Montanari Family

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Robby, Manu, Tata, Pissi, Pepe, Oscar, Giorgio

martedì 25 ottobre 2022

Circe, Madeline Miller

 Madeline Miller, classe 1978, è ormai da mesi saldamente ai primi posti delle classifiche con il suo romanzo "La canzone di Achille". La mia progenie ha già versato una discreta quantità di lacrime sulle suddette pagine, invitandomi più volte ad avventurarmi nella lettura e a versare le mie.

Chi mi conosce appena un pochino però sa che io ho un'innata predisposizione ad evitare i libri da classifica, almeno finché il can can non è scemato; però mi sono imbattuta il questo romanzo precedente che mi ha incuriosita fin dalla prima veloce scorsa alle pagine iniziali ... ed eccoci qui!

Trama:

Circe è quella che si chiama una "dea minore" essendo figlia del titano Elios e della ninfa Perseide; ignorata fin dalla nascita perché considerata brutta e priva di poteri particolari, l'immortale Circe passa molti secoli all'ombra dei diabolici fratelli Perse, Eete e Pasifae dotati invece di enormi poteri magici. Poi un giorno Circe s'innamora di un umano (esseri che dagli dei vengono considerati al pari degli escrementi!) e per amore compie un gesto che cambierà il resto della sua vita immortale. Verrà esiliata dal padre, su richiesta di Zeus, su un'isola deserta e qui vivrà secoli di solitudine e brevi fantastiche avventure.

Non entro maggiormente nel dettaglio, la storia della Maga Circe un po' si conosce dall'Odissea, ma il personaggio portato in scena dalla Miller è chiaramente affondato nella mitologia greca, ma esplorato profondamente nel suo aspetto psicologico. La narrazione è in prima persona, quindi noi viviamo i sentimenti di Circe, che, a differenza degli altri dei e semidei, ha dei sentimenti, è qui la novità. A scuola ci hanno spiegato cos'era un dio greco: un essere immortale, onnipotente, con emozioni estreme mai filtrate dalla coscienza come invece avviene negli uomini. Questa era la nozione scolastica. In questo libro capiamo più a fondo quella nozione, la profonda noia che spinge gli dei a giocare con le vite degli umani, così, per divertirsi un po'. Allo spesso modo le divinità giocano con Circe, che è una dea debole e limitata, ma anche molto sottovalutata! Alla fine lei ottiene la propria libertà e quello che, nella sua vita centenaria, le era sempre mancato. Insomma in questo romanzo la maga crudele che tramuta gli uomini in porci, diventa uno splendido personaggio: coraggiosa, determinata e ribelle.

Se vi piace la mitologia greca troverete un bel po' di vicende che già conoscente ma viste "dall'interno"; se non vi piace magari apprezzerete questa donna moderna e indipendente, padrona della propria vita.

Madeline Miller


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀

martedì 27 settembre 2022

Trans Europa Express, Paolo Rumiz

 Buongiorno a tutti/e, rieccomi dopo una lunghissima assenza.

Durante l'estate, sarò sincera, non ho letto molto. Non ero proprio in vena e mi sono dedicata ad altro. Però qualcosa in libreria c'è, quindi il primo libro di cui vorrei parlavi è "Trans Europa Express"; si tratta di un bellissimo diario di viaggio scritto nel 2008.

I motivi per cui, ai primi di maggio, mi sono approcciata a questo libro sono molteplici. Anzitutto mi piace moltissimo lo stile di Rumiz che trovo asciutto, essenziale, ma, al contempo, estremamente descrittivo. Mi spiego, con poche parole riesce perfettamente a delineare la scena tanto che, spesso, mi è sembrato di essere lì, al suo fianco, a vedere con i miei occhi le cose di cui scrive.

In secondo luogo sapevo di questo romanzo per aver ascoltato un  bellissimo podcast di Mario Calabresi contenente una lunga chiacchierata con Rumiz sull'Est e sulla situazione attuale dell'est Europa. Fra l'altro vi consiglio davvero di ascoltare questa puntata (vi lascio il link https://open.spotify.com/episode/1Js7tYvsbgh1OUqYwOnNzK?si=m3moyxdhTfWinxshNYBmzg); a mio parere Rumiz è una delle persone più piacevoli da ascoltare, poi con quell'accento friulano ancora di più.

Insomma riassumendo in questo podcast si accennava al libro di oggi, quindi quando me lo sono trovato davanti in libreria mi sono detta "è un segno"!

Il diario di viaggio parla della lunga estate del 2008 passata da Rumiz in cammino fra Rovaniemi (Finlandia) e Odessa (Ucraina). Un viaggio on the road, fatto principalmente in treno, sull'immaginaria linea di confine fra Est e Ovest, fra Europa e Oriente. Quel confine che da tanti mesi è diventato una linea di tensione o di conflitto aperto. 

Fa molto riflettere il fatto che già allora, nelle parole di tutte le persone che Rumiz incontra, c'era già il sentore di quello che poi è accaduto e sta ancora accadendo. 

L'ho trovata una lettura estremamente istruttiva, calata nella vita quotidiana dei popoli che vivono su quella particolare linea di faglia. Popoli meravigliosi, vitali, che si sono adattati ad un ambiente ingrato, che sfidano la povertà e non negano accoglienza a nessun viandante. Un viaggio bellissimo, che ti viene voglia di affrontare ma che sai che ora, meno che mai, può essere affrontato. Un viaggio di cui ti chiedi che ne sarà stato di quelle persone, di quei luoghi, di quelle sconosciute bellezze.

