Oggi è una giornata storta. Per la verità è un periodo storto. Anche un po' lungo ormai. Sono sola in casa. Il peso sul cuore che non se ne va... In questi momenti mi manca mia madre. E non perché lei non ci sia più, grazie a Dio è ancora qui. Ma da tanto, tanto tempo non è più la mamma che ti aiuta, ti consola, ti ascolta. Lei, piuttosto, ha bisogno che la mamma sia io. È fragile. E così sono solo io. Con i miei mostri. Mi rigiro fra le mani il cellulare ... chi chiamo? Con chi mi sfogo? Nessuno. Hanno tutti i suoi casini, cosa gli rompo le scatole a fare? Ma chi è che ti ascolta per davvero? In realtà nessuno. Poi arriva lui. Pare che lo senta che qualcosa non va. Mi viene vicino e mi salta in braccio. Mi tocca col suo naso bagnato: e dai lo sai che lo odio! Ma almeno tu mi dai una sorta di conforto e mi strappi un sorriso. Anche per stavolta si va avanti. Grazie Pepe. Ma che fatica...
Visualizzazione post con etichetta sentimenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sentimenti. Mostra tutti i post
sabato 4 novembre 2017
venerdì 19 dicembre 2014
Venerdì del libro - La cotogna di Istanbul, Paolo Rumiz
Per il VdL prenatalizio vi voglio parlare dell'ultimo libro che ho letto: La cotogna di Istanbul di Paolo Rumiz.
Trama:
Max è un ingegnere austriaco chiamato a Sarajevo dopo la guerra dell'ex-Jugoslavia. Innamorato delle regioni e delle genti balcaniche, incontra una donna serba di rara bellezza e di misterioso passato, Masa. L'incontro è fulminante, ma passeranno tre lunghi anni di silenzio prima che Masa si riaffacci alla vita di Max. Ma Masa è malata del male del secolo e quella che possono vivere è solo una parentesi di felicità ....
La trama, tutto sommato è molto semplice; ciò che rende particolare questo libro è lo stile di scrittura. Non è un libro, ma una ballata; una lunga, languida, triste canzone d'amore e di morte, così come la canzone che da' il titolo al libro.
Non facile da seguire, a volte la ricerca di un linguaggio aulico è un po' pesante, ma nel complesso riesce nell'intento: porta il lettore in terre ricche di profumi, suoni, sensazioni avvolgenti, a tratti sembra di essere dentro "le mille e una notte".
Giudizio critico : ❀❀❀
QUI gli altri suggerimenti di oggi
Trama:
Max è un ingegnere austriaco chiamato a Sarajevo dopo la guerra dell'ex-Jugoslavia. Innamorato delle regioni e delle genti balcaniche, incontra una donna serba di rara bellezza e di misterioso passato, Masa. L'incontro è fulminante, ma passeranno tre lunghi anni di silenzio prima che Masa si riaffacci alla vita di Max. Ma Masa è malata del male del secolo e quella che possono vivere è solo una parentesi di felicità ....
La trama, tutto sommato è molto semplice; ciò che rende particolare questo libro è lo stile di scrittura. Non è un libro, ma una ballata; una lunga, languida, triste canzone d'amore e di morte, così come la canzone che da' il titolo al libro.
Non facile da seguire, a volte la ricerca di un linguaggio aulico è un po' pesante, ma nel complesso riesce nell'intento: porta il lettore in terre ricche di profumi, suoni, sensazioni avvolgenti, a tratti sembra di essere dentro "le mille e una notte".
Giudizio critico : ❀❀❀
QUI gli altri suggerimenti di oggi
venerdì 5 dicembre 2014
Venerdì del libro - Acciaio, Silvia Avallone
Dopo la pausa della settimana scorsa, eccoci al nostro appuntamento del venerdì. Stavolta voglio proporvi un libro che ho letto un paio di anni fa, si tratta di Acciaio di Silvia Avallone. Questo romanzo ha avuto, all'epoca, un discreto successo e ne hanno anche tratto un film (che non ho visto).
Ecco la trama:
Siamo a Piombino, nei casermoni vicini al mare (ma quello brutto e trascurato) di via Stalingrado, Anna e Francesca hanno 13 anni e sono "le belle" del quartiere e vivono l'estate dei loro "quasi 14 anni" come l'ultimo scampolo fastidioso d'adolescenza prima di approdare al mondo adulto. Vengono entrambe da famiglie difficili: Francesca ha un padre possessivo che la maltratta e una madre succube che non la difende. Anna ha una madre che s'ammazza di lavoro ed un fratello, Alessio, che di notte si droga per sopportare il peso di una vita che non vuole, costretto dai fatti a lavorare in acciaieria. Ed è proprio la Lucchini, grande acciaieria non più così grande, col suo altoforno visibile da tutta Piombino, a fare da sfondo alla vicenda.
Di fatto Anna e Francesca se ne fregano di tutto, concentrate sulla loro amicizia esclusiva e sulla loro vita di "piccole vincenti", col miraggio dell'Elba sempre lì, davanti a loro; l'Elba con i suoi turisti tedeschi e milanesi pieni di soldi e macchinoni. Ma le cose sono destinate a cambiare.
Non aggiungo altro alla trama, così ve lo potete leggere con soddisfazione. Per quanto mi riguarda l'ho trovato un po' adolescenziale, anche se non mancano gli spunti di riflessione. Al di là della storia delle due protagoniste, è lo sfondo che fa pensare: la crisi, la chiusura delle acciaierie che spesso sono le uniche fonti di lavoro per intere città, il degrado sociale, l'altra faccia di luoghi turistici che però i turisti non vedono mai.
Tutto sommato un libro amaro che lascia molti interrogativi.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
Potete trovare QUI i suggerimenti delle altre lettrici!
Ecco la trama:
Siamo a Piombino, nei casermoni vicini al mare (ma quello brutto e trascurato) di via Stalingrado, Anna e Francesca hanno 13 anni e sono "le belle" del quartiere e vivono l'estate dei loro "quasi 14 anni" come l'ultimo scampolo fastidioso d'adolescenza prima di approdare al mondo adulto. Vengono entrambe da famiglie difficili: Francesca ha un padre possessivo che la maltratta e una madre succube che non la difende. Anna ha una madre che s'ammazza di lavoro ed un fratello, Alessio, che di notte si droga per sopportare il peso di una vita che non vuole, costretto dai fatti a lavorare in acciaieria. Ed è proprio la Lucchini, grande acciaieria non più così grande, col suo altoforno visibile da tutta Piombino, a fare da sfondo alla vicenda.
Di fatto Anna e Francesca se ne fregano di tutto, concentrate sulla loro amicizia esclusiva e sulla loro vita di "piccole vincenti", col miraggio dell'Elba sempre lì, davanti a loro; l'Elba con i suoi turisti tedeschi e milanesi pieni di soldi e macchinoni. Ma le cose sono destinate a cambiare.
Non aggiungo altro alla trama, così ve lo potete leggere con soddisfazione. Per quanto mi riguarda l'ho trovato un po' adolescenziale, anche se non mancano gli spunti di riflessione. Al di là della storia delle due protagoniste, è lo sfondo che fa pensare: la crisi, la chiusura delle acciaierie che spesso sono le uniche fonti di lavoro per intere città, il degrado sociale, l'altra faccia di luoghi turistici che però i turisti non vedono mai.
Tutto sommato un libro amaro che lascia molti interrogativi.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
Potete trovare QUI i suggerimenti delle altre lettrici!
venerdì 14 novembre 2014
Venerdì del libro - La lettera d'amore, Cathleen Schine
Buon venerdì a tutte.
Dopo una serie di libri piuttosto impegnativi, oggi voglio fare un salto all'indietro e presentarvi questo romanzo che ho letto la prima volta nel 1998: La lettera d'amore di Cathleen Shine.
Considerate pure che all'epoca avevo 25 anni, ma la lettera d'amore che da' titolo al romanzo mi rapì il cuore: nel corso degli anni l'ho letta e riletta molte volte e non posso fare a meno di pensare che sia semplicemente perfetta. Se avessi mai ricevuto una lettera del genere ... beh, sarei caduta ai piedi dell'autore senza battere ciglio!
