Montanari Family

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Robby, Manu, Tata, Pissi, Pepe, Oscar, Giorgio

venerdì 25 novembre 2016

VdL - L'imprevedibile viaggio di Harold Fry, Rachel Joyce

Il giorno in cui ho approcciato questo romanzo, avevo frettolosamente letto qualcosa a proposito del protagonista e Forrest Gump; mi sono detta che magari mi sarei trovata di fronte ad un viaggio fatto senza sapere bene dove andare, ma mi sbagliavo. Qui Forrest Gump non c'entra proprio nulla!
Harold Fry è un tranquillo pensionato che vive con la moglie Maureen a Kingsbridge nel Sud dell'Inghilterra, lui e Maureen non parlano molto, anzi forse non parlano affatto e la loro vita scorre scandita delle piccole monotonie di ogni giorno. La lettera di Queenie Hennessy arriva la mattina di un giorno qualunque. Queenie, molti anni prima, lavorava con Harold al birrificio locale ed aveva stretto con lui una sorta di amicizia. Ora Queenie vive a Berwick-Upon-Tweed, ai confini con la Scozia, e sta morendo: per questo ha scritto ad Harold, per dirgli che sta morendo e per salutarlo. Quando Harold esce di casa per imbucare la lettera di risposta comincia la sua avventura, perché egli finisce per superare la buca della posta ed anche quella successiva e poi il confine della città e poi ... e poi decide che deve andare a piedi a Berwick perché finché lui camminerà Queenie vivrà.
E quello che il protagonista compie è un viaggio a tutto tondo, un viaggio dentro se stesso, un viaggio nella memoria di una vita cosparsa di errori, errori però che ce lo rendono simpatico perché Harold è semplicemente un essere umano. Qualcuno di più grande di noi disse "molto ti sarà perdonato perché molto hai sofferto"; ecco è questo il senso del viaggio, non tanto salvare l'amica che non può essere salvata e soprattutto non ne ha bisogno, Harold deve salvare se stesso, deve espiare la sua colpa e recuperare le fila di una vita che ha smarrito molto molto tempo prima in seguito ad un'atroce disgrazia.
Non è un capolavoro, ma è un libro che si legge bene e soprattutto è pieno di sentimenti; non ci sono solo tristezza e dolore in questo libro, ma la gioia di molteplici incontri inaspettati, l'incanto della natura vissuta giorno per giorno, il piacere della fatica fisica che ti spinge a misurarti con i tuoi limiti.
Come lettrice ho viaggiato a fianco di Harold, dentro le sue inadatte scarpe da vela, patendo il dolore di un fisico anziano e cercando di immaginare città che non conosco come se le vedessi attraverso i suoi occhi, vivendo l'angoscia della sua memoria e sperando di salvare Queenie.
Un bel libro.
Romanzo recensito anche da FedericaSole

Giudizio critico : ❀❀❀
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venerdì 18 novembre 2016

VdL - La casa delle tre sorelle, Jane Smiley

Ricontrollando su Anobii, ho notato che quest'estate ho letto un gran numero di libri che non mi hanno soddisfatta. Però non voglio sempre tediarvi con le mie lamentele, motivo per cui sono andata a scartabellare fra le mie letture più datate ed ho trovato questo romanzo "La casa delle tre sorelle" che, mi dice sempre Anobii, ho letto nel 1993. Ma devo dire che questo romanzo l'ho riletto più di una volta ed è fra i miei favoriti. Il libro, del 1992, è stato insignito del premio Pulitzer (non che questo dia per forza garanzie di nulla, ma per equità ve lo dico lo stesso).
In effetti ho letto recensioni crudelissime su questo romanzo. Beh, io stessa non sono certo tenera se una lettura non mi prende. Fatto sta che questo libro mi piacque; vuoi che fosse l'età, vuoi che fosse l'ambientazione, non so, ma mi piacque.
La storia di svolge in Iowa, uno degli Stati più strettamente agricoli d'America; Larry Cook è l'anziano capostipite di una famiglia d'agricoltori e tiranneggia la vita delle sue tre figlie Ginny, Rose e Caroline. Le tre sorelle sono diversissime tra loro: Ginny, la maggiore, è stata un po' la mamma delle altre sorelle, nonché la figlia che si è sempre occupata del padre e che, più delle altre, ne ha subito e perdonato il brutto carattere; Rose è la ribelle delle tre, lo è sempre stata e così facendo si è attirata il disprezzo del padre; Caroline è la tipica sorella minore viziata e blandita da tutti. Ginny vive nella vecchia casa di famiglia, col marito Ty, bravissimo uomo ma un po' limitato, e senza la consolazione di un figlio visto che è stata vittima di un numero impressionante di aborti. Rose ha un matrimonio tribolato e finito alle spalle e un paio di figli.
Quando Caroline riesce ad ingraziarsi il padre e a farsi intestare tutti i beni di famiglia, escludendo le sorelle, si innesca una catena di eventi ed un turbinio di emozioni che alla fine portano alla luce sentimenti a lungo repressi ed anche la memoria di un fatto abominevole avvenuto fra le mura domestiche.
Alla fine tutto è distrutto. Ma dalle ceneri di una fattoria e di una famiglia rinascono le vite di tutti e forse, finalmente, anche Ginny avrà la sua chance di essere felice.
Ho letto varie volte di un legame fra questo romanzo ed il Re Lear di Shakespeare, ma, ohimè, il Re Lear non l'ho letto o, se l'ho fatto l'ho anche rimosso, quindi non posso dirvi nulla su questo.
A parte ciò, il libro è bello, magari non immediato e veloce da leggere, ma non è una storia da leggere velocemente; è una storia da sorseggiare lentamente, lasciando decantare gli eventi e metabolizzandoli per capire bene le sfumature dei personaggi. Personaggi che possono anche non piacere, a volte, nella loro immobilità, ma verrà per tutti il tempo dell'azione. La mia preferita è Rose, che si sforza di fungere da cuneo ed alla fine riuscirà ad aprire la mente di Ginny, la sorella-madre a cui è molto legata.
Un libro dolente ma bello, se vi va' una difficile storia di famiglia.


