Dopo moltissimi ebook sono tornata al cartaceo, che in spiaggia è decisamente più comodo, con questo libro tascabile comprato per simpatia verso l'autore e perché ambientato sul mare.
Pur con questi labili presupposti devo dire che sono stata molto soddisfatta della scelta, me lo sono divorato nell'arco della breve vacanza! Ecco brevemente la trama:
Sulle gelide acque del Mare di Bering naviga un'insolita flottiglia: quattro pescherecci americani ed una nave-fattoria sovietica, la Stella Polare. A bordo la vita prosegue con la consueta, sfibrante routine, fino a quando il corpo senza vita di una ragazza viene restituito da una delle reti; si tratta di Zina, giovane addetta alla cambusa della Stella Polare. Ma sulla nave sovietica è imbarcato anche Arkady Renko, ex ispettore della polizia di Mosca, braccato dal KGB, ora umile operaio addetto al "circuito sporco". Il comandante della Stella Polare incarica Renko d'indagare sulla strana morte di Zina, ma fare domande scomode a bordo di una nave potrebbe essere pericoloso, perché da una nave non si può scappare ....
Qualche informazione affinché possiate inquadrare il romanzo: Martin Cruz Smith è quello di Gorky Park (se qualcuno se lo ricorda) ed anche Arkady Renko è quello di Gorky Park (non ho letto il libro ma ho visto il film, quello con William Hurt (se qualcuna se lo ricorda, era più che discreto ;-)). Quindi il nostro Arkady ricompare dopo le vicende di quel romanzo; diciamo che non ha avuto molto fortuna, è stato recluso in un ospedale psichiatrico e poi spedito in Siberia ed infine è finito a lavorare il pesce appena pescato su una nave-fattoria, lavoro non proprio entusiasmante. Ma, soprattutto, Renko è spento dentro: ha perso per sempre le tracce della donna amata, ha perso il lavoro e ha perso la fede nel proprio paese.
A questo proposito vi invito a non fare il mio stesso errore. Ho cominciato a leggere il libro dando per scontato che fosse ambientato in tempi recenti e mi sono trovata spiazzata dalla descrizione di un'Unione Sovietica ( e già il nome doveva dirmi che sbagliavo) chiusa, restrittiva, spiona e con l'ossessione per gli USA. Quando finalmente ho visto che il romanzo è del 1989 ho capito che ero partita col piede sbagliato e tutte le cose sono tornate al loro posto: siamo dopo Breznev, all'inizio dell'era Gorbacev, l'era del cambiamento, e il popolo russo si divide in due: chi sopravvive in un paese che lo opprime e chi segue convinto la stella lucente del Partito. In tale contesto, che è importantissimo per capire a pieno il romanzo, si svolgono le vicende narrate.
A me è piaciuto molto, ma devo dirvi che, secondo me, Cruz Smith o si ama o si odia; avevo letto un altro suo romanzo, La rosa nera (molto bello anche quello), e il suo modo di condurre un poliziesco e contemporaneamente di scandagliare l'animo dei personaggi mi aveva preso molto già allora. Tutto questo l'ho ritrovato anche in questo libro dove si parla delle vite di molti uomini e donne, dove di parla di un Paese che promette e deve cambiare se non vuole perdere se stesso, dove si parla di sentimenti difficili e del miraggio dell'America che, forse, è per l'appunto solo un miraggio.
Bello.
Giudizio critico : ❀❀❀❀
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Pur con questi labili presupposti devo dire che sono stata molto soddisfatta della scelta, me lo sono divorato nell'arco della breve vacanza! Ecco brevemente la trama:
Sulle gelide acque del Mare di Bering naviga un'insolita flottiglia: quattro pescherecci americani ed una nave-fattoria sovietica, la Stella Polare. A bordo la vita prosegue con la consueta, sfibrante routine, fino a quando il corpo senza vita di una ragazza viene restituito da una delle reti; si tratta di Zina, giovane addetta alla cambusa della Stella Polare. Ma sulla nave sovietica è imbarcato anche Arkady Renko, ex ispettore della polizia di Mosca, braccato dal KGB, ora umile operaio addetto al "circuito sporco". Il comandante della Stella Polare incarica Renko d'indagare sulla strana morte di Zina, ma fare domande scomode a bordo di una nave potrebbe essere pericoloso, perché da una nave non si può scappare ....
Qualche informazione affinché possiate inquadrare il romanzo: Martin Cruz Smith è quello di Gorky Park (se qualcuno se lo ricorda) ed anche Arkady Renko è quello di Gorky Park (non ho letto il libro ma ho visto il film, quello con William Hurt (se qualcuna se lo ricorda, era più che discreto ;-)). Quindi il nostro Arkady ricompare dopo le vicende di quel romanzo; diciamo che non ha avuto molto fortuna, è stato recluso in un ospedale psichiatrico e poi spedito in Siberia ed infine è finito a lavorare il pesce appena pescato su una nave-fattoria, lavoro non proprio entusiasmante. Ma, soprattutto, Renko è spento dentro: ha perso per sempre le tracce della donna amata, ha perso il lavoro e ha perso la fede nel proprio paese.
A questo proposito vi invito a non fare il mio stesso errore. Ho cominciato a leggere il libro dando per scontato che fosse ambientato in tempi recenti e mi sono trovata spiazzata dalla descrizione di un'Unione Sovietica ( e già il nome doveva dirmi che sbagliavo) chiusa, restrittiva, spiona e con l'ossessione per gli USA. Quando finalmente ho visto che il romanzo è del 1989 ho capito che ero partita col piede sbagliato e tutte le cose sono tornate al loro posto: siamo dopo Breznev, all'inizio dell'era Gorbacev, l'era del cambiamento, e il popolo russo si divide in due: chi sopravvive in un paese che lo opprime e chi segue convinto la stella lucente del Partito. In tale contesto, che è importantissimo per capire a pieno il romanzo, si svolgono le vicende narrate.
A me è piaciuto molto, ma devo dirvi che, secondo me, Cruz Smith o si ama o si odia; avevo letto un altro suo romanzo, La rosa nera (molto bello anche quello), e il suo modo di condurre un poliziesco e contemporaneamente di scandagliare l'animo dei personaggi mi aveva preso molto già allora. Tutto questo l'ho ritrovato anche in questo libro dove si parla delle vite di molti uomini e donne, dove di parla di un Paese che promette e deve cambiare se non vuole perdere se stesso, dove si parla di sentimenti difficili e del miraggio dell'America che, forse, è per l'appunto solo un miraggio.
Bello.
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