Questa è la trama:
Helen è una donna matura, divorziata, forte e indipendente. Vive a Pequot, piccolo centro del New England e possiede una libreria che gestisce in maniera originale e un po' "sopra le righe". Un giorno, fra fatture e pubblicità, trova anche una lettera d'amore. Anonima. Beh, non esattamente visto che viene firmata "Montone" ed è indirizzata ad una certa "cara Capra"! E già la scelta degli pseudonimi la dice lunga sulla sottile nota ironica che percorre tutto il romanzo, quasi come una musica di sottofondo. Comunque non si sa chi l'abbia scritta e non si sa a chi sia destinata. Ma le parole della lettera s'insinuano nella mente di Helen, smuovono pensieri ed alla fine si propagano fra gli abitanti di Pequot scardinando certezze e convenzioni, smuovendo le acque chete della vita di provincia.
E' un romanzo leggero, d'amore. D'amore a tutto tondo. La lettera porta l'amore a Pequot, che si trova a vivere un'estate strana e scompigliata! Magari non si tratta di qualcosa di indimenticabile, ma a me è piaciuto molto e l'ho riletto parecchie volte; tutte le volte che avevo voglia d'amore, tutte le volte che avevo voglia d'innamorarmi come Helen che, a quarant'anni, si ritrova a vivere un'innamoramento adolescenziale e ... beh ... noi tutte sappiamo quanto sia sconvolgente l'amore da ragazzi!
E' uno dei miei libri preferiti e io lo consiglio a chi ha voglia di rivivere queste sensazioni!
Giudizio critico : ❀❀❀❀❀
QUI trovate gli altri suggerimenti della settimana!
Baci baci!!!
Dopo una serie di libri piuttosto impegnativi, oggi voglio fare un salto all'indietro e presentarvi questo romanzo che ho letto la prima volta nel 1998: La lettera d'amore di Cathleen Shine.
Considerate pure che all'epoca avevo 25 anni, ma la lettera d'amore che da' titolo al romanzo mi rapì il cuore: nel corso degli anni l'ho letta e riletta molte volte e non posso fare a meno di pensare che sia semplicemente perfetta. Se avessi mai ricevuto una lettera del genere ... beh, sarei caduta ai piedi dell'autore senza battere ciglio!
Questa è la trama:
Helen è una donna matura, divorziata, forte e indipendente. Vive a Pequot, piccolo centro del New England e possiede una libreria che gestisce in maniera originale e un po' "sopra le righe". Un giorno, fra fatture e pubblicità, trova anche una lettera d'amore. Anonima. Beh, non esattamente visto che viene firmata "Montone" ed è indirizzata ad una certa "cara Capra"! E già la scelta degli pseudonimi la dice lunga sulla sottile nota ironica che percorre tutto il romanzo, quasi come una musica di sottofondo. Comunque non si sa chi l'abbia scritta e non si sa a chi sia destinata. Ma le parole della lettera s'insinuano nella mente di Helen, smuovono pensieri ed alla fine si propagano fra gli abitanti di Pequot scardinando certezze e convenzioni, smuovendo le acque chete della vita di provincia.
E' un romanzo leggero, d'amore. D'amore a tutto tondo. La lettera porta l'amore a Pequot, che si trova a vivere un'estate strana e scompigliata! Magari non si tratta di qualcosa di indimenticabile, ma a me è piaciuto molto e l'ho riletto parecchie volte; tutte le volte che avevo voglia d'amore, tutte le volte che avevo voglia d'innamorarmi come Helen che, a quarant'anni, si ritrova a vivere un'innamoramento adolescenziale e ... beh ... noi tutte sappiamo quanto sia sconvolgente l'amore da ragazzi!
E' uno dei miei libri preferiti e io lo consiglio a chi ha voglia di rivivere queste sensazioni!
Giudizio critico : ❀❀❀❀❀
QUI trovate gli altri suggerimenti della settimana!
Baci baci!!!
venerdì 7 novembre 2014
Venerdì del libro - Sognavo di correre lontano, Ron McLarty
Ciao a tutte e Buon Venerdì del Libro!
Questa settimana cambiamo totalmente direzione con questo libro, Sognavo di correre lontano di Ron McLarty. L'ho letto alcuni anni fa e mi ha colpito molto; chissà magari l'ho solo letto nel momento giusto per lui (sono fermamente convinta che ogni lettura ha il suo tempo perfetto) ma ricordo che all'epoca mi colpì parecchio.
Trama:
Smithy Ide è un quarantenne decisamente obeso, indolente, ubriacone e fumatore incallito: non è rimasto più nulla del giovane assennato e corridore di un tempo. Perchè?
Beh lo scopriamo lungo un romanzo che è un viaggio: il viaggio che Smithy affronta d'impulso al ritorno dal funerale dei suoi genitori, un viaggio che comincia da East Providence, Road Island e che lo porta a Los Angeles e che Smithy compie in sella alla bicicletta della sua adolescenza.
Ma, attenzione, questa non è la storia di un redivivo Forrest Gump, è la disperata ricerca di un uomo che non è mai diventato tale, bloccato in un'eterno limbo dalla scomparsa della sorella Bethany.
E sono proprio notizie di Bethany che lo spingono a partire da casa dei suoi genitori dove trova la lettera che annuncia il ritrovamento del corpo di sua sorella a Los Angeles. Bethany ... povera, dolce, amata e malata Bethany. Malata di mente. Bethany che sente una voce, una voce che le dice di fare delle cose... E mentre Smithy corre lungo le strade d'America ripercorre il suo passato: un passato comunque sempre di corsa, di corsa a cercare Bethany, nelle sue fughe disperate, fino a quella volta che non l'hanno trovata più. Almeno fino ad ora. Pedalando Smithy perde peso, trova amici, vive avventure, viene rapito, deriso, insultato e scopre che l'amore della sua vita è sempre stato davanti ai suo occhi.
Questo romanzo l'ho comprato per caso, d'impulso e devo dire che la recensione di Stephen King sulla quarta di copertina ha avuto il suo peso sulla scelta! Recentemente ho letto recensioni tremende su questo libro, ma io l'ho amato molto. E' una storia tipicamente in stile americano, sì insomma il potere salvifico della bici e dell'attività fisica e cose così ... ma non è questo che ci ho visto. Io ci ho visto la storia di un fratello schiacciato dall'ingombrante presenza di una sorella bellissima, dolcissima, amata da tutti, ma malata di mente, una malattia molto grave che le fa fare cose assurde e anche cattive. A lei, la meravigliosa Bethany, un angelo caduto in terra. I genitori non hanno la forza di pensare a Smithy; Bethany prosciuga tutte le loro forze. E quando scompare le cose peggiorano. Così Smithy semplicemente smette di lottare per se stesso, getta la spugna e si abbandona al cibo, al fumo e all'alcool. Inconsciamente cerca la morte come fine del dolore, ma senza aver il coraggio di infliggersela, diventa un ignavo. Ma da tutto si può riemergere e Smithy ce la fa, facendo pace con se stesso e con Bethany che comunque ha amato dolorosamente per tutta la vita.
Bello.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
Trovate QUI gli altri suggerimenti di oggi!
Questa settimana cambiamo totalmente direzione con questo libro, Sognavo di correre lontano di Ron McLarty. L'ho letto alcuni anni fa e mi ha colpito molto; chissà magari l'ho solo letto nel momento giusto per lui (sono fermamente convinta che ogni lettura ha il suo tempo perfetto) ma ricordo che all'epoca mi colpì parecchio.
Trama:
Smithy Ide è un quarantenne decisamente obeso, indolente, ubriacone e fumatore incallito: non è rimasto più nulla del giovane assennato e corridore di un tempo. Perchè?
Beh lo scopriamo lungo un romanzo che è un viaggio: il viaggio che Smithy affronta d'impulso al ritorno dal funerale dei suoi genitori, un viaggio che comincia da East Providence, Road Island e che lo porta a Los Angeles e che Smithy compie in sella alla bicicletta della sua adolescenza.