Non posso fare altro che consigliare questo libro. Leggerlo vi arricchirà moltissimo.

Paolo Rumiz

GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀ 1/2


martedì 28 giugno 2022

Un'incantevole Aprile, Elizabeth Von Armin

 Il libro di oggi mi è stato suggerito secoli fa da Maris, una vecchia amica di blog che non leggo già da un bel po' e che mi manca molto.

Si tratta di un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1922: in Inghilterra regnava re Giorgio V e l'impero coloniale era ancora ampio; dal libro traspare come fosse un'epoca di passaggio, l'influsso dei costumi vittoriani era ancora molto forte, ma qualcosa stava cambiando nella società inglese.

Trama:

Mrs. Wilkins è giovane e insoddisfatta della sua vita matrimoniale, un giorno legge l'annuncio riguardante l'affitto di un castello medioevale in Italia, in Liguria, per il mese di Aprile. Ne è attratta ma da sola non può permetterselo, così coinvolge la conoscente Mrs Arbuthnot anche lei in cerca di una pausa dal marito fonte d'imbarazzo perché autore di biografie piccanti sulle più famose mantenute della storia europea. La compagnia viene poi allargata alla bellissima Miss Caroline, in fuga dalla sua bellezza, e all'anziana Mrs Fischer, che incarna perfettamente la donna vittoriana. 

Ognuna di loro si lascia alle spalle una vita piatta, senza grandi gioie e soddisfazioni, una vita di sopportazione di un ruolo che però non sentono più loro. Ognuna, anche l'anziana Mrs Fischer, ambisce ad un cambiamento. Lo stato di grazia regalato dalla magnificenza della natura italiana, porterà le protagoniste e riflettere profondamente su se stesse e sul cambiamento che desiderano apportare alle loro esistenze. A volte anche il caso ci metterà lo zampino, ma, di fatto, tutte e quattro torneranno in Inghilterra cambiate, migliori, chi con un matrimonio rinvigorito, chi con amicizie sincere, chi con la prospettiva di non dover più fuggire da se stessa.

Beh, gente, l'Italia fa miracoli!E  qui mi fermo.

Libro piacevole, decisamente d'altri tempi. Consiglio.


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

martedì 7 giugno 2022

Un'amicizia, Silvia Avallone

 Un'amicizia. Un titolo semplicissimo, quasi scarno, ma è proprio in quell'articolo indeterminativo la forza della scelta. Quella si cui si parla non è "l'amicizia", quella che sta sopra tutte le altre che si allacciano nella vita (anche se poi viene percepita come tale per tutto il libro), è "un'amicizia": lo è per la protagonista e lo è perché è rappresentativa di quel sentimento per molti di noi lettori. Anche se poi in affetti, quest'ultimo romanzo di Silvia Avallone, smuove molti sentimenti ed affronta diversi argomenti. 

Trama:

Elisa ha quattordici anni, viene da Biella ed è stata costretta al trasloco a T. sulla costa Toscana. La sua famiglia è disastrata, i genitori sono separati da molti anni (il padre vive a T) e lei ed il fratello sono sempre stati con la madre, una donna immatura e poco organizzata che ha affrontato la vita e la maternità disarmata, non sapendo bene come affrontare le prove della vita di tutti i giorni, improvvisando parecchio e lasciandoli molto a loro stessi. Elisa si ritrova a T sola con il padre, un mezzo sconosciuto seppur animato dalle migliori intenzioni; è tutto un disastro, Elisa odia T, disprezza se stessa da sempre, non si accetta, non si piace, trova rifugio solo in biblioteca e nella lettura. Poi incontra Beatrice. Diversissima da lei: bella, determinata, anche un po' stronza, ma con le sue fragilità e le sue tenerezze. Forse perché entrambe in qualche modo ai margini, Elisa e Beatrice diventano amiche per la pelle. Il romanzo è il racconto dei loro anni di liceo e del primo anno di università, visto con gli occhi di Elisa.

Primo argomento di dibattito è, ovviamente l'amicizia. Quella tra Elisa e Beatrice è un'amicizia fra ragazze, nata sui banchi, profonda, simbiotica, sbilanciata come spesso sono le amicizie a quell'età: Beatrice guida ed Elisa segue. Questo, è evidente, prelude ad un disastro, perché prima o poi chi è in posizione subalterna si stufa di esserlo e gli equilibri cominciano a vacillare. Siamo ognuna la Beatrice o l'Elisa di qualcuno. Come scrive la Avallone:"La verità è che il lutto per un'amicizia finita non si risolve. Non c'è modo di curarlo, rielaborarlo, chiudere e andare avanti. Rimane lì, piantato in gola, a metà tra il rancore e la nostalgia."

E' vero, per noi come per come Elisa, che passa gli anni a guardare Beatrice da lontano attraverso i social network. 

