad annaspare soffocati da mutui impossibili, lavori precari ed un'economia che non è più in boom ma in flop.
Quindi, quello che sembra un romanzo semplice, forse pure banale, è invece un romanzo che narra in maniera puntuale ed efficace la storia degli ultimi 40 anni, i cambiamenti sociali e culturali, il tutto attraverso gli occhi di due fratelli.
In questo libro ho ritrovato Bologna, i bolognesi, le mie esperienze dall'infanzia alla maturità; ho ritrovato il mio Paese, i suoi cambiamenti e le sue promesse infrante; ho ritrovato anche le mie montagne, dall'appennino bolognese, dove vivo, all'Alto Adige che amo fin dalla fanciullezza e che per me, come per Max, è il luogo del cuore.
Non vi garantisco che, per tutti i motivi personali sopra elencati, questo romanzo piacerà a voi com'è piaciuto a me, ma io ve lo consiglio comunque.
La narrazione è scorrevole e rende piacevole la lettura, i personaggi sono studiati ed analizzati veramente molto bene; non mancano le situazioni divertenti ed i simpatici aneddoti famigliari che strappano un sorriso.
Come inciso segnalo che la parte riguardante le scalate degli "ottomila" mi ha spronata ad un personale approfondimento del tema, facendomi scoprire alcuni testi (fra i quali la biografia di Manolo) che sono entrati di prepotenza nella lista dei libri da leggere. Non da ultimo mi sono resa conto che per tutto il tempo mi ronzava in testa una frase: Sector, no limits ... poi dicono i condizionamenti della pubblicità 😄
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venerdì 26 ottobre 2018
VdL - L'atlante di smeraldo, John Stephens
Il fantasy è senza dubbio uno dei miei generi preferiti, quindi, quando ne trovo uno, di solito mi ci butto a pesce!
L'atlante di smeraldo è il primo romanzo di una trilogia chiamata "I libri dell'inizio".
"Nella notte di Natale che Kate non dimenticherà mai, lei ed i suoi fratelli, Michael ed Emma, vengono prelevati da casa e portati via dalla loro famiglia con il consenso dei genitori. Kate si rende conto che qualcosa di grave sta accadendo, ma ha solo quattro anni e non riesce a comprendere. Dieci anni dopo, dopo un numero spaventoso di orfanotrofi, i tre fratelli approdano all'istituto di Cambridge Falls, un posto stranissimo pieno di stanze ed oggetti bizzarri. Poco a poco molte domande si affacciano alla mente dei tre ragazzi; fino a quando viene rinvenuto un misterioso libro verde che sembra brillare di luce propria..."
Diciamocelo: questo libro è pieno zeppo di luoghi comuni tipici dei libri fantasy. La famiglia separata, i tre protagonisti che si ritrovano "magici" a loro insaputa, il viaggio nel tempo, maghi, orchi, streghe, giganti, nani e, non da ultimo, libri fatati! La prima cosa che si pensa è: beh dai ne verrebbe un discreto film (fra l'altro credo che sia stato proprio così!).
Insomma di questa accusa il libro è colpevole senza ombra di dubbio. Ma .... la trama tiene. Quindi nonostante l' "Oh my God!" iniziale il libro si lascia leggere, anche se il target è preadolescenziale, anche un lettore più maturo può trovare fonte di svago soddisfacente.
Quindi consiglio sicuramente di regalarlo ai vostri ragazzi e, se vi incuriosisce, buttateci un occhio pure voi.
Buona lettura!
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
Potrete trovare altri divertenti consigli di lettura su Homemademamma, promotrice dell'iniziativa.
L'atlante di smeraldo è il primo romanzo di una trilogia chiamata "I libri dell'inizio".
"Nella notte di Natale che Kate non dimenticherà mai, lei ed i suoi fratelli, Michael ed Emma, vengono prelevati da casa e portati via dalla loro famiglia con il consenso dei genitori. Kate si rende conto che qualcosa di grave sta accadendo, ma ha solo quattro anni e non riesce a comprendere. Dieci anni dopo, dopo un numero spaventoso di orfanotrofi, i tre fratelli approdano all'istituto di Cambridge Falls, un posto stranissimo pieno di stanze ed oggetti bizzarri. Poco a poco molte domande si affacciano alla mente dei tre ragazzi; fino a quando viene rinvenuto un misterioso libro verde che sembra brillare di luce propria..."
Diciamocelo: questo libro è pieno zeppo di luoghi comuni tipici dei libri fantasy. La famiglia separata, i tre protagonisti che si ritrovano "magici" a loro insaputa, il viaggio nel tempo, maghi, orchi, streghe, giganti, nani e, non da ultimo, libri fatati! La prima cosa che si pensa è: beh dai ne verrebbe un discreto film (fra l'altro credo che sia stato proprio così!).
Insomma di questa accusa il libro è colpevole senza ombra di dubbio. Ma .... la trama tiene. Quindi nonostante l' "Oh my God!" iniziale il libro si lascia leggere, anche se il target è preadolescenziale, anche un lettore più maturo può trovare fonte di svago soddisfacente.
Quindi consiglio sicuramente di regalarlo ai vostri ragazzi e, se vi incuriosisce, buttateci un occhio pure voi.
Buona lettura!
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venerdì 28 settembre 2018
VdL - Una vita perfetta, Renée Knight
In occasione della puntata al mare di fine estate, mi sono buttata sul cartaceo con questo romanzo comprato online "sulla fiducia" visto che le recensioni non erano delle più entusiasmanti.
Invece a me è piaciuto ed ho trovato la trama per nulla banale come invece i più asserivano.
Catherine Ravenscroft non riesce più a dormire da quando, durante il trasloco nella nuova casa, un libro è misteriosamente comparso fra le sua cose. Non si riesce a capire da dove sia arrivato, ma quel libro parla di lei; di lei e di un lontano pomeriggio in cui è accaduto qualcosa, qualcosa che Catherine ha imposto a se stessa di dimenticare. E pensare che Catherine avrebbe già abbastanza a cui pensare: un matrimonio che si tiene a galla per inerzia, un figlio che la respinge e che è a sua volta problematico. Ma questo lo sa solo Catherine; agli occhi del mondo la sua vita è perfetta: un lavoro di successo come documentarista, un marito premuroso, un figlio che ha trovato un lavoro (magari non proprio il lavoro dei sogni) e sembra aver superato il suo momento difficile, una bella casa nuova. E adesso quel libro che la ossessiona e che comincia ad aprire una crepa nella facciata di perfezione della sua vita. Chi può sapere qualcosa che nessuno al mondo dovrebbe sapere? Cosa vuole da lei? Catherine comincia ad indagare e piano piano capisce chi può essere ad avercela tanto con lei.
Ci sono molti modi di mistificare la verità e, a volte, si può fare anche in buona fede, convinti di essere nel giusto. Questo romanzo tratta di questo: le molte facce della verità. Non sempre le cose sono come sembrano e prima di trarre conclusioni da fatti circostanziali sarebbe opportuno indagare più a fondo o quantomeno concedere il beneficio del dubbio. Ma, in realtà, tutti tendiamo a saltare alle conclusioni e a puntare il dito contro il colpevole.
Ma la realtà è un'altra cosa.
Scritto bene e con una trama interessante e dolorosamente realistica. Lo consiglio comunque come lettura leggera.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
Grazie ad Homemademamma per l'iniziativa ed i suggerimenti di oggi
Invece a me è piaciuto ed ho trovato la trama per nulla banale come invece i più asserivano.
Catherine Ravenscroft non riesce più a dormire da quando, durante il trasloco nella nuova casa, un libro è misteriosamente comparso fra le sua cose. Non si riesce a capire da dove sia arrivato, ma quel libro parla di lei; di lei e di un lontano pomeriggio in cui è accaduto qualcosa, qualcosa che Catherine ha imposto a se stessa di dimenticare. E pensare che Catherine avrebbe già abbastanza a cui pensare: un matrimonio che si tiene a galla per inerzia, un figlio che la respinge e che è a sua volta problematico. Ma questo lo sa solo Catherine; agli occhi del mondo la sua vita è perfetta: un lavoro di successo come documentarista, un marito premuroso, un figlio che ha trovato un lavoro (magari non proprio il lavoro dei sogni) e sembra aver superato il suo momento difficile, una bella casa nuova. E adesso quel libro che la ossessiona e che comincia ad aprire una crepa nella facciata di perfezione della sua vita. Chi può sapere qualcosa che nessuno al mondo dovrebbe sapere? Cosa vuole da lei? Catherine comincia ad indagare e piano piano capisce chi può essere ad avercela tanto con lei.
Ci sono molti modi di mistificare la verità e, a volte, si può fare anche in buona fede, convinti di essere nel giusto. Questo romanzo tratta di questo: le molte facce della verità. Non sempre le cose sono come sembrano e prima di trarre conclusioni da fatti circostanziali sarebbe opportuno indagare più a fondo o quantomeno concedere il beneficio del dubbio. Ma, in realtà, tutti tendiamo a saltare alle conclusioni e a puntare il dito contro il colpevole.
Ma la realtà è un'altra cosa.
Scritto bene e con una trama interessante e dolorosamente realistica. Lo consiglio comunque come lettura leggera.
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venerdì 21 settembre 2018
VdL - Open La mia storia, Andre Agassi
Benritrovate care amiche!
Quando si tratta di letture, io non sono molto il tipo da biografie specialmente se narrate dal protagonista della storia. Meno che meno se si tratta di biografie di sportivi forse anche perché non seguo assiduamente nessuno sport. Ovviamente si sono le debite eccezioni. Il tennis è uno sport che mi ha sempre affascinato, da ragazzina ho anche un po' giocato e quando Agassi era all'apice della sua carriera avevo l'età in cui un vago interesse per lo sport nasce in tutti, anche nei più refrattari come me! Inoltre ho letto un gran bene di questo libro, quindi ho pensato che era arrivata la sua ora.
Non sono rimasta delusa. Si tratta di una bella biografia, raccontata bene e molto particolare.
Anzitutto la prima cosa che Agassi ci tiene a dirci è che odia il tennis! Ha sempre odiato il tennis! Nonostante ciò o forse proprio per questo (leggetelo e lo scoprirete) Agassi è stato uno dei tennisti più longevi.
Si parte dall'infanzia, a Las Vegas, con un padre autoritario ed irascibile che ha deciso che Andre deve diventare il numero uno del tennis mondiale. Allenamenti massacranti, pressione psicologica, iscrizione ad una strana scuola-collegio sportivo in Florida e via, verso il successo, ma con calma e passando da tante tante tante sconfitte.
Bello lo scavo psicologico che Agassi riesce a fare su se stesso, su come alla fine il suo più temibile avversario fosse la propria insicurezza, la propria rabbia, la propria paura di perdere.
Ne esce il ritratto di una sportivo forte e fragile al tempo stesso, una persona sensibile, aperta verso il prossimo fino all'ingenuità, una bella persona.
Intorno a lui un mondo, quello dello sport, che non perdona nessuno sbaglio, nessuna caduta di stile e che giudica ogni tua mossa, ogni sorriso, ogni parola. Che ti cuce addosso un personaggio, che magari non sei tu, ma te lo tieni cucito finché non esci dal giro e magari, alla fine, fingi di esserlo quel personaggio perché è quello che si aspettano da te.
Devo proprio dirlo, un bel libro. Mi sono ritrovata a cercare su YouTube i filmati degli incontri di cui Agassi racconta, alcuni di questi hanno fatto la storia del tennis.
Consiglio senza dubbio di leggerlo!
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀
le altre letture consigliate oggi le trovate su Homemademamma, promotrice di quest'iniziativa.
Quando si tratta di letture, io non sono molto il tipo da biografie specialmente se narrate dal protagonista della storia. Meno che meno se si tratta di biografie di sportivi forse anche perché non seguo assiduamente nessuno sport. Ovviamente si sono le debite eccezioni. Il tennis è uno sport che mi ha sempre affascinato, da ragazzina ho anche un po' giocato e quando Agassi era all'apice della sua carriera avevo l'età in cui un vago interesse per lo sport nasce in tutti, anche nei più refrattari come me! Inoltre ho letto un gran bene di questo libro, quindi ho pensato che era arrivata la sua ora.
Non sono rimasta delusa. Si tratta di una bella biografia, raccontata bene e molto particolare.
Anzitutto la prima cosa che Agassi ci tiene a dirci è che odia il tennis! Ha sempre odiato il tennis! Nonostante ciò o forse proprio per questo (leggetelo e lo scoprirete) Agassi è stato uno dei tennisti più longevi.
Si parte dall'infanzia, a Las Vegas, con un padre autoritario ed irascibile che ha deciso che Andre deve diventare il numero uno del tennis mondiale. Allenamenti massacranti, pressione psicologica, iscrizione ad una strana scuola-collegio sportivo in Florida e via, verso il successo, ma con calma e passando da tante tante tante sconfitte.
Bello lo scavo psicologico che Agassi riesce a fare su se stesso, su come alla fine il suo più temibile avversario fosse la propria insicurezza, la propria rabbia, la propria paura di perdere.
Ne esce il ritratto di una sportivo forte e fragile al tempo stesso, una persona sensibile, aperta verso il prossimo fino all'ingenuità, una bella persona.
Intorno a lui un mondo, quello dello sport, che non perdona nessuno sbaglio, nessuna caduta di stile e che giudica ogni tua mossa, ogni sorriso, ogni parola. Che ti cuce addosso un personaggio, che magari non sei tu, ma te lo tieni cucito finché non esci dal giro e magari, alla fine, fingi di esserlo quel personaggio perché è quello che si aspettano da te.
Devo proprio dirlo, un bel libro. Mi sono ritrovata a cercare su YouTube i filmati degli incontri di cui Agassi racconta, alcuni di questi hanno fatto la storia del tennis.
Consiglio senza dubbio di leggerlo!
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venerdì 31 agosto 2018
VdL - Vita sentimentale di un camionista, Alicia Gimenez-Bartlett
Finalmente rieccoci al venerdì del libro di Homemademamma!
Quest'estate ammetto di aver letto poco; siamo andati in montagna e ci siamo dati a lunghe ed impegnative camminate, quindi la voglia di leggere era sotto zero.