Ma, attenzione, questa non è la storia di un redivivo Forrest Gump, è la disperata ricerca di un uomo che non è mai diventato tale, bloccato in un'eterno limbo dalla scomparsa della sorella Bethany.
E sono proprio notizie di Bethany che lo spingono a partire da casa dei suoi genitori dove trova la lettera che annuncia il ritrovamento del corpo di sua sorella a Los Angeles. Bethany ... povera, dolce, amata e malata Bethany. Malata di mente. Bethany che sente una voce, una voce che le dice di fare delle cose... E mentre Smithy corre lungo le strade d'America ripercorre il suo passato: un passato comunque sempre di corsa, di corsa a cercare Bethany, nelle sue fughe disperate, fino a quella volta che non l'hanno trovata più. Almeno fino ad ora. Pedalando Smithy perde peso, trova amici, vive avventure, viene rapito, deriso, insultato e scopre che l'amore della sua vita è sempre stato davanti ai suo occhi.
Questo romanzo l'ho comprato per caso, d'impulso e devo dire che la recensione di Stephen King sulla quarta di copertina ha avuto il suo peso sulla scelta! Recentemente ho letto recensioni tremende su questo libro, ma io l'ho amato molto. E' una storia tipicamente in stile americano, sì insomma il potere salvifico della bici e dell'attività fisica e cose così ... ma non è questo che ci ho visto. Io ci ho visto la storia di un fratello schiacciato dall'ingombrante presenza di una sorella bellissima, dolcissima, amata da tutti, ma malata di mente, una malattia molto grave che le fa fare cose assurde e anche cattive. A lei, la meravigliosa Bethany, un angelo caduto in terra. I genitori non hanno la forza di pensare a Smithy; Bethany prosciuga tutte le loro forze. E quando scompare le cose peggiorano. Così Smithy semplicemente smette di lottare per se stesso, getta la spugna e si abbandona al cibo, al fumo e all'alcool. Inconsciamente cerca la morte come fine del dolore, ma senza aver il coraggio di infliggersela, diventa un ignavo. Ma da tutto si può riemergere e Smithy ce la fa, facendo pace con se stesso e con Bethany che comunque ha amato dolorosamente per tutta la vita.
Bello.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
Trovate QUI gli altri suggerimenti di oggi!
giovedì 22 maggio 2014
Più di ieri, meno di domani
"Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi? Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a tre capi non si rompe tanto presto."
(Qoèlet - 4,9-12)
Tanti auguri amore mio perché 10 anni fa abbiamo fatto una delle cose migliori delle nostre vite: le abbiamo unite.
mercoledì 19 marzo 2014
Tag Book-Cake
Sul blog della carissima Maris, ho trovato questo giochino molto carino e, visto che Maris condivide i suoi premi con tutti coloro che la seguono, mi sono sentita autorizzata a farlo mio e a trasportarlo sul mio blog.
Allora, in soldoni il gioco consiste nel parlare di libri sotto forma di ingredienti per un dolce.
Cominciamo!
Et voilà la torta è pronta e servita!!!
Allora, in soldoni il gioco consiste nel parlare di libri sotto forma di ingredienti per un dolce.
Cominciamo!
1) FARINA
Un libro dall'inizio un po' lento ma che si è ripreso proseguendo la lettura:
Il nome della rosa di Umberto Eco
2) BURRO
Un libro con una grande e ricca storia:
Mystic River di Dennis Lehane
3) UOVA
Un libro che pensavi che sarebbe stato brutto ma che in realtà ti è piaciuto:
Perchè i pesci non affoghino di Amy Tan
4) ZUCCHERO
Un libro dolce come lo zucchero:
La lettera d'amore di Catherine Schine
5) ICING
Un libro che ha racchiuso tutto quello che ami in un racconto (momenti divertenti, azione, momenti tristi, ecc..)
La ragazza delle arance di Jostein Gaardner
6) CONFETTI
Una serie alla quale ritorni quando ti senti giù:
Harry Potter di J.K. Rowling
7) LA CILIEGINA SULLA TORTA
Il tuo libro preferito di quest'anno finora:
Volevo solo averti accanto di Ronald H. Balson
Et voilà la torta è pronta e servita!!!
giovedì 6 marzo 2014
La sfilata di Carnevale
L'altro giorno, martedì grasso, la Piccola Pulce ha preso parte all'ultima recita (purtroppo) dell'asilo: la sfilata di Carnevale.
Visto che quest'anno il tema educativo vede il "castello" come sfondo fantastico è inutile dire che i costumi erano tutti inerenti il tema del castello. Quindi c'era la strega, narratrice della storia, il re, la regina, le dame, i cavalieri, le guardie ecc... La Piccola Pulce faceva la sbandieratrice e, oltre a denotare un certo talento nel maneggiare lo stendardo, era carinissima nel suo costumino bicolore fatto con la carta crespa (che artiste che sono quelle maestre!).
Dopo la sfilata i bambini cantano alcune canzoncine, sempre vicine all'argomento, ed è proprio su una di queste canzoncine che voglio attirare la vostra attenzione. Chiaro che in questi casi si va' sempre a pescare nel repertorio dello Zecchino d'Oro; stavolta la canzone in questione è "La guerra dei mutandoni". I bambini l'hanno cantata benissimo ed il trasporto con cui cantavano "no" alla guerra era di una tenerezza infinita.
Sono due giorni che non faccio che ripetermi che il mondo dovrebbe essere governato dai bambini: per loro è talmente evidente che le guerre non servono a niente e portano solo dolore che davvero ci si chiede con che cervello noi adulti ci finiamo sempre dentro ... anche se "tutti alla fine perdono, tutti alla fine piangono"...
Quindi oggi vi faccio omaggio di questa bella canzoncina per ricordarci che
"bisogna che nel mondo s'impari a dire no!"
La guerra dei mutandoni
Visto che quest'anno il tema educativo vede il "castello" come sfondo fantastico è inutile dire che i costumi erano tutti inerenti il tema del castello. Quindi c'era la strega, narratrice della storia, il re, la regina, le dame, i cavalieri, le guardie ecc... La Piccola Pulce faceva la sbandieratrice e, oltre a denotare un certo talento nel maneggiare lo stendardo, era carinissima nel suo costumino bicolore fatto con la carta crespa (che artiste che sono quelle maestre!).
Dopo la sfilata i bambini cantano alcune canzoncine, sempre vicine all'argomento, ed è proprio su una di queste canzoncine che voglio attirare la vostra attenzione. Chiaro che in questi casi si va' sempre a pescare nel repertorio dello Zecchino d'Oro; stavolta la canzone in questione è "La guerra dei mutandoni". I bambini l'hanno cantata benissimo ed il trasporto con cui cantavano "no" alla guerra era di una tenerezza infinita.
Sono due giorni che non faccio che ripetermi che il mondo dovrebbe essere governato dai bambini: per loro è talmente evidente che le guerre non servono a niente e portano solo dolore che davvero ci si chiede con che cervello noi adulti ci finiamo sempre dentro ... anche se "tutti alla fine perdono, tutti alla fine piangono"...
Quindi oggi vi faccio omaggio di questa bella canzoncina per ricordarci che
"bisogna che nel mondo s'impari a dire no!"
La guerra dei mutandoni
Guidobaldo, dei Baldoni,
il marchese di Belmonte,
è arrabbiato col visconte
Passepartout de Champignon.
il marchese di Belmonte,
è arrabbiato col visconte
Passepartout de Champignon.
I suoi panni ad asciugare,
gli nascondono il tramonto,
“Non sopporto questo affronto!”
Il marchese manda a dir.
gli nascondono il tramonto,
“Non sopporto questo affronto!”
Il marchese manda a dir.
“Non sopporto questo affronto!”
Il marchese manda a dir.
Il marchese manda a dir.
Ma il visconte a lui risponde:
“Stenderò quando mi pare
se il tramonto vuoi guardare
sulla torre puoi andar!”
“Stenderò quando mi pare
se il tramonto vuoi guardare
sulla torre puoi andar!”
Nessun cede allora è guerra,
i due eserciti schierati
ma ad un tratto fra i soldati
una voce salta su:
i due eserciti schierati
ma ad un tratto fra i soldati
una voce salta su:
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Eh no! Eh no!