Secondo argomento, la genesi dei social network. All'inizio delle vicende il web è appena agli albori, nessuno ha il cellulare si usa il telefono fisso: sembra un secolo fa vero? Invece no, solo poco più di una ventina d'anni fa le cose stavano così, poi il mondo è cambiato in modo radicale. Nel romanzo è Beatrice quella che percepisce le possibilità della rete. Elisa incarna i valori della parola stampata e cui rimarrà sempre fedele. La domanda di fondo, cui volutamente non viene data risposta perché ognuno ha la sua, è: quanta realtà c'è nei post dei social? Quanta vita vera c'è lì dentro? Quanto c'è di una persona, dei suoi sentimenti, del suo essere profondo? Il personaggio di Beatrice è un po', dico io, sulla falsariga del personaggio Chiara Ferragni. Alla fine del romanzo non è più Bea, l'amica di gioventù, è "la Rossetti", il personaggio di Instagram che ogni poche ore posta un luogo, un abito, un rossetto insomma una nuova tendenza; per Elisa la sua vecchia amica perde la sua identità in quel mondo d'immagini che si è scelta, non cambia mai, non evolve, è sempre uguale a se stessa, foto, dopo foto, dopo foto. Leggendo questo ho pensato che forse è per questo che, negli ultimi anni, gli influencer hanno aperto le porte delle proprie case ai social network, postando gravidanze, malattie, dispiaceri: un tentativo ultimo di essere autentici, di essere vivi, umani, non solo schiacciati su un'immagine perfetta e sempre identica.

Funziona? Personalmente non lo so, ho qualche dubbio. Ma da come, anche gente che conosco, perde tempo a scrivere sui profili e sui post di certi personaggi noti, forse invece l'illusione della vicinanza sociale funziona. Voglio dire io non riesco a pensare che se seguo Tizio sui social e Tizio comunica al mondo che ha l'influenza ed io gli scrivo un messaggio con i miei migliori auguri, ecco dicevo io non riesco a pensare che Tizio poi lo legga e che gliene freghi qualcosa e che questo sistema crei una connessione fra di noi, ci renda amici. Insomma io non lo farei e non lo faccio. Ma tanta gente sì. Quindi boh alla fine funziona? e magari sbaglio io? beh fa lo stesso, sbaglio volentieri!

Ricapitolando questo libro mi è piaciuto molto. Ho letto recensioni che ne dicevano peste e corna anche a livello stilistico; io non trovo, anzi l'ho trovato molto più maturo di "Acciaio" (l'unico altro libro che ho letto). Ho letto critiche feroci sulla scelta del tema amicizia, di nuovo, dopo Acciaio e Marina Bellezza ... perché? un autore scrive quello che sente fortemente dentro di se, evidentemente la Avallone aveva molto da dire sull'amicizia fra ragazze, probabilmente è stato un punto nodale della sua vita? In un'intervista ho letto che questo romanzo deve appunto chiudere un ciclo, una prima parte della sua vita e della sua opera che aveva bisogno di quest'ultimo romanzo per essere completamente risolta.

Personalmente ho trovato molto della mia vita nelle vicende di Elisa e Beatrice; è stato un doloroso salto nel passato perché anch'io ho la mia amicizia finita che però è, ancora oggi, un lutto irrisolto. Consiglio senza alcun dubbio la lettura di questo romanzo. Vi lascio con questa citazione dal film "Stand by me" tratto dal racconto di Stephen King:

Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?


PS: la copertina è bellissima

Silvia Avallone

GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀❀ e 1/2


lunedì 23 maggio 2022

23 Maggio 1992

 Ci sono date che tracciano una linea, nella storia e nella vita personale; il 23 Maggio 1992 è una di quelle.

Se mi ricordo dov'ero? Certo che sì.

All'epoca avevo 18 anni, ero in 5a superiore e, probabilmente, stavo pensando all'esame di maturità che presto avrei dovuto affrontare. Ero una appassionata ammiratrice di Falcone. Il tema della lotta alla mafia è sempre stato importante per me, avevo seguito l'infinito svolgersi del maxiprocesso, le fortune alterne del giudice, la vergognosa pagina dei "corvi" del palazzo di giustizia. Sentivo, con quella fede assoluta che solo gli adolescenti possono avere, che era tutta una trama montata ad arte, che Falcone dava fastidio e non solo a Cosa Nostra.

Ma quel giorno, anzi quella sera, ero andata ad accompagnare mio padre in aeroporto, doveva partire per lavoro alla volta di Singapore. All'epoca non è che si prendesse l'aereo proprio tutti i giorni, io per esempio non l'avevo mai preso, quindi lo avevamo accompagnato perché era un po' come un evento! Eravamo poi salite, io e mia madre, sulla terrazza panoramica per vederlo decollare. Ricordo che in quel momento il sole basso della sera aveva riverberato sugli oblò incendiandoli: mi aveva fatto un brutto effetto, tanto che dissi mia madre "mamma mia, sembrava qualcosa che scoppiava!" Lei aveva riso dandomi dell'esagerata, così, ridendo della mia suggestionabilità, avevamo riguadagnato l'auto per rientrare a casa.

Solo più tardi quella sera, scoprii che all'ora in cui l'aereo di mio padre si alzava dalla pista, la macchina del giudice Falcone si alzava nel cielo di Capaci.

Dopo 30 anni è la prima volta che racconto questa storia. Incredibile? Sicuro.  Ma è la verità che ci crediate o no, non m'interessa.

