Ci sono date che tracciano una linea, nella storia e nella vita personale; il 23 Maggio 1992 è una di quelle.
Se mi ricordo dov'ero? Certo che sì.
All'epoca avevo 18 anni, ero in 5a superiore e, probabilmente, stavo pensando all'esame di maturità che presto avrei dovuto affrontare. Ero una appassionata ammiratrice di Falcone. Il tema della lotta alla mafia è sempre stato importante per me, avevo seguito l'infinito svolgersi del maxiprocesso, le fortune alterne del giudice, la vergognosa pagina dei "corvi" del palazzo di giustizia. Sentivo, con quella fede assoluta che solo gli adolescenti possono avere, che era tutta una trama montata ad arte, che Falcone dava fastidio e non solo a Cosa Nostra.
Ma quel giorno, anzi quella sera, ero andata ad accompagnare mio padre in aeroporto, doveva partire per lavoro alla volta di Singapore. All'epoca non è che si prendesse l'aereo proprio tutti i giorni, io per esempio non l'avevo mai preso, quindi lo avevamo accompagnato perché era un po' come un evento! Eravamo poi salite, io e mia madre, sulla terrazza panoramica per vederlo decollare. Ricordo che in quel momento il sole basso della sera aveva riverberato sugli oblò incendiandoli: mi aveva fatto un brutto effetto, tanto che dissi mia madre "mamma mia, sembrava qualcosa che scoppiava!" Lei aveva riso dandomi dell'esagerata, così, ridendo della mia suggestionabilità, avevamo riguadagnato l'auto per rientrare a casa.
Solo più tardi quella sera, scoprii che all'ora in cui l'aereo di mio padre si alzava dalla pista, la macchina del giudice Falcone si alzava nel cielo di Capaci.
Dopo 30 anni è la prima volta che racconto questa storia. Incredibile? Sicuro. Ma è la verità che ci crediate o no, non m'interessa.
Fatto è che quella sera piansi amare lacrime di dolore e disillusione. Pensavo solo che non era possibile, che non potevano averlo fatto, che non era giusto, che l'avevano lasciato solo... Che tutto era perduto. Che avevano vinto "loro".
Ma quando, nei giorni successivi, vidi la reazione della Sicilia pensai che forse no, che i miei coetanei siciliani avevano compreso la parola di quel giudice dal viso buono e dall'involontario eroismo (fra le altre cose a settembre '92 in nelle università italiane ci fu un boom di iscrizioni a giurisprudenza) .
Dopo 30 anni lo penso ancora. Penso che quello che fecero Falcone e Borsellino segnò una svolta fondamentale. Penso anche però che la mafia non si può eliminare; ha cambiato pelle ma è sempre lì, come e forse più di prima. Uccide meno? Non lo so, forse è solo diventata più subdola e batte le legge in altri modi. Ma so, sono certa e non smetterò mai di proclamare che se abbiamo degli eroi veri in questo nostro Paese disgraziato, allora quegli eroi sono questi due uomini che hanno spianato la legge e la parola davanti alla ferocia di chi spianava la pistola.
Oggi ci chiedevamo con mio marito se Riina è ancora vivo o no, credo sia morto, non m'interessa. Ma chissà se dall'inferno dove si trova l'ha capito che non è stato niente... Perché di lui non ci ricordiamo nemmeno se è vivo o morto. Di Giovanni Falcone ci ricordiamo tutti.
Quindi, alla fine, chi ha vinto?
Nessun commento:
Posta un commento