Eh no! Eh no!
Eh no! Eh no!
“Mentre noi ci busseremo
con i pugni e gli spintoni,
lui non sposta i mutandoni,
l’altro non fa un passo in piu’.
con i pugni e gli spintoni,
lui non sposta i mutandoni,
l’altro non fa un passo in piu’.
Ed allora ogni soldato
giocherà a rubabandiera
così ognuno questa sera
dai suoi cari tornerà.
giocherà a rubabandiera
così ognuno questa sera
dai suoi cari tornerà.
così ognuno questa sera
dai suoi cari tornerà.
dai suoi cari tornerà.
Il marchese è qua stupito,
stupefatto è là il visconte
Nella piana di Belmonte
questa guerra non si fa.
stupefatto è là il visconte
Nella piana di Belmonte
questa guerra non si fa.
Danno ordini arrabbiati
con tamburi e con fanfare
ma son lì tutti a giocare
e la guerra non si fa.
con tamburi e con fanfare
ma son lì tutti a giocare
e la guerra non si fa.
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
La guerra proprio no!
Tutti alla fine perdono,
tutti alla fine piangono.
Eh no! Eh no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
La guerra proprio no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Bisogna che nel mondo
si impari a dire no!
Eh no! Eh no!
Eh no! Eh no!
Eh no! Eh no!
giovedì 13 febbraio 2014
Quando nascere è un lusso
Oggi sono davvero arrabbiata. Non solo arrabbiata ... ma delusa, avvilita e sconfortata.
Per chiarirvi la faccenda faccio una piccolo quadro della situazione. Noi "quasi montanari" viviamo, come sapete, in un paese dell'Appennino a 60km dalla città più vicina. Fin dal secolo scorso nella nostra valle c'è sempre stato un ospedale; piccolo, diciamo a modo suo incompleto e pieno di difetti, ma c'è sempre stato. E in questo piccolo ospedale in mezzo ai monti si nasceva ... generazioni di "quasi montanari" sono nati in quell'ospedale. Poi, alcuni anni fa, qualcuno si è accorto che il piccolo ospedale era vecchio e scomodo e ne hanno costruito uno nuovo. Tutti i "quasi montanari" hanno gioito per il nuovo grande ospedale, bello comodo e che prometteva di essere pieno di servizi.
Ma il nostro Paese va' male, gente, e questo lo sappiamo tutti. Ciò, in soldoni, vuol dire che a pagare il prezzo più caro debbano essere sempre i più deboli e disagiati. Così, da venerdì 14 febbraio (che ironia, proprio il giorno di S. Valentino...) il punto nascita del nuovo ospedale verrà chiuso. Per sempre.
Così i "piccoli quasi montanari" dovranno andare a nascere a Bologna, dove le maternità sono già oberate di lavoro, ma chissenefrega, meglio chiudere un piccolo centro che però raccoglie tutta la vallata del Reno, dove addirittura si partorisce in acqua, dove si fanno corsi preparto in acqua termale e dove si fanno corsi postparto di massaggio del bambino. Meglio fa sparire tutto questo, tanto a che serve?
Tanto chissenefrega di quattro montanare che possono anche muovere il culo, salire in macchina e farsi 60 km di strada piena di curve e buche magari con le doglie in atto, magari con la paura di partorire e metà strada, magari con l'angoscia perché sanno di aver bisogno di una flebo d'antibiotico.
Oh, ma l'Ausl ha tirato fuori dal cappello una soluzione "all'italiana": pagherà (se poi sarà vero!) il soggiorno in residence a Bologna alle madri a fine termine.... Scusate ma c'è qualcosa che mi sfugge in questo ragionamento .... ah ecco cos'è: ma non dovevano risparmiare??
Poi scusate, ma a me pare che la proposta (mi auguro, almeno, fatta da un uomo) è di una mancanza di rispetto spaventosa: ma secondo voi una donna, vicina al parto, deve essere costretta a fare fagotto e ad andare in un residence ad aspettare delle doglie che chissà quando si presenteranno? Senza considerare che un sacco di bambini non nascono a fine termine; che ne diciamo dei prematuri o di quelli che nascono anche due settimane dopo?
Insomma amiche questa cosa mi sconforta riguardo il futuro che questo Paese può offrire alle mie bambine. Come posso dire loro che vale ancora la pena lottare per migliorare le cose, quando la nostra valle è destinata a morire molto prima che loro diventino adulte? Come posso esimermi dal dire loro di fuggire via, lontano da tutto questo fallimento, da un futuro che viene loro portato via prima ancora che inizino a pensarci? Come posso non fare a meno di pensare che, forse, quello che ci attende dietro l'angolo è una vecchia valigia di cartone....
Per chiarirvi la faccenda faccio una piccolo quadro della situazione. Noi "quasi montanari" viviamo, come sapete, in un paese dell'Appennino a 60km dalla città più vicina. Fin dal secolo scorso nella nostra valle c'è sempre stato un ospedale; piccolo, diciamo a modo suo incompleto e pieno di difetti, ma c'è sempre stato. E in questo piccolo ospedale in mezzo ai monti si nasceva ... generazioni di "quasi montanari" sono nati in quell'ospedale. Poi, alcuni anni fa, qualcuno si è accorto che il piccolo ospedale era vecchio e scomodo e ne hanno costruito uno nuovo. Tutti i "quasi montanari" hanno gioito per il nuovo grande ospedale, bello comodo e che prometteva di essere pieno di servizi.
Ma il nostro Paese va' male, gente, e questo lo sappiamo tutti. Ciò, in soldoni, vuol dire che a pagare il prezzo più caro debbano essere sempre i più deboli e disagiati. Così, da venerdì 14 febbraio (che ironia, proprio il giorno di S. Valentino...) il punto nascita del nuovo ospedale verrà chiuso. Per sempre.
Così i "piccoli quasi montanari" dovranno andare a nascere a Bologna, dove le maternità sono già oberate di lavoro, ma chissenefrega, meglio chiudere un piccolo centro che però raccoglie tutta la vallata del Reno, dove addirittura si partorisce in acqua, dove si fanno corsi preparto in acqua termale e dove si fanno corsi postparto di massaggio del bambino. Meglio fa sparire tutto questo, tanto a che serve?
Tanto chissenefrega di quattro montanare che possono anche muovere il culo, salire in macchina e farsi 60 km di strada piena di curve e buche magari con le doglie in atto, magari con la paura di partorire e metà strada, magari con l'angoscia perché sanno di aver bisogno di una flebo d'antibiotico.
Oh, ma l'Ausl ha tirato fuori dal cappello una soluzione "all'italiana": pagherà (se poi sarà vero!) il soggiorno in residence a Bologna alle madri a fine termine.... Scusate ma c'è qualcosa che mi sfugge in questo ragionamento .... ah ecco cos'è: ma non dovevano risparmiare??
Poi scusate, ma a me pare che la proposta (mi auguro, almeno, fatta da un uomo) è di una mancanza di rispetto spaventosa: ma secondo voi una donna, vicina al parto, deve essere costretta a fare fagotto e ad andare in un residence ad aspettare delle doglie che chissà quando si presenteranno? Senza considerare che un sacco di bambini non nascono a fine termine; che ne diciamo dei prematuri o di quelli che nascono anche due settimane dopo?
Insomma amiche questa cosa mi sconforta riguardo il futuro che questo Paese può offrire alle mie bambine. Come posso dire loro che vale ancora la pena lottare per migliorare le cose, quando la nostra valle è destinata a morire molto prima che loro diventino adulte? Come posso esimermi dal dire loro di fuggire via, lontano da tutto questo fallimento, da un futuro che viene loro portato via prima ancora che inizino a pensarci? Come posso non fare a meno di pensare che, forse, quello che ci attende dietro l'angolo è una vecchia valigia di cartone....
lunedì 3 giugno 2013
Verso la fine, con slancio!
Chi, come me, ha bambini (piccoli o grandi non importa!) saprà che queste ultime settimane pullulano di impegni sfibranti, molto più per i genitori che per i bambini.