Fatto è che quella sera piansi amare lacrime di dolore e disillusione. Pensavo solo che non era possibile, che non potevano averlo fatto, che non era giusto, che l'avevano lasciato solo... Che tutto era perduto. Che avevano vinto "loro".

Ma quando, nei giorni successivi, vidi la reazione della Sicilia pensai che forse no, che i miei coetanei siciliani avevano compreso la parola di quel giudice dal viso buono e dall'involontario eroismo (fra le altre cose a settembre '92 in nelle università italiane ci fu un boom di iscrizioni a giurisprudenza) .

Dopo 30 anni lo penso ancora. Penso che quello che fecero Falcone e Borsellino segnò una svolta fondamentale. Penso anche però che la mafia non si può eliminare; ha cambiato pelle ma è sempre lì, come e forse più di prima. Uccide meno? Non lo so, forse è solo diventata più subdola e batte le legge in altri modi. Ma so, sono certa e non smetterò mai di proclamare che se abbiamo degli eroi veri in questo nostro Paese disgraziato, allora quegli eroi sono questi due uomini che hanno spianato la legge e la parola davanti alla ferocia di chi spianava la pistola.

Oggi ci chiedevamo con mio marito se Riina è ancora vivo o no, credo sia morto, non m'interessa. Ma chissà se dall'inferno dove si trova l'ha capito che non è stato niente... Perché di lui non ci ricordiamo nemmeno se è vivo o morto. Di Giovanni Falcone ci ricordiamo tutti.

Quindi, alla fine, chi ha vinto?

martedì 17 maggio 2022

Il maestro delle ombre, Donato Carrisi

 Ultimo capitolo della serie "Marcus e Sandra", mi dispiace dirlo ma, per me, il peggiore dei tre (dei primi due romanzi ve ne ho parlato qui e qui).

Trama:

Roma si trova al centro di una tempesta perfetta: una perturbazione violentissima e 24h di blackout programmato. Peccato che nessuno si ricordi della bolla emanata da papa Leone X in cui diceva che "mai, mai, mai" la città sarebbe dovuta rimanere al buio...

Nel frattempo Marcus, il penitenziere, si sveglia in una cripta sotterranea, nudo e senza più memoria di ciò che gli è accaduto negli ultimi giorni. Partendo da un messaggio scritto da lui stesso cerca di ricostruire i propri passi, ma, come già accaduto in passato, ha bisogno dell'aiuto di Sandra per venirne a capo. Nel frattempo il blackout ha scatenato una strana follia in città che improvvisamente sembra popolata da zombie dallo sguardo vuoto.

Quella di Marcus e Sandra è una lenta discesa nell'inferno di una profezia vecchia di secoli. Cosa troveranno i sopravvissuti all'alba del giorno dopo? Chi si cela dietro i fatti che Marcus non riesce a ricordare?

Seppur partendo da presupposti molto stuzzicanti, il romanzo non decolla mai veramente. Un Marcus che pare fragile a causa dell'amnesia, in difficoltà rispetto al solito, una Sandra invece molto più forte e determinata: i due personaggi sono sempre belli, ma sono un po' tutto quello che si salva in questa storia strana che, non me ne voglia l'autore che io sono una povera profana, sembra un po' eccessiva.

Quello che non posso proprio perdonargli è di non aver sciolto i nodi dei romanzi precedenti: Marcus continua a vive, ignaro, una vita non sua. Inoltre il finale è buio: si può intuire cosa sarà dei protagonisti, ma non viene detto chiaramente, un po' come se Carrisi non fosse certo di volersi separare da loro definitivamente. Ma forse, come si evince dalle note finali dell'autore, qui il punto non era tanto la trama in se, qui il punto era distruggere Roma in poche ore. Il romanzo ha qualcosa di gotico, Roma perennemente sotto la pioggia, distrutta da un'esondazione del Tevere, al buio assoluto; forse non a caso poi molte scene sono ambientante in luoghi sotterranei, bui ed angusti, c'è sicuramente una scelta stilistica in questo.

Si toccano anche temi molto interessanti come la dipendenza che abbiamo tutti dall'energia elettrica: più di ogni altra cosa il blackout ci getta nello smarrimento, senza la nostra tecnologia, senza televisione, senza impianti d'allarme, ci sentiamo nudi ed in preda agli elementi. Soprattutto oggi siamo irrimediabilmente dipendenti dagli smartphone e da internet, senza di loro ci sentiamo tagliati fuori dalla vita. 

Un pensiero poi, del personaggio di Vitali, mi ha molto colpita e mi ha fatto pensare alla pandemia; parlando dei fatti terribili accaduti: "Vitali sapeva che la gente avrebbe dimenticato in fretta, nessuno avrebbe imparato nulla da quella notte. Tranne, forse, i morti."

La lettura è avvincente come al solito, ma nel complesso non sono rimasta entusiasmata come per i due libri precedenti.


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀ e 1/2


martedì 26 aprile 2022

La ragazza dagli occhi di carta, Ilaria Tuti (racconto)

 Buongiorno a tutti!

Il libro di oggi, prequel della serie di Teresa Battaglia scritto prima di "Fiori sopra l'inferno", è un racconto breve di Ilaria Tuti dove troviamo per la prima volta tutti i protagonisti a noi già noti.

C'è una Teresa Battaglia già informata della sua malattia, malattia che però qui è appena agli esordi e le causa solo qualche piccolissima dimenticanza.