Fra poco fare qualche giorno di mare e lì, magari, mi rifarò del tempo perduto.
Per questo primo appuntamento vi proporrei un libro che ho letto un po' di tempo fa, "Vita sentimentale di un camionista" della Gimenez-Batlett.
All'epoca scelsi questo romanzo principalmente perché mio marito è un camionista e volevo vedere come veniva presentata questa particolare figura lavorativa.
Le vicende si svolgono in Spagna ed il protagonista è Rafael, camionista di 34 anni. Non è un bel personaggio Rafael, è un uomo che ama "detenere il potere" nei rapporti con gli altri, detesta i legami, gli obblighi, l'oppressione di un rapporto a due. E' sposato ed ha due figlie, ma la sua vita è sulla strada, una vita senza radici l'unico modo in cui riesce a sentirsi vivo.
"La gente non si muove mai, rimane sempre nello stesso posto, appiccicata a quel che vede dalle finestre di casa, tante volte il muro del vicino, un palo della luce. Lui non ce la faceva. Come camionista lavorava di più, ma ogni giorno vedeva una città diversa. Poteva godersi il piacere di correre sul camion mentre gli altri dormivano nei loro buchi, piantati lì come alberi in fila".
In giro Rafael ha parecchie "fidanzate" che tratta come oggetti e da cui non vuole essere stressato. Se non desidera avere a che fare con loro, si rivolge alle prostitute. Rafael è il prototipo del maschilista, sessista che crede di avere il diritto di calpestare i sentimenti del prossimo perché il suo benessere è più importante di tutto il resto.
Le cose cambiano, anzi franano, quando incontra Tona, cameriera in un autogrill che è praticamente la sua nemesi. Fredda, indipendente quasi "mascolina" per alcuni versi, Tona lo tratta come lui tratta le altre fidanzate: lui è il suo giocattolo con cui gioca solo quando ne ha voglia.
Non si può dire che sia un libro sconvolgentemente bello, ma ha il suo perché. Il "credo", la filosofia di vita del vero camionista sono espressi in modo sorprendentemente preciso. Il bisogno viscerale di vivere sulla strada sempre in un posto diverso, il piacere del rombo del motore, vedere il mondo dall'alto della cabina di guida imprime alla realtà connotati diversi, invisibili al normale automobilista.
Per il resto è la storia di una grande solitudine.
Ben scritto, ben gestita la storia; tutto sommato è un libro che consiglierei.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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Quest'estate ammetto di aver letto poco; siamo andati in montagna e ci siamo dati a lunghe ed impegnative camminate, quindi la voglia di leggere era sotto zero.
Fra poco fare qualche giorno di mare e lì, magari, mi rifarò del tempo perduto.
Per questo primo appuntamento vi proporrei un libro che ho letto un po' di tempo fa, "Vita sentimentale di un camionista" della Gimenez-Batlett.
All'epoca scelsi questo romanzo principalmente perché mio marito è un camionista e volevo vedere come veniva presentata questa particolare figura lavorativa.
Le vicende si svolgono in Spagna ed il protagonista è Rafael, camionista di 34 anni. Non è un bel personaggio Rafael, è un uomo che ama "detenere il potere" nei rapporti con gli altri, detesta i legami, gli obblighi, l'oppressione di un rapporto a due. E' sposato ed ha due figlie, ma la sua vita è sulla strada, una vita senza radici l'unico modo in cui riesce a sentirsi vivo.
"La gente non si muove mai, rimane sempre nello stesso posto, appiccicata a quel che vede dalle finestre di casa, tante volte il muro del vicino, un palo della luce. Lui non ce la faceva. Come camionista lavorava di più, ma ogni giorno vedeva una città diversa. Poteva godersi il piacere di correre sul camion mentre gli altri dormivano nei loro buchi, piantati lì come alberi in fila".
In giro Rafael ha parecchie "fidanzate" che tratta come oggetti e da cui non vuole essere stressato. Se non desidera avere a che fare con loro, si rivolge alle prostitute. Rafael è il prototipo del maschilista, sessista che crede di avere il diritto di calpestare i sentimenti del prossimo perché il suo benessere è più importante di tutto il resto.
Le cose cambiano, anzi franano, quando incontra Tona, cameriera in un autogrill che è praticamente la sua nemesi. Fredda, indipendente quasi "mascolina" per alcuni versi, Tona lo tratta come lui tratta le altre fidanzate: lui è il suo giocattolo con cui gioca solo quando ne ha voglia.
Non si può dire che sia un libro sconvolgentemente bello, ma ha il suo perché. Il "credo", la filosofia di vita del vero camionista sono espressi in modo sorprendentemente preciso. Il bisogno viscerale di vivere sulla strada sempre in un posto diverso, il piacere del rombo del motore, vedere il mondo dall'alto della cabina di guida imprime alla realtà connotati diversi, invisibili al normale automobilista.
Per il resto è la storia di una grande solitudine.
Ben scritto, ben gestita la storia; tutto sommato è un libro che consiglierei.
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venerdì 6 luglio 2018
VdL - Le ragazze, Emma Cline
Buongiorno a tutte. Niente di leggero oggi in programma anche se l'estate chiamerebbe letture più leggiadri. Il libro di oggi è liberamente ispirato alle vicende di cui fu protagonista Charles Manson alla fine degli anni '60. Per chi non lo ricorda Manson fondò una setta, in California, formata per lo più da giovani donne, di cui era il guru: vivevano promiscuamente in un ranch praticando sesso di gruppo, facendo uso smodato di hashish e LSD, rubando e rapinando per sostentarsi. Manson era ossessionato dalla fama e desiderava ardentemente diventare una star della musica hippy, quando ciò non avvenne ordinò una serie di massacri a fine vendicativo e dimostrativo, il più noto fu quello di Cielo Drive di cui fu vittima l'attrice Sharon Tate allora moglie di Roman Polanski.
Questa è la storia di fondo, ma il tutto viene raccontato attraverso gli occhi di Evie una ragazzina di 14 anni finita nelle maglie della setta.
Evie è una ragazza di famiglia ricca, molto sola a causa del divorzio dei genitori: il padre si è trasferito a Palo Alto con la giovane amante e la madre è naufragata nei marosi di un abbandono che l'ha lasciata sola e vuota, alla ricerca di una nuova vita, di un nuovo compagno trascura enormemente la figlia che comincia a dare segni di ribellione. Evie litiga con la sua unica amica e rimane affascinata da una visione fugace delle "ragazze del ranch", soprattutto da Suzanne, la favorita del santone Russell. In effetti Evie cerca solo compagnia e comprensione, ma la setta vuole altro e Suzanne, affascinante e carismatica, l'avvicina con una scusa invitandola al ranch. Le viene offerta droga, una visione della vita libera e ribelle ad ogni autorità. Evie è solo una bambina, viene ammaliata dalla sensazione di libertà selvaggia che aleggia nel gruppo, comincia a fare sesso con Russell e questo la fa sentire adulta, superiore alle sue coetanee, custode di un segreto che nessuno può sospettare.
Alla fine comincia a rubare soldi alla madre e viene mandata in punizione a casa del padre a Palo Alto. Ma Evie ha sviluppato una sorta di dipendenza emotiva da Suzanne, non da Russell di cui non subisce il fascino, ma da Suzanne, ragazza maledetta, tormentata, soggiogata da Russell.
Paradossalmente è proprio grazie a Suzanne che Evie può sottrarsi al momento del massacro. Di fatto il suo nome non viene mai associato alla setta e può recuperare la sua vita.
Il racconto di tutta la vicenda viene fatto da una Evie di mezz'età, una donna che si fa della domande, una donna che ha sfiorato il male e non c'è caduta dentro, ma per puro caso. Per tutta la vita Evie si è domandata cosa sarebbe successo se fosse stata là, se avesse avuto in mano il coltello...
Il romanzo non mi ha fatto impazzire più che altro per le tematiche, non amo molto le storie di massacri, sono un po' suggestionabile; ma la Cline scrive molto bene ed è una formidabile indagatrice dell'animo unano. Forse in virtù della giovane età descrive in maniera magistrale i sentimenti, le pulsioni, le angosce e i dubbi di un'adolescente. La facilità con cui una mente immatura può venire soggiogata o semplicemente abbindolata, perché una ragazza così giovane fatica a vedere il marcio, la malizia dietro la richiesta più innocente e cade nella rete più facilmente.
In definitiva e la storia di Manson dal punto di vista delle ragazze della setta; mette in luce la loro adorazione per il leader, l'abbruttimento causato dalle droghe e dal sesso indiscriminato.
Come madre di una ragazza di 12 anni il libro mi ha turbata. Il vero interrogativo è quanto davvero un genitore, preso da mille problemi, sa davvero cosa fa il proprio figlio fuori dalle mura di casa? Certo, la madre di Evie è miseramente cieca e colpevolmente distratta, ma può capitare a chiunque no? E' questo che turba, può capitare a chiunque...
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
gli altri suggerimenti di oggi li trovate su Homemademamma
Questa è la storia di fondo, ma il tutto viene raccontato attraverso gli occhi di Evie una ragazzina di 14 anni finita nelle maglie della setta.
Evie è una ragazza di famiglia ricca, molto sola a causa del divorzio dei genitori: il padre si è trasferito a Palo Alto con la giovane amante e la madre è naufragata nei marosi di un abbandono che l'ha lasciata sola e vuota, alla ricerca di una nuova vita, di un nuovo compagno trascura enormemente la figlia che comincia a dare segni di ribellione. Evie litiga con la sua unica amica e rimane affascinata da una visione fugace delle "ragazze del ranch", soprattutto da Suzanne, la favorita del santone Russell. In effetti Evie cerca solo compagnia e comprensione, ma la setta vuole altro e Suzanne, affascinante e carismatica, l'avvicina con una scusa invitandola al ranch. Le viene offerta droga, una visione della vita libera e ribelle ad ogni autorità. Evie è solo una bambina, viene ammaliata dalla sensazione di libertà selvaggia che aleggia nel gruppo, comincia a fare sesso con Russell e questo la fa sentire adulta, superiore alle sue coetanee, custode di un segreto che nessuno può sospettare.
Alla fine comincia a rubare soldi alla madre e viene mandata in punizione a casa del padre a Palo Alto. Ma Evie ha sviluppato una sorta di dipendenza emotiva da Suzanne, non da Russell di cui non subisce il fascino, ma da Suzanne, ragazza maledetta, tormentata, soggiogata da Russell.
Paradossalmente è proprio grazie a Suzanne che Evie può sottrarsi al momento del massacro. Di fatto il suo nome non viene mai associato alla setta e può recuperare la sua vita.
Il racconto di tutta la vicenda viene fatto da una Evie di mezz'età, una donna che si fa della domande, una donna che ha sfiorato il male e non c'è caduta dentro, ma per puro caso. Per tutta la vita Evie si è domandata cosa sarebbe successo se fosse stata là, se avesse avuto in mano il coltello...
Il romanzo non mi ha fatto impazzire più che altro per le tematiche, non amo molto le storie di massacri, sono un po' suggestionabile; ma la Cline scrive molto bene ed è una formidabile indagatrice dell'animo unano. Forse in virtù della giovane età descrive in maniera magistrale i sentimenti, le pulsioni, le angosce e i dubbi di un'adolescente. La facilità con cui una mente immatura può venire soggiogata o semplicemente abbindolata, perché una ragazza così giovane fatica a vedere il marcio, la malizia dietro la richiesta più innocente e cade nella rete più facilmente.
In definitiva e la storia di Manson dal punto di vista delle ragazze della setta; mette in luce la loro adorazione per il leader, l'abbruttimento causato dalle droghe e dal sesso indiscriminato.
Come madre di una ragazza di 12 anni il libro mi ha turbata. Il vero interrogativo è quanto davvero un genitore, preso da mille problemi, sa davvero cosa fa il proprio figlio fuori dalle mura di casa? Certo, la madre di Evie è miseramente cieca e colpevolmente distratta, ma può capitare a chiunque no? E' questo che turba, può capitare a chiunque...
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venerdì 29 giugno 2018
VdL - Tu sei il male, Roberto Costantini
Buongiorno! E' cominciata l'estate e con essa la voglia di gialli ... non chiedetemi perché ma è così, ed era da un bel po' che il primo volume della Trilogia del Male di Costantini era in attesa di essere letto.
Beh, l'ho divorato.
Roma, 11 luglio 1982; una data gloriosa per l'Italia azzurra; nella notte in cui l'Italia di Bearzot vince i mondiali la giovanissima Elisa Sordi sparisce nel nulla all'uscita dal lavoro. Le indagini finiscono in mano al commissario Michele Balistreri, giovane tormentato da un oscuro passato e da trascorsi politici turbolenti. Balistreri, distratto da alcol e donne, prende la cosa sottogamba finché non viene ritrovato il cadavere devastato di Elisa sulle rive del Tevere. Passano 24 anni ed il peso di quei giorni ha molto cambiato il nostro protagonista, alle prese ora con nuovi strani delitti di cui sono sempre vittima giovani donne. Roma, 6 luglio 2006, di nuovo l'Italia in finale ai mondiali, di nuovo l'Italia vince: quella notte Giovanna Sordi, madre di Elisa, si getta dal balcone. Questo è solo l'ultimo degli avvenimenti che porteranno Balistreri, ora a capo della Sezione Speciale Stranieri, a riaprire il caso. Ma tutto questo si rivelerà molto pericoloso....
Veramente un bel giallo. Complesso, per nulla banale, anzi così italianamente complesso, concedetemi il termine.
All'inizio è un po' lento, Balistreri decisamente un antieroe, così vizioso, così poco poliziotto, così a suo agio nel commissariato chic di Vigna Clara dove non succede mai nulla. Ed invece ecco un delitto terribile che gli piomba fra capo e collo; e qui esce il vero Balistreri che non è affatto un inetto come vuole apparire, ma è dotato di intuito, pelo sullo stomaco e sangue freddo. Tutto questo però non salva Elisa, la dea come la chiama lui, una ragazza semplice, di famiglia umile, lavoratrice, seria, cattolica osservante. Elisa fa una fine che non meritava e Balistreri si sente colpevole, per il resto della vita o almeno fino al 2006.