Ultimi giorni di scuola, gite, saggi di ogni tipo e recite scolastiche. E tu, mamma e (sarebbe meglio!) papà devi presenziare ovunque! Poi , nel mio caso, sono psicotica e finisce che ci tengo più io che la figlia in questione e allora scatta la ricerca del dettaglio perfetto e la consultazione frenetica delle previsioni meteo se l'evento si tiene all'aperto. Che poi a cosa serve guardare il meteo? Se piove direi che te ne accorgi e non ci puoi fare proprio niente!
Ma tutte le riflessioni sensate non servono a nulla: è più forte di me, mi devo preoccupare. Per cosa non importa, basta che mi preoccupo.
Comunque, un solo evento mi separa dalla pace dei sensi: il saggio di danza. Ormai tutto è pronto. E devo dire che pure le maestre ci mettono del bello e del buono per stressarti il già fragilissimo sistema nervoso. Tutti gli anni ti richiedono capi d'abbigliamento assurdi; magari, che ne so, ti chiedono una calzamaglia di lana e pretendono che tu la trovi in negozio a Giugno! A parte quest'anno che con le temperature artiche che ci sono ci starebbero pure bene, capirete che l'impresa è persa in partenza!
Ma loro no, le vogliono proprio ... e ti costringono a rovistare nelle soffitte o supplicare la lontana cugina di controllare se per caso ne ha una in un cassetto nascosto.
Oppure ti fregano chiedendoti una banalissima t-shirt, ma ......... "deve essere arancione melone pallido, sai quella sfumatura lì quando vira al quasi marcio ma non proprio .... però insomma dev'essere così!".
Benedette ragazze, io vi auguro di non avere uno ma almeno 10 figli, poi ne riparliamo bimbe!
Ma, in qualche modo, anche quest'anno ce l'abbiamo fatta: vestiti pronti, calze pronte, scarpe pronte, nastri per i capelli pronti, biglietti comprati. Ah già ... macchina fotografica pronta!
Speriamo di riuscire a superare anche l'ultimo impegno e poi pure io, fino a ottobre, vado in "ferie psicologiche". Vi farò poi sapere se ce l'abbiamo fatta.
mercoledì 22 maggio 2013
Mille volte "sì"
Esattamente nove anni fa, a quest'ora, ero nella chiesa del mio paese e stavo dicendo "sì" a mio marito.
Tante cose sono accadute da quel giorno. In nove anni la nostra vita è cambiata in modo radicale.
Ci sono state grandi gioie, come la nascita delle nostre figlie, e grandi dolori. Ma eravamo insieme ad affrontarli.
Da quando le nostre strade si sono unite non mi sono mai più sentita solo davanti alla vita, come invece mi ero sempre sentita in precedenza.
Lui è la mia forza, la mia vita, il mio coraggio.
Oggi, domani, sempre e per mille volte ancora ripeterei quel "sì".
"A te che hai reso la mia vita bella da morire
che riesci a rendere la fatica un immenso piacere
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei
sostanza dei giorni miei...."
martedì 16 aprile 2013
L'usignolo
La giornata a calda e soleggiata, sicché, lasciando le finestre aperte, sento il canto degli usignoli.
Dopo un lungo inverno passato rinserrati in casa, quasi ci si era dimenticati della piacevolezza dei suoi della natura.
Decisamente ringrazio il cielo di vivere in campagna!
Cosa c'è di più bello dello stare seduti in pace ad ascoltare il canto degli uccelli, mentre il sole ti scalda la fronte?
E mi tornano alla mente i versi di Keats in "Ode a un usignolo":
Dopo un lungo inverno passato rinserrati in casa, quasi ci si era dimenticati della piacevolezza dei suoi della natura.
Decisamente ringrazio il cielo di vivere in campagna!
Cosa c'è di più bello dello stare seduti in pace ad ascoltare il canto degli uccelli, mentre il sole ti scalda la fronte?
E mi tornano alla mente i versi di Keats in "Ode a un usignolo":
Tu arborea driade dalle lievi ali
Che in una macchia melodiosa
Di faggi verdi e sparsa d'ombre innumeri
Canti l'estate con la felicità della gola spiegata...
mercoledì 3 aprile 2013
Birmania o Myanmar?
Un paio di giorni fa ho finito di leggere "Perchè i pesci non affoghino" di Amy Tan.
La Tan, per me un'autentica novità, è un'autrice finemente ironica e spiritosa; nel romanzo da' un'immagine dissacrante del "turista americano" e delle sue idiosincrasie. In questo l'ho trovata davvero geniale ed acuta.
Ma, nel corso della lettura, si capisce bene che la Tan non vuole puntare il dito sull'America, ma sull'Asia e sulla sua situazione politica.
Alcuni giorni fa ho riportato in questo post la frase di un Anonimo che da' il titolo ed apre il libro. L'avevo trovata spiritosa, divertente. Devo ammettere che una volta conclusa la lettura mi ha divertito molto meno.
Per farla breve, il libro narra la strana avventura di 11 turisti americani, in viaggio in Birmania, che vengono "sequestrati" da una tribù di etnia Karen. Tutta la vicenda si sviluppa nel difficilissimo contesto politico birmano. Ma...
Per prima cosa la Birmania non si chiama più così dal 1989, data in cui la giunta militare appena salita al potere le impose il nome di Myanmar definendolo un nome "etnicamente neutro"...
Guidato da un regime militare, il paese è quindi, de facto, una dittatura militare, sebbene giuridicamente si dichiari una repubblica presidenziale.
La popolazione è molto composita e l'integrazione dei vari gruppi etnici è di difficile attuazione, anche perchè le 135 etnie della nazione sono state raggruppate in base a dove sono stanziate piuttosto che in base alle differenze etnico/linguistiche.
L'aspettativa di vita è circa 58 anni per gli uomini e 64 per le donne, la mortalità infantile è del 69 per mille; tutti dati che portano la Birmania nella fascia dei paesi a basso sviluppo. Quasi il 79% della popolazione vive in villaggi.
A " migliorare" le cose mettiamoci anche che nel 1988, quando s'instaurò il potere militare, iniziò una feroce guerra civile. Ogni insurrezione popolare veniva sedata nel sangue ed è ancora in corso un conflitto molto aggressivo fra il governo ed il gruppo etnico dei Karen (... guarda caso proprio "i rapitori" del romanzo...).
L'area più colpita dalle dimostrazioni di violenza dei militari è quella sud-orientale, di conseguenza migliaia di esuli si muovono verso il confine con la Thailandia, dove sono istituiti dei campi profughi. I rifugiati hanno però scarse possibilità di migliorare le loro condizioni di vita, mancando ogni fornitura elettrica e di medicinali. La popolazione è estenuata dalla fame, è malnutrita e molti bambini, per sopravvivere, sono costretti alla prostituzione o al lavoro forzato; motivo per cui le persone sono facile bersaglio di parassiti, vermi, malaria, epatite, malattie veneree e AIDS.
Questa, riassumendo moltissimo e semplificando, è la condizione politica della Birmania. Immaginate 11 turisti americani che di tutto ciò non vedono nulla ( diciamo pure che un po' hanno gli occhi foderati di prosciutto e un po' il regime si preoccupa molto del fatto che nulla trapeli delle atrocità che accadono nel paese).
Poi, improvvisamente, vengono rapiti dalla popolazione di un piccolo villaggio Karen che vede in un ragazzo della comitiva il proprio Messia reincarnato, la speranza di un futuro libero. Ecco, questo rapimento, che rapimento non è, apre loro gli occhi: attraverso i racconti degli abitanti vengono a conoscere la verità. E decidono così di aiutarli. A questo punto si capisce il vero significato del titolo. Gli 11 americani, in buonissima fede, una volta liberati, veramente sono convinti di aiutare i loro amici Karen ( non vi dico il modo perché il libro merita di essere letto), ma ciò che ottengono è esattamente quello che accade ai pesci pescati e portati a riva affinché non affoghino... E questo lascia un grande amaro un bocca ...
E' la dura realtà di tanti e tanti popoli: l'happy ending non esiste. Triste ma vero. Certe situazioni non sono così semplici da risolvere; non basta un po' di campagna in TV e due articoli di giornale. I regimi hanno il braccio e la memoria lunga e, prima o poi, il conto lo vengono sempre a saldare.