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lunedì 14 novembre 2016

Dolci coccole per la malata

No, stavolta non sono io la malata, ma è la Pissi che per la seconda volta in meno di un mese si trova alle prese con lo streptococco.
Quindi, poiché già da tempo mi chiedeva una torta al cioccolato, ho pensato che le avrebbe fatto piacere una bella fetta di torta per consolarsi dall'isolamento forzato.
Devo ammettere che faccio due-tre tipi di ciambella e di solito piacciono molto a tutti, ma questa volta volevo proprio una "torta al cioccolato" seria, non la mia solita ricetta in variante nera.
Come sempre faccio, visto che non ho libri di ricette, mi sono fiondata su google ed ho scelto la ricetta che più mi ispirava: in Ricette del Mondo, la torta al cioccolato in 5 minuti (le ricette lunghe e macchinose mi smontano subito).
Il risultato è andato al di là di tutte le mie più rosee aspettative!
Ne è uscita una torta golosissima già nel suo aspetto più semplice, soffice, delicata e se la penso farcita e glassata, beh ... l'acquolina ci sta tutta!!



Ingredienti:
200g farina 00, 50g cacao amaro, 200g zucchero, 200ml latte, 2 uova, 100 ml olio di semi (mais), 1 bustina lievito, 1 bustina vanillina, zucchero a velo q.b.

A dire il vero io ho riaggiustato alcune cose: 100ml latte + 100 acqua perché avevo finito il latte; 180g zucchero perchè la volevo meno dolce e secondo me si può calare ancora un po'.

Detto ciò si mettono latte, olio e uova in una terrina capiente e si lavora bene con la frusta a mano.
Dopo di che si aggiungono, piano piano, tutti gli ingredienti secchi, quindi, farina, lievito e cacao setacciati, poi zucchero, vanillina e un pizzichino di sale.
Lavorare bene facendo ben attenzione che non vengano grumi (ma se vengono non disperate: secondo mio marito sembra ci siano le gocce di cioccolato!!).
Intanto preriscaldare il forno a 180° in modalità statico.
Quando l'impasto è pronto, versarlo nello stampo imburrato o rivestito con carta forno; infine porlo nel forno.
A questo punto sulla ricetta c'era scritto di cuocere per 30-35 minuti, ma nel mio caso dopo tale tempo la torta era ancora cruda. Non so se era colpa dell'acqua, boh, comunque io ho cotto per circa 50 minuti e comunque ho sempre controllato col lo stecchino.
Una volta cotta, torglierla dal forno e farla raffreddate bene prima di sformare. L'ultimo tocco è una bella spolverata di zucchero a velo.
Se si vuole si può glassare con cioccolato o come si preferisce.
Et voilà, vi assicuro che la torta è durata pochissimo e solo perché alla fine le facevo la guardia!!
PS: notate la traccia della "pantegana" che è passata a divorarla dopo poco....


Fra una settimana il presente post sarà linkato nella pagina "Ti prendo per la gola!"