Se vi piace il genere vi consiglio caldamente questo romanzo di cui a breve leggerò gli altri due volumi. All'inizio antipatico, alla fine mi sono affezionata a Balistreri, molto umano e lontano dal poliziotto superman n cui a volte ci s'imbatte. Bellissima l'ambientazione italiana, gli interessi politici che stanno sullo sfondo, ma poi nemmeno troppo, della storia. Un giallo di cui finalmente non sono riuscita a scoprire il colpevole fino all'ultima pagina!
Consigliatissimo sotto il sole!
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀❀
con questo post aderisco all'iniziativa di Homemademamma sul cui sito troverete gli altri suggerimenti di oggi
Veramente un bel giallo. Complesso, per nulla banale, anzi così italianamente complesso, concedetemi il termine.
All'inizio è un po' lento, Balistreri decisamente un antieroe, così vizioso, così poco poliziotto, così a suo agio nel commissariato chic di Vigna Clara dove non succede mai nulla. Ed invece ecco un delitto terribile che gli piomba fra capo e collo; e qui esce il vero Balistreri che non è affatto un inetto come vuole apparire, ma è dotato di intuito, pelo sullo stomaco e sangue freddo. Tutto questo però non salva Elisa, la dea come la chiama lui, una ragazza semplice, di famiglia umile, lavoratrice, seria, cattolica osservante. Elisa fa una fine che non meritava e Balistreri si sente colpevole, per il resto della vita o almeno fino al 2006.
Se vi piace il genere vi consiglio caldamente questo romanzo di cui a breve leggerò gli altri due volumi. All'inizio antipatico, alla fine mi sono affezionata a Balistreri, molto umano e lontano dal poliziotto superman n cui a volte ci s'imbatte. Bellissima l'ambientazione italiana, gli interessi politici che stanno sullo sfondo, ma poi nemmeno troppo, della storia. Un giallo di cui finalmente non sono riuscita a scoprire il colpevole fino all'ultima pagina!
Consigliatissimo sotto il sole!
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venerdì 22 giugno 2018
VdL - La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano
Sono passati ormai un po' di anni da quando ho letto questo libro, tanto osannato e vincitore di vari premi letterari. Eppure, a distanza di anni, non so bene come collocarlo; non so dire se mi è piaciuto o mi ha disturbato, forse entrambe le cose.
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare un corso di sci che odia profondamente. Una mattina Alice se la fa addosso in mezzo alle piste e, presa dalla vergogna, cerca un percorso che la tenga lontana dagli altri. A causa della fitta nebbia cade in un dirupo, si spezza una gamba e noi la lasciamo lì, probabilmente destinata alla morte per assideramento.
Mattia è anche lui un bambino, intelligentissimo, dotato, ma con una sorella gemella ritardata, Michela. Mattia si vergogna molto di lei, così, quando viene invitato al compleanno di un compagno di scuola e si vede obbligato dalla madre a portare anche Michela, decide di lasciarla al parco intimandole di non muoversi e di attendere il suo ritorno. Ma quando Mattia torna non c'è più traccia di Michela e la sorella scomparirà nel nulla per sempre.
Anni dopo Alice e Mattia sono due adolescenti. Alice è sopravvissuta ma è rimasta zoppa. Mattia è segnato nella psiche dal fatto di aver abbandonato della sorella. Così vedremo i due ragazzi, che diventano amici riconoscendo l'uno nell'altra il proprio disagio, diventare giovani e poi adulti.
Ci sono tematiche di questo romanzo che ho riconosciuto profondamente come mie: la solitudine adolescenziale, la consapevolezza di sentirsi estraneo ai coetanei, di sentirsi soli anche in mezzi alla folla.
Alice e Mattia non si liberano mai dalle loro paure (c'è tutta una parte di responsabilità familiari molto importanti per comprendere il loro disagio), per tutta la vita sono preda dei loro problemi di socializzazione e, por essendo attratti l'uno dall'altra, non trovano mai il momento giusto per avvicinarsi. Alla fine è un po' come se la loro solitudine fosse un guscio, un nido sicuro a cui ritornare per non rischiare di nuovo il fallimento. Il loro diventa un po' un crogiolarsi nella tristezza, nella solitudine dei giorni che passano uguali, nelle idiosincrasie che alla fine risultano rassicuranti e conosciute.
Giordano è molto bravo a descrivere il male di vivere di queste due giovani anime. Forse il mio senso di fastidio deriva proprio da un riconoscimento di certe situazioni, di certe solitudini che io stessa ho provato sulla mia pelle. Mi disturba anche il fatto che Alice e Mattia non superano mai i loro traumi, non raggiungono niente di più della gratificazione professionale. A livello personale ed affettivo rimangono vuoti e aridi.
Riconosco che il tutto viene raccontano in maniera veramente efficace e la bravura stilistica è indiscussa. Ma rimane comunque un romanzo triste, in ogni pagina; quando penso a questo libro mi viene in mente un giorno di nebbia: grigio e deprimente.
Questa è la mia impressione ma sottolineo nuovamente che comunque affronta tematiche molto profonde e le sviluppa in maniera ineccepibile. Quindi non sconsiglio di sicuro la lettura.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare un corso di sci che odia profondamente. Una mattina Alice se la fa addosso in mezzo alle piste e, presa dalla vergogna, cerca un percorso che la tenga lontana dagli altri. A causa della fitta nebbia cade in un dirupo, si spezza una gamba e noi la lasciamo lì, probabilmente destinata alla morte per assideramento.
Mattia è anche lui un bambino, intelligentissimo, dotato, ma con una sorella gemella ritardata, Michela. Mattia si vergogna molto di lei, così, quando viene invitato al compleanno di un compagno di scuola e si vede obbligato dalla madre a portare anche Michela, decide di lasciarla al parco intimandole di non muoversi e di attendere il suo ritorno. Ma quando Mattia torna non c'è più traccia di Michela e la sorella scomparirà nel nulla per sempre.
Anni dopo Alice e Mattia sono due adolescenti. Alice è sopravvissuta ma è rimasta zoppa. Mattia è segnato nella psiche dal fatto di aver abbandonato della sorella. Così vedremo i due ragazzi, che diventano amici riconoscendo l'uno nell'altra il proprio disagio, diventare giovani e poi adulti.
Ci sono tematiche di questo romanzo che ho riconosciuto profondamente come mie: la solitudine adolescenziale, la consapevolezza di sentirsi estraneo ai coetanei, di sentirsi soli anche in mezzi alla folla.
Alice e Mattia non si liberano mai dalle loro paure (c'è tutta una parte di responsabilità familiari molto importanti per comprendere il loro disagio), per tutta la vita sono preda dei loro problemi di socializzazione e, por essendo attratti l'uno dall'altra, non trovano mai il momento giusto per avvicinarsi. Alla fine è un po' come se la loro solitudine fosse un guscio, un nido sicuro a cui ritornare per non rischiare di nuovo il fallimento. Il loro diventa un po' un crogiolarsi nella tristezza, nella solitudine dei giorni che passano uguali, nelle idiosincrasie che alla fine risultano rassicuranti e conosciute.
Giordano è molto bravo a descrivere il male di vivere di queste due giovani anime. Forse il mio senso di fastidio deriva proprio da un riconoscimento di certe situazioni, di certe solitudini che io stessa ho provato sulla mia pelle. Mi disturba anche il fatto che Alice e Mattia non superano mai i loro traumi, non raggiungono niente di più della gratificazione professionale. A livello personale ed affettivo rimangono vuoti e aridi.
Riconosco che il tutto viene raccontano in maniera veramente efficace e la bravura stilistica è indiscussa. Ma rimane comunque un romanzo triste, in ogni pagina; quando penso a questo libro mi viene in mente un giorno di nebbia: grigio e deprimente.
Questa è la mia impressione ma sottolineo nuovamente che comunque affronta tematiche molto profonde e le sviluppa in maniera ineccepibile. Quindi non sconsiglio di sicuro la lettura.
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venerdì 15 giugno 2018
Vdl - Storia di una ladra di libri, Markus Zusak
Spesso ho sottolineato come non amo leggere i libri di successo nel momento in cui ... hanno successo! Molte volte sono una gran delusione, quindi di solito lascio passare un po' di anni prima di affrontarne la lettura. Così è stato per il libro di oggi che vi presenterò con il titolo più recente "Storia di una ladra di libri". Infatti alla prima uscita italiana nel 2005 il titolo era stato tradotto in "La bambina che salvava i libri", in realtà il titolo originale è The book thief ed il film uscito nel 2013 traduceva correttamente in Storia di una ladra di libri. Come al solito non capisco perché nella traduzione italiana si ami adottare titoli fuorvianti dato che la protagonista non salva i libri ma, decisamente, li ruba.
Ma, al di là di questo cavillo, il romanzo non è stato assolutamente una delusione. A partire dall'io narrante, molto originale a dir poco, alla vicenda della giovane Liesel ambientata nella Germania nazista, periodo storico in cui purtroppo i libri non si era usi salvarli ma piuttosto darli alle fiamme.
La storia di Liesel comincia nella neve dell'inverno del 1939 con il furto di un libro e prosegue nella periferia di Monaco dove approda dopo l'abbandono da parte della madre che, abbandonandola, cerca di salvarla dalla persecuzione politica del Fuhrer. Nella famiglia adottiva Liesel trova protezione e conforto, viene mandata a scuola e trova l'amicizia vera nel vicino di casa Rudy. Con il padre adottivo Hans comincia anche l'amore per i libri e per le parole, che la porterà a salvare un libro dal rogo dei nazisti e a rubarne altri dalla biblioteca del sindaco. Ma saranno altri libri a cambiare per sempre la vita di Liesel, libri scritti in una cantina buia da un ragazzo nascosto e con "capelli come piume", libri che la aiuteranno a resistere all'orrore che la circonda.
Si tratta di una storia molto bella, di cui non voglio dire troppo perché davvero merita la pena di essere letta. Commovente fino alle lacrime, soprattutto nel finale in cui non ci sono sorprese perché il narratore, anzi la narratrice, impietosa ce l'ha anticipato molto tempo prima.
Devo anche dire che l'ambientazione tedesca apre il sipario su un paese che, quando si parla di Seconda Guerra Mondiale, viene considerato solo come il "paese assalitore", ma che in realtà ha pagato un prezzo altissimo per la follia del suo Fuhrer. Nella narrazione si sottolinea come nella famosa battaglia di Stalingrado le perdite tedesche siano state immani, in generale (fra tedeschi, italiani, rumeni e ungheresi) si parla di oltre 1 milione di perdite totali fra morti, dispersi e prigionieri. Dei reduci, spesso mutilati nel fisico se non nella psiche, molti preferirono il suicidio ad una vita di tormento. Su questo argomento vi suggerisco il bellissimo testo "Ultime lettere da Stalingrado" una raccolta di lettere autentiche di soldati tedeschi, un libro dal fortissimo impatto emotivo.
Nel libro di oggi viene messo in evidenza come diversi cittadini tedeschi non fossero affatto d'accordo con le idee del nazismo, ma porsi in aperto contrasto con le direttive del Partito aveva sempre delle conseguenze più pesanti. Se poi l'opposizione riguardava gli ebrei, le conseguenze erano inevitabili e pesanti; la stessa Liesel subisce la fustigazione per un semplice gesto di conforto.
La delicatezza di questo libro risiede nel fatto che è un libro d'amore, un libro d'amore ambientato in un mondo d'odio. L'amore si manifesta ad ogni pagina. Leggetelo ed imparerete che l'amore è anche chiamare una figlia Saumensch ;-)
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀❀
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Ma, al di là di questo cavillo, il romanzo non è stato assolutamente una delusione. A partire dall'io narrante, molto originale a dir poco, alla vicenda della giovane Liesel ambientata nella Germania nazista, periodo storico in cui purtroppo i libri non si era usi salvarli ma piuttosto darli alle fiamme.
La storia di Liesel comincia nella neve dell'inverno del 1939 con il furto di un libro e prosegue nella periferia di Monaco dove approda dopo l'abbandono da parte della madre che, abbandonandola, cerca di salvarla dalla persecuzione politica del Fuhrer. Nella famiglia adottiva Liesel trova protezione e conforto, viene mandata a scuola e trova l'amicizia vera nel vicino di casa Rudy. Con il padre adottivo Hans comincia anche l'amore per i libri e per le parole, che la porterà a salvare un libro dal rogo dei nazisti e a rubarne altri dalla biblioteca del sindaco. Ma saranno altri libri a cambiare per sempre la vita di Liesel, libri scritti in una cantina buia da un ragazzo nascosto e con "capelli come piume", libri che la aiuteranno a resistere all'orrore che la circonda.
Si tratta di una storia molto bella, di cui non voglio dire troppo perché davvero merita la pena di essere letta. Commovente fino alle lacrime, soprattutto nel finale in cui non ci sono sorprese perché il narratore, anzi la narratrice, impietosa ce l'ha anticipato molto tempo prima.
Devo anche dire che l'ambientazione tedesca apre il sipario su un paese che, quando si parla di Seconda Guerra Mondiale, viene considerato solo come il "paese assalitore", ma che in realtà ha pagato un prezzo altissimo per la follia del suo Fuhrer. Nella narrazione si sottolinea come nella famosa battaglia di Stalingrado le perdite tedesche siano state immani, in generale (fra tedeschi, italiani, rumeni e ungheresi) si parla di oltre 1 milione di perdite totali fra morti, dispersi e prigionieri. Dei reduci, spesso mutilati nel fisico se non nella psiche, molti preferirono il suicidio ad una vita di tormento. Su questo argomento vi suggerisco il bellissimo testo "Ultime lettere da Stalingrado" una raccolta di lettere autentiche di soldati tedeschi, un libro dal fortissimo impatto emotivo.
Nel libro di oggi viene messo in evidenza come diversi cittadini tedeschi non fossero affatto d'accordo con le idee del nazismo, ma porsi in aperto contrasto con le direttive del Partito aveva sempre delle conseguenze più pesanti. Se poi l'opposizione riguardava gli ebrei, le conseguenze erano inevitabili e pesanti; la stessa Liesel subisce la fustigazione per un semplice gesto di conforto.