La Tan, per me un'autentica novità, è un'autrice finemente ironica e spiritosa; nel romanzo da' un'immagine dissacrante del "turista americano" e delle sue idiosincrasie. In questo l'ho trovata davvero geniale ed acuta.
Ma, nel corso della lettura, si capisce bene che la Tan non vuole puntare il dito sull'America, ma sull'Asia e sulla sua situazione politica.
Alcuni giorni fa ho riportato in questo post la frase di un Anonimo che da' il titolo ed apre il libro. L'avevo trovata spiritosa, divertente. Devo ammettere che una volta conclusa la lettura mi ha divertito molto meno.
Per farla breve, il libro narra la strana avventura di 11 turisti americani, in viaggio in Birmania, che vengono "sequestrati" da una tribù di etnia Karen. Tutta la vicenda si sviluppa nel difficilissimo contesto politico birmano. Ma...
Per prima cosa la Birmania non si chiama più così dal 1989, data in cui la giunta militare appena salita al potere le impose il nome di Myanmar definendolo un nome "etnicamente neutro"...
Guidato da un regime militare, il paese è quindi, de facto, una dittatura militare, sebbene giuridicamente si dichiari una repubblica presidenziale.
La popolazione è molto composita e l'integrazione dei vari gruppi etnici è di difficile attuazione, anche perchè le 135 etnie della nazione sono state raggruppate in base a dove sono stanziate piuttosto che in base alle differenze etnico/linguistiche.
L'aspettativa di vita è circa 58 anni per gli uomini e 64 per le donne, la mortalità infantile è del 69 per mille; tutti dati che portano la Birmania nella fascia dei paesi a basso sviluppo. Quasi il 79% della popolazione vive in villaggi.
A " migliorare" le cose mettiamoci anche che nel 1988, quando s'instaurò il potere militare, iniziò una feroce guerra civile. Ogni insurrezione popolare veniva sedata nel sangue ed è ancora in corso un conflitto molto aggressivo fra il governo ed il gruppo etnico dei Karen (... guarda caso proprio "i rapitori" del romanzo...).
L'area più colpita dalle dimostrazioni di violenza dei militari è quella sud-orientale, di conseguenza migliaia di esuli si muovono verso il confine con la Thailandia, dove sono istituiti dei campi profughi. I rifugiati hanno però scarse possibilità di migliorare le loro condizioni di vita, mancando ogni fornitura elettrica e di medicinali. La popolazione è estenuata dalla fame, è malnutrita e molti bambini, per sopravvivere, sono costretti alla prostituzione o al lavoro forzato; motivo per cui le persone sono facile bersaglio di parassiti, vermi, malaria, epatite, malattie veneree e AIDS.
Questa, riassumendo moltissimo e semplificando, è la condizione politica della Birmania. Immaginate 11 turisti americani che di tutto ciò non vedono nulla ( diciamo pure che un po' hanno gli occhi foderati di prosciutto e un po' il regime si preoccupa molto del fatto che nulla trapeli delle atrocità che accadono nel paese).
Poi, improvvisamente, vengono rapiti dalla popolazione di un piccolo villaggio Karen che vede in un ragazzo della comitiva il proprio Messia reincarnato, la speranza di un futuro libero. Ecco, questo rapimento, che rapimento non è, apre loro gli occhi: attraverso i racconti degli abitanti vengono a conoscere la verità. E decidono così di aiutarli. A questo punto si capisce il vero significato del titolo. Gli 11 americani, in buonissima fede, una volta liberati, veramente sono convinti di aiutare i loro amici Karen ( non vi dico il modo perché il libro merita di essere letto), ma ciò che ottengono è esattamente quello che accade ai pesci pescati e portati a riva affinché non affoghino... E questo lascia un grande amaro un bocca ...
E' la dura realtà di tanti e tanti popoli: l'happy ending non esiste. Triste ma vero. Certe situazioni non sono così semplici da risolvere; non basta un po' di campagna in TV e due articoli di giornale. I regimi hanno il braccio e la memoria lunga e, prima o poi, il conto lo vengono sempre a saldare.
mercoledì 10 ottobre 2012
Niente
"C'è una bella parola: niente. Non pensare a niente."
Heinrich Böll, Opinioni di un clown
Dio, come mi piacerebbe riuscire a farlo ... a volte, solo a volte, sarebbe bellissimo...
mercoledì 22 agosto 2012
"Nell'età delle commozioni il cuore non basta a reggere la spinta del sangue. Il mondo intorno è poco in confronto alla grandezza che si allarga in petto. E' l'età in cui una donna deve ridursi alla taglia piccola del mondo. Un urto dentro di lei le fa credere di non farcela, troppa violenza ci vuole per ridursi.
E' l'età rischiosa. Le donna hanno un'esaltazione fisica che noi non possiamo conoscere. Noi ci possiamo esaltare per una donna, loro si esaltano per la forza contenuta dentro. E' una energia antica delle sacerdotesse che custodivano il fuoco."
lunedì 30 luglio 2012
5 metri di mondo
"Tutti gli esseri viventi - uomini e animali - creano intorno a se una sorta di 'spazio magico': perlopiù si tratta di un cerchio con un raggio di cinque metri. Ciascuno di noi presta attenzione a ciò che si trova al suo interno, indipendentemente dal fatto che siano persone o tavoli o telefoni o vetrine, e si impegna per mantenere il controllo sul piccolo mondo che ha plasmato.
I maghi, invece, guardano sempre più lontano. Ampliano questo 'spazio magico' e cercano di controllare molte più cose. E' quello che definiscono guardare l'orizzonte"
Paulo Coehlo - Le Valchirie
Provate a farci caso e scoprirete che è vero, il nostro sguardo tende a non spingersi quasi mai oltre un ambito molto ristretto. Provate poi a guardare l'orizzonte e concentratevi su quello che sentite. Per quel che mi riguarda io provo calma, come se dentro di me qualcosa si ampliasse, come se vedessi di più.
martedì 26 giugno 2012
Schegge di memoria
Lo so: con sta storia del terremoto in Emilia sto diventando pesante.
E' che la tristezza annoia. Davvero, non è che lo dico per criticare. E' la pura e semplice verità. Lo so da anni ormai.
Volevo solo dire due cose sul concerto di ieri sera. Quindi musica, roba da divertirsi eh.
A me è piaciuto. Una strana accozzaglia di generi diversi e a volte poco compatibili: proprio quello che mi piace! Un'occasione per aiutare e per salutare il caro vecchio Lucio Dalla (che se lo meritava di essere salutato come si deve).
Sarà che bene o male i cantanti emiliani (e romagnoli vah) mi piacciono tutti un po' (chi più chi meno), ma mi è sembrata una bella prova.
Stamattina leggevo sulle notizie della grande assenza di Vasco ... mah ... secondo me la nuda verità è che Vasco sta male. Dovunque si possa stare male. Su FB scrive cose strane, polemiche difficili da comprendere. E i concerti non li fa perchè, così penso io, non ce la fa.
Eh ... caro Vasco, quanti anni sono passati da quando ti incontravamo in disco (sì perchè Zocca è qui ad un tiro di schioppo) e tu ci stavi da Dio perchè lì eri sicuro che tutti ti conoscevano ma nessuno ti cagava. Chissà se pensavi che era bello poter essere uno qualunque ogni tanto?
Va beh, cmq a parte lui, il grande assente (?) ieri sera mi sono resa conto una volta di più che sto viaggiando a pieno regime verso "l'età di mezzo". Quando l'ho capito? Quando ho visto entrare Luca Carboni ... decisamente sono passati per lui e per noi i giorni del "Fisico Bestiale"; a proposito io l'avrei cantata ieri sera, ci stava come il cacio sui maccheroni
"ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita, a quel che leggi sul giornale, e certe volte anche alla sfiga"
ammazza, più attuale di così!