C'è Marini, il suo braccio destro, che già manifesta un attaccamento protettivo nei confronti del suo superiore.

Ci sono tutti gli altri personaggi più o meno secondari che poi ritroveremo nei romanzi successivi.

Trama:

Un uomo coperto di sangue non suo viene fermato da una volante in evidente stato confusionale; nello zaino ha una mano di donna tranciata di netto e la foto di una ragazza a cui, sugli occhi, sono stati incollate due ellissi di carta. Presumibilmente la ragazza della foto è anche la "proprietaria" della mano, quindi c'è probabilmente un cadavere da cercare, di cui però Teresa ed i suoi uomini non conoscono l'identità...

Diciamo subito che questa breve storia non aggiunge e non toglie nulla ai libri che l'hanno poi seguita. Probabilmente, ipotizzo, era un primo esperimento letterario che metteva in campo personaggi che sono poi stati affinati successivamente. L'ambientazione, il ritmo narrativo e l'atmosfera sono quelle che poi troveremo in "Fiori sopra l'inferno". C'è sempre qualcosa di molto inquietante nella natura di Ilaria Tuti: boschi, radure, laghi montani, tutto sottende un senso d'inquietudine, di attesa per non dire proprio di paura. Nella purezza dell'ambiente alpino si nasconde la corruzione umana che quasi contamina l'ambiente, questo concetto nei libri della Tuti è sempre presente. Ed in questo racconto c'è il germe di tutto. 

Quindi, ribadisco, una storia che racchiude in divenire tutti i temi della serie del commissario Battaglia, uno stile che, a mio parere, è già quello che troveremo in seguito, una conduzione del phatos già buonissima. Carino da leggere, senza aspettative ma come puro esercizio di lettura, se già si conosce la serie.

Ilaria Tuti


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

martedì 5 aprile 2022

La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco, Enrico Brizzi

 Vi confesso che questo libro l'ho cercato per mari e per monti. La cosa bella è che ancora adesso non so il perché; voglio dire, non so esattamente cosa mi aspettassi, ma quello che poi ho trovato alla fine mi ha soddisfatto. Sia chiaro, questo romanzo non aggiunge e non toglie niente alla letteratura italiana: è scritto bene (ditemi tutto quello che volete ma non che Brizzi non scrive bene), scorre leggero e, ai più, non dirà niente di che. Non a me.

La linea trainante della narrazione è Vasco, ok, ma appare subito evidente che è un pretesto. Diciamolo, io e Brizzi siamo coetanei (l'ho detto già altre volte che siamo legati dall'anagrafica) e, riflettendoci, io stessa se volessi trovare una linea rossa che ha accompagnato la mia infanzia, adolescenza, giovinezza e, ahimè, maturità non potrei che scegliere il Blasco. Le sue canzoni, piacessero o meno, sono in effetti state la colonna sonora della nostra vita, fino qui. Il libro è una nostalgica e divertente autobiografia della gioventù dell'autore, dalla tenerissima età ad oggi. Ha il limite che se non sei bolognese o non sei almeno transitato spesso per Bologna per parentele varie e/o per studio non lo capisci e non ti lascia niente. Quindi non è un libro per tutti, ma forse, non so, non aveva nemmeno la presunzione di esserlo. A volte credo che si scriva di un argomento perché se ne ha voglia. Punto. Poi se gli altri lo capiscono bene, altrimenti ciao. Fine del discorso.

Stringendo, io l'ho capito. Come ho scritto anche a proposito de "Il matrimonio di mio fratello", io e l'autore condividiamo età, esperienze, luoghi di nascita e di crescita ed anche passioni collaterali: quindi i suoi primi 20/25 anni di vita somigliano molto ai miei. E' stato un bel periodo. Ho letto recensioni feroci e, secondo me di parte, riguardo questo libro. Brizzi non dedica un cantico alla perfezione della sua città, semplicemente descrive come essa è cambiata nei decenni, così come sono cambiati i suoi abitanti. Bologna, nei secoli, è stata tante cose: città etrusca, celtica, romana, longobarda, sede della prima università d'Europa, poi gran casino, poi papale, poi napoleonica, poi di nuovo papale, liberale, fascista ed infine comunista. Un crogiolo di avvenimenti e influenze che ne hanno fatto la città che ho conosciuto: aperta, dotta, a volte snob a volte popolana. Lo canta anche Guccini nella sua dedica d'amore alla città che l'ha ospitato a lungo:

"Bologna è una donna emiliana di zigomo forte
Bologna capace d'amore, capace di morte
Che sa quel che conta e che vale, che sa dov'è il sugo del sale
Che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita
Bologna è una ricca signora che fu contadina
Benessere, ville, gioielli
E salami in vetrina
Che sa che l'odor di miseria da mandare giù è cosa seria
E vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perché sa la paura"

E davvero questa è la nostra città: la più piccola delle metropoli italiane, un posto dove ancora puoi conoscere tutti quelli del "tuo ambiente", ma dove c'è ancora la capacità di sperimentare, di guardare fuori dalla propria cerchia; certo, bisogna volerlo, ma le occasioni non mancano.  