La delicatezza di questo libro risiede nel fatto che è un libro d'amore, un libro d'amore ambientato in un mondo d'odio. L'amore si manifesta ad ogni pagina. Leggetelo ed imparerete che l'amore è anche chiamare una figlia Saumensch ;-)
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀❀
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martedì 22 maggio 2018
B.B.B. Award
Venerdì scorso la mia amica di blog Maris ha ricevuto il B.B.B. Award (ideato da Francesca A. Vanni) e, cortesemente, l'ha girato a chiunque delle sue blogger avesse voglia di ritirarlo e partecipare all'iniziativa.
Beh Maris io sono una grande "leggiona" e quindi non posso proprio fare a meno di appropriarmi del premio!!
Innanzitutto B.B.B. sta per Bastiano Baldassarre Bucci, il nome del protagonista della Storia Infinita, un libro bellissimo che ho letto da ragazzina in una splendida edizione bicolore che non ho mai più ritrovato (il libro faceva parte della biblioteca di classe) con mio sommo disappunto!
In sintesi il premio consiste nel rispondere ad alcune domande inerenti la lettura ed il mio rapporto con i libri.
1) Cosa sono per te i libri?
I libri sono un portale verso altri mondi. Leggendo viaggio, conosco popoli, provo emozioni, vivo avventure. Inoltre i libri sono la mia valvola di sfogo, il mio modo di sfuggire dai guai della quotidianità. Leggo e mi estranio e nient'altro esiste ... almeno per un po'.
2) Consiglieresti mai un libro?
Beh è quello che faccio sempre al Venerdì del Libro. Trovo che sia bello parlare di un libro e di quello che ti ha comunicato; spingere qualcuno a leggere un testo che diversamente magari non avrebbe mai toccato.
3) Copertina, titolo, numero di pagine: ti fai influenzare da uno di questi elementi nella scelta di un libro?
Copertina e titolo hanno la loro importanza nell'attrarre l'attenzione; ma non compro mai senza aver letto la sinossi, benché a volte anch'essa risulti ingannevole.
4) Autori nuovi sì o no?
Certamente sì! E' il lato positivo degli ebooks, che costano poco e ti permettono di osare acquistando libri di perfetti sconosciuti. Non si sa mai dove si può trovare un tesoro, non trovate?
5) Libri semi/auto-pubblicati: sì o no?
Anche in questo caso sì. Ho trovato ottime cose fra i romanzi autopubblicati.
6) Leggi più libri insieme o uno alla volta?
No non ce la faccio. Per me aprire un libro è immergermi completamente nella sua storia e finché ci sono dentro non posso essere anche da un'altra parte, non riuscirei a vivere a pieno la vicenda.
7) Il libro che vorresti aver scritto?
Wow che domanda, sono decine! Però dovendo decidere così velocemente e d'istinto dico "La mia Africa" di Karen Blixen: un libro che mi ha portato in un continente meraviglioso, visto attraverso gli occhi di una donna che lo amava e lo comprendeva profondamente. Non posso contare tutte le volte che l'ho letto, tutti i passaggi che ho sottolineato e riportato altrove. Vorrei tanto aver visto "quell'Africa", anche se coloniale con tutti i lati negativi della colonizzazione, e non dispero un giorno di poter conoscere un paese che sarà forse la "mia Africa".
Bene, queste sono le mie risposte.
Come Maris giro il premio a chiunque abbia voglia di farlo proprio!
Ciao a tutte!!
Beh Maris io sono una grande "leggiona" e quindi non posso proprio fare a meno di appropriarmi del premio!!
Innanzitutto B.B.B. sta per Bastiano Baldassarre Bucci, il nome del protagonista della Storia Infinita, un libro bellissimo che ho letto da ragazzina in una splendida edizione bicolore che non ho mai più ritrovato (il libro faceva parte della biblioteca di classe) con mio sommo disappunto!
In sintesi il premio consiste nel rispondere ad alcune domande inerenti la lettura ed il mio rapporto con i libri.
1) Cosa sono per te i libri?
I libri sono un portale verso altri mondi. Leggendo viaggio, conosco popoli, provo emozioni, vivo avventure. Inoltre i libri sono la mia valvola di sfogo, il mio modo di sfuggire dai guai della quotidianità. Leggo e mi estranio e nient'altro esiste ... almeno per un po'.
2) Consiglieresti mai un libro?
Beh è quello che faccio sempre al Venerdì del Libro. Trovo che sia bello parlare di un libro e di quello che ti ha comunicato; spingere qualcuno a leggere un testo che diversamente magari non avrebbe mai toccato.
3) Copertina, titolo, numero di pagine: ti fai influenzare da uno di questi elementi nella scelta di un libro?
Copertina e titolo hanno la loro importanza nell'attrarre l'attenzione; ma non compro mai senza aver letto la sinossi, benché a volte anch'essa risulti ingannevole.
4) Autori nuovi sì o no?
Certamente sì! E' il lato positivo degli ebooks, che costano poco e ti permettono di osare acquistando libri di perfetti sconosciuti. Non si sa mai dove si può trovare un tesoro, non trovate?
5) Libri semi/auto-pubblicati: sì o no?
Anche in questo caso sì. Ho trovato ottime cose fra i romanzi autopubblicati.
6) Leggi più libri insieme o uno alla volta?
No non ce la faccio. Per me aprire un libro è immergermi completamente nella sua storia e finché ci sono dentro non posso essere anche da un'altra parte, non riuscirei a vivere a pieno la vicenda.
7) Il libro che vorresti aver scritto?
Wow che domanda, sono decine! Però dovendo decidere così velocemente e d'istinto dico "La mia Africa" di Karen Blixen: un libro che mi ha portato in un continente meraviglioso, visto attraverso gli occhi di una donna che lo amava e lo comprendeva profondamente. Non posso contare tutte le volte che l'ho letto, tutti i passaggi che ho sottolineato e riportato altrove. Vorrei tanto aver visto "quell'Africa", anche se coloniale con tutti i lati negativi della colonizzazione, e non dispero un giorno di poter conoscere un paese che sarà forse la "mia Africa".
Bene, queste sono le mie risposte.
Come Maris giro il premio a chiunque abbia voglia di farlo proprio!
Ciao a tutte!!
venerdì 18 maggio 2018
VdL - Un suicidio imperfetto. Raul Gardini: storia di una morte sospetta, Fabrizio Spagna
Rieccomi! Devo ammetterlo: portare a termine questo libro è stata un'impresa ardua. Ma partiamo dalla premessa: perché ho deciso di leggerlo? Qualcuno di voi si ricorda di Raul Gardini? Il grande timoniere del Gruppo Ferruzzi, da lui capitanato dopo la morte del suocero, è stato una figura di spicco della finanza internazionale a cavallo degli anni '80/90. Magari c'è chi non ricorda Gardini, ma penso che non ci sia persona che non abbia mai sentito nominare il "Moro di Venezia", vero? Quell'anno, l'ormai lontano 1992, abbiamo tutti sognato l'impossibile, e l'impossibile accadde quando per la prima volta un'imbarcazione italiana vinse la Louis Vuitton Cup battendo l'imbattibile New Zealand ed accedendo di diritto all'America's Cup!
Ecco dietro il Moro di Venezia c'era lui, Raul Gardini, romagnolo verace, marinaio, scaltro giocatore di poker e protagonista degli ultimi anni della finanza italiana prima della bufera di Tangentopoli.
Gardini morì, ufficialmente, suicida il 23 Luglio 1993, all'alba di un mattino in cui avrebbe dovuto recarsi a deporre davanti ad Antonio di Pietro e a Francesco Greco.
All'epoca avevo 19 anni, nutrivo una certa ammirazione per quest'uomo tutto sommato fuori dagli schemi, che parlava sempre fuori dai denti e non mandava a dire nulla a nessuno. E, soprattutto, nel settembre del 1992 mi ero iscritta a Chimica Industriale. La mia iscrizione all'università fu, col senno di poi, molto tribolata, ma all'epoca non mi rendevo conto di essere sbatacchiata di qua e di là come una banderuola. Di mia volontà mi sarei iscritta a biologia senza pensarci due volte, ma insegnanti e genitori cominciarono a mettermi dubbi su dubbi, a parlarmi degli "sbocchi" (se ci penso ora mi viene molto da ridere ... gli sbocchi ...) e così mi feci convincere, lo dico e lo ammetto, MI FECI CONVINCERE a iscrivermi a chimica industriale... bella polla!!!
Ma perché "agli esperti" sembrava una soluzione sicura? Perché si veniva dal grande sogno della Montedison, con enorme stabilimento petrolchimico a Ravenna! Il grande infranto sogno di Gardini: trasformare Ravenna in primis e poi l'Italia nel più importante, ascoltate bene, il più importante polo petrolchimico d'Europa, se non addirittura qualcosa in più!
Poi il sogno s'infranse e Gardini si sparò due colpi alla testa e la chimica in Italia è sostanzialmente naufragata insieme a lui.
E così le mie speranze di lavoro.
Dunque capirete perché mi sono sempre sentita legata a doppio filo col protagonista del libro di oggi. Quando l'ho trovato in rete mi ci sono buttata a capofitto: finalmente un'occasione per capire.
Così è stato anche se francamente mi aspettavo un libro diverso, più biografico diciamo e non così strabordante di concetti di finanza che me ne hanno reso la lettura pesante e difficoltosa.
La vicenda del Gruppo Ferruzzi parte dall'immediato dopoguerra, quando in Europa mancava proprio tutto, in primis i cereali: mancanza non da poco considerando i milioni di persone che soffrivano la fame ormai da anni! Serafino Ferruzzi intuì che il mercato dei cereali prometteva d'essere una miniera d'oro ed andò a spartirsi la torta nientemeno che con gli Stati Uniti che, in veste di unici grandi produttori ed esportatori mondiali, facevano la parte del leone e monopolizzavano il mercato. Ferruzzi seppe crearsi le giuste alleanze ed arrivò a colloquiare da pari con le "cinque sorelle" dei cereali americane. Un'impresa non da tutti! E creò il suo impero.
Gardini ereditò l'impero ma forse non tutte le amicizie, era diverso dal suocero per temperamento ed anche per tipologia di progetti. Purtroppo il sistema remò sempre contro di lui. Personaggio scomodo? Senza dubbio non era semplice fare affari con lui, giocava le sue carte senza girare tanto intorno agli argomenti, dettando le regole, prendendo anche decisioni impopolari. Dopo il grande fallimento di Montedison venne estromesso dal Gruppo Ferruzzi. Ma Gardini aveva l'animo di un pirata, era ben lungi dal ritirarsi ed aveva già intavolato altri progetti.
Tangentopoli travolge tutto. Il "grande baraccone Montedison" ci finisce dentro in pieno. Eppure Gardini non sembrava un uomo finito, distrutto dall'avviso di garanzia, un uomo che vede spalancarsi le porte del carcere; no, era un uomo che diceva "domani ai giudici racconterò la mia verità e ne ho di cose da dire".
Nonostante la famiglia non abbia mai creduto al suicidio, come tale è stata archiviata la sua morte.
Ma se c'è una cosa che questo libro ha chiarito è questa: quando si parla di alta finanza ci sono in gioco interessi economici, equilibri ed assetti politici che nessuna persona comune può nemmeno lontanamente immaginare.
La caduta di Raul Gardini poteva travolgere realtà che non volevano essere coinvolte ... si è parlato anche di una presenza della CIA sulla scena del crimine ...
Non sarà mai fatta luce su ciò che realmente accadde quella mattina a Palazzo Belgioioso. L'Italia era travolta da avvenimenti epocali, la morte di Salvo Lima, di Falcone e quella di Borsellino solo un anno prima, Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, l'attentato in via dei Georgofili. Nei giorni successivi le bombe di Roma fecero calare velocemente il sipario mediatico sulla vicenda.
Non è una lettura facile se non siete frequentatori della finanza e dei suoi giochi, ma contribuisce ad aprire gli occhi sugli intrecci di collusioni ed accordi che si celano dietro i grandi accadimenti della storia. Istruttivo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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Ecco dietro il Moro di Venezia c'era lui, Raul Gardini, romagnolo verace, marinaio, scaltro giocatore di poker e protagonista degli ultimi anni della finanza italiana prima della bufera di Tangentopoli.
Gardini morì, ufficialmente, suicida il 23 Luglio 1993, all'alba di un mattino in cui avrebbe dovuto recarsi a deporre davanti ad Antonio di Pietro e a Francesco Greco.
All'epoca avevo 19 anni, nutrivo una certa ammirazione per quest'uomo tutto sommato fuori dagli schemi, che parlava sempre fuori dai denti e non mandava a dire nulla a nessuno. E, soprattutto, nel settembre del 1992 mi ero iscritta a Chimica Industriale. La mia iscrizione all'università fu, col senno di poi, molto tribolata, ma all'epoca non mi rendevo conto di essere sbatacchiata di qua e di là come una banderuola. Di mia volontà mi sarei iscritta a biologia senza pensarci due volte, ma insegnanti e genitori cominciarono a mettermi dubbi su dubbi, a parlarmi degli "sbocchi" (se ci penso ora mi viene molto da ridere ... gli sbocchi ...) e così mi feci convincere, lo dico e lo ammetto, MI FECI CONVINCERE a iscrivermi a chimica industriale... bella polla!!!
Ma perché "agli esperti" sembrava una soluzione sicura? Perché si veniva dal grande sogno della Montedison, con enorme stabilimento petrolchimico a Ravenna! Il grande infranto sogno di Gardini: trasformare Ravenna in primis e poi l'Italia nel più importante, ascoltate bene, il più importante polo petrolchimico d'Europa, se non addirittura qualcosa in più!
Poi il sogno s'infranse e Gardini si sparò due colpi alla testa e la chimica in Italia è sostanzialmente naufragata insieme a lui.
E così le mie speranze di lavoro.
Dunque capirete perché mi sono sempre sentita legata a doppio filo col protagonista del libro di oggi. Quando l'ho trovato in rete mi ci sono buttata a capofitto: finalmente un'occasione per capire.