Invece ci siamo fatti in vena con Luca che, per l'appunto "si buca ancora", ma "Mare mare" è sempre bella e poi ragazzi la mente galoppava cavolo, che ogni canzone c'ha una storia nella mia testa ... e ... è per quello che capisci che il tempo è passato davvero. Cioè io "Mare mare" la cantavo che andavo alle superiori e quando la sentivo in macchina e diceva "sto accelerando e adesso ormai ti prendo" io acceleravo davvero e mi pareva di sentire l'odore del mare. Che a 18 anni il mare te lo sogni tutto l'anno.
E "l'anno che verrà" ... quella volta che la cantammo alla festa di fine anno al liceo, stonate come galline ... oddio ... da qualche parte nel mondo c'è qualcuno che ha ancora il video di quella performance, orrore!
E "Chicco e Spillo" che dopo tanti anni non ho ancora capito come va' a finire: muoiono o li arrestano?
E poi ancora più indietro con "Chiedi chi erano i Beatles", che quando l'ho sentita la prima volta avevo 15 anni come la ragazzina della canzone e mi veniva da ridere perchè IO lo sapevo chi erano i Beatles.
E alla fine "Rumore" che risale ad un tempo così lontano che ne ho solo una vaga memoria: una bambina che scuoteva la testa fino a scapicollarsi urlando "nana, nananana rumore rumore!"
Insomma scusate alla fine per questapippa sega
masturbazione mentale, ma ho concluso che è bello avere delle cose da
ricordare (micca per niente il mio più grande terrore è che mi venga
l'Alzhaimer).
E allora grazie per i 2,5 milioni di euro che, speriamo, arrivino a destinazione in tempi non borbonici, e grazie per i ricordi che mi avete regalato.
E adesso, un cadeau, un Fisico Bestiale per tutti che ci serve accome!
Luca Carboni - Ci vuole un fisico bestiale
E' che la tristezza annoia. Davvero, non è che lo dico per criticare. E' la pura e semplice verità. Lo so da anni ormai.
Volevo solo dire due cose sul concerto di ieri sera. Quindi musica, roba da divertirsi eh.
A me è piaciuto. Una strana accozzaglia di generi diversi e a volte poco compatibili: proprio quello che mi piace! Un'occasione per aiutare e per salutare il caro vecchio Lucio Dalla (che se lo meritava di essere salutato come si deve).
Sarà che bene o male i cantanti emiliani (e romagnoli vah) mi piacciono tutti un po' (chi più chi meno), ma mi è sembrata una bella prova.
Stamattina leggevo sulle notizie della grande assenza di Vasco ... mah ... secondo me la nuda verità è che Vasco sta male. Dovunque si possa stare male. Su FB scrive cose strane, polemiche difficili da comprendere. E i concerti non li fa perchè, così penso io, non ce la fa.
Eh ... caro Vasco, quanti anni sono passati da quando ti incontravamo in disco (sì perchè Zocca è qui ad un tiro di schioppo) e tu ci stavi da Dio perchè lì eri sicuro che tutti ti conoscevano ma nessuno ti cagava. Chissà se pensavi che era bello poter essere uno qualunque ogni tanto?
Va beh, cmq a parte lui, il grande assente (?) ieri sera mi sono resa conto una volta di più che sto viaggiando a pieno regime verso "l'età di mezzo". Quando l'ho capito? Quando ho visto entrare Luca Carboni ... decisamente sono passati per lui e per noi i giorni del "Fisico Bestiale"; a proposito io l'avrei cantata ieri sera, ci stava come il cacio sui maccheroni
"ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita, a quel che leggi sul giornale, e certe volte anche alla sfiga"
ammazza, più attuale di così!
Invece ci siamo fatti in vena con Luca che, per l'appunto "si buca ancora", ma "Mare mare" è sempre bella e poi ragazzi la mente galoppava cavolo, che ogni canzone c'ha una storia nella mia testa ... e ... è per quello che capisci che il tempo è passato davvero. Cioè io "Mare mare" la cantavo che andavo alle superiori e quando la sentivo in macchina e diceva "sto accelerando e adesso ormai ti prendo" io acceleravo davvero e mi pareva di sentire l'odore del mare. Che a 18 anni il mare te lo sogni tutto l'anno.
E "l'anno che verrà" ... quella volta che la cantammo alla festa di fine anno al liceo, stonate come galline ... oddio ... da qualche parte nel mondo c'è qualcuno che ha ancora il video di quella performance, orrore!
E "Chicco e Spillo" che dopo tanti anni non ho ancora capito come va' a finire: muoiono o li arrestano?
E poi ancora più indietro con "Chiedi chi erano i Beatles", che quando l'ho sentita la prima volta avevo 15 anni come la ragazzina della canzone e mi veniva da ridere perchè IO lo sapevo chi erano i Beatles.
E alla fine "Rumore" che risale ad un tempo così lontano che ne ho solo una vaga memoria: una bambina che scuoteva la testa fino a scapicollarsi urlando "nana, nananana rumore rumore!"
Insomma scusate alla fine per questa
E allora grazie per i 2,5 milioni di euro che, speriamo, arrivino a destinazione in tempi non borbonici, e grazie per i ricordi che mi avete regalato.
E adesso, un cadeau, un Fisico Bestiale per tutti che ci serve accome!
Luca Carboni - Ci vuole un fisico bestiale
mercoledì 30 maggio 2012
"Dove sarà pianto e stridore di denti"
La finestra è aperta e sento i rumori di una serena giornata di primavera qui in "quasi" montagna.
Ma non posso fermarmi ad ascoltare senza che il mio pensiero voli più lontano, dall'altra parte della mia bellissima e amata regione. Laggiù è dolore, sofferenza e perdita.
E nessuno oggi avrà voglia di ascoltare gli uccellini che cantano, perchè per questi la vita continua non molto diversa da prima, ma per gli esseri umani no.
Di nuovo la terra ha tremato. Fortissimo. Di nuovo sirene, ambulanze, tremito incontrollabile, angoscia per chi non è a casa a per chi c'è.
Poche lacrime credo, che di quelle ormai non ce n'è più. C'è solo sfinimento.
Guardo le immagini della mia terra ferita, della mia gente che soffre privata di tutto ciò che aveva, e penso che Dio ha chiuso gli occhi su di noi. Nella mia ingenuità di donna comune, penso che l'abbiamo proprio fatto incazzare da tanto siamo diventati creature orrende e che ci ha abbandonati al nostro destino. E sia quel che sia.
Poi penso anche che non so dove sia Dio, ma so che ci siamo noi: persone qualsiasi ma con la volontà e la forza di aiutare i nostri fratelli di pianura. E allora eccoci qui col cellulare in mano a mandare l'SMS al 45500 e a sperare che quei due euro arrivino davvero a chi ne ha bisogno; ecci qui a raccogliere di tutto, dai vestiti alle saponette perchè là non è rimasto proprio niente. E vorremmo portargliele noi queste cose, e stringere mani in silenzio cercando di dare forza a chi forza più non ha.
Emilia mia devi rialzarti. Ne hai viste tante ... hai visto guerre, invasori, inondazioni e tempeste ...
Devi rialzarti anche stavolta. Noi ci siamo. Sei la nostra terra, la nostra casa. Siete la nostra gente. Non vi abbandoniamo.
"Emilia - Morandi, Dalla, Guccini"
Ma non posso fermarmi ad ascoltare senza che il mio pensiero voli più lontano, dall'altra parte della mia bellissima e amata regione. Laggiù è dolore, sofferenza e perdita.
E nessuno oggi avrà voglia di ascoltare gli uccellini che cantano, perchè per questi la vita continua non molto diversa da prima, ma per gli esseri umani no.
Di nuovo la terra ha tremato. Fortissimo. Di nuovo sirene, ambulanze, tremito incontrollabile, angoscia per chi non è a casa a per chi c'è.
Poche lacrime credo, che di quelle ormai non ce n'è più. C'è solo sfinimento.
Guardo le immagini della mia terra ferita, della mia gente che soffre privata di tutto ciò che aveva, e penso che Dio ha chiuso gli occhi su di noi. Nella mia ingenuità di donna comune, penso che l'abbiamo proprio fatto incazzare da tanto siamo diventati creature orrende e che ci ha abbandonati al nostro destino. E sia quel che sia.