A causa della pandemia sono più di due anni che non faccio la mia gita solitaria in città e ne ho molta nostalgia. Mi prendo una giornata per me, niente marito niente figlie, prendo il treno e già quando scendo al piazzale ovest sento l'energia della mia città natale.  Quand'ero giovane vedevo le possibilità: gente di tutta Italia, negozi, musei, piazze. Ora cerco le memorie: le cerco lungo via Indipendenza, poi in piazza Maggiore ed infine nei negozi del Quadrilatero dove non smetterò mai di cercate l'ombra di mia nonna che grida "Venite! Oggi le arance sono bellissime!"... E ora basta ragazzi/e perché già mi scendono le lacrime e direi che per oggi ho scavato nel passato già abbastanza.

Comunque grazie Enrico Brizzi perché ad ogni libro mi smuovi sentimenti.

Non ve lo consiglio. Vi ho detto di cosa parla. Scegliete voi. Per quel che mi riguarda, beh, obiettivo centrato.

Enrico Brizzi


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

martedì 15 marzo 2022

Tango alla fine del mondo, Diego Cugia

 Cercherò di essere il più concreta possibile nel recensire questo romanzo che, tra l'altro, ho appena terminato: ho voluto farla proprio in tempo reale! Per me si tratta di una recensione complicata perché il libro mi ha suscitato molti sentimenti, fortemente contrastanti tra loro. Il che di per se è un bel segno: se una storia ti scuote vuol dire che un bel pezzo di lavoro l'ha già fatto. Ma veniamo ai fatti.

Siamo in Sicilia, alla fine dell'800, e la famiglia Maggio, il padre Michele con la moglie Caterina e le figlie gemelle diciassettenni Diana e Olivia, si mette nei guai; sono contadini e, accusati di aver preso parte ad una protesta contro l'aumento delle tasse, si vedono confiscati tutti i loro averi. Ridotti in povertà, abboccano all'amo di don Tano Calò, losco figuro che truffa la gente disperata vendendo loro "salvifici" biglietti per l'Argentina, terra di grandi ricchezze.

Ma don Tano non è solo un truffatore, è un prepotente, laido e malvagio, abituato a prendersi tutto ciò che vuole e, purtroppo, Tano vuole Diana, fiera fanciulla nel fiore della sua bellezza. Così con un bieco stratagemma la costringe a rimanere in Sicilia mentre il resto della famiglia parte per Buenos Aires convinta di averla lasciata in mani sicure. Per Diana comincia un inferno che la porterà a vivere situazioni impossibili da sopportare per una ragazza così giovane.

Contemporaneamente la sua famiglia arriva in Argentina dove scopre l'inganno di Tano, il padre per fortuna trova un impiego al mattatoio della Boca, quartiere del porto, e la sera suona al Bandoneon, locale dove Michele e altri immigrati inventano una nuova musica: il tango. La nuova terra comincia a scorrere nelle vene di Michele, specialmente quando conosce Blanca, moglie del suo datore di lavoro. Scocca la scintilla a cui entrambi non possono resistere. 

Le vite di tutti cambieranno completamente e, col tempo, anche Diana approderà a Buenos Aires; ma quello che ha vissuto a Palermo ha ucciso la sua parte bambina e innocente; ora Diana è una donna che sa quello che vuole: vendetta.

Nelle pagine finali Cugia definisce questo romanzo un feuilleton. Vero. Ed è proprio per questo che suscita in me sentimenti contrastanti. Scritto è scritto molto bene, ti prende, scorre, anche la storia ha un'ambientazione interessante. I personaggi sono delineati, sfaccettati, nessuno di loro, tranne Olivia la mia preferita, è completamente buono o cattivo. Persino Tano, che di buono non ha niente, mostra sprazzi di tenerezza nei confronti di Diana, certo una tenerezza malata e possessiva, l'unico modo in cui un uomo come lui può amare.

Quindi dicevamo che lo stile è assolutamente apprezzabile; la storia in se però mi ricorda troppo una telenovela, per l'appunto, sudamericana. Nei saluti finali Cugia parla fra l'altro di una trasposizione di cui però non ho trovato traccia, quindi non so se esista, ma ci starebbe assolutamente.

Non rientra tanto nelle mie corde questo tipo di storia di amori, passioni, omicidi, tradimenti, ruberie e corna varie. Apprezzo la descrizione, che sottende tutta la narrazione, della nascita del tango come musica e come ballo. Apprezzo la descrizione dell'Argentina, di Buenos Aires e della vita degli emigranti, trattati come feccia dalla popolazione locale... farebbe bene ricordarsi che anche noi siamo stati un popolo di migranti trattati come animali nei luoghi dove approdavamo poveri e affamati...

Nel complesso lo reputo un buon libro, meritevole di essere letto. Se poi vi piacciono anche le storie d'amore tormentate vi farà impazzire. Una menzione per il personaggio di Olivia, la gemella dipinta come la più debole che in realtà si dimostra la più forte, compassionevole e determinata di tutti.


Diego Cugia


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2

martedì 22 febbraio 2022

La stanza della morte, Jeffery Deaver

 Oggi ennesima puntata della serie "Lincoln Rhyme" con il romanzo La stanza della morte, decimo episodio della saga.