Così è stato anche se francamente mi aspettavo un libro diverso, più biografico diciamo e non così strabordante di concetti di finanza che me ne hanno reso la lettura pesante e difficoltosa.
La vicenda del Gruppo Ferruzzi parte dall'immediato dopoguerra, quando in Europa mancava proprio tutto, in primis i cereali: mancanza non da poco considerando i milioni di persone che soffrivano la fame ormai da anni! Serafino Ferruzzi intuì che il mercato dei cereali prometteva d'essere una miniera d'oro ed andò a spartirsi la torta nientemeno che con gli Stati Uniti che, in veste di unici grandi produttori ed esportatori mondiali, facevano la parte del leone e monopolizzavano il mercato. Ferruzzi seppe crearsi le giuste alleanze ed arrivò a colloquiare da pari con le "cinque sorelle" dei cereali americane. Un'impresa non da tutti! E creò il suo impero.
Gardini ereditò l'impero ma forse non tutte le amicizie, era diverso dal suocero per temperamento ed anche per tipologia di progetti. Purtroppo il sistema remò sempre contro di lui. Personaggio scomodo? Senza dubbio non era semplice fare affari con lui, giocava le sue carte senza girare tanto intorno agli argomenti, dettando le regole, prendendo anche decisioni impopolari. Dopo il grande fallimento di Montedison venne estromesso dal Gruppo Ferruzzi. Ma Gardini aveva l'animo di un pirata, era ben lungi dal ritirarsi ed aveva già intavolato altri progetti.
Tangentopoli travolge tutto. Il "grande baraccone Montedison" ci finisce dentro in pieno. Eppure Gardini non sembrava un uomo finito, distrutto dall'avviso di garanzia, un uomo che vede spalancarsi le porte del carcere; no, era un uomo che diceva "domani ai giudici racconterò la mia verità e ne ho di cose da dire".
Nonostante la famiglia non abbia mai creduto al suicidio, come tale è stata archiviata la sua morte.
Ma se c'è una cosa che questo libro ha chiarito è questa: quando si parla di alta finanza ci sono in gioco interessi economici, equilibri ed assetti politici che nessuna persona comune può nemmeno lontanamente immaginare.
La caduta di Raul Gardini poteva travolgere realtà che non volevano essere coinvolte ... si è parlato anche di una presenza della CIA sulla scena del crimine ...
Non sarà mai fatta luce su ciò che realmente accadde quella mattina a Palazzo Belgioioso. L'Italia era travolta da avvenimenti epocali, la morte di Salvo Lima, di Falcone e quella di Borsellino solo un anno prima, Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, l'attentato in via dei Georgofili. Nei giorni successivi le bombe di Roma fecero calare velocemente il sipario mediatico sulla vicenda.
Non è una lettura facile se non siete frequentatori della finanza e dei suoi giochi, ma contribuisce ad aprire gli occhi sugli intrecci di collusioni ed accordi che si celano dietro i grandi accadimenti della storia. Istruttivo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 6 aprile 2018
VdL - La donna dei fiori di carta, Donato Carrisi
Se tutto quello che sapete di Donato Carrisi deriva dalla lettura del "Tribunale delle anime" (vedi recensione qui) beh, cancellate ogni cosa perché questo libro è completamente diverso per contenuto se non per stile.
Se andate a vedere fra le mie letture vedrete che ho dato ben 5 punti al romanzo di oggi, e se li merita tutti: ben scritto, ben congeniata la storia, lo spunto di mistero magistralmente sostenuto fino alla fine e una bella dose di romanticismo che non guasta mai ai sentimentaloni come me!
Dalla sinossi del libro:
Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l'eco dei combattimenti non varca l'entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all'alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L'altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande.
Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l'uomo che fumava sul Titanic?
Questa è la storia della verità nascosta nell'abisso di una leggenda. Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione. Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa.
Il dialogo si svolge interamente in un'unica notte ed in un unico luogo, il monte Fumo; ma questo libro è la storia di un viaggio, un viaggio lungo uno vita, una vita fatta di racconti, personaggi e luoghi, Marsiglia, Parigi, New York passando per ambientazioni quasi magiche popolate da personaggi che profumano di sogno. Un racconto di una vita, di un amore lungo una vita, dove storia e fantasia si fondono in modo magistrale. Un libro che cattura dalla prima all'ultima pagina, di cui bramerete di sapere il finale ma che, come a volte magicamente accade, vi lascerà con l'unico rammarico di averlo terminato.
Difficilmente mi sbilancio quando recensisco su questa rubrica, ma stavolta lo faccio, è un romanzo che assolutamente va letto, assaporato ed amato. Sono più che certa che non ve ne pentirete.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀❀❀
gli altri suggerimenti di lettura di oggi potrete trovarli qui
venerdì 23 marzo 2018
VdL - la trilogia di Hunger Games, Suzanne Collins
Scartabellando la mia biblioteca di Anobii mi sono resa conto di una grossa lacuna nelle mie recensione sul venerdì del libro: non ho mai recensito Hunger Games. E questo è strano perché si tratta di una trilogia che ho amato moltissimo, tanto da far notte pur di leggere ancora e ancora.
Molti di voi ne avranno sentito parlare anche perché ne è stata tratta una trilogia cinematografica che, a onor del vero, non rende affatto giustizia ai romanzi pur avendo donato la celebrità a Jennifer Lawrence ;-)
Il genere, fantascientifico distopico, è uno dei miei preferiti e, neanche a dirlo, nasce come libro per ragazzi ...
Le vicende sono ambientate a Panem (un Nord America postbellico) nazione suddivisa in dodici distretti e governata da un regime totalitario con sede a Capitol City. Come da copione, ricchezze, tecnologia ed agi sono accentrati nelle mani di pochi, i quali risiedono a Capitol City così come il crudele presidente Snow. Ogni distretto ha un ruolo nell'economia di Panem; il dodicesimo, uno fra i più lontani e poveri della nazione è votato all'estrazione mineraria. Qui vive Katniss Everdeen, sedicenne protagonista della serie, una ragazza che è dovuta crescere in fretta: il padre è morto in miniera lasciando sole lei, la sorellina Primrose e la madre; per questo motivo Katniss, insieme all'amico d'infanzia Gale, è costretta ad andare a caccia di frodo per dare da mangiare alla famiglia. Katniss è un vero asso con arco è frecce; una ragazza indurita dalle sofferenze, coraggiosa, abituata a vivere nei boschi e ad arrangiarsi in ogni evenienza.
Ogni anno i distretti (tranne Capitol City) sono costretti a subire la "mietitura", cioè l'estrazione a sorte di due giovani, un maschio e una femmina fra i 12 e i 18 anni, che dovranno obbligatoriamente partecipare ad un reality chiamato Hunger Games. Anni prima i 12 distretti si erano ribellati al potere di Capitol City, come punizione il 13° distretto venne raso al suolo e reso inabitabile, per gli altri 12 vennero istituiti gli Hunger Games, un gioco all'ultimo sangue fra i 24 partecipanti, chiamati tributi, costretti ad affrontarsi su terreni sempre diversi ed insidiosi fino alla sopravvivenza di un solo partecipante. Un vero e proprio gioco al massacro per il divertimento degli abitanti di Capitol.
L'inizio del primo romanzo coincide con il giorno della mietitura. E' la prima per la dodicenne Primrose e Katniss è molto preoccupata per lei, delicata e fragile; purtroppo i suoi timori sono fondati ed il nome di Primrose Everdeen viene estratto. In uno slancio protettivo Katniss si offre volontaria come tributo al posto della sorella. Con lei viene estratto il nome di Peeta Mellark, giovane fornaio del distretto da sempre con un debole per Katniss.
Strappati alle loro famiglie i due ragazzi vengono catapultati nel mondo di Hunger Games, dove tutto è costruito e pilotato a tavolino (non vi ricorda qualcosa sui reality??) dall'aspetto fisico alle simpatie del pubblico. Ma Katniss è tosta ed ha un addestratore ubriacone ma scaltro che vede in lei e nella sua forza interiore qualcosa di molto più grande di un'aspirante vincitrice degli Hunger Games, vede in lei una speranza per Panem.
Così Katniss affronta le terribili prove dei giochi cercando di affermare se stessa in un sistema che cerca in ogni modo di pilotarla a proprio favore.
Come dicevo all'inizio, questa serie crea una forte dipendenza, ho impiegato un paio di settimane a leggere tutti e tre i libri e solo perché ho poco tempo da dedicare alla lettura!
Ciò nonostante ci sono delle debolezze che non possono essere ignorate. Il richiamo ad Orwell ed ai suoi 1984 e La fattoria degli animali è immediato, ma ci troviamo di fronte a tutt'altro spessore. Diciamo che da questo punto di vista è uno stile che mira più al sensazionalismo che all'approfondimento socio-politico. Qualcosa in più succede nel terzo libro, una maggiore presa di coscienza della protagonista, ma per lo più la scena rimane centrata, come dire, sugli effetti speciali e sui rapporti sentimentali fra i vari protagonisti. Insomma rimane tutto ad un livello molto adolescenziale, l'approfondimento è una piccola gemma che non sboccia. Il personaggio di Katniss è il più controverso: si presenta come una ragazza molto forte e sicura per diventare sempre più fragile ed insicura con il proseguire delle vicende. E questo, a mio vedere, è corretto. Da ragazza qualunque viene catapultata su tutte le TV della nazione prima come vincitrice dei Hunger Games e poi come leader della rivolta; Katniss comprende di essere manovrata da tutti, amici e nemici, e non sa come venirne fuori. Vuole tornare alla sua vita ma non può farlo perché viene trascinata nella lotta da coloro che muovono le pedine.
Nonostante le pecche si tratta comunque di una trilogia molto ben scritta e dove si affrontano argomenti molto seri che dovrebbero far riflettere soprattutto il pubblico giovane a cui è diretta: il totalitarismo e l'azzeramento della libertà d'espressione e di pensiero, la lealtà, la fiducia, l'amore come rinuncia, il bene comune e la forza degli ideali. Non da ultimo, come nasce un'ideale... Probabilmente da tutto ciò deriva l'enorme successo di questi romanzi.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
QUI gli altri suggerimenti di oggi
Molti di voi ne avranno sentito parlare anche perché ne è stata tratta una trilogia cinematografica che, a onor del vero, non rende affatto giustizia ai romanzi pur avendo donato la celebrità a Jennifer Lawrence ;-)
Il genere, fantascientifico distopico, è uno dei miei preferiti e, neanche a dirlo, nasce come libro per ragazzi ...
Le vicende sono ambientate a Panem (un Nord America postbellico) nazione suddivisa in dodici distretti e governata da un regime totalitario con sede a Capitol City. Come da copione, ricchezze, tecnologia ed agi sono accentrati nelle mani di pochi, i quali risiedono a Capitol City così come il crudele presidente Snow. Ogni distretto ha un ruolo nell'economia di Panem; il dodicesimo, uno fra i più lontani e poveri della nazione è votato all'estrazione mineraria. Qui vive Katniss Everdeen, sedicenne protagonista della serie, una ragazza che è dovuta crescere in fretta: il padre è morto in miniera lasciando sole lei, la sorellina Primrose e la madre; per questo motivo Katniss, insieme all'amico d'infanzia Gale, è costretta ad andare a caccia di frodo per dare da mangiare alla famiglia. Katniss è un vero asso con arco è frecce; una ragazza indurita dalle sofferenze, coraggiosa, abituata a vivere nei boschi e ad arrangiarsi in ogni evenienza.
Ogni anno i distretti (tranne Capitol City) sono costretti a subire la "mietitura", cioè l'estrazione a sorte di due giovani, un maschio e una femmina fra i 12 e i 18 anni, che dovranno obbligatoriamente partecipare ad un reality chiamato Hunger Games. Anni prima i 12 distretti si erano ribellati al potere di Capitol City, come punizione il 13° distretto venne raso al suolo e reso inabitabile, per gli altri 12 vennero istituiti gli Hunger Games, un gioco all'ultimo sangue fra i 24 partecipanti, chiamati tributi, costretti ad affrontarsi su terreni sempre diversi ed insidiosi fino alla sopravvivenza di un solo partecipante. Un vero e proprio gioco al massacro per il divertimento degli abitanti di Capitol.
L'inizio del primo romanzo coincide con il giorno della mietitura. E' la prima per la dodicenne Primrose e Katniss è molto preoccupata per lei, delicata e fragile; purtroppo i suoi timori sono fondati ed il nome di Primrose Everdeen viene estratto. In uno slancio protettivo Katniss si offre volontaria come tributo al posto della sorella. Con lei viene estratto il nome di Peeta Mellark, giovane fornaio del distretto da sempre con un debole per Katniss.
Strappati alle loro famiglie i due ragazzi vengono catapultati nel mondo di Hunger Games, dove tutto è costruito e pilotato a tavolino (non vi ricorda qualcosa sui reality??) dall'aspetto fisico alle simpatie del pubblico. Ma Katniss è tosta ed ha un addestratore ubriacone ma scaltro che vede in lei e nella sua forza interiore qualcosa di molto più grande di un'aspirante vincitrice degli Hunger Games, vede in lei una speranza per Panem.
Così Katniss affronta le terribili prove dei giochi cercando di affermare se stessa in un sistema che cerca in ogni modo di pilotarla a proprio favore.
Come dicevo all'inizio, questa serie crea una forte dipendenza, ho impiegato un paio di settimane a leggere tutti e tre i libri e solo perché ho poco tempo da dedicare alla lettura!
Ciò nonostante ci sono delle debolezze che non possono essere ignorate. Il richiamo ad Orwell ed ai suoi 1984 e La fattoria degli animali è immediato, ma ci troviamo di fronte a tutt'altro spessore. Diciamo che da questo punto di vista è uno stile che mira più al sensazionalismo che all'approfondimento socio-politico. Qualcosa in più succede nel terzo libro, una maggiore presa di coscienza della protagonista, ma per lo più la scena rimane centrata, come dire, sugli effetti speciali e sui rapporti sentimentali fra i vari protagonisti. Insomma rimane tutto ad un livello molto adolescenziale, l'approfondimento è una piccola gemma che non sboccia. Il personaggio di Katniss è il più controverso: si presenta come una ragazza molto forte e sicura per diventare sempre più fragile ed insicura con il proseguire delle vicende. E questo, a mio vedere, è corretto. Da ragazza qualunque viene catapultata su tutte le TV della nazione prima come vincitrice dei Hunger Games e poi come leader della rivolta; Katniss comprende di essere manovrata da tutti, amici e nemici, e non sa come venirne fuori. Vuole tornare alla sua vita ma non può farlo perché viene trascinata nella lotta da coloro che muovono le pedine.