Poi penso anche che non so dove sia Dio, ma so che ci siamo noi: persone qualsiasi ma con la volontà e la forza di aiutare i nostri fratelli di pianura. E allora eccoci qui col cellulare in mano a mandare l'SMS al 45500 e a sperare che quei due euro arrivino davvero a chi ne ha bisogno; ecci qui a raccogliere di tutto, dai vestiti alle saponette perchè là non è rimasto proprio niente. E vorremmo portargliele noi queste cose, e stringere mani in silenzio cercando di dare forza a chi forza più non ha.
Emilia mia devi rialzarti. Ne hai viste tante ... hai visto guerre, invasori, inondazioni e tempeste ...
Devi rialzarti anche stavolta. Noi ci siamo. Sei la nostra terra, la nostra casa. Siete la nostra gente. Non vi abbandoniamo.
"Emilia - Morandi, Dalla, Guccini"
mercoledì 23 maggio 2012
23 Maggio 1992
"Per la bandiera - Stadio"
Vent'anni fa avevo 18 anni. Avevo grandi ideali e credevo ancora che si potesse migliorare il mondo. I giovani come me avevano anche grandi esempi; fra questi c'erano Giovanni Falcone a Paolo Borsellino.
La mafia aveva fatto molto paura, ma con loro, noi ragazzi giovani fiduciosi ed ingenui, eravamo convinti di riuscire a fare qualcosa per cambiare il nostro Paese. Non sono parole vuote: ci credevamo davvero.
E quella mattina il mio grido riecheggiò nella casa allarmando mia madre e facendola accorrere. "L'hanno ammazzato. No.No.No!"
Quel giorno, l'ho capito dopo, è morto un pezzettino, il primo, della mia anima idealista. Altri l'avrebbero seguito.
Oggi, dopo vent'anni, posso solo pensare che abbiamo perso una grande opportunità.
E comunque grazie a tutti coloro che sono morti per aver cercato la giustizia e la verità. L'hanno fatto per noi.
"Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
Fino a quando nell’anima mia addenserò pensieri,
tristezza nel mio cuore tutto il giorno?
Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico?
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica: «L’ho vinto!»
e non esultino i miei avversari se io vacillo.
Ma io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato."
dal Libro dei Salmi - Salmo 13 - letto il giorno del funerale di Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta
Vent'anni fa avevo 18 anni. Avevo grandi ideali e credevo ancora che si potesse migliorare il mondo. I giovani come me avevano anche grandi esempi; fra questi c'erano Giovanni Falcone a Paolo Borsellino.
La mafia aveva fatto molto paura, ma con loro, noi ragazzi giovani fiduciosi ed ingenui, eravamo convinti di riuscire a fare qualcosa per cambiare il nostro Paese. Non sono parole vuote: ci credevamo davvero.
E quella mattina il mio grido riecheggiò nella casa allarmando mia madre e facendola accorrere. "L'hanno ammazzato. No.No.No!"
Quel giorno, l'ho capito dopo, è morto un pezzettino, il primo, della mia anima idealista. Altri l'avrebbero seguito.
Oggi, dopo vent'anni, posso solo pensare che abbiamo perso una grande opportunità.
E comunque grazie a tutti coloro che sono morti per aver cercato la giustizia e la verità. L'hanno fatto per noi.
"Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
Fino a quando nell’anima mia addenserò pensieri,
tristezza nel mio cuore tutto il giorno?
Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico?
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica: «L’ho vinto!»
e non esultino i miei avversari se io vacillo.
Ma io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato."
dal Libro dei Salmi - Salmo 13 - letto il giorno del funerale di Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta
lunedì 21 maggio 2012
Show must go on .... or not
Stamattina sono molto amareggiata.
Questo fine settimana è stato segnato da due fatti ugualmente gravi: l'attentato di Brindisi ed il terremoto in Emilia.
Per chi ancora non lo sapesse io ci vivo in Emilia, quindi ... quello che vedo è una ferita al cuore. Io e la mia famiglia il terremoto non l'abbiamo sentito, ma conoscenti ci hanno raccontato che si è sentito molto bene anche da noi. Per fortuna sia mia zia e i miei cugini che stanno a Bologna che i parenti di mio padre che vivono ad Altedo (a non molti km da Ferrara) stanno bene. Ma soprattutto questi ultimi sono terrorizzati. Hanno dormito tutti fuori stanotte, non perchè le loro case non fossero sicure (per fortuna sono tutte recenti) ma perchè la paura è tanta e la terra continua a tremare.
Ci hanno detto che tutte le case coloniche (le case dei contadini costruite nel secolo scorso o prima ma comunque tuttoggi abitate da moltissime famiglie) sono o crollate o gravemente lesionate.
180 scosse in 24 ore: provate a immaginare cosa può significare, provate ad immaginare di sentirle tutte!
E poi, diciamolo, il danno terribile al patrimonio artistico.
Provate a pensare cosa significa veder crollare qualcosa che è lì da secoli ... il castello estense, la torre di Finale ... tutte le chiese, i palazzi municipali (quasi tutti in palazzi d'epoca), i centri storici...
... e 4000 sfollati ....
...gente comune costretta a dormire nelle palestre, sotto le tende o nella propria auto per non lasciare incustodita la propria casa.
Dall'altra parte la mano chi ancora non si sa chi che colpisce la cosa più preziosa che ognuno ha: i propri figli.
Non lo so ... oggi è un giorno pieno di amarezza. Non ho nemmeno la forza di fare della polemica sugli organi d'informazione che danno spazio solo a quello che gli fa più comodo .... ci sono tragedie che fanno più notizia di altre e questo, francamente, mi fa solo schifo.
La nostra società sta crollando, e non da oggi. La natura ci ricorda che siamo solo granelli di sabbia nell'universo e non i padroni di tutto.
Siamo stanchi, sono stanca; vorrei solo che le mie figlie avessero una speranza, ma sinceramente non ne sono sicura.
Questo fine settimana è stato segnato da due fatti ugualmente gravi: l'attentato di Brindisi ed il terremoto in Emilia.
Per chi ancora non lo sapesse io ci vivo in Emilia, quindi ... quello che vedo è una ferita al cuore. Io e la mia famiglia il terremoto non l'abbiamo sentito, ma conoscenti ci hanno raccontato che si è sentito molto bene anche da noi. Per fortuna sia mia zia e i miei cugini che stanno a Bologna che i parenti di mio padre che vivono ad Altedo (a non molti km da Ferrara) stanno bene. Ma soprattutto questi ultimi sono terrorizzati. Hanno dormito tutti fuori stanotte, non perchè le loro case non fossero sicure (per fortuna sono tutte recenti) ma perchè la paura è tanta e la terra continua a tremare.
Ci hanno detto che tutte le case coloniche (le case dei contadini costruite nel secolo scorso o prima ma comunque tuttoggi abitate da moltissime famiglie) sono o crollate o gravemente lesionate.
180 scosse in 24 ore: provate a immaginare cosa può significare, provate ad immaginare di sentirle tutte!
E poi, diciamolo, il danno terribile al patrimonio artistico.
Provate a pensare cosa significa veder crollare qualcosa che è lì da secoli ... il castello estense, la torre di Finale ... tutte le chiese, i palazzi municipali (quasi tutti in palazzi d'epoca), i centri storici...
... e 4000 sfollati ....
...gente comune costretta a dormire nelle palestre, sotto le tende o nella propria auto per non lasciare incustodita la propria casa.
Dall'altra parte la mano chi ancora non si sa chi che colpisce la cosa più preziosa che ognuno ha: i propri figli.
Non lo so ... oggi è un giorno pieno di amarezza. Non ho nemmeno la forza di fare della polemica sugli organi d'informazione che danno spazio solo a quello che gli fa più comodo .... ci sono tragedie che fanno più notizia di altre e questo, francamente, mi fa solo schifo.
La nostra società sta crollando, e non da oggi. La natura ci ricorda che siamo solo granelli di sabbia nell'universo e non i padroni di tutto.
Siamo stanchi, sono stanca; vorrei solo che le mie figlie avessero una speranza, ma sinceramente non ne sono sicura.
Iscriviti a:
Post (Atom)