Il libro tratta una molteplicità di argomenti interessanti: il rifiuto del modello americano da parte dei paesi in cui è stato forzatamente esportato, i servizi segreti deviati, il tema dell'attacco preventivo, il terrorismo anti USA, l'ingerenza degli alti poteri nelle indagini di polizia, la gestione della rabbia... Insomma tanta carne al fuoco che però non basta a far decollare questo romanzo. 

Ma veniamo ai fatti:

Robert Moreno, dissidente cittadino degli Stati Uniti ma di origini sudamericane, viene assassinato alle Bahamas. Dalle prime indagini appare evidente che l'assassinio è stato ordinato da qualcuno all'interno del Governo degli Stati Uniti apparentemente per sventare i suoi piani terroristici. A quanto pare, però, il morto stava semplicemente organizzando delle dimostrazioni pacifiche ... Quindi qualcuno ha abusato del suo potere? E perché? E come? Difficile per Rhyme indagare senza una scena del crimine, visto che lui si trova a New York! Sarà quindi necessario un cambio di passo nella tipologia delle indagini e la coppia Rhyme-Sachs per questa volta dovrà separarsi seguendo piste diverse...

L'inizio è inesorabilmente lento e, devo dirlo, tedioso. Ci ho messo un tempo scandalosamente lungo a valicare le metà del libro che, da quel punto in poi, prende un po' di ritmo e ti trasporta alla fine piuttosto agevolmente. La prima metà però è una vera fatica, aumentata da una costellazione di personaggi che si rivelano di un'antipatia unica: dall'SI della situazione, uno degli assassini più odiosi che abbia mai incontrato nei libri di Deaver, alla viceprocuratore distrettuale Nance Laurel, ai vari "simpatici" personaggi dei servizi segreti. 

Ci sono anche degli spunti originali però, come la più unica che rara uscita in esterna di Lincoln che, addirittura, si reca alla Bahamas! E continuano anche le vicende riguardanti la salute dei due protagonisti: Rhyme si è sottoposto ad un intervento che gli ha ridato un parziale uso di un braccio e vorrebbe intervenire anche sull'altro; Amelia è sempre più sofferente per l'artrite che rischia di mettere a repentaglio la sua carriera di poliziotta. Su questi versanti ci saranno grandi sorpresone sul finale.

Quindi nel complesso che dire, la storia c'è, non si può negare. I nostri protagonisti ci sono, con i loro alti e bassi. Il tutto è orchestrato un po', come dire in do minore, non c'è lo smalto dei primi romanzi ma qualcosa trapela qua e là. 

Poi ci sono cose che, secondo me (ma chi sono io per dirlo), ormai hanno fatto il suo tempo, tipo la lavagna degli indizi di Lincoln Rhyme: va bene Jeffery dicci che la scrivono ma non propinarcela, con aggiunte e correzioni, 10 volte in un libro, limitati un attimino! E, per l'amor di Dio, non ritirare fuori ad ogni romanzo il perché Lincoln è paraplegico e Amelia zoppica: chi non lo sa che si legga il primo romanzo! 

Comunque in qualche modo si arriva alla fine anzi, direi che tutto succede alla fine e le ultime pagine sono un susseguirsi di avvenimenti e scoperte e cambiamenti di fronte che, però, ogni tanto appaiono un po' forzati. Per questi motivi e solo per l'affetto che ho nei confronti dei personaggi al libro appioppo un 3/5. Vedremo come andrà con i romanzi successivi della serie.




GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀

mercoledì 2 febbraio 2022

La casa dei sette ponti, Mauro Corona

 Lo so, lo so, a molti/e di voi Mauro Corona non sarà affatto simpatico. Mi raccomando Mauro non Fabrizio (per l'amor del cielo...), quello con barba e capelli selvaggi, fazzoletto legato sulla testa, mezze maniche fisse anche al Polo Nord.

In effetti pure io quelle due mezze volte che l'ho visto a "Carta bianca" per 5 millisecondi non sono rimasta particolarmente entusiasmata dalle sue esternazioni (ma non sempre ha torto...), però...

Però ho letto tre suoi scritti, "Il volo della martora", "Aspro e dolce" e questo di oggi "La casa dei sette ponti", ed ho apprezzato molto il suo stile. Anch'io come Corona sono un'amante della montagna, un po' perchè ci vivo un po' perchè ci vado in vacanza (montagne diverse) e concordo con la sua visione rispettosa della natura. La trovo realistica e passionale, forse più di quella di Messner, e condivido anche la nostalgia verso la vita passata delle nostre montagne: più povera certo ma forse più vera.

Anche questo breve racconto s'ambienta in montagna, più precisamente sulla mia montagna l'Appennino Tosco-Emiliano. San Marcello Pistoiese e l'Abetone distano da noi, in linea d'aria, solo un sospiro un po' più lungo. Ed ecco che la via si snoda davanti ai miei occhi mentre la narrazione procede.

Un industriale della seta di Prato ritorna di tanto in tanto all'Abetone per incontrarsi con gli amici d'infanzia. Anche lui è originario dei monti, ma ha fatto fortuna in città ed ormai la sua vita è lì, un po' solo certo, ma nella sua intransigenza e nel suo amore per il lavoro la solitudine non incide molto. Però ritorna e, sempre, lungo la strada tortuosa che lo porta a destinazione, nota una piccola casa diroccata, inadatta ad essere abitata, con il tetto ricoperto da teli di plastica colorata ed un camino che butta fumo sempre, sia d'inverno che d'estate. Quella casa attrae sempre la sua attenzione, non può fare a meno di domandarsi chi possa mai averla eletta a propria dimora. Finché un giorno il nostro industriale si fermerà e busserà alla porta. Comincerà per lui un viaggio nel passato che assomiglia ad una delle favole che mia nonna mi raccontava da piccola, per farmi stare tranquilla due minuti...