Nonostante le pecche si tratta comunque di una trilogia molto ben scritta e dove si affrontano argomenti molto seri che dovrebbero far riflettere soprattutto il pubblico giovane a cui è diretta: il totalitarismo e l'azzeramento della libertà d'espressione e di pensiero, la lealtà, la fiducia, l'amore come rinuncia, il bene comune e la forza degli ideali. Non da ultimo, come nasce un'ideale... Probabilmente da tutto ciò deriva l'enorme successo di questi romanzi.
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venerdì 16 marzo 2018
VdL - Quella notte sono scomparsa, Julie Reece Deaver
Oggi, tanto per cambiare, vi presento un libro per ragazzi (evidentemente sono giovane dentro!), scritto dalla sorellina di Jeffery Deaver.
Niente di sensazionale, la storia è carina, scontata e perfetta per una serie thriller televisiva.
Scritto è ben scritto, la mano si vede che è di famiglia, ma oltre a questo non c'è molto altro.
Dalla sinossi di Anobii:
Jemie Tessman è una diciassettenne californiana problematica; il suo unico vero amico è un ragazzo di nome Webb conosciuto una sera al parco quando lei aveva solo nove anni. All'inizio dell'estate i due ragazzi sono costretti a separarsi: Webb parte per un viaggio in Europa mentre Jemie deve seguire la madre avvocato a Chicago dove si terrà un importante processo. Una volta qui, Jemie conosce Morgan; le due ragazze diventano amiche ma Jemie comincia, sempre più spesso, ad estraniarsi dalla realtà rifugiandosi in un "mondo parallelo" fatto di sogni ad occhi aperti. Morgan preoccupata propone l'aiuto di sua zia psichiatra. Grazie all'intervento della donna affiorerà nella mente della ragazza una realtà scioccante, consumatasi proprio la notte in cui da bambina venne lasciata al parco...
Un romanzo breve e scorrevole, senza infamia e senza lode, che "si lascia leggere senza dire niente" e poco più di niente lascia dopo la lettura.
Per adolescenti.
Giudizio critico : ❀❀
le letture di oggi le trovate QUI
Niente di sensazionale, la storia è carina, scontata e perfetta per una serie thriller televisiva.
Scritto è ben scritto, la mano si vede che è di famiglia, ma oltre a questo non c'è molto altro.
Dalla sinossi di Anobii:
Jemie Tessman è una diciassettenne californiana problematica; il suo unico vero amico è un ragazzo di nome Webb conosciuto una sera al parco quando lei aveva solo nove anni. All'inizio dell'estate i due ragazzi sono costretti a separarsi: Webb parte per un viaggio in Europa mentre Jemie deve seguire la madre avvocato a Chicago dove si terrà un importante processo. Una volta qui, Jemie conosce Morgan; le due ragazze diventano amiche ma Jemie comincia, sempre più spesso, ad estraniarsi dalla realtà rifugiandosi in un "mondo parallelo" fatto di sogni ad occhi aperti. Morgan preoccupata propone l'aiuto di sua zia psichiatra. Grazie all'intervento della donna affiorerà nella mente della ragazza una realtà scioccante, consumatasi proprio la notte in cui da bambina venne lasciata al parco...
Un romanzo breve e scorrevole, senza infamia e senza lode, che "si lascia leggere senza dire niente" e poco più di niente lascia dopo la lettura.
Per adolescenti.
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venerdì 9 marzo 2018
VdL - Tredici, Jay Asher
Ho finito questo libro ieri sera ed oggi sono qui a recensirlo perché devo farlo subito, finché le impressioni sono ancora fresche.
Intendiamoci, non è un capolavoro, ma indubbiamente è un libro che fa pensare.
Credo conosciate l'argomento, è un libro che ha fatto parlare, su Netflix ne hanno tratto anche una serie. Hannah, età ipotetica fra i 15/17 anni (una terza liceo americana non so a cosa corrisponda) si suicida. Dopo qualche giorno una persona riceve un pacco contenente 7 cassette, su ogni lato un numero, ogni numero è una persona di una lista, ogni persona è una storia legata alla morte di Hannah; quella persona, una volta ascoltate le cassette, dovrà inviarle al nominativo successivo. All'inizio del libro le cassette vengono ricevute da Clay Jensen, ragazzo studioso, timido, introverso e da tempo innamorato di Hannah. Clay non è il primo della lista, lo scopre quando comincia ad ascoltare le cassette, è scioccato da quello che ascolta, da quello che Hannah ha fatto e pianificato, ma deve ascoltare, deve, per due motivi: uno, non può farne a meno deve sapere il suo ruolo nella vicenda; due, se la catena verrà interrotta il contenuto delle cassette verrà reso pubblico perché esiste una seconda copia di ognuna di esse.
Al di là della narrazione (è un libro per ragazzi è lo stile è in linea con il target) quello che ci interessa è l'argomento trattato: il suicidio di una ragazza giovane oggetto di bullismo.
Non lo so, c'è qualcosa che mi lascia perplessa nella storia. Probabilmente in parte deriva dal fatto che io "leggo con gli occhi di un adulto" e le cose che per Hannah sono terribili per me sono brutte, tristi, ma non tali da devastarti la vita. Intendiamoci, ci sono molti, troppi fatti di cronaca in cui vediamo che il bullismo raggiunge estremi intollerabili in termini di violenza fisica e/o psicologica, diffamazioni che davvero ti stravolgono la vita. Ma, obiettivamente, Hannah non subisce niente di così estremo. Alcuni episodi sono molto spiacevoli, ma è anche vero che in una misura o nell'altra capitano un po' a tutte durante la giovinezza. Fanno male ma si sopravvive. Sì, è vero, ci sono personalità sensibili e fragili, che magari si trovano anche in un momento difficile a livello privato e che possono reagire in maniera estrema. Vero. Ma qui veniamo al secondo punto che non mi convince in questo romanzo: Hannah pianifica troppo il proprio suicidio; ci pensa, sviscera ogni avvenimento, tant'è vero che incide ben 7 cassette analizzando i fatti, trova una persona che custodisca le seconde copie ... io lo trovo poco convincente. Non in una ragazza così giovane.
Il suicidio è un gesto impulsivo, fatto in un momento in cui il vaso trabocca, certamente pensato a lungo ma non così strutturato; l'istinto di conservazione è forte, per vincerlo serve un gesto di rinuncia estremo.
Ora, non pensate che parlo così tanto per fare, ma so quello che dico. Non aggiungerò altro ma credetemi so quello che dico.
Un punto invece su cui il protagonista Clay insiste molto ma, in effetti, corrisponde al vero è che Hannah, nonostante non faccia che incolpare tutti di non avere capito, di non averla aiutata, in realtà non cerca aiuto. Anzi allontana chiunque faccia anche solo intendere di tenere a lei. Clay è uno di questi. Così come la sua famiglia, che compare poco ma questo è proprio un indice del fatto che Hannah ha chiuso fuori i genitori dal suo malessere. Non dice mai di aver chiesto conforto in casa. Anzi. Non li angustia perché hanno già i loro problemi col negozio.
Tutto il discorso che ho fatto volge a sottolineare che, secondo me, anche se questo libro è stato sbandierato come un vessillo contro il bullismo ed i suoi effetti, qui il bullismo non c'entra. Hannah non viene picchiata, non viene stuprata, non viene lesa sul web, non viene emarginata, niente, niente di tutto ciò. Hannah è oggetto di pettegolezzi (così li chiama anche lei) che riguardano la sua serietà, ma niente di eclatante. Hannah incontra ragazzi e ragazze superficiali, che dimostrano amicizia per convenienza e poi la ignorano il giorno dopo, tutto qui. Obiettivamente è la vita di tutti; è successo a tutti; il bullismo va molto di moda ma questo non è bullismo, è la pochezza emotiva con cui ci scontriamo ogni giorno.
Quello di Hannah è male di vivere; ad un certo punto Hannah, e lo dice, getta la spugna. Dice anche che, col trasloco, sperava di ricominciare, segno che già prima aveva dei problemi, ma alla fine agisce lei stessa in maniera tale che la storia si ripete. Certo la stupidità di certi ragazzi a scuola non aiuta, ma Hannah non vede le altre bellissime persone che frequentano la stessa scuola e potrebbero donarle una vita diversa. Si ostina anzi a frequentare gente sbagliata, andando a feste sbagliate dove le cose si complicano.
E' un vortice di malessere in cui lei si getta a capofitto.
Ecco quello che mi ha lasciato questo romanzo: rabbia. Ma verso Hannah. Che si toglie la vita e chiude la porta a tutti. Lanciando colpe che non tutti in effetti hanno. Lasciando vuoto, dolore, angoscia, rimpianto e senso di colpa in chi avrebbe voluto starle vicino ma non ha potuto. Chi si suicida muore e basta. E' chi sopravvive che precipita all'inferno.
Giudizio critico : ❀❀❀
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Intendiamoci, non è un capolavoro, ma indubbiamente è un libro che fa pensare.
Credo conosciate l'argomento, è un libro che ha fatto parlare, su Netflix ne hanno tratto anche una serie. Hannah, età ipotetica fra i 15/17 anni (una terza liceo americana non so a cosa corrisponda) si suicida. Dopo qualche giorno una persona riceve un pacco contenente 7 cassette, su ogni lato un numero, ogni numero è una persona di una lista, ogni persona è una storia legata alla morte di Hannah; quella persona, una volta ascoltate le cassette, dovrà inviarle al nominativo successivo. All'inizio del libro le cassette vengono ricevute da Clay Jensen, ragazzo studioso, timido, introverso e da tempo innamorato di Hannah. Clay non è il primo della lista, lo scopre quando comincia ad ascoltare le cassette, è scioccato da quello che ascolta, da quello che Hannah ha fatto e pianificato, ma deve ascoltare, deve, per due motivi: uno, non può farne a meno deve sapere il suo ruolo nella vicenda; due, se la catena verrà interrotta il contenuto delle cassette verrà reso pubblico perché esiste una seconda copia di ognuna di esse.
Al di là della narrazione (è un libro per ragazzi è lo stile è in linea con il target) quello che ci interessa è l'argomento trattato: il suicidio di una ragazza giovane oggetto di bullismo.
Non lo so, c'è qualcosa che mi lascia perplessa nella storia. Probabilmente in parte deriva dal fatto che io "leggo con gli occhi di un adulto" e le cose che per Hannah sono terribili per me sono brutte, tristi, ma non tali da devastarti la vita. Intendiamoci, ci sono molti, troppi fatti di cronaca in cui vediamo che il bullismo raggiunge estremi intollerabili in termini di violenza fisica e/o psicologica, diffamazioni che davvero ti stravolgono la vita. Ma, obiettivamente, Hannah non subisce niente di così estremo. Alcuni episodi sono molto spiacevoli, ma è anche vero che in una misura o nell'altra capitano un po' a tutte durante la giovinezza. Fanno male ma si sopravvive. Sì, è vero, ci sono personalità sensibili e fragili, che magari si trovano anche in un momento difficile a livello privato e che possono reagire in maniera estrema. Vero. Ma qui veniamo al secondo punto che non mi convince in questo romanzo: Hannah pianifica troppo il proprio suicidio; ci pensa, sviscera ogni avvenimento, tant'è vero che incide ben 7 cassette analizzando i fatti, trova una persona che custodisca le seconde copie ... io lo trovo poco convincente. Non in una ragazza così giovane.
Il suicidio è un gesto impulsivo, fatto in un momento in cui il vaso trabocca, certamente pensato a lungo ma non così strutturato; l'istinto di conservazione è forte, per vincerlo serve un gesto di rinuncia estremo.
Ora, non pensate che parlo così tanto per fare, ma so quello che dico. Non aggiungerò altro ma credetemi so quello che dico.
Un punto invece su cui il protagonista Clay insiste molto ma, in effetti, corrisponde al vero è che Hannah, nonostante non faccia che incolpare tutti di non avere capito, di non averla aiutata, in realtà non cerca aiuto. Anzi allontana chiunque faccia anche solo intendere di tenere a lei. Clay è uno di questi. Così come la sua famiglia, che compare poco ma questo è proprio un indice del fatto che Hannah ha chiuso fuori i genitori dal suo malessere. Non dice mai di aver chiesto conforto in casa. Anzi. Non li angustia perché hanno già i loro problemi col negozio.
Tutto il discorso che ho fatto volge a sottolineare che, secondo me, anche se questo libro è stato sbandierato come un vessillo contro il bullismo ed i suoi effetti, qui il bullismo non c'entra. Hannah non viene picchiata, non viene stuprata, non viene lesa sul web, non viene emarginata, niente, niente di tutto ciò. Hannah è oggetto di pettegolezzi (così li chiama anche lei) che riguardano la sua serietà, ma niente di eclatante. Hannah incontra ragazzi e ragazze superficiali, che dimostrano amicizia per convenienza e poi la ignorano il giorno dopo, tutto qui. Obiettivamente è la vita di tutti; è successo a tutti; il bullismo va molto di moda ma questo non è bullismo, è la pochezza emotiva con cui ci scontriamo ogni giorno.
Quello di Hannah è male di vivere; ad un certo punto Hannah, e lo dice, getta la spugna. Dice anche che, col trasloco, sperava di ricominciare, segno che già prima aveva dei problemi, ma alla fine agisce lei stessa in maniera tale che la storia si ripete. Certo la stupidità di certi ragazzi a scuola non aiuta, ma Hannah non vede le altre bellissime persone che frequentano la stessa scuola e potrebbero donarle una vita diversa. Si ostina anzi a frequentare gente sbagliata, andando a feste sbagliate dove le cose si complicano.
E' un vortice di malessere in cui lei si getta a capofitto.