venerdì 11 novembre 2016

VdL - La ragazza del treno, Paula Hawkins

Bene, alla fine sono riuscita a leggere il famosissimo best seller che lo scorso anno (se non erro) imperversava in vetta alle classifiche, "La ragazza del treno", da cui hanno tratto l'omonimo film ora nelle sale.
La trama vede come protagonista Rachel, divorziata da Tom e schiava dell'alcol in modo patologico. Rachel vive in un paesino fuori Londra e tutti i giorni, sobria ma per lo più no, prende il treno per recarsi nella metropoli al lavoro (per lo meno "ufficialmente"). Il tragitto del treno la porta, ogni giorno, a passare davanti alla casa dove viveva con l'ex-marito e dove egli ancora vive con la nuova moglie e la figlioletta in fasce. Ma ciò che Rachel guarda, con curiosità che sfiora il voyerismo, è la casa accanto dove vivono Megan e Scott che, nella sua fantasia, sono la coppia perfetta. Ma un giorno, passando, vede una cosa che la sconvolge e il giorno successivo Megan sparisce e Rachel si sveglia nel suo letto ferita e sanguinante non ricordando nulla della notte predente. Cosa sarà accaduto? E Rachel ha qualcosa a che fare con la scomparsa di Megan?
Beh, raccontato così (che è circa il risvolto di copertina) sembra un gran libro .... eh, che ve li dico a fare, io sono rimasta delusa!
Non per lo stile che scorre via come un fiume in piena, infatti me lo sono letto in due giorni, ma la storia .... e i personaggi!!
Allora Rachel l'ubriacona francamente non attira le simpatie del lettore, anche se la vita e il marito l'hanno resa a pesci in faccia, lei non sa fare altro che bere, bere, bere, fino a vomitare ovunque e non capire nemmeno dove si trova ...... insomma, proprio tutta sta simpatia io non l'ho provata.
Il marito, Tom .... beh, un fedifrago che simpatia ti può suscitare??
La nuova moglie Anna: basta che Rachel si materializzi a 1km da casa sua e comincia a dare i numeri, trema, strepita, avvinghia la figlia manco volessero portagliela in Perù e blatera di farle appioppare un ordine restrittivo ..... vabbè....
Megan, alla fine, squilibrata e disturbata com'è è quella più simpatica (vedete voi); obiettivamente ha subito esperienze molto forti nella vita e se è un po' disturbata è anche da capire.....
Scott .... prima sembra il marito del Mulino Bianco e poi strippa di brutto .... non si sa bene come incasellarlo.
Ecco, con cotali personaggi e considerando che, per l'ennesima volta, a metà libro avevo già intuito chi poteva essere il colpevole, posso solo dirvi che non solo il libro mi ha delusa ma anche, e come spesso accade, mi sono interrogata su come una storia tutto sommato così labile fosse arrivata ai vertici delle classifiche di vendita. Evidentemente pubblicità furbetta e passaparola fanno miracoli.
Lo consiglio solo se proprio ci si vuole togliere lo sfizio.


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venerdì 4 novembre 2016

Vdl - Il cappello di Mr. Briggs, Kate Colquhoun

Salve a tutte/e, ritorno dopo un altro lungo periodo d'assenza. Purtroppo non è stata un'estate facile, la mia tiroide ha deciso di comiciare a fare i capricci e ci ho messo un po' ad accorgermene. Ancora non sto tanto bene e non ho nemmeno una diagnosi certa, comunque in qualche modo supereremo anche questa. Nel frattempo continuo con le mie letture anche se un po' a rilento.
Il romanzo di cui voglio parlarvi oggi è "Il cappello di Mr. Briggs ovvero il mistero della carrozza 69" di Kate Colquhoun. Si tratta di una storia vera, un fatto di cronaca avvenuto nella Londra del 1864: il bancario Mr. Thomas Briggs prende il treno per rientrare a casa in una calda sera di luglio, sale sulla carrozza 69 e, a suo modo, entra nella storia. Alcuni minuti e poche fermate dopo lo scompartimento viene trovato vuoto e lordo di sangue; ore dopo l'ormai morente Mr. Briggs viene rinvenuto esanime sui binari del treno. Cos'è successo all'interno della carrozza 69?
Il romanzo è un fedele report delle indagini di Scotland Yard che, spinta dalle forti pressioni della nascente industria ferroviaria, del Governo e della popolazione atterrita, scatena un'imponente caccia all'uomo.
Gli indizi sono pochi, primo fra essi un cappello a cilindro ritrovato nella carrozza 69 ... il cappello di Mr. Briggs o quello del suo assassino?
Di fatto su quel cappello si fonderà tutta l'accusa: un cappello scambiato, insanguinato, schiacciato e rivenduto; su quello e su una catena da orologio che ha seguito circa le stesse vicissitudini. In base ad essi ed ai loro passaggi di proprietà si individua il colpevole in un povero sartino tedesco (la Germania, non era molto amata all'epoca in Gran Bretagna) che viene riacciuffato al di là dell'oceano e ricondotto in Patria per essere giudicato. Un processo viziato da preconcetti, inattendibili testimonianze ed una giurisprudenza che di fatto impediva la difesa. Il carpo espiatorio, chiesto a gran voce dalla nazione, è stato trovato e giustizia è stata fatta ..... davvero?!? Di fatto si tratta di uno dei primi delitti irrisolti documentati nella storia, non sapremo mai chi davvero si accanì con ferocia quel 9 luglio 1864 sul povero Mr. Briggs all'interno della carrozza 69.
Per chi ama il dettagliato collocamento storico delle vicende, questo è certamente un romanzo molto interessante. Non tanto magari per la storia in se, ma sicuramente per lo spaccato che apre sull'Inghilterra di quel periodo. Una società severamente suddivisa in classi, un pensiero scientifico ancora decisamente agli albori, una paura atavica per il nuovo, nuovo che all'epoca era rappresentato dai viaggi in treno.
Veramente una lettura valida, ben strutturata e dettagliata (a volte pure troppo), forse non scorrevole ma vale la pena fare lo sforzo.
Se vi piace conoscere in modo più approfondito il passato, allora leggete questo libro e non sarete delusi,


Giudizio critico : ❀❀

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