Veramente questo breve racconto è una favola. Una vera favola, con tanto di morale e con tante chiavi di lettura quanti sono gli occhi che possono leggerla. In ognuno di noi provocherà reazioni diverse, io mi sono molto commossa alla fine e non succede così spesso che un libro mi muova alle lacrime. Ci sono molti simboli nascosti nella narrazione, non da ultimi i sette ponti che il protagonista dovrà attraversare. Essi sono simboli, evidentemente, dei proprio demoni interiori. Ma potrebbero essere anche ponti reali visto che a San Marcello Pistoiese esiste un ponte sospeso, una passerella pedonale a campata unica sospesa sul torrente Lima e lunga più di 200m. Ma a soli 40km sorge anche il Ponte della Maddalena, detto anche "ponte del diavolo", di Borgo a Mozzano famosissimo per la sua forma che sfida le leggi della natura.

Tutto questo per dire come, in questo racconto, la realtà si mescoli con la fantasia e diventi simbolo di un cammino interiore. L'industriale ricco e realizzato compirà un viaggio dentro se stesso, alla scoperta della realtà del suo passato ed alla ricerca della vera essenza del nostro esistere su questa terra. Servirà la catarsi e la rinascita a nuova vita. Ma la vita verrà e sarà migliore.

Un racconto che non porta via molto tempo ma che dona tanto. Lo consiglio sicuramente.

Mauro Corona


GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀ e 1/2

lunedì 17 gennaio 2022

La verità di Emily, Barbara Freethy

Buongiorno e BUON ANNO a tutti/e gli/le amici/che leggioni/e!!

Se fate caso alle date, noterete che mi sono presa una lunga pausa di riflessione. Mi sono presa tempo per decidere se proseguire nella mia recensione dei libri che leggo. La rubrica del Venerdì del Libro, promossa da Paola di Homemademamma, è finita. Anche le mie recensioni hanno registrato un grosso calo di lettori. Naturalmente è fisiologico: i blog ormai sono stati soppiantati da Instagram e da Youtube. Ritengo però che la recensione di un libro abbia bisogno di un canale diverso. La lettura è un processo che richiede tempo, riflessione e ragionamento; non può essere un "mordi e fuggi" e non può esserlo nemmeno una recensione. Per cui ho deciso di continuare.

La cadenza delle recensioni sarà casuale e non più legata alla settimanalità che aveva il Venerdì del Libro.

L'unico social (mah ... chiamiamolo social) a cui continuerò ad appoggiarmi è Anobii, un portale popolato da amanti della lettura e collegherò le mie recensioni al mio profilo Anobii.

Detto ciò, procediamo con il primo libro recensito nel 2022, ma letto nel 2021: "La verità di Emily" di Barbara Freethy.

San Francisco. Una festa al college fra risate, musica alta, superalcolici e stupefacenti. D'improvviso un urlo squarcia la notte e una terribile tragedia segna per sempre la vita degli attoniti spettatori: Emily, la ragazza più ammirata e invidiata del college, è precipitata dal tetto. Omicidio? Suicidio? Natalie, Laura e Madison, le sue tre migliori amiche con cui formava "le fantastiche quattro", restano sconvolte dall'accaduto, ma nessuna di loro pare aver visto niente. La loro amicizia viene spazzata via da questa morte drammatica e misteriosa, lasciandole sole con i propri dubbi e sensi di colpa: avrebbero potuto fare qualcosa per salvarla? Dieci anni dopo un evento inaspettato riaccende i riflettori su quella vecchia storia: un romanzo che ricalca esattamente la vicenda sta scalando la vetta delle classifiche. E l'autore pare saperne molto più di chiunque altro, insinuando che fu proprio una di loro a spingere intenzionalmente la ragazza giù dal tetto. Chi ha scritto quel libro? Chi si nasconde davvero dietro lo pseudonimo di Garrett Malone? I fili delle loro vite e di quei giorni dimenticati stanno per intrecciarsi di nuovo, rivelando trame impreviste. 

Il viaggio nel passato di Natalie prevede un incontro, che si trasforma in collaborazione, con Cole, fratello di Emily ed ex fidanzato di Natalie. Come da copione lei non ha mai scordato lui e lui non ha mai scordato lei. Ma non sono gli unici personaggi ad avere dei conti in sospeso sol passato. Tutti i nodi verranno al pettine e la "verità" sulla vita e la morte di Emily travolgerà tutti, nel bene e nel male. 

Nel complesso un libro piacevole, ma niente di trascendentale. Ci sono tutti gli ingredienti: mistero, morte, amicizia, amore, sesso, conflitti famigliari. Si tocca proprio un po' di tutto, tanto per non sbagliare. Insomma, si legge bene, ci si distrae abbastanza, ma non aspettatevi un'opera indimenticabile.

Da spiaggia o da divano-camino-neve/pioggia.

Barbara Freethy

GIUDIZIO PERSONALE: ❀❀❀