Ecco quello che mi ha lasciato questo romanzo: rabbia. Ma verso Hannah. Che si toglie la vita e chiude la porta a tutti. Lanciando colpe che non tutti in effetti hanno. Lasciando vuoto, dolore, angoscia, rimpianto e senso di colpa in chi avrebbe voluto starle vicino ma non ha potuto. Chi si suicida muore e basta. E' chi sopravvive che precipita all'inferno.
Giudizio critico : ❀❀❀
QUI le altre letture suggerite oggi
venerdì 2 marzo 2018
VdL - Io non ricordo, Stefan Merrill Block
Il libro di oggi propone un argomento difficile e doloroso, l'Alzheimer. Probabilmente ognuno di noi ha visto gli effetti di questa terribile malattia su un proprio caro o almeno su un conoscente; è quello che tipicamente ci si augura di non dover mai affrontare nella vita, per se stessi e per i propri famigliari.
Anche in questo caso l'argomento mi ha portata a fare un piccolo approfondimento della materia. Nel libro si parla di una variante particolare, l'Alzheimer familiare a esordio precoce EOA-023che di fatto non esiste, è una variante fittizia creata ad arte dall'autore per avere il pretesto di narrarne la patogenesi dal caso 0 fino al protagonista del racconto.
Di fatto comunque esistono due tipi di forme di Alzheimer: quelle sporadiche e quelle familiari. Quelle sporadiche sono la maggioranza e compaiono in un solo membro della famiglia; quelle familiari sono il 25% e si ripresentano in diversi membri della stessa famiglia. Le forme familiari, a loro volta, so distinguono in forme a esordio tardivo e forme a esordio precoce ogni forma con una miriade di sottotipi; per ognuno di essi esiste un marcatore genetico. L'aspetto più tremendo delle forme a esordio precoce è che l'età in cui si cominciano ad avere i primi sintomi varia dai 28 ai 60 anni!
La storia è composta dalla narrazione di due storie destinate poi a fondersi tra loro.
Nella prima l'io narrante è Seth, un giovane nerd quindicenne, introverso, timido e ipersensibile, la cui madre comincia a dare i primi segni di una strana confusione mentale: dimentica prima piccole cose, dove stanno gli oggetti di casa o appuntamenti importanti, per arrivare a vagare di notte per casa insonne in cerca di certezze che piano piano la mente le sottrae. Alla fine il marito è costretta a ricoverarla, in seguito ad una brutta caduta, e qui viene loro detto della tremenda malattia che affligge la donna. La prognosi è inesorabile. Mentre il marito affoga nell'alcool ed in History Channel la propria impotenza, Seth decide di studiare il più a fondo possibile la malattia con lo scopo di dedicare la sua vita alla ricerca di una cura. Leggendo vari testi scopre che trattasi di una malattia familiare; ma Seth non sa assolutamente nulla della famiglia di sua madre, lei non ha mai voluto parlarne. Per trovare i suoi parenti perduti, Seth si mette alla ricerca di tutti i malati di EOA-023 del Texas.
Il narratore della seconda storia invece è Abel, un vecchio contadino gobbo che vive in una fattoria diroccata e fatiscente in un piccolo paese nel nord del Texas. Abel parla del proprio passato, di Mae, suo grande unico disperato amore nonché moglie del suo fratello gemello Paul. Negli anni del secondo conflitto mondiale Paul viene chiamato alle armi mentre Abel viene riformato perché storpio. In quegli anni scoppia la passione fra Abel e Mae, passione che sfocia nella nascita di una bambina, bambina che, con uno stratagemma vecchio quanto il mondo, viene spacciata per figlia del legittimo marito.
Fra le altre cose Abel narra di Isadora. Isadora è una città immaginaria, protagonista dei racconti di sua madre, una specie di Eldorado dove gli abitanti vivono senza bisogni e soprattutto senza memoria. La pace di Isadora risiede proprio in questo, la memoria di tutto ciò che è stato, nel bene ma anche nel male, viene cancellata una volta che si sono varcati i suoi cancelli. A Isadora esiste solo il presente.
Abel è un uomo anziano che ha conosciuto tutte le sofferenze che la vita riserva; Seth è un giovane uomo costretto a crescere più in fretta, la malattia della madre e l'incontro con gli altri malati si Alzheimer a esordio precoce lo cambieranno profondamente, risvegliando in lui un'empatia ed una capacità di comprensione che non immaginava di possedere. Di fatto Seth finirà per prendere in mano le redini della propria famiglia e salvare tutti dal tracollo che una malattia del genere avrebbe causato. Fra l'altro lo stesso Seth potrebbe aver ereditato il gene malato!
E' un bel libro, gli effetti della malattia non vengono enfatizzati dal punto di vista clinico, ma soprattutto si cerca di sottolineare l'aspetto emotivo. Da parte dei famigliari, vedere il proprio caro dimenticare un pezzo di identità alla volta fino a rimanere un guscio vuoto che, alla fine, dimenticherà come respirare. Per i malati lo smarrimento della propria coscienza che si frantuma, sapendo benissimo di cosa si tratta perché si è già visto il proprio padre o la propria madre cadere in quel baratro. Tutto ciò che rimane per loro è, infine, l'approdo al regno di Isidora.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
Per altri suggerimenti di lettura vedete QUI
Anche in questo caso l'argomento mi ha portata a fare un piccolo approfondimento della materia. Nel libro si parla di una variante particolare, l'Alzheimer familiare a esordio precoce EOA-023che di fatto non esiste, è una variante fittizia creata ad arte dall'autore per avere il pretesto di narrarne la patogenesi dal caso 0 fino al protagonista del racconto.
Di fatto comunque esistono due tipi di forme di Alzheimer: quelle sporadiche e quelle familiari. Quelle sporadiche sono la maggioranza e compaiono in un solo membro della famiglia; quelle familiari sono il 25% e si ripresentano in diversi membri della stessa famiglia. Le forme familiari, a loro volta, so distinguono in forme a esordio tardivo e forme a esordio precoce ogni forma con una miriade di sottotipi; per ognuno di essi esiste un marcatore genetico. L'aspetto più tremendo delle forme a esordio precoce è che l'età in cui si cominciano ad avere i primi sintomi varia dai 28 ai 60 anni!
La storia è composta dalla narrazione di due storie destinate poi a fondersi tra loro.
Nella prima l'io narrante è Seth, un giovane nerd quindicenne, introverso, timido e ipersensibile, la cui madre comincia a dare i primi segni di una strana confusione mentale: dimentica prima piccole cose, dove stanno gli oggetti di casa o appuntamenti importanti, per arrivare a vagare di notte per casa insonne in cerca di certezze che piano piano la mente le sottrae. Alla fine il marito è costretta a ricoverarla, in seguito ad una brutta caduta, e qui viene loro detto della tremenda malattia che affligge la donna. La prognosi è inesorabile. Mentre il marito affoga nell'alcool ed in History Channel la propria impotenza, Seth decide di studiare il più a fondo possibile la malattia con lo scopo di dedicare la sua vita alla ricerca di una cura. Leggendo vari testi scopre che trattasi di una malattia familiare; ma Seth non sa assolutamente nulla della famiglia di sua madre, lei non ha mai voluto parlarne. Per trovare i suoi parenti perduti, Seth si mette alla ricerca di tutti i malati di EOA-023 del Texas.
Il narratore della seconda storia invece è Abel, un vecchio contadino gobbo che vive in una fattoria diroccata e fatiscente in un piccolo paese nel nord del Texas. Abel parla del proprio passato, di Mae, suo grande unico disperato amore nonché moglie del suo fratello gemello Paul. Negli anni del secondo conflitto mondiale Paul viene chiamato alle armi mentre Abel viene riformato perché storpio. In quegli anni scoppia la passione fra Abel e Mae, passione che sfocia nella nascita di una bambina, bambina che, con uno stratagemma vecchio quanto il mondo, viene spacciata per figlia del legittimo marito.
Fra le altre cose Abel narra di Isadora. Isadora è una città immaginaria, protagonista dei racconti di sua madre, una specie di Eldorado dove gli abitanti vivono senza bisogni e soprattutto senza memoria. La pace di Isadora risiede proprio in questo, la memoria di tutto ciò che è stato, nel bene ma anche nel male, viene cancellata una volta che si sono varcati i suoi cancelli. A Isadora esiste solo il presente.
Abel è un uomo anziano che ha conosciuto tutte le sofferenze che la vita riserva; Seth è un giovane uomo costretto a crescere più in fretta, la malattia della madre e l'incontro con gli altri malati si Alzheimer a esordio precoce lo cambieranno profondamente, risvegliando in lui un'empatia ed una capacità di comprensione che non immaginava di possedere. Di fatto Seth finirà per prendere in mano le redini della propria famiglia e salvare tutti dal tracollo che una malattia del genere avrebbe causato. Fra l'altro lo stesso Seth potrebbe aver ereditato il gene malato!
E' un bel libro, gli effetti della malattia non vengono enfatizzati dal punto di vista clinico, ma soprattutto si cerca di sottolineare l'aspetto emotivo. Da parte dei famigliari, vedere il proprio caro dimenticare un pezzo di identità alla volta fino a rimanere un guscio vuoto che, alla fine, dimenticherà come respirare. Per i malati lo smarrimento della propria coscienza che si frantuma, sapendo benissimo di cosa si tratta perché si è già visto il proprio padre o la propria madre cadere in quel baratro. Tutto ciò che rimane per loro è, infine, l'approdo al regno di Isidora.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
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venerdì 23 febbraio 2018
VdL - La giostra degli scambi, Andrea Camilleri
Non ricordo se ho mai parlato prima della mia passione per Montalbano. Per primi ho conosciuto i romanzi di Camilleri e credo che le primissime indagini del commissario siano le anche meglio riuscite dal punto di vista narrativo. In seguito sono venuti i telefilm con Zingaretti che, se non somiglia al Montalbano romanzesco nel fisico, lo impersona però caratterialmente in maniera fantastica. Ormai anche se leggo un romanzo vi sovrappongo le immagini e i volti televisivi ... è inevitabile!
Sono però rimasta molto indietro con la lettura delle indagini del commissario di Vigata e così, quando ho saputo che avrebbero mandato in TV due nuove avventure, ho deciso che almeno quelle le dovevo leggere. Eccoci quindi al libro di oggi "La giostra degli scambi". Chiariamo prima un punto: non tutti i libri con Montalbano come protagonista mi sono piaciuti. Alcune storie erano ... boh ... forse troppo forti per la mia sensibilità e mi hanno lasciato una senso di disagio se non di disgusto.
Non è stato questo il caso, per fortuna, e posso dire che la trama è ben congeniata e fino all'ultimo non s'intuisce il colpevole.
Tutto s'impernia su due avvenimenti che inizialmente sembrano totalmente slegati: la scomparsa di un commerciante sciupafemmine taglieggiato dalla mafia ed una catena di "sequestri lampo" di giovani cassiere di banca piuttosto anomala, le prime due ragazze infatti vengono addormentate, rapite e rilasciate senza che venga loro torto un capello. Al terzo sequestro le cose cambiano, la ragazza viene picchiata e ferita anche se solo superficialmente. Nel frattempo le due vicende cominciano ad intrecciarsi sempre più strettamente in una giostra in cui chi sembrava colpevole poi non lo è più e dove anche chi sembrava la vittima predestinata poi, alla fine, non lo è.
La matassa è intricata, ma Montalbano riuscirà a sbrogliarla con la solita ridda di personaggi, da Fazio a Augello e Catarella, da Adelina, con la sua padella assassina, a Livia sempre più presente ormai solo per telefono (questo è un mistero di Montalbano: come faranno due a mandare avanti una relazione a distanza per decenni nessuno lo capirà mai!).
E sullo sfondo la Sicilia, la vera star dei libri di Camilleri. Un distillato di colori, profumi, suoni e sentimenti; la Sicilia è presente nella lingua (i romanzi sono scritti quasi totalmente in siciliano) e col suo mare, di una bellezza quasi irreale, che è parte integrante della vita di Montalbano. Non a caso la verandina della sua casa di Marinella è diventata un must dello sceneggiato. Oltretutto è possibile visitarla e, se non ricordo male, anche soggiornarvi ... se proprio si vuole vivere la vita di Montalbano per un giorno.
Vi dirò, io alla casa del commissario ci farei la firma!
Giudizio critico : ❀❀❀❀
le altre letture di oggi le potete trovare QUI
Sono però rimasta molto indietro con la lettura delle indagini del commissario di Vigata e così, quando ho saputo che avrebbero mandato in TV due nuove avventure, ho deciso che almeno quelle le dovevo leggere. Eccoci quindi al libro di oggi "La giostra degli scambi". Chiariamo prima un punto: non tutti i libri con Montalbano come protagonista mi sono piaciuti. Alcune storie erano ... boh ... forse troppo forti per la mia sensibilità e mi hanno lasciato una senso di disagio se non di disgusto.
Non è stato questo il caso, per fortuna, e posso dire che la trama è ben congeniata e fino all'ultimo non s'intuisce il colpevole.
Tutto s'impernia su due avvenimenti che inizialmente sembrano totalmente slegati: la scomparsa di un commerciante sciupafemmine taglieggiato dalla mafia ed una catena di "sequestri lampo" di giovani cassiere di banca piuttosto anomala, le prime due ragazze infatti vengono addormentate, rapite e rilasciate senza che venga loro torto un capello. Al terzo sequestro le cose cambiano, la ragazza viene picchiata e ferita anche se solo superficialmente. Nel frattempo le due vicende cominciano ad intrecciarsi sempre più strettamente in una giostra in cui chi sembrava colpevole poi non lo è più e dove anche chi sembrava la vittima predestinata poi, alla fine, non lo è.
La matassa è intricata, ma Montalbano riuscirà a sbrogliarla con la solita ridda di personaggi, da Fazio a Augello e Catarella, da Adelina, con la sua padella assassina, a Livia sempre più presente ormai solo per telefono (questo è un mistero di Montalbano: come faranno due a mandare avanti una relazione a distanza per decenni nessuno lo capirà mai!).
E sullo sfondo la Sicilia, la vera star dei libri di Camilleri. Un distillato di colori, profumi, suoni e sentimenti; la Sicilia è presente nella lingua (i romanzi sono scritti quasi totalmente in siciliano) e col suo mare, di una bellezza quasi irreale, che è parte integrante della vita di Montalbano. Non a caso la verandina della sua casa di Marinella è diventata un must dello sceneggiato. Oltretutto è possibile visitarla e, se non ricordo male, anche soggiornarvi ... se proprio si vuole vivere la vita di Montalbano per un giorno.
Vi dirò, io alla casa del commissario ci farei la firma!
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venerdì 16 febbraio 2018
VdL - Autosole, Carlo Lucarelli
Quello di oggi non è un romanzo (data la brevità del testo) ed in effetti nemmeno una raccolta di racconti, è più uno spaccato di varia umanità sullo sfondo di un ingorgo autostradale.
Se ci pensate bene lo spunto è geniale. Alzi la mano chi non si è mai soffermato a speculare sulle vite di coloro che ci sfrecciano accanto in autostrada, in treno, in autobus! Io da ragazza lo facevo spesso, ora meno, sono troppo presa dai miei casini credo ... Ma le vie di comunicazione sono straordinariamente affascinanti, non trovate? Un gioco che facciamo spesso quando con la famiglia andiamo in vacanza in Puglia è "indoviniamo quella macchina lì dove va' in vacanza", un modo per passare il tempo certo, ma dietro c'è il pensiero che ogni macchina contiene vite, destini, sogni, traguardi e destinazioni a noi sconosciuti.
Questo è quello che ci racconta Lucarelli in questo libretto.
Ci troviamo in un punto imprecisato dell'autostrada del Sole in piena estate, traffico bloccato, non si sa perché; la colonna si muove a singhiozzo e l'attenzione del narratore si appunta su alcuni mezzi in particolare, a bordo famiglie in vacanza, giovani diretti in riviera, coppie di fidanzati, camionisti, delinquenti comuni, ministri corrotti, poliziotti e guardie giurate.
Ogni mezzo è una storia ed ogni tanto le storie s'incrociano, anche solo per quell'istante, un istante che però può cambiare il destino di qualcuno.
Ma non lo sapremo mai. Perché, così come nella realtà, la vita di chi ci passa accanto in autostrada è per noi solo una meteora, non sapremo mai cosa sarà di loro. Il racconto dunque non ha una fine. Tutto viene lasciato in sospeso, nel solleone estivo, nella coda che non si sblocca e che nel delirio del momento potrebbe anche durare per sempre .....
Surreale e realistico al tempo stesso. Veloce da leggere (una sessantina di pagine) ma a suo modo geniale.
Giudizio critico : ❀❀
Trovate QUI tanti altri suggerimenti di lettura!
Se ci pensate bene lo spunto è geniale. Alzi la mano chi non si è mai soffermato a speculare sulle vite di coloro che ci sfrecciano accanto in autostrada, in treno, in autobus! Io da ragazza lo facevo spesso, ora meno, sono troppo presa dai miei casini credo ... Ma le vie di comunicazione sono straordinariamente affascinanti, non trovate? Un gioco che facciamo spesso quando con la famiglia andiamo in vacanza in Puglia è "indoviniamo quella macchina lì dove va' in vacanza", un modo per passare il tempo certo, ma dietro c'è il pensiero che ogni macchina contiene vite, destini, sogni, traguardi e destinazioni a noi sconosciuti.
Questo è quello che ci racconta Lucarelli in questo libretto.
Ci troviamo in un punto imprecisato dell'autostrada del Sole in piena estate, traffico bloccato, non si sa perché; la colonna si muove a singhiozzo e l'attenzione del narratore si appunta su alcuni mezzi in particolare, a bordo famiglie in vacanza, giovani diretti in riviera, coppie di fidanzati, camionisti, delinquenti comuni, ministri corrotti, poliziotti e guardie giurate.
Ogni mezzo è una storia ed ogni tanto le storie s'incrociano, anche solo per quell'istante, un istante che però può cambiare il destino di qualcuno.
Ma non lo sapremo mai. Perché, così come nella realtà, la vita di chi ci passa accanto in autostrada è per noi solo una meteora, non sapremo mai cosa sarà di loro. Il racconto dunque non ha una fine. Tutto viene lasciato in sospeso, nel solleone estivo, nella coda che non si sblocca e che nel delirio del momento potrebbe anche durare per sempre .....
Surreale e realistico al tempo stesso. Veloce da leggere (una sessantina di pagine) ma a suo modo geniale.
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venerdì 9 febbraio 2018
VdL - Un segreto non è per sempre, Alessia Gazzola
A quanto pare le serie sono la mia passione del momento, e quindi eccomi qui a presentarvi il secondo volume della serie L'allieva che narra le vicende dell'aspirante anatomopatologa Alice Allevi. Di lei vi ho già raccontato in questo post. Come scrissi già allora, continuo ad identificarmi nella sbadatissima Alice, che però, in questa seconda avventura, si dimostra più matura e brillante e non commette grosse corbellerie, anzi dimostra notevole acume e sensibilità riuscendo così a dipanare la trama di un mistero molto complesso.
Protagonista del mistero è Konrad Azais, anziano scrittore dalla carriera altalenante e dalla vita romanzesca; Alice viene invitata a partecipare agli accertamenti richiesti dai figli dell'uomo per l'interdizione dello stesso al fine di invalidare un suo eventuale testamento. Konrad infatti ha nominato sua erede universale Amelie Volanger, figlia della sua ex-amante e del suo ex migliore amico. Prima che il procedimento d'interdizione abbia termine, però, Azais muore per quella che pare morte naturale se non fosse che il vecchio ha lasciato una lettera che orienta verso il suicidio. Il mistero è fitto e l'autopsia non da risposte certe. Come se non bastasse, alcuni giorni dopo Amelie Volager muore travolta da un'auto pirata: coincidenza? Alice non crede molto alle coincidenze ed i segreti che il clan Azais nasconde sono proprio troppi per poterci passare sopra e Alice è curiosa lo sappiamo, troppo per lasciar fare all'ispettore Caligaris senza che lei ci metta il naso!
Purtroppo Alice non è così brillante nella sua vita privata. Qui appare dolorosamente in bilico fra Arthur, reporter giramondo, ed il fascinoso dottor Conforti, suo superiore, donnaiolo impenitente che però dimostra di avere un grosso debole per lei. La nostra eroina si logora nel dubbio e combina un sacco di pasticci ritornando però sempre al punto di partenza.
Molto carino, questo libro mi è piaciuto anche più del primo; Alice è maturata, per lo meno nell'etica professionale, si dimostra intelligente e delicata nell'approccio all'animo umano. Come ho già detto la volta scorsa questi non sono propriamente libri gialli: c'è una morte su cui indagare, ma la protagonista indaga sui sopravvissuti, sulle loro vite passate; è tutto molto ben strutturato, la storia fila scorrevolmente nonostante non sia una vicenda semplice, non ci sono errori, non ci sono dubbi. E poi c'è la vita di Alice, le sue gioie ed i suoi drammi, la famiglia, gli amici, la dolce Yukino che decide di tornare in Giappone (differenza con lo sceneggiato) e la lascia sola con la squilibrata Cordelia.
Anche stavolta vi consiglio di immergervi nel mondo di Alice Allevi anatomopatologa pasticciona, credo davvero che non resterete delusi.
Giudizio critico : ❀❀❀
ecco qua gli altri suggerimenti di lettura di oggi
Protagonista del mistero è Konrad Azais, anziano scrittore dalla carriera altalenante e dalla vita romanzesca; Alice viene invitata a partecipare agli accertamenti richiesti dai figli dell'uomo per l'interdizione dello stesso al fine di invalidare un suo eventuale testamento. Konrad infatti ha nominato sua erede universale Amelie Volanger, figlia della sua ex-amante e del suo ex migliore amico. Prima che il procedimento d'interdizione abbia termine, però, Azais muore per quella che pare morte naturale se non fosse che il vecchio ha lasciato una lettera che orienta verso il suicidio. Il mistero è fitto e l'autopsia non da risposte certe. Come se non bastasse, alcuni giorni dopo Amelie Volager muore travolta da un'auto pirata: coincidenza? Alice non crede molto alle coincidenze ed i segreti che il clan Azais nasconde sono proprio troppi per poterci passare sopra e Alice è curiosa lo sappiamo, troppo per lasciar fare all'ispettore Caligaris senza che lei ci metta il naso!
Purtroppo Alice non è così brillante nella sua vita privata. Qui appare dolorosamente in bilico fra Arthur, reporter giramondo, ed il fascinoso dottor Conforti, suo superiore, donnaiolo impenitente che però dimostra di avere un grosso debole per lei. La nostra eroina si logora nel dubbio e combina un sacco di pasticci ritornando però sempre al punto di partenza.
Molto carino, questo libro mi è piaciuto anche più del primo; Alice è maturata, per lo meno nell'etica professionale, si dimostra intelligente e delicata nell'approccio all'animo umano. Come ho già detto la volta scorsa questi non sono propriamente libri gialli: c'è una morte su cui indagare, ma la protagonista indaga sui sopravvissuti, sulle loro vite passate; è tutto molto ben strutturato, la storia fila scorrevolmente nonostante non sia una vicenda semplice, non ci sono errori, non ci sono dubbi. E poi c'è la vita di Alice, le sue gioie ed i suoi drammi, la famiglia, gli amici, la dolce Yukino che decide di tornare in Giappone (differenza con lo sceneggiato) e la lascia sola con la squilibrata Cordelia.
Anche stavolta vi consiglio di immergervi nel mondo di Alice Allevi anatomopatologa pasticciona, credo davvero che non resterete delusi.
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venerdì 2 febbraio 2018
VdL - Hyperversum Il Falco e il Leone, Cecilia Randall
Complici malanni stagionali di varia entità, sono riuscita a portare a termine la lettura del secondo volume della serie Hyperversum; volume che avevo cominciato ad agosto dell'anno scorso! Non so come mai ma la lettura non scorreva... probabilmente era colpa mia, non ero in vena, perché poi, detto fatto, in pochi giorni ho divorato il resto della storia.
Se ricordate, grazie alla nostra amica Maris, avevo finalmente messo mano alla saga e vi avevo parlato qui del primo volume che mi aveva letteralmente entusiasmata, tanto che avevo immediatamente messo mano al secondo.
Sono passati due anni da quando Ian e Daniel sono usciti da Hyperversum; Ian è sopravvissuto alle ferite, ma non si da pace, deve tornare da sua moglie e deve veder nascere suo figlio. Ma il gioco non risponde. Per quante volte ci provi Ian non riesce a tornare nel Medioevo. Decide allora che deve provare a tornare indietro in compagnia di Daniel: organizza tutto, la data del ritorno, il luogo, cosa raccontare a chi li vedrà riapparire dopo mesi di assenza e stavolta il gioco li riporta davvero nel passato. Ma il destino ha in serbo qualcosa di diverso per loro e così, invece di rientrare a Chatel Argent da sua moglie, Ian e Daniel vengono rapiti dal barone inglese Martewall e portati in Inghilterra. Qui finiscono per separarsi e la Storia li costringerà a combattere al fianco dei baroni contro il crudele re Giovanni Senza Terra, in un'altra straordinaria avventura che creerà nuove alleanze e getterà le basi per la caduta di Giovanni e la firma della Magna Charta Libertatum.
Non so spiegare perchè ho impiegato così tanto tempo per finire questo libro. E' un buon libro, ben congegnato, ma nella parte iniziale non mi prendeva. Devo dire che, diversamente dal primo volume, in questo c'è moltissima azione, forse anche troppa, combattimenti continui, fughe rocambolesche... bello sì, ma io non disdegno un po' di approfondimento storico che, a mio parere, era più presente nel primo libro. In ogni caso si tratta di una bella lettura, la storia dei due protagonisti attrae ed il periodo storico è, a mio parere, molto interessante e comunque abbastanza conosciuto dalla maggioranza dei lettori (Giovanni Senza Terra è il sovrano di Robin Hood per intenderci).
Continuerò senza dubbio nella lettura della saga, ma farò un pausa prima di affrontare il terzo libro!
Giudizio critico : ❀❀❀❀
troverete qui gli altri consigli di oggi
Se ricordate, grazie alla nostra amica Maris, avevo finalmente messo mano alla saga e vi avevo parlato qui del primo volume che mi aveva letteralmente entusiasmata, tanto che avevo immediatamente messo mano al secondo.
Sono passati due anni da quando Ian e Daniel sono usciti da Hyperversum; Ian è sopravvissuto alle ferite, ma non si da pace, deve tornare da sua moglie e deve veder nascere suo figlio. Ma il gioco non risponde. Per quante volte ci provi Ian non riesce a tornare nel Medioevo. Decide allora che deve provare a tornare indietro in compagnia di Daniel: organizza tutto, la data del ritorno, il luogo, cosa raccontare a chi li vedrà riapparire dopo mesi di assenza e stavolta il gioco li riporta davvero nel passato. Ma il destino ha in serbo qualcosa di diverso per loro e così, invece di rientrare a Chatel Argent da sua moglie, Ian e Daniel vengono rapiti dal barone inglese Martewall e portati in Inghilterra. Qui finiscono per separarsi e la Storia li costringerà a combattere al fianco dei baroni contro il crudele re Giovanni Senza Terra, in un'altra straordinaria avventura che creerà nuove alleanze e getterà le basi per la caduta di Giovanni e la firma della Magna Charta Libertatum.
Non so spiegare perchè ho impiegato così tanto tempo per finire questo libro. E' un buon libro, ben congegnato, ma nella parte iniziale non mi prendeva. Devo dire che, diversamente dal primo volume, in questo c'è moltissima azione, forse anche troppa, combattimenti continui, fughe rocambolesche... bello sì, ma io non disdegno un po' di approfondimento storico che, a mio parere, era più presente nel primo libro. In ogni caso si tratta di una bella lettura, la storia dei due protagonisti attrae ed il periodo storico è, a mio parere, molto interessante e comunque abbastanza conosciuto dalla maggioranza dei lettori (Giovanni Senza Terra è il sovrano di Robin Hood per intenderci).
Continuerò senza dubbio nella lettura della saga, ma farò un pausa prima di affrontare il terzo